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Autore: Kalesh    25/03/2017    1 recensioni
In un futuro prossimo in cui il mondo è controllato da industrie votate ad un progresso commerciale e la tecnologia è diventata solo un mezzo di lucro. Gin, un giovane ingegnere impiegato presso una di queste, incontrerà una strana ragazza, che, sconvolgendo la sua vita lo trascinerà in una fitta trama di intrighi macchinati dalle grandi potenze commerciali.
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'indomani Gin riaprì gli occhi, ancora stoicamente seduto sulla sedia, e per un lungo momento si chiese se quello del giorno precedente non poteva essere stato uno strano sogno, nella sua mente era tutto ancora vivido, ma al contempo surreale. Alzando lo sguardo ebbe però conferma che tutto ciò che la sua mente ricordava era realmente accaduto. La ragazza era ancora stesa sul divano, avvolta nella coperta che stringeva avidamente, Gin si diede subito dello stupido: avrebbe dovuto restare a vegliare su di lei, eppure gli bastò uno sguardo al volto di lei che ancora era sopita: aveva un'espressione di pace e serenità e il respiro affannoso che il giorno prima gli era costato tante preoccupazioni era ora un respiro incessante e regolare. Il ragazzo si alzò piano senza far rumore per non svegliare la sua ospite e si diresse in bagno. "Ho proprio bisogno di una doccia" pensò mentre vi si dirigeva, entrato nel bagno un monitor si accese riflettendo la sua immagine, non aveva decisamente un bell'aspetto: i suoi corti capelli castano chiaro erano sporchi e spettinati, i suoi occhi color ebano erano contornati da delle ben marcate occhiaie, e la sua barba, che era solito radersi un paio di volte a settimana, iniziava ad essere troppo lunga. Gin si spogliò lasciando riflettere al display il suo fisico asciutto e tonico, si appoggiò per un istante al lavandino, posto sotto il display, mostrando per intero le sue larghe spalle, e guardò per qualche momento la propria immagine riflessa, pensando agli eventi appena trascorsi, quindi si alzò in piedi ergendosi nel suo metro e ottantacinque di statura. Nel display comparvero quindi diverse scritte abbinate a delle cifre, tra cui il peso del ragazzo, la sua altezza, la lunghezza dei suoi capelli, diede loro un rapido e distratto sguardo, quindi si diresse sotto la doccia, dove rimase per diverse decine di minuti, rilassandosi e recuperando le energie, quando un suono sordo lo interruppe, aveva tutta l'aria di essere un'esplosione, allarmato più che mai uscì rapidamente dalla doccia, afferrando il primo asciugamano che gli capitò a tiro e se lo legò intorno alla vita, subito si precipitò fuori dal bagno, tornando ad essere in salotto, ciò che vide, d'impatto gli scatenò una risata, a metà tra l'isteria e il divertimento: la ragazza aveva avviato una simulazione olografica di guerra nella sua console di gioco e si era anche cambiata d'abito, palesemente dopo aver frugato nell'armadio del ragazzo, infatti indossava ora un paio di pantaloni da basket bianchi e una felpa nera. Lei, sentendo la risata si voltò verso di lui fissandolo negli occhi con un'espressione di sorpresa, mentre la simulazione olografica continuava e squadroni di soldati marciavano per la stanza con passi scanditi da esplosioni e rumore di spari. Dopo qualche istante il ragazzo prese in mano la situazione pronunciando con tono imperativo: «Simulazione, annulla!» si avvicinò quindi cautamente alla ragazza di qualche passo nonostante, essendo appena uscito dalla doccia, fosse ancora bagnato e seminudo, aggrottò le sopracciglia e aggiunse senza cambiare la propria tonalità di voce: «Hai diverse domande a cui rispondere, anzitutto vorrei sapere chi sei.