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Autore: tixit    25/03/2017    0 recensioni
Dopo Teoricamente Theoric, una storia brevissima su inganni, baci sotto la luna, cose che non si dicono e cose che non serve dire.
[Pre-Thor]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Serve un posto per tutte le cose

Le due giovani si fronteggiavano nell’Arena mentre il vento spazzava la sabbia. Faceva freddo.

Sif era stata bella fin da bambina, rifletté Loki accarezzandola con lo sguardo. Aveva i capelli chiari, quasi come quelli di Gissa, e lui ricordava molto bene di averla adorata, trovandola perfetta.
Oh lo era - un sorriso triste gli attraversò distratto gli occhi - perché aderiva, in quasi ogni particolare, all’idea di bello della sua gente, mandando all'aria tutte le sue idee - presuntuose - che gli consentivano di vedersi indipendente, intelligente e non manipolabile.
Da ragazzo era stato proprio un ragazzo.

E poi era una guerriera. Proprio come Lady Frigga da giovane - Loki scosse impercettibilmente la testa: altra ovvietà.
Poi il tempo era passato e quello che una volta sembrava toccargli il cuore aveva finito per interessarlo molto meno.

L’armatura pallida di Sif era diversa da quella di Thor, diversa da quella accecante di suo padre e molto diversa dalla sua: la avvolgeva di luce soffusa, le cingeva le spalle, abbracciava il rilievo del seno, mostrava la pelle della gola e si annodava intorno ai suoi fianchi come una cintura.
Sensuale più di un abito di seta, quell’armatura fatta di luna le lasciava scoperta la pelle come nessuna donna a Corte avrebbe mai osato - forse solo una thrall ad un banchetto, ornamento del suo padrone.

Sif era la thrall della morte, pensò Loki con una punta di cattiveria.

Era il lato della guerra che incantava suo fratello - il nemico mostruoso, la certezza di essere completamente dalla parte della ragione, la gloria della battaglia risolutiva, la morte dell’avversario che avveniva puntualmente senza sbavature, l’assenza del rimpianto per aver perso qualche cosa che forse era importante. Perché nulla andava perso e il delitto non era delitto, ma solo un atto senza vergogna e con tutta l’approvazione degli Aesir.

Anche la sua. Molto tempo prima.

Era stata bella da bambina ed era veramente bella ora che era una donna; perché suo fratello non si decideva?


Spostò lo sguardo su Sigyn, con quei capelli lucidi del colore delle castagne, che le sfuggivano da tutte le parti in riccioli scomposti ed il vestito verde muschio: non un pollice delle sue braccia o delle sue gambe era scoperto - una inguaribile sciocca, pensò con irritazione, una che non sapeva distinguere un guerriero vero da una patetica illusione. Se ne stava lì a pensare di poter contrapporre la sua visione della vita, elaborata a mestolate di cavoli marci, a quella di Sif, come se Sif non avesse avuto, almeno per qualche tempo, i precettori migliori del Regno, per aiutarla a costruirsi la sua.

Decise che non apprezzava affatto la lealtà della piccola: nessuno le aveva chiesto un bel nulla e lui era Loki e combatteva le sue battaglie da solo.


Sif si voltò verso di lui e gli intimò, irritata, di controllare meglio l’altro suo cucciolo - non era sua.

“E’ la mia ora di libertà, Mia Signora.” replicò Sigyn, cortese, ma ostinata.

Loki allargò le braccia con aria costernata “E’ la sua ora di libertà," disse, con un dispiacere così palesemente finto da non ingannare proprio nessuno. "a quanto pare adesso non posso darle ordini. Forse Lady Frigga… Mia Signora, volete che la mandi a chiamare?”

Ci fu un risolino tra gli uomini, subito smorzato dallo sguardo per niente divertito di Sif, che strinse le labbra in una linea sottile densa di disapprovazione, poi rivolta a Sigyn disse:“Ragazzina ripensa molto bene a quello che hai detto.”

