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Autore: Inevitabilmente_Dea    25/03/2017    0 recensioni
{Threequel di The Maze Runner - Remember}
I Radurai sono riusciti a sopravvivere anche alla Zona Bruciata e hanno conseguito il loro obbiettivo: raggiungere il Porto Sicuro entro due settimane per trovare la cura all'Eruzione. Tuttavia, nonostante all'apparenza sia tutto finito, i Radurai sono stati ingannati nuovamente dalla W.I.C.K.E.D. che ha in serbo per loro un'altra prova. Questa, a differenza delle precedenti, sarà individuale e i ragazzi e le ragazze saranno soli di fronte al pericolo: i Radurai, infatti, vengono addormentati e separati durante il sonno.
Elena viene tenuta in isolamento dalla W.I.C.K.E.D. senza sapere che fine hanno fatto i suoi amici, ma alla fine, dopo una serie di esperimenti viene rilasciata.
Un ultimo ciclo di test e analisi per raccogliere i dati necessari allo sviluppo della cianografia finale.
Dopo di essa, però, toccherà ai Radurai trovare una cura per l'Eruzione, poichè essa non è ancora stato ultimata.
Un'avventura che non ha ancora un fine. Una continua fuga alla ricerca della salvezza.
E se le persone che si credeva di aver perso ritornassero?
E se invece, quelle a cui si tiene di più, andassero perse per sempre?
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge, Minho, Newt, Newt/Thomas, Nuovo personaggio, Thomas
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Dopo la discussione con Gally, avevo deciso di tornare dai miei amici che, nel frattempo, si erano posizionati dentro l'ufficio. Avevo cercato di persuadere Gally a venire lì dentro con me, ma il ragazzo aveva continuato ad insistere nel voler tornare da Vince dato che aveva ancora delle cose di cui discutere con lui. 
Raggiunsi così da sola lo stanzino e qui trovai i miei amici, tutti raccolti in piccoli gruppetti, intenti a parlare in modo fitto. Prima ancora che mi avvicinassi e sentissi i loro discorsi avevo capito qual era l'argomento di discussione per la maggior parte di essi: Thomas.
Lo avevo già notato con Minho che, dopo aver combattuto contro le guardie della W.I.C.K.E.D., non si era mai tolto quel muso di dosso. Anche Brenda non sembrava tanto contenta di quella situazione, ma stentavo a credere che le importasse veramente di Thomas. Mentre Teresa... be' Teresa era semplicemente la preoccupazione e l'ansia fatta a persona: il suo volto era pallido e stava fissando il vuoto con un'espressione vuota. Nonostante non l'avessi mai vista aprire bocca da quando ero entrata nella stanza sapevo perfettamente come doveva sentirsi nei riguardi di quella situazione, dato che il suo corpo rigido e stretto in quella posizione quasi rannicchiata parlava da solo. Ma in fin dei conti non potevo essere sorpresa da quella situazione: dopo che la ragazza mi aveva spiegato tutta la storia era stato semplice capire i suoi sentimenti nei confronti del ragazzo.
Teresa amava Thomas. Era un sentimento così palpabile in lei che era difficile non notarlo quando la si conosceva bene. Era incredibile il fatto che dopo tutto quel tempo passato lontano da lui, i sentimenti della ragazza non erano cambiati.
"Non ho intenzione di muovermi fino a che non torna Thomas." borbottò Minho incrociando le braccia al petto.
"Allora è arrivato il momento di alzare le tue chiappe da pony. Smettila di trovare scuse per nascondere la tua pigrizia." dichiarò una voce maschile alle mie spalle.
Mi voltai di scatto nel momento esatto in cui Minho alzò lo sguardo sorpreso.
Il sorriso mi invase spontaneo il volto quando vidi la figura snella di Thomas stare davanti alla porta, con una mano ancorata al braccio di Gally che si guardava intorno con fare vergognoso.
"Grazie al cielo stai bene." mormorai sollevata, muovendo un passo in avanti e circondando il ragazzo con le mie braccia, incastrandolo per pochi secondi in un abbraccio delicato che il ragazzo ricambiò felice.
