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Autore: DreamerGiada_emip    25/03/2017    1 recensioni
Attenzione: questo libro è il sequel di Dark Angel, presente anch'esso sul mio profilo, se non si conosce la storia precedentemente nominata sconsiglio vivamente la lettura di questo sequel.
La bella Lilith viene costretta a una vita che non avrebbe mai nemmeno immaginato. Il suo nome, i suoi sogni, le sue perdite di controllo, il suo sangue la legano indissolubilmente a questo nuovo e oscuro regno. La ragazza non sa come uscire da questa situazione che non ha mai desiderato, vorrebbe ritornare in quella che considera la sua vera famiglia, ma un'ombra oscura la tiene incatenata.
Nella villa Sakamaki, i sei fratelli non sanno cosa fare, la loro preda è scomparsa tra le fiamme sotto i loro occhi. Soprattutto il giovane Subaru è alla disperata ricerca di quella che ormai considera la sua unica ragione di vita. È deciso a ritrovarla e riportarla a casa, per tenerla con sé al sicuro per sempre.
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Angel, Demon or Human?'
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Subaru’s P.O.V.
 
Mi trasporto nella sua stanza. Il suo profumo è dappertutto, ogni cosa ne è già impregnata. Inspiro profondamente a occhi chiusi, di conseguenza la gola si secca immediatamente. Mi siedo sul letto e infilo una mano sotto il cuscino alla ricerca del mio pugnale. Il metallo è freddo. Lo tiro fuori da lì sotto e risento il gelo che spariva dopo che lei l’aveva tenuto in mano. Lo rigiro tra le mani facendolo roteare abilmente tra le dita. Mi sdraio sul letto continuando a inspirare quest’aria così profumata che alberga in questa stanza. Resto immobile nel più completo silenzio. Di questo è fatta l’esistenza di un immortale: un incolmabile ed eterno silenzio. Improvvisamente la mia tranquillità viene interrotta bruscamente da un odore sconosciuto. Apro gli occhi di scatto e mi sollevo con il busto. Un odore nuovo si è infiltrato qui dentro, un odore di umana. Mi trasporto immediatamente in salotto seguendo attentamente quest’odore. Un odore che non avrebbe mai dovuto intaccare quello di Lilith. Mai. Seduti sui divani ci sono i miei fratelli e, in piedi al centro della stanza, una ragazzina tiene lo sguardo fisso al suolo tremando.
 
«Cosa ci fa quest’umana qui?» chiedo cercando con lo sguardo Reiji. Incontro i suoi occhi.
 
«Dobbiamo nutrirci» dice semplicemente. Aggrotto le sopracciglia. Lancio una rapida occhiata alla mocciosa e cammino verso di lei con decisione. La vedo stringersi nelle spalle incassando la testa, come volesse scomparire. Mi abbasso ad annusarle il collo. Il suo sangue è di pessima qualità, si sente già dall’odore che emana. Faccio una smorfia. «Finché non ritroveremo Lilith, lei starà con noi per farci da contenitore di sangue» continua Reiji notando la mia espressione.
 
«Non la stai cercando, tu la stai aspettando» ringhio contrariato da questa iniziativa superflua.  Shu si alza dal divano su cui era sdraiato.
 
«Reiji ha ragione, abbiamo comunque bisogno di sangue e non sappiamo quando avremo ancora lei a disposizione» gli da man forte. I miei pugni si serrano stringendo fino a sbiancare le nocche. “Avremo lei a disposizione” questa frase mi fa sentire per un attimo in modo orribile.
 
«Subaru, capisco che tu ti sia abituato al sapore e all’odore del suo sangue di buona qualità» avanza nuovamente Reiji. «Ma anche un sangue di bassa qualità fornisce energie, di cui abbiamo bisogno»  vedo con la coda dell’occhio la ragazzina che si tortura le mani a disagio. Le parole di mio fratello devono averla fatta vergognare. Mi passo la lingua tra le labbra. È vero, senza bere del sangue, le nostre energie vanno esaurendosi.
 