“Ho solo detto la verità, per come la conosco, non volevo essere insolente, Mia Signora.” Risposta sbagliata, pensò Loki, ma è difficile immaginarne una corretta, adesso, per la situazione in cui ti sei cacciata, Sigyn.

Sif la scrutò, poi insistette, dura: “Una ancella che non si comporta da ancella è insolente.” Sif era la reginetta dell'ovvietà, pensò Loki quasi divertito.

“Perdonatemi, Mia Signora, ma io vi stavo solo dando ragione: le sfide, anche per gioco, non si possono imporre, è necessaria la parità di rango, o, almeno, il rispetto reciproco.” Sigyn appariva tesa.
Sif la guardò Sigyn con disprezzo - Loki avrebbe dovuto rimettere quella ragazzina al suo posto a frustate.
L’uomo anziano, invece, la guardò con interesse e poi guardò gli altri intorno a sé: avevano capito cosa stava dicendo l’ancella? Probabilmente la maggioranza no - sembrava un discorso troppo ovvio eppure dentro c'era una critica precisa su quanta libertà avesse un guerriero di portare la guerra proprio dentro casa sua. Non era normale che un amico dei figli di un Re si opponesse così platealmente ad uno di essi, anche solo per favorirne l'altro - erano posizioni pericolose perché non si stava parlando dei figli di un mugnaio - ad un certo punto in quella cerchia ristretta che si conosceva da tempo, si era evidentemente persa l'idea di chi fossero e soprattutto di chi avrebbero dovuto essere. Forse non capivano che insieme ai privilegi venivano pure i doveri e le aspettative... ma qualcuno si - notò qualche sorriso trattenuto, mentre il volto di Fandral si era fatto improvvisamente scuro - qualcuno capiva di cosa si stava parlando e la cosa non gli piaceva.

Thor sussurrò a Loki “Non capisco il senso del discorso di Sigyn: anzitutto Sif non è tenuta ad ascoltarla, qualunque cosa voglia dire, lo sanno tutti. Quanto ad una sfida, di che parla? Sigyn la vorrebbe sfidare, per cosa? E a far cosa? E’ assurdo! Sif è una guerriera e Sigyn… beh Sigyn non so nemmeno cosa faccia tutto il giorno, di preciso.” Thor era perplesso, “So che ti vuole bene, e che tu gliene vuoi come ad una sorellina, da quando era piccola, ma… lei non ha il diritto di parlare in questo modo a Sif. Dovresti dirle qualcosa. E’ brutto che si permetta di essere così… irrispettosa. Non è nemmeno da lei! Dovrebbe imparare a stare al suo posto, non credi?”

Loki socchiuse gli occhi - Sigyn questo lo avrebbe pagato, pensò, si stava impicciando di cose che non la riguardavano e lui non l’avrebbe fermata e nemmeno protetta. 
Però qualcosa a suo fratello la doveva pur spiegare, visto che quello, da solo non ci arrivava proprio.

“Sta solo stabilendo un principio. Similitudine.” rispose seccamente, augurandosi che quello, per Thor, fosse sufficiente.

Suo fratello per un po’ stette zitto, come confuso, poi, di colpo, arrossì “Loki, ma Sif con te scherza! Siamo cresciuti insieme, lo sai: lei è diversa. Lei ha il diritto di chiederti… di stuzzicarti! Non è come tra Sigyn e Sif! Sif, anche se non è tua pari è come se lo fosse! A te non dà mica fastidio, poi! Non scherziamo...”

Loki guardò Thor sinceramente curioso “E chi lo ha deciso? Tu? Lo ha deciso tu? Anche per me?”

“No, ma è ovvio…”Thor si mosse in imbarazzo, chiaramente nervoso, spostando il peso da un piede all'altro “dai Loki, piantala di scherzare, non è lo stesso. Voi due siete amici, vi siete allenati insieme!”