Decisi di spostarmi velocemente da lui per dare anche agli altri la possibilità di salutarlo e mi posi davanti a Gally, osservando il suo volto tinto leggermente di rosso per l'imbarazzo.
Come avevo fatto a non capirlo? Il ragazzo era stato abbastanza vago quando mi aveva detto di dover parlare con Vince, come avevo fatto a non capire che era solo una bugia? La verità era che il ragazzo era semplicemente imbarazzato di stare insieme agli altri ed era proprio per questo che ultimamente non lo avevo mai visto stare insieme al gruppo con gli altri Radurai.
Non capii la causa del suo imbarazzo, ma ipotizzai che fosse per via di ciò che era successo quando eravamo usciti dal Labirinto. Era vero, il braccio di Gally aveva lanciato il coltello che aveva ucciso Chuck, ma non era stato Gally a volerlo ed era questo quello che contava.
"Altre cose da discutere con Vince, huh?" mormorai ridacchiando e dando un buffetto al ragazzo che evitò il mio sguardo, arrossendo ancora di più.
Feci per prenderlo per un braccio e tirarlo con me insieme agli altri, ma Thomas non me ne diede tempo.
Nonostante gli altri lo stessero tempestando di domande, il ragazzo sembrava non avere orecchie per sentirle. "Non posso spiegarvi tutto adesso. Dobbiamo andare a cercare gli immuni che ha rapito la W.I.C.K.E.D., poi trovare il Pass Verticale della porta secondaria di cui sono venuto a conoscenza. E dobbiamo sbrigarci, il Braccio Destro sta per far saltare in aria questo posto."
Quelle parole mi colpirono talmente inaspettate come la pioggia in un giorno di sole. Immuni, Pass Verticale, saltare in aria... Di cosa diavolo stava parlando?
Erano troppe informazioni tutte insieme. Informazioni troppo grandi per essere elaborate in pochi secondi.
"Frena, frena..." lo interruppi subito. "Saltare in aria? Di che diamine stai parlando?" domandai partendo dalla domanda più grande.
Lanciai uno sguardo a Gally e lo osservai di traverso per capire la sua reazione. Quindi è questo quello che Vince ha in mente? Domandai a me stessa, cercando di trovare una risposta negli occhi di Gally. Era questo quello che Gally cercava di evitare?
Dato che il ragazzo non sembrava volermi accennare nulla decisi di prendere io la parola. "Vince non può far saltare in aria questo posto!"
E fu proprio nel momento in cui dissi quella frase che realizzai ciò che fino a quel momento avevo solo ipotizzato, sperando di sbagliarmi. Dopotutto avrei già dovuto capirlo dal modo in cui il Braccio Destro ci aveva trattati nel furgone dopo averci presi in ostaggio alla Berga. Vince non era altro che un altro fanatico, proprio come Janson, disposto a tutto pur di arrivare al suo scopo finale. E se Vince era veramente un personaggio importante all'interno del Braccio Destro, allora non avevo intenzione di conoscere altri componenti. Il Braccio Destro non era altro che la brutta copia della W.I.C.K.E.D. e proprio come tale, sapevo che non si sarebbe fermato davanti a nulla, nemmeno se glielo avessimo impedito con tutti i mezzi.
Quel posto sarebbe saltato in aria proprio come secondo i piani e non c'era nulla che potessimo fare se non andarcene prima che questo accadesse.
"E gli Immuni?" domandai. "Dove sono? Dobbiamo andarli a prendere ora, prima che sia troppo tardi."
"Già, cos'hai scoperto?" aggiunse Minho, affiancandomi e fissando Thomas in attesa di risposte. Quest'ultimo esitò un po', il suo volto diventò leggermente paonazzo e i suoi occhi si dipinsero di tristezza, quasi come se stesse pensando o ricordando qualcosa di brutto. Poi, solo dopo diversi attimi di silenzio, il ragazzo pronunciò delle parole che non avrei mai pensato di sentire di nuovo. "Dobbiamo tornare nel Labirinto."
