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Autore: SheDark    25/03/2017    1 recensioni
Tratto dal testo:
"Michael era capace di mettermi a disagio con la sola sfrontatezza, era una sensazione che odiavo e con cui allo stesso tempo avevo imparato a convivere.
«Tu mi odi vero?» formulai la domanda che mi frullava in testa da tempo con una semplicità che lasciò di stucco anche me.
Sapevo che avrei dovuto aspettare per avere una risposta."
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Prima storia della serie 5 Stuff Of Season (5SOS)
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '5 Stuff Of Season (5SOS)'
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Guardai l'ora sullo schermo del telefonino tenendolo nascosto sotto al banco, constatando che la campanella sarebbe suonata a breve. Mi stiracchiai leggermente cercando di risvegliarmi dal torpore che la lezione di matematica mi aveva causato e sbattei le ciglia per cercare di riprendermi dalla sonnolenza che i numeri mi provocavano ogni volta, osservai la donna minuta che scriveva qualcosa alla lavagna.
Non avevo mai retto le lezioni di Mrs. Jackson, sarà stato per la voce troppo acuta o per il vizio di parlare troppo veloce, o anche solo per il fatto che, anziché spiegare, urlasse (credendo probabilmente che così avremmo  seguito di più), ma le sue lezioni mi sfinivano. Appena metteva piede in classe, accompagnata dal ticchettio dei suoi tacchi, inserivo il pilota automatico, cercando almeno di ricopiare le spiegazioni che continuava imperterrita a scrivere sulla lavagna, nonostante il caos perenne che regnava a causa di alcuni individui che si presentavano a scuola con l'unico scopo di disturbare, i cui schiamazzi rendevano impossibile sia seguire che spiegare decentemente.
Stavo scarabocchiando sul foglio che avevo davanti, quando una pallina di carta piombò magicamente sul mio banco, l'aprii trovandoci la scritta -LOSER- in lettere cubitali rosse che occupavano tutta la pagina. “Perdente” pensai rassegnata cercando di non dar peso a quella parola.
Seguii con lo sguardo la direzione da cui era stato lanciato, guardando un paio di ragazzi seduti al fondo, uno dalla carnagione scura e le labbra carnose mentre l'altro con la bocca rosea che esaltava sulla pelle diafana; i quali risposero al mio sguardo corrucciato con un'espressione innocente, cercando di convincermi che non ne avevano nulla a che fare, fallendo a causa delle risate concitate che scaturirono poco secondi dopo.
Mi sentii trafiggere dagli occhi color grigio-verdi di uno dei due, mentre un formicolio fastidioso si localizzava alla base del collo: Michael Clifford era capace di mettermi a disagio con la sola sfrontatezza, bastava una parola di troppo o una semplice azione per farmi sentire come un “pesce fuor d'acqua”; era una sensazione che odiavo e con cui allo stesso tempo avevo imparato a convivere, poiché per mia grande sfortuna condividevo con quel ragazzo diverse lezioni e il suo passatempo preferito fosse quello di rendere la mia vita un inferno.
«Qualche problema, Harris?» chiese l'insegnante, forse accortasi che qualcosa mi aveva turbato.
«Nessuno, prof.» risposi voltandomi, cercando di allontanare il fastidio che mi provocavano gli scherzi quotidiani di quei due individui. I miei occhi si posarono nuovamente sulla scritta in rosso, serrai la mandibola ricacciando indietro la lacrima che stava sfuggendo e cominciai a stracciare il foglio. «Crescete bambini!» mormorai a voce ferma ed abbastanza alta che mi sentissero.
 

* * *
 

La campanella finalmente suonò annunciando la fine della giornata scolastica. La professoressa si apprestò ad intimare gli studenti a restare seduti mentre sfogliava freneticamente il libro in cerca di esercizi da assegnarci nel fine settimana.
Riposi il raccoglitore e l'astuccio, gettando anche il foglio su cui avevo scritto i compiti nella tracolla (o come la chiamo io “il buco nero”) consapevole che con molta probabilità sarebbe andato perso; e seguii i miei compagni nei corridoi dove un fiume di adolescenti mi trascinò fuori dai cancelli della scuola.
Dovetti accelerare il passo per raggiungere il bus in partenza ed accaparrarmi anche l'ultimo posto vicino al finestrino. Mi guardai intorno speranzosa di scorgere tra gli studenti la chioma bionda del mio compagno di viaggio abituale, ma a quanto pareva quel giorno non si era presentato a scuola.
In quel momento fui trafitta nuovamente da quegli occhi: Clifford sedeva nella fila di sedili in fondo con il suo solito gruppo di amici e mi osservava con un ghigno sulle labbra. Lo vidi parlottare con loro e riuscì a captare il mio nome nel  discorso (immaginai che gli stesse raccontando la mia reazione in classe), prima che scoppiassero tutti a ridere.
Non sopportavo proprio quei ragazzi che sembrava provassero gusto a farmi innervosire, e io non ero mai riuscita a tenergli testa, alimentando così il loro divertimento. Ma non volli dargli neanche troppo peso, non valeva la pena tormentarsi per individui del genere e sopratutto non volevo abbassarmi al loro livello da “bambini dell'asilo”, così li lasciai fare: come tutte le altre volte bastava che li ignorassi e avrebbero trovato qualcun altro da tormentare.
La scuola era iniziata da appena due settimane e se mi facevo scoraggiare già adesso non sarei resistita per tutto l'anno.
Infilai le cuffiette facendo partire la musica per distrarmi dai commenti che gli amici di Clifford e lui stesso si lasciarono sfuggire appositamente, e spostai l'attenzione al paesaggio cittadino che si snodava al di fuori dell'abitacolo. Il cellulare vibrò ad avviso di un nuovo messaggio:

[ Stasera tu, io, pizza e film.
  Ti passo a prendere alle 7, non farti aspettare! ]

Nessun saluto, una semplice e genuina imposizione.
Sorrisi: Ashton era fatto così e con il tempo avevo imparato ad apprezzare tutti i suoi piccoli difetti. Ci conoscevamo da sempre, era il figlio di una cara amica di liceo di mia madre, eravamo cresciuti insieme e lo consideravo come il fratello maggiore che non avevo mai avuto.
Risposi con un “ok” a quella che durante l'estate era diventata una nostra piacevole routine, e appoggiai la testa al finestrino nel momento in cui un raggio di sole del primo Febbraio filtrò oltre il vetro, chiusi gli occhi assaporando il calore sulla pelle.

 

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ANGOLO AUTRICE

Approfitto di questo spazio per dare alcune informazioni utili su questa storia.
Questa è la prima FF che pubblico, perciò vi prego di essere clementi nelle recenzioni future (sperando di riceverne); premetto anche che non sarà lunghissima e non penso che avrà più di una ventina di capitoli.
Ho già presentato la protagonista femminile - Samantha Harris - che sarà affiancata in questo ruolo dal nostro amato Michael Clifford, nella storia compariranno comunque anche gli altri membri dei 5 Seconds of Summer ma in ruoli secondari. I capitoli saranno narrati in prima persona da Samantha, ma saranno anche presenti un paio di capitoli più corti visti dalla parte di Michael (i POV's Mike) di cui però avviserò nei capitoli che li precederanno.
Credo di avre detto tutto, grazie in anticipo a tutti i lettori.

   
 
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