“E così un giorno in un tempo senza tempo e in un luogo senza luogo, un uomo di nome Tyr che non poteva più combattere in una guerra vera, decise chi, giocando a fare il possente guerriero, avrebbe dovuto agitare la spada con chi, per qualche ora al giorno. Così sigillò per sempre le amicizie di una vita." Loki si strinse la fronte all'attaccatura del naso, esasperato - "Ma che cosa accidenti dici, per le Norne?”

“Un amico è una persona che condivide con te una parte davvero importante della tua giornata!”

“E tu pensi che da ragazzino, per me, l’Arena, fosse la parte più importante?” a Loki stava venendo da ridere, ma si trattenne. Pensò alle giornate con Frigga, un misto di affetto e severità, agli amici di sua madre, che non erano quasi mai dei guerrieri, alla soddisfazione nel riuscire ad imbrigliare il seidhr dentro di lui, ai momenti con suo fratello senza quei suoi cazzo di amici tra i coglioni, a lui che cercava di diventare un falco tutto da solo, al Bibliotecario un po' folle che aveva sempre un libro tra le mani e d'inverno succhiava caramelle alla menta, ad Eir, Freyja, Odino che per lui quando era bambino era un Dio, e poi all'epoca stare con lui non era mica assistere ad un monologo senza un attimo di pausa, nemmeno per respirare... eccheccazzi!
Ma Thor non avrebbe capito e poi non gli riusciva a staccare gli occhi di dosso da Sif: poteva vederne i pensieri man mano scorrere ed affiorare.
A Sif era molto chiaro cosa stava dicendo Sigyn, che non era molto diverso da quello che aveva suggerito lo straniero. Voleva Thor? Lo voleva davvero? Non solo come amica? E nemmeno solo come amante o come concubina?
E allora doveva sapere che c’erano cose che venivano insieme al pacchetto, oltre ad un trono: i doveri. Compreso quello di piantarla di fare la stronza. Odino quando avrebbe scelto avrebbe anche giudicato le loro scelte - non gli avrebbe mai perdonato una Sigyn, per esempio.

“Sif non intende fare nulla di male, solo che ogni tanto voi due bisticciate proprio come quando eravate bambini. E poi tu… tu la rispetti. Vero? Tu le vuoi bene, è una tua amica da tanti e tanti anni… forse la tua più vecchia amica...” Thor lo guardò incerto, alla ricerca di una rassicurazione e Loki si limitò a sorridere senza dire nulla.
E’ complicato, pensò. Davvero fratellino tu pensi che lei sia la mia più vecchia amica? Che se dovessi fare un viaggio è lei che vorrei tirarmi dietro? Credi che se non ci fossi tu a volerle bene, tu a considerarla una amica, la tua più vecchia amica, tu che condividi con lei quello che consideri il meglio della tua giornata, lei sarebbe qui? Con tutta quella supponenza? Che glielo permetterei?
Ma non disse nulla. Non avrebbe mai interferito nelle faccende di cuore di suo fratello.
Anche se.
Anche se Lady Frigga, la loro madre, la Regina, era fatta di tutta un’altra pasta.

 

Sif si guardò intorno, soppesando i volti intorno a sé e cercando di inquadrarli in due categorie: amici e nemici. Nessuna zona grigia.
Quello che vide non le piacque.

Con un gesto deciso mise la mano sulla spalla di Sigyn ed affondò le dita “Mi spiace farti questo ragazzina.” sussurrò, “Ora vediamo chi sei. Non certo una impavida come uno di noi.”
E poi strinse, come se dovesse spaccare una pietra.

L’ancella stava troppo con Loki, stabilì dentro di sé. Avrebbe dovuto parlarne con Frigga, alla prima occasione.
Non era un bene per la ragazza: oltre a riempirle la testa di sciocchezze lui l’avrebbe compromessa prima o poi, se già non lo aveva fatto, e Frigga si sarebbe ritrovata davanti, proprio nelle sue stanze, una delle puttane di suo figlio, appena uscita dal suo letto. Che vergogna! Ammesso che Loki con lei si degnasse di usare un letto: con una ancella andava bene anche in piedi, nascosti in qualche modo dietro una porta.