«Allora recuperiamole» Raito si pone di fronte alla mocciosa. Con due dita le solleva il viso per osservarla, il viso incorniciato da un sorriso languido e malizioso. «Mh… non sei provocante come la piccola Lilith, ma ce ne faremo una ragione… giusto, passerotto sperduto?»  si abbassa su dei lei tenendo il suo viso ben saldo tra le mani.  Osservo attentamente ogni suo movimento. La ragazzina non si muove, si limita a fissare impaurita i canini affilati di Raito. Per un attimo vedo la figura di Lilith al posto di lei, ma chiudo immediatamente gli occhi distogliendo lo sguardo.
 
«Mandatela nella mia stanza, quando avrete finito con lei» chiedo avviandomi su per le scale. Non sento risposta, ma solo un sonore gemito femminile.
 
«È arrivato l’atteso momento delle urla, da quanto non ne sentivo più» sento la voce di Ayato. Un mezzo sorriso divertito nesce spontaneo sulle mie labbra. Lilith non ci ha mai dato la soddisfazione di mostrarci il suo dolore. Un lieve urlo riempie la casa. Passo di fronte alla stanza della musica, la porta è aperta ed io ci lancio una rapida occhiata all’interno per poi continuare a camminare. Sorpasso anche la mia camera e raggiungo le scale che conducono al tetto. Mi fermo per un attimo sul primo gradino, ma decido subito di svuotare la testa dai pensieri e raggiungere l’esterno. L’aria fresca mi investe la pelle. È una notte scura. L’ultimo spicchio di luna non riesce a illuminare questo buio. Mi siedo sulla ringhiera con le gambe a penzoloni nel vuoto. Qui il profumo del sangue di quell’umana non si sente quasi più. Dover dar ragione a quei due mi da non poco fastidio, si sentono il dovere di scegliere per tutti noi solo perché sono i maggiori. Ma dopotutto non possiamo affrontare chiunque l’abbia presa se siamo deboli e vulnerabili per il poco nutrimento. Osservo di sotto trovando il giardino di rose. Resto immobile a contemplare i colori di quei petali, poi, appoggiandomi con le mani, mi slancio di sotto. Atterro agile e silenzioso davanti all’entrata del labirinto di rose e subito mi ci addentro, sicuro di essere solo, gli altri staranno accerchiando la ragazza. Seguo il percorso che ormai conosco a menadito per raggiungere il centro con la grande fontana. Mentre cammino facendomi ammaliare dal profumo delle rose inizio a chiedermi il motivo per cui sono venuto qui. Volevo svuotare la testa dai pensieri, invece ho raggiunto questo posto maledetto che mi annebbia la mente di ricordi. Inoltre… ispiro profondamente. Il profumo di rose rosse è talmente simile a quello del suo sangue. Passionale, lussurioso e inequivocabilmente tentatore. Il mio sguardo incontra un bocciolo di rosa, in ritardo rispetto alla fioritura. Mi accuccio a terra e lo prendo in una mano senza strapparlo, con il pollice ne accarezzo i petali esterni testandone la morbidezza e la superficie vellutata. Mi allontano dal cespuglio con uno scatto repentino, poi scuoto vigorosamente la testa e mi trasporto nella mia stanza. Sbuffo. In un attimo aggrotto le sopracciglia, sento l’odore del sangue di quella ragazzina. A passo deciso ma silenzioso, mi avvicino alla porta e la spalanco.
 