Spalancai gli occhi e sbattei più volte le palpebre, colpita profondamebnte da quelle parole. Il Labirinto? Sembrava passata un'eternità da quando avevamo lasciato quel posto.
Quella parola aveva acceso in me troppo ricordi, che purtroppo sembravano essere per la maggior parte tristi. Mi ricordavo tutto come se fossi salita dalla Scatola da pochi giorni: i volti dei Radurai la prima volta che mi avevano vista; il modo in cui avevo cercato di fuggire; la prima festa in mio onore; il primo istante in cui avevo pronunciato una delle parole del gergo dei Radurai; i Dolenti e i Velocisti...
E Newt.
Per quanto avessi cercato di nasconderlo, era stato proprio il nome del ragazzo a riempire i miei pensieri per primo quando Thomas aveva pronunciato la parola 'Labirinto'. 
Quello di Newt era stato il primo volto che avevo visto all'inizio della mia nuova vita. Ero passata dal puntargli un coltello alla gola all'essere disposta a dare la vita per lui. Lo avevo amato con tutta me stessa e lo avevo perso. E se prima all'udire del suo nome avvampavo, sorpresa a sorridere e a pensare a quanto lo amassi, ora, anche solo il suo ricordo mi faceva bruciare. E purtroppo ero consapevole che quello che sentivo sotto la mia pelle non fosse un fuoco di passione, ma di rabbia e tristezza. 
L'avevo amato e l'avevo perso. Ed era inutile nascondere quanto facesse male.
Uscii bruscamente dai miei pensieri quando Thomas mi mise un foglio sotto al naso, obbligandomi a prestargli attenzione e a leggere ciò che c'era scritto.

Caro Thomas, è mio convincimento che le Prove siano finite. Abbiamo dati più che sufficienti per creare una cianografia. I miei collaboratori non sono d'accordo con me a tal proposito, ma sono riuscita a fermare questa procedura e salvarti la vita. Adesso è nostro compito lavorare con i dati che già abbiamo e mettere a punto una cura per l'Eruzione. Il tuo contributo, e quello degli altri soggetti, non è più necessario. Ora hai un grande compito davanti a te. Quando sono diventata cancelliera, ho capito l'importanza di realizzare una specie di porta secondaria in questo edificio. Ho sistemato questa porta secondaria in uno sgabuzzino inutilizzato. Ti sto chiedendo di allontanare te stesso, i tuoi amici, e il numero consistente di immuni che abbiamo raccolto. Come di certo saprai, la tempistica è inderogabile. Sulla mappa che ho allegato sono segnati tre percorsi. Il primo mostra come lasciare questo edificio attraverso un tunnel; una volta fuori, sarai in grado di trovare il punto in cui il Braccio Destro ha ricavato un'entrata in un altro edificio. Lì, potrai unirti a loro. Il secondo percorso mostra come raggiungere gli immuni. Il terzo come trovare la porta secondaria. È un Pass Verticale che ti trasporterà a quella che mi auguro sarà una nuova vita. Porta via tutti e andatevene.
Ava Paige, cancelliera

Sbattei gli occhi sbigottita e alzai lo sguardo su Thomas. Il ragazzo non mi disse nulla, guardandomi con un'espressione di attesa, quasi come se stesse aspettanto una mia risposta, così mi limitai a girarmi e a passare la lettera alla persona che avevo più bisogno di sentir parlare: Stephen. 
Ava Paige. Ripetei nella mia mente. Il suo nome mi suonava molto familiare, eppure non mi ricordavo di averla vista durante il mio soggiorno alla W.I.C.K.E.D. come cavia.
Ma solo perchè io non l'avevo mai incontrata, questo non significava che anche per Stephen dovesse essere lo stesso.
Mi voltai verso Stephen e gli lanciai un'occhiata, proprio nel momento in cui il ragazzo alzò lo sguardo dal foglio, con un'espressione talmente sorpresa e colpita che per me fu semplice capire che quel nome non gli era sconosciuto.