> lei lo guardò attentamente, aprì la bocca come per pronunciare qualcosa, ma nessuna parola uscì, provò ancora e ancora, ma nulla, era come se qualcosa le impedisse di parlare, al che si abbandonò ad un sospiro di rassegnazione inarcando le spalle. Gin piegò leggermente la testa assumendo un'espressione interrogativa: aveva notato che qualcosa non andava, quindi le chiese: «C'è qualcosa che non va?» non aspettandosi di ricevere alcuna risposta, ma pensando che probabilmente lei poteva comprenderlo, dato che alla prima richiesta lei in qualche modo stava per rispondergli. Per un momento lei tentò di mimare a gesti qualcosa di inconprensibile, poi un bagliore attraverò i suoi occhi, perchè spiegare il problema quando poteva mostrarlo? Al che incurante della situazione si sfilò la felpa che aveva indosso rimanendo con un lembo di stoffa legato dietro la schiena che fungeva da reggiseno. Gin fu d'impulso attraversato da un brivido, tutte le ferite della serata precedente erano completamente sparite, non poteva essere, le numerose domande che stavano per assaltare la sua mente però non fecero nemmeno in tempo a prendere forma che la risposta piombò immediatamente di fronte ai suoi occhi quando la ragazza si voltò: aveva infatti lungo la colonna vertebrale diversi segni di innesti cibernetici, tutto si fece più chiaro, la guarigione miracolosa che aveva subito innanzi era sicuramente frutto di un potenziamento, e il fatto che non riuscisse a parlare poteva essere frutto di un rigetto da parte del corpo di lei, in effetti non era affatto improbabile che qualche clinica improvvisata, e ovviamente illegale, che fornisse potenziamenti a basso prezzo si potesse essere sbarazzata di lei in seguito ad un rigetto. La tuta della CyberLink restava comunque un mistero, poteva far parte del gruppo di ragazzi prodigio di cui Gin aveva sentito parlare, assunti nonostante la loro età non fosse ancora consona al lavoro per ricercare e perfezionare le tecnologie già in possesso dall'industria. Sicuramente le cose non stavano così, ma il ragazzo si sforzò di accettare quell'assurda realtà e proseguì chiedendo: «Qualcosa è andato storto durante il potenziamento, vero?» al che lei rispose facendo cenno di si con la testa. Lui rimase dei lunghi istanti con le sopracciglia aggrottate sovrappensiero e aggiunse: «Per prima cosa dobbiamo capire che hai, però data la tua evidente avversione per gli ospedali», lei fece un sorriso beffardo, «e visto che, date le circostanze non porterebbero a nulla di buono, ti porterò da una mia conoscenza, gestisce una clinica privata autorizzata, se avremo un po' di fortuna eviterà di farmi pagare la diagnosi, ora aspettami qui, vado ad asciugarmi e a vestirmi, poi penseremo a te». Si diresse quindi di nuovo verso la porta del bagno, mentre lei si rimise la maglia, quando ad un tratto lui si interruppe voltandosi verso la ragazza sorridendo e chiedendo: «A proposito, riusciresti a farmi capire qual'è il tuo nome in qualche modo?». Lei di tutta risposta sorrise come se fosse una domanda che si aspettava da non poco tempo, prese una penna appoggiata in un piccolo mobile che affiancava il divano, che probabilmente aveva già notato, voltò le spalle qualche secondo a Gin e scrisse, tramite quella particolare penna, il suo nome in aria che rimase lì sottoforma di alone luminoso blu, lasciandolo poi leggere al ragazzo. «E' un piacere conoscerti, Soraya, io sono Gin!» sorrise, voltandole le spalle ed aggiunse con tono imperativo: «Simulazione, riavvio, nuovo giocatore» quindi le sagome ricomparvero e nelle mani della ragazza presero forma due pistole, sul viso di lei comparve uno sciocco sorriso a trentadue denti, Gin quindi sparì dietro il chiudersi della porta del bagno.
   
 
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