Spinse decisa per costringere l’ancella ad inginocchiarsi, ma la piccola resistette e rimasero lì, apparentemente immobili, le dita di Sif che artigliavano la carne senza nessuna pietà.

Il cucciolo seduto accanto a Loki emise un brontolio basso che Loki condivise appieno - se fosse stato un animale gli sarebbe piaciuto mostrare gli artigli a quel punto.

Poi Sigyn chiuse gli occhi ed iniziò a sussurrare - Loki ne osservò affascinato lo scoppiettare deciso del seidhr a fior di pelle, ostinato quanto lei. “Incantesimo di fuoco…” sussurrò tra sé, la piccola stava cercando di alzare la temperatura del suo vestito, forse anche della sua pelle, proprio dove Sif la stava trattenendo. Si sarebbe fatta male, pensò, ma Frejya avrebbe apprezzato se l’avesse vista.

Per lui era solo un inutile spreco di abilità.

Vide la fronte di Sigyn corrugarsi, le gocce di sudore sulle tempie e guardò Sif che stringeva le labbra. Poi seguì l’orientamente del seidhr e sorrise.

Ah ecco! pensò, la pelle era dove era partita, per risalire lungo i guardabriaccia di Sif.
I guardabraccia - sorrise sarcastico - ma se aveva uno scudo, tutto cesellato che nemmeno suo fratello alcuni anni prima! ma a cosa accidenti le servivano i "cannoni" come avrebbe detto Hervor, se quella benedetta donna non usava l’arco? Ci provasse a parare un colpo di martello di Thor, anche che non fosse Mjolnir, con l’avambraccio coperto di metallo: le sarebbe andato in pezzi! E non il metallo: l'ulna ed il radio. PolverizzatiI
In un modo che forse anche Eir avrebbe avuto difficoltà a rimettere tutto insieme al suo posto.
I guardabraccia di Sif servivano solo a sottolineare i polsi sottili e a celare un po’ di pelle perché quella delle braccia risaltasse maggiormente.

Quanto ad una freccia: quando era con loro ci aveva sempre pensato lui a parare a tutti il fondoschiena da tutto quello che non arrivava guardandoli dritto in faccia. Nemmeno se ne accorgevano.

I guardabraccia di Sif erano di metallo, ovviamente.

Metallo.

Ripensò ai suoi primi giorni con Hervor, a quella sua armatura di cui era stato tanto orgoglioso, dorata, tutta sbalzata, dono di suo padre.
Una armatura in metallo sotto il sole era una trappola in cui gli sciocchi si infilavano da soli.

Hervor non aveva detto niente, quando lo aveva visto, ma lui ci era arrivato da solo e di notte, piano piano se le era smontata pezzo per pezzo, assieme al suo orgoglio di figlio di Re, trasformandola in qualcosa di utile.
Non c’era stata una notte, mentre appiattiva un pezzo, sfregiandone le cesellature, in cui non si fosse chiesto se suo padre sapeva, se si era reso conto, se proprio non aveva pensato, se lo avrebbe giudicato indegno perché non riusciva a resistere al calore e cercava una soluzione sensata per la sua sopravvivenza, se era stata una prova di intelligenza che lui stava superando, o forse un gesto di disprezzo verso un figlio inadatto a fare il guerriero.

O forse semplicemente era stata commissionata una armatura senza preoccuparsi dei dettagli e nessuno si era preoccupato di chiedere che cosa ne avrebbe dovuto fare.
Un dono rituale che non significava nulla di nulla. Non a livello personale.

Hervor quando aveva finito, gli aveva offerto da bere, ma senza mai commentare.


Vide il sudore sulla fronte di Sif, la pelle che diventava rossa, sotto un sole pallido.
Non doveva essere divertente per nessuna delle due. Sperò solo che Sigyn si sarebbe lasciata curare.