"Perchè quelle facce?" domandò Minho scocciato, strappando la lettera dalle mani di Stephen e leggendo a voce alta, rendendo così partecipi tutti del suo contenuto.
Io continuai a guardare Stephen negli occhi, in attesa che il ragazzo mi desse qualche segnale o mi dicesse qualcosa.
"Sai chi è, non è vero? Ava Paige... Suona familiare?" mormorai a bassa voce, avvicinandomi al ragazzo.
Questo mi rivolse la sua attenzione, poi parlò. "Sì. Quando siete usciti dal Labirinto e dovevate iniziare la prova della Zona Bruciata è stata lei a spiegarmi ciò che dovevo fare. Prima di allora non l'avevo mai vista o per lo meno non me ne ricordo."
"E come ti è sembrata?" domandai curiosa.
"Non so... Si è limitata a darmi degli ordini, ma rispetto agli altri sembrava avere più tatto. Credo che sia una delle poche persone ad avermi trattato come un umano invece che come una cavia."
"Quindi ci possiamo fidare?" chiesi ancora, accorgendomi che Minho aveva ormai finito di leggere.
"Non abbiamo scelta." intervenne Thomas, facendo un passo avanti. "Non possiamo rimanere con il Braccio Destro."
"E se fosse un'altra trappola della W.I.C.K.E.D.?" ipotizzò Minho, con un'espressione schifata.
"E se non lo fosse?" propose Thomas. "Abbiamo veramente intenzione di lasciar morire decine e decine di persone innocenti solo perchè abbiamo paura che sia una trappola?"
"Io so come arrivare al punto qua segnato." si intromise Teresa, indicando sulla mappa con il dito. "L'ho percorso centinaia di volte."
"E io so che il tempo scarseggia." si intromise Gally, assumendo un'espressione seria e preoccupata. "Vince non aspetterà i nostri comodi. Quando ne avrà l'occasione farà saltare in aria questo posto, anche a costo di uccidere gente innocente."
"Allora?" domandò Thomas ascoltando le parole di Gally e guardandoci tutti in attesa di una risposta definitiva. "Venite con me?"
Mi morsi il labbro e ci pensai su, ma alla fine la decisione fu semplice da prendere.
Dopotutto anche io avrei voluto che qualcuno fosse venuto a prenderci tutti quando ancora eravamo nel Labirinto. Perchè avrei dovuto lasciare che altri affrontassero le mie stesse terribili esperienze?
"Io ci sto." decretai immediatamente, sorridendo a Thomas che, sollevato dalla mia risposta, annuì in mia direzione.
"Anche io." aggiunse Minho, subito seguito da Gally e Teresa. 
Mi voltai verso Stephen e non potei fare a meno di lanciare uno sguardo alla sua sorellina. Il pensiero che quel piccolo fiorellino avrebbe messo piede nella Radura mi spaventava a morte.
Anche il ragazzo sembrò pensare la stessa cosa e infatti riflettè parecchio prima di dare una risposta. "Non ho intenzione di lasciare la parte divertente dell'azione tutta a voi, quindi vengo."
Ben presto anche Brenda e gli altri si aggiunsero a quella risposta e in meno di due minuti tutti fummo d'accordo nell'abbandonare il Braccio Destro e proseguire da soli. 
Proseguire verso il Labirinto. 
Teresa guardò Thomas e sorridendogli gli passò un coltello, che il ragazzo accettò volentieri, stringendolo forte nella mano destra e osservando intensamente la lama sottile.
Lasciammo lo stanzino laterale e ci avviammo verso la porta a due battenti mentre Vince e gli altri inveivano contro di noi, chiamandoci pazzi e dicendo che saremmo stati uccisi nel giro di pochi minuti. 
Per la prima volta non mi sentii la sola a provare l'odio nei confronti di Vince che, spiazzato dalla nostra indifferenza nei confronti delle sue parole e dei suoi ordini, alla fine si zittì.