«Entra» ordino secco spostandomi di lato. Lei entra senza emettere un fiato con quel suo atteggiamento totalmente accondiscendente. La seguo con lo sguardo. Ha i vestiti sgualciti e in parte strappati. È uguale a tutte le altre prede mandate qui: accondiscendete, sottomessa, senza spina dorsale. Non le ho mai sopportare, per questo non mi importa di farle male o meno. Mi prendo ciò che voglio e basta. Si ferma e si volta nella mia direzione senza sollevare il viso. Digrigno i denti e mi slancio verso di lei afferrandole violentemente la mascella per voltarle il viso di lato. Concentro il mio sguardo sulla sua pelle pallida, sono ancora evidenti i morsi degli altri. Shu e Ayato se non erro. Affondo i canini con violenza e subito il sangue inizia a sgorgare a fiotti inondandomi la bocca. È eccessivamente ferroso, davvero pessimo. Si irrigidisce tra le mie mani. Sento di nuovo una rabbia atroce travolgermi come un fuoco distruttore. Inizio a stringere la presa sempre di più, con la precisa intenzione di farla soffrire. Sfogare su altri la mia frustrazione mi è sempre riuscito bene e l’ho sempre fatto, senza preoccuparmi delle conseguenze. L’ho fatto anche con Lilith. Bevo velocemente, implacabile. La faccio urlare, urlare sempre più forte finché la sua voce copre quelle che ora mi affollano la testa. Le faccio esaurire la voce. Non mollo la presa finché non sento che il suo corpo inizia ad abbandonarsi a me, privo di energie, e la sua pelle non inizia a raffreddarsi. Mentre le sue forze si disperdono, sento le mie aumentare gradualmente. Tolgo i canini dalla sua giovane carne e la lascio cadere a terra svenuta. Osservo il suo corpo abbandonato sul pavimento, il respiro è lieve e quasi impercettibile, ma è viva. Qualche goccia di sangue mi scivola giù dall’angolo della bocca fino al mento, la asciugo con il dorso della mano indifferente. Non mi prendo la briga di sollevarla e portarla in qualche stanza della casa, non mi interessa affatto. La lascio lì, sdraiata scompostamente, e mi accomodo sul divanetto sistemato sotto la finestra. Guardo fuori affidandomi alla serenità delle ultime ore notturne, già qualche luce inizia a spuntare. Resto immobile senza nemmeno imitare la respirazione, non mi accorgo nemmeno dei minuti che passano lenti. Finché non sento qualcosa che mi fa riprendere da quello stato di apatia e trance. Mi alzo in piedi guardandomi intorno spaesato. Inspiro profondamente. Sembra un miraggio, non voglio crederci. Probabilmente è solo il frutto della mia mente che mi condiziona a immaginarlo. Nonostante abbia appena quasi dissanguato un’umana, la mia gola si fa arida come un deserto. È flebile, ma lo sento… il suo profumo. Ogni tanto scompare, poi ritorna lieve e delicato come un alito di vento estivo. Abbasso lo sguardo sulla ragazza svenuta a terra. Il tanfo del suo pessimo sangue copre il profumo di rose rosse. Subito esco dalla stanza e chiudo la porta alle mie spalle. Inizio a muovermi frenetico per i corridoi, alla ricerca della fonte di quel profumo così familiare. Individuo quasi subito il luogo: la stanza della musica. Sorrido. Avrei dovuto arrivarci subito. Mi ci trasporto immediatamente. Non appena sono lì, i miei occhi si posano sulla figura formosa e aggraziata di Lilith. Seduta comodamente a gambe accavallate sullo sgabello di pelle del pianoforte che si guarda intorno con un sorriso. La stanza è impregnata del suo profumo e subito ne vengo investito. Riesce quasi a stordirmi. Ci sono anche gli altri qui, al mio fianco, che la guardano stralunati, nemmeno fosse un fantasma. È così bella… oh no! Tieni i tuoi pensieri a bada, Subaru! Scuoto leggermente la testa sbattendo le palpebre più e più volte. Indossa uno splendido abito nero che le risalta quel corpo favoloso. Sposta i suoi occhi d’argento liquido su di noi. Sento un brivido percorrermi tutto il corpo accompagnato da una scarica elettrica nuova. I suoi occhi sono diversi, sono ghiaccio e fiamme, sono passione e freddezza, il mix perfetto di un contrasto impossibile. Qualcosa in lei è cambiato ma non riesco a capire cosa. Il suo nome mi rimbalza in mente come una litania folle, deciso a farmi impazzire. Lei è tornata, ma non è la ragazza che ho conosciuta. L’aspetto è lo stesso, eppure sento qualcosa di nuovo e pericoloso che circonda la sua figura. Qualcosa che mi fa tornare alla mente la terza ipotesi sconosciuta del professore di rune antiche. Improvvisamente, mi rendo conto di aver fatto un terribile errore non chiedendo di che si trattasse.

Spazio Autrice:
Scusate per il capitolo corto, ma immedesimarmi nel personaggio di Subaru mi sembra un'impresa complica e inoltre la scuola è un dannato cancro!
   
 
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