Di colpo Sif mollò la presa, senza emettere un suono. Con passi decisi si avvicinò ad uno dei secchi pieni d’acqua sulle gradinate e vi immerse il braccio, senza dire una parola..

Loki per un attimo simpatizzò con lei, poi rabbrividì - c’erano persone che non erano abituate a incassare. Adesso Sigyn avrebbe pagato sul serio.

 
 

Sif parlò con la sua solita voce ferma, lo sguardo diretto a Loki, le parole a Sigyn, ma dette solo a beneficio degli uomini intorno.

“Bene ragazzina, per dimostrarti quanto serve la parità di rango in una sfida - o il rispetto - mi adatterò ad essere la tua prima avversaria. E anche l’ultima, presumo.”

Sigyn non disse nulla, ma divenne scarlatta. Loki socchiuse gli occhi, ma non disse nulla nemmeno lui - non era quella la sede.

“Avrei preferito battermi con il tuo padrone, ma se oggi non ne ha voglia…”

Lo sguardo di Loki si fece duro, ma gli occhi di Sif, che continuava a fissarlo, rimasero imperturbabili.

“Dato che vieni da un mondo di gente sconfitta, tenuta prigioniera per troppi anni per essere ancora davvero parte degli Aesir, lascia che sia io a spiegarti le regole di una sfida informale: scegliti un compagno che ti passi le armi e controlli la sfida. Scegliti due armi. Tre attacchi, ci si ferma ogni volta al primo sangue. Niente colpi agli occhi, sei una ancella e Lady Frigga non saprebbe che farsene di una tessitrice cieca.
Niente colpi agli organi vitali, non so che farmene del tuo sangue sulle mie mani, anche se posso permettermi il tuo guidrigildo nel caso. Ma tu non potresti permetterti il mio.
Niente ai genitali - forse un giorno qualcuno vorrà piantarti dentro un figlio.
Vince chi versa il sangue per primo per due volte. Se vincerai ascolterò cosa volevi dire, anche se non ti posso promettere che riuscirò a comprenderlo. Non ho pazienza per le stupidaggini.”

Sigyn sperò solo di non farsi troppo male.

“Che arma scegli?”

“Ho il seidhr.” disse timidamente.

“Non un granché da quello che dice Loki.” rispose Sif, “e comunque no, non puoi, in una sfida informale sarebbe disonorevole.”

Loki sorrise, la bocca come una tagliola, gli occhi senza niente di gentile - non sarà stato un granché, ma abbastanza per farti mollare la presa.

“Pugnale?”

“L’arma dei codardi.”

“Una fionda?”

“La consideriamo un’arma adesso?” chiese Sif guardando Fandral che rise divertito. “E poi cosa chiederai? Un fuso per cardare?”

“Ma posso scegliere liberamente oppure no?” chiese Sigyn perplessa diretta ad Hogun.

I Tre Guerrieri, amici di Thor, si misero a ridere. Anche il gruppetto di uomini intorno a loro sembrò rilassarsi.

Volstagg intervenne conciliante “Il tuo compagno d’armi sarà Loki, immagino.”

“No” dissero all’unisono sia Loki che Sigyn. Lei lo guardò con stupore, ma non disse nulla.
Lui tacque.

Fu l’uomo anziano che si fece avanti, con cortesia e gli altri annuirono, Loki li guardò uno per uno: chi più chi meno, erano grati che lo straniero li togliesse dall’imbarazzo di doversi schierare contro Sif che era una della cerchia più stretta degli amici dei figli di Odino.

Fandral si intromise “Come facciamo ad essere certi che non userà il seidhr? Servono le Manette di Loki!” poi aggiunse, ridendo “Qualcuno se le ricorda?”

Tutti annuirono, qualcuno rise e Tyr si affrettò a sparire diretto all’armeria. Loki mantenne una maschera di indifferenza, l’ombra di un sorrisetto sulle labbra, come se ci fosse qualcosa di umoristico in tutta la faccenda, o un qualche ricordo divertente di bei tempi passati - non era così.