E in quel momento, mi sentii fiera di aver ignorato ogni singolo suono che era uscito dalla boccaccia di quell'infimo uomo.
Thomas si mise in testa al gruppo, affiancato da Teresa, e una volta che il ragazzo arrivò alla porta socchiusa, uscì e subito si accovacciò a terra. Inizialmente non compresi la causa del suo movimento, ma poi realizzai che probabilmente il ragazzo si stava preparando ad un eventuale attacco, tenendosi sempre pronto a combattere e senza mai abbassare la guardia.
Poi, una volta accortosi che nel corridoio non era presente nessuno, decise di abbandonare ogni sorta di prevenzione e continuare ad avanzare con velocità in modo da perdere meno tempo possibile.
Io lo seguii tranquilla, ma decisi comunque di tenere una freccia sempre caricata sull'arco, in modo che, in caso qualche guardia ci avesse attaccato, sarei stata pronta a rispondere.
Camminare non fu semplice per me, ma cercai comunque di resistere, stringendo i denti e tenendomi dentro il dolore, ma nel momento in cui Thomas si mise a correre, presi veramente in considerazione l'idea di gettare la spugna.
Il dolore alla gamba stava diminuendo sempre di più, ma non per questo quella ferita faceva meno male quando camminavo. Ed ero stanca. Molto stanca... Quasi come se tutte le energie che avevo in riserva avessero abbandonato il mio corpo, uscendo come il sangue dalla mia ferita. Anche questo infatti non aveva mai avuto tregua, continuando a scorrere lungo la mia gamba, in parte assorbito dalle bende che mi ero attorcigliata sulla coscia.
Dato che la forza fisica mi aveva abbandonata ormai da tempo, decisi di impiegare la mia forza d'animo che, almeno in quella situazione, non poteva mancare. Sapevo che quello che io ed i miei amici stavamo andando a fare era probabilmente la cosa più importante e significativa che avessimo mai fatto. Finalmente, dopo tanto tempo, avevamo la possibilità di intralciare i piani della W.I.C.K.E.D., salvando però anche molte vite umane.
Ed era proprio per questo che sapevo che se mi fossi arresa allora, non me lo sarei mai perdonata.
Dovevo correre con gli altri. Dovevo riuscirci.
Strinsi la mascella ed iniziai ad aumentare il passo, subito percependo la fatica e il dolore su tutto il mio corpo. Mi sentivo come se le mie ossa fossero fatte di carta, pronte a spezzarsi in qualsiasi momento.
Anche la mia testa non mi era di grande aiuto in quel momento: da quando avevo combattuto contro le guardie della W.I.C.K.E.D. non aveva mai smesso di girare su se stessa e di pesare, come se l'avessi piena d'acqua torbida, che non mi permetteva nemmeno di pensare in modo chiaro.
Sentivo il sudore scivolarmi sul volto e sulla schiena ed ogni passo che compivo con la gamba ferita era una vampata di calore accompagnata da una fitta che cercavo di sopportare silenziosamente. Anche la mia vista si era fatta leggermente appannata e lenta. Ed ero consapevole del fatto che non mi sarei sorpresa se all'improvviso avessi iniziaro a vederci doppio.
Ma la cosa peggiore venne quando, forse per aver chiuso le palpebre un secondo di più, forse per uno scherzo del mio cervello, feci un passo e mi sentii in caduta libera, come se il pavimento sotto i miei piedi fosse scomparso.
Mi sentii cadere, ma non percepii nessun impatto, forse troppo stordita e confusa. Udii solo delle voci, in lontananza. Voci ovattate e poco chiare.
E poi per un attimo ci fu pace. Il bianco più assoluto mi avvolse, così candido come le lenzuola dopo un bucato. Tutto il dolore era sparito, ma così anche ogni cosa che mi legava all'ambiente in cui mi trovavo prima: le voci, i suoni, l'affanno, i pensieri... Tutto era svanito in quel bianco infinito che...