 

I polsi di Sigyn vennero chiusi in due pesanti anelli metallici che si adattarono alle sue dimensioni - Loki poteva vederne il seidhr sfrigolare, mentre quello di Sigyn si spegneva, e gli si strinse il cuore: sapeva quanto pesavano, quanto fossero alte e spesse, soprattutto sapeva che si sarebbe sentita disorientata, come un uomo di colpo bendato, o sordo. Ricordava la sensazione e sapeva che ci voleva un po’ per adattarsi - abituarsi, quello mai.
Andò a sedersi accanto a Tyr, sulle gradinate, mentre Thor si avvicinò ai suoi amici. Era una scelta di campo - due - ovvia. Voleva bene a Thor e non poteva schierarsi platealmente contro i suoi amici - contro Sif, in realtà - era come mettere in dubbio la sua capacità di scegliersi i suoi uomini, ma era inutile fingere che davvero gli amici di suo fratello fossero anche i suoi. Non poteva dirlo apertamente - non stava a lui - ma era così ed un giorno forse quel deficiente di suo fratello ci sarebbe arrivato.

“Non è una guerriera,” bofonchiò l’uomo, “e questa è una stupidaggine. Avresti dovuto fermarla.”

“E perché mai?”

“Si farà male.”

“Ma davvero?”

Tyr strinse le labbra - non aveva mai apprezzato il suo sarcasmo, ma poi proseguì imperterrito: “Non ne vedo lo scopo.”

“Punirla, presumo.”

“Non parlo dello scopo di Lady Sif,” Tyr non aveva mai smesso di trattarlo come un suo allievo, “parlo del tuo Loki Odinson.”

“Non ho mai considerato Sigyn meno di quello che è: una donna libera. E non comincerò oggi.”

“Una donna libera che si farà molto male.”

“Guarirà.”

“Vado a dire che può usare il seidhr.” Tyr fece per alzarsi, ma Loki lo fermò con un gesto.

“Lady Sif è stata istruita da me personalmente,“ sbottò Tyr, “è stata uno dei miei gioielli! Tutti all’inizio mi criticavano per aver scelto anche una ragazzina, ma il tempo mi ha dato ragione! Le due non sono alla pari: lo sa Sif, lo sa la ragazza, lo sai tu e lo so io. Qualcuno deve fare qualcosa.”

“Perché?”

“Come perché? Che accidenti vuol dire perché?” Tyr era scarlatto.

“Non mi pare che sia la prima volta che vedi battersi due persone che non sono alla pari. E la cosa non ti ha mai disturbato.” Loki si tolse un invisibile granellino di polvere dai vestiti.  

“Perché non è il figlio minore di un Re!” Tyr esplose, cercando di tenere il tono di voce basso,”Perché non è qualcuno di cui si può fare a meno, se serve, perché a nessuno importa un fico secco! Perché non deve imparare un accidenti! Ecco perché.”

“Ah ecco…” Loki continuava ad apparire indifferente. “Immaginavo ci fosse un motivo…” poi sorrise “Goditi lo spettacolo, Tyr. Sif deve solo colpirla tre volte. Se l’hai educato bene, il tuo gioiellino, non infierirà.”



L’arma di Sigyn era la fionda. Sif impugnava la spada.

La prima volta che Sif si avvicinò all’ancella, una pietra alzò la polvere proprio vicino ai suoi stivali e Sif rise, giudicandolo un caso. La seconda volta la pietra sibilò vicino allo zigomo della guerriera che si fermò, cauta.
Sigyn respirò: se riusciva a mantenerla a distanza poteva farcela. Doveva solo stare lontana dalla spada. La spada era male, tutto il resto era accettabile, ma doveva stare lontano dalla spada.

Per due volte riuscì a colpire la guerriera, centrandola sulla pelle scoperta - bel livido, ma niente sangue, purtroppo. Sif la guardò con stupore, poi fece tre passi di corsa, decisi, colpendola con la spalla ricoperta dall’armatura. Sigyn, letteralmente volò all’indietro, senza fiato.