Come se una voragine nera avesse inghiottito tutto quel bianco, venni ricatapultata alla realtà che mi spiazzò come uno schiaffo sul volto. All'improvviso la vista mi venne ridata e così anche la capacità di sentire suoni e provare dolore. Vidi il volto di Minho, chino sul mio. Poi scorsi anche la chioma bianca di Stephen e gli occhi attenti di Gally. E anche se non potevo vedere gli altri, sapevo che erano lì con me.
"Mi senti?" mormorò Minho, con una voce alquanto lenta e storpiata.
E' solo nella tua mente. Pensai, sbattendo gli occhi che all'improvviso si erano fatti più pesanti.
Degli schiamazzi e delle grida mi perforarono i timpani, donandomi un senso di confusione e smarrimento. Cosa stava succedendo?
Alzai lo sguardo su di Minho e lo vidi in procinto di alzarsi e allontanarsi da me, ma poi qualcuno pronunciò una frase che non riuscii ad assimilare e allora il Velocista tornò con tutta l'attenzione su di me.
"Adesso ci penso io. Tu pensa solo a guardarmi, okay?" domandò Minho, la sua voce leggermente più normale della volta precedente.
Socchiusi appena gli occhi, ma la voce allarmata del ragazzo me li fece spalancare nuovamente. "Concentrati su di me. Guardami. Non perdermi di vista, neanche per un secondo." mi ordinò il ragazzo. Non capii il perchè delle sue parole, ma feci come disse. Puntai il mio sguardo su un punto a caso, ritrovandomi a fissare la mascella del ragazzo che, totalmente in tensione, non faceva altro che risaltare le forme aguzze e i lineamenti del suo volto.
La mia attenzione però venne meno quando una fitta lancinante mi percorse la spina dorsale, obbligandomi ad inarcare la schiena per riuscire a sopportare quella scarica di dolore. "Lo so, lo so..." mormorò il ragazzo in modo distratto.
Cercai di ripristinare il mio sguardo sulla sua mandibola, ma non ci riuscii, così puntai i miei occhi su quelli del ragazzo, cercando un po' di conforto. Minho aveva le pupille talmente dilatate che le sue iridi erano praticamente nascoste. Il ragazzo era talmente concentrato da non sbattere nemmeno le palpebre e la cosa mi spaventava.
"Vedi?" disse poi Minho, voltando il viso nella mia direzione e sorridendomi quasi forzatamente. "Non era così difficile guardarmi, no? Dopotutto sono un bel panorama."
"Già..." sussurrai, sentendo un sorriso solcare sulle mie labbra. "Cosa è successo?" domandai stordita, sentendomi peró meglio rispetto all'attimo precedente.
La mia testa aveva lentamente ripreso a funzionare e potevo sentire che anche i miei sensi stavano tornando al loro stato iniziale.
"Tu non preoccuparti di nulla, bambolina." mi rispose lui, questa volta con un sorriso sincero, rassicurante. "Hai fatto abbastanza, ora ci penso io a te." 
Quelle furono le ultime parole del ragazzo prima che mi circondasse tra le sue braccia e mi sollevasse in piedi. Non capii come o quando, ma all'improvviso aprii gli occhi e mi ritrovai aggrappata al collo del ragazzo. Mi sentivo sobbalzare, ma alla fine era una sensazione piacevole, come se fossi cullata. E per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii al sicuro, come se nulla e nessuno potesse farmi del male.

*Angolo scrittrice*
Hey, pive!
Probabilmente vi starete chiedendo: "Ma cosa cavolo è successo ad Elena?" Tranquilli, so che non è abbastanza chiaro, ma lo spiegherò meglio nei prossimi capitoli.
Scusatemi inoltre se ci sto mettendo un sacco ad aggiornare ultimamente, ma spero che mi perdoniate. Non voglio sfidare la vostra pazienza, nè rischiare di stancarvi.
Perciò mi scuso con ognuno di voi e spero che possiate tenere duro fino alla fine di questo libro!
Passate una bella serata,
Elena :3

   
 
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