Fandral rise “E’ affascinante questo combattimento, però sarebbe molto più divertente se l’altra si vestisse come Sif. Che ne dici Volstagg?”

Loki trattenne il fiato, la vide sollevarsi, intontita, mentre Sif la riafferrava per la spalla, nel punto esatto in cui l’aveva artigliata solo poco prima - la smorfia di dolore fu eloquente.

A quel punto Sif le assestò un manrovescio “Questo chiude il primo giro.” disse con voce ferma. E poi la colpì di nuovo.

Lo straniero intervenne “Il primo sangue è stato versato.”

Loki non disse nulla, mentre osservava gli occhi pieni di lacrime di Sigyn - era solo un riflesso, lo sapeva, era successo anche a lui. La vice asciugarsi il sangue che le colava dal labbro con il dorso della mano - Sif non si smentiva mai - e osservò con distacco il viso trionfante di Fandral.
Stava gioendo perché Sigyn era in un certo senso sua - si chiese se per caso non fosse il caso di formalizzare la cosa, cosa aveva detto Thor? Una sorellina…
 

Il secondo giro vide una Sigyn attenta ed una Sif trionfante. Non c’erano sassi aguzzi nell’Arena e, Loki lo pensò con sconforto, Sif stava calcolando quanto tempo ci avrebbe messo Sigyn ad essere pronta di nuovo, tra un lancio e l'altro.
Era veloce, se la ricordò appena arrivata quando non voleva essere toccata da nessuno, ma non era allenata. Non le aveva mai chiesto del campo e degli Elfi Neri, un posto davvero di merda se era necessario che delle bambine sapessero prendere così bene la mira con la fionda. Era veloce, ma non abbastanza, pensò con distacco.

Quando Sif scattò Sigyn cercò di spostarsi di lato, ma fu inutile: Sif la afferrò per i capelli, sbattendola a terra.

La costrinse ad inarcarsi all’indietro, verso di lei, mentre Fandral ridendo annunciava che quella era la posizione giusta per iniziare un altro tipo di combattimento. Loki strinse i pugni, ma non disse nulla - non era quella la sede.

“Chiudiamo anche il secondo giro?” chiese la guerriera con voce suadente, chinandosi verso la ragazza. “Non ti rovinerò il visino, so che stai cercando un guerriero. Non fraintendere, lo faccio per lui. Anche se non credo ti voglia, o sarebbe stato lui a cercarti. Una puttana che non deve nemmeno pagare... e lui nemmeno fa un giro per un assaggio.”

Sigyn sembrò arrendersi, senza lottare, né opporre resistenza, e Sif, allentò la presa chinandosi per sussurrarle un’ultima cosa prima del colpo

A quel punto Sigyn sollevò la testa di scatto, colpendo Sif in pieno viso con una testata.

Sif arretrò, gli occhi enormi, il sangue le stava uscendo dal naso. Nell’Arena scese il silenzio.

Loki sorrise - imbrogliona, pensò. Però si sentiì in colpa per Thoeric. Tra lasciarla e morire forse era meglio se fosse morto in un tragico incidente. Magari a caccia. 

Sigyn impallidì, guardando con orrore il sangue sul volto della donna “Mia Signora! Vi siete fatta male?” chiese preoccupata avvicinandosi. Sif sollevò la spada, come per colpirla e per un attimo rimasero lì a fissarsi, trovandosi incomprensibili l'una per l'altra..

Loki sentì il gemito strozzato di Tyr accanto a lui e decise che gli serviva una casa per tenerci tutte le sue cose al riparo, tutte, tra cui anche il cucciolo, e, ovviamente, la padrona ufficiale del cucciolo, perché si ricordasse di dargli mangiare.

Fu lo straniero a riportarle alla realtà  “Il primo sangue è stato versato, nessuno ha il diritto di colpire nessuno, ora.”

E così iniziò il terzo giro.
   
 
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