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Autore: Emmastory    26/03/2017    3 recensioni
Anche se il tempo continua a scorrere, le cose nell'un tempo bella e umile Aveiron sembrano non cambiare. La minaccia dei Ladri è ancora presente, e una tragedia ha ora scosso l'animo dei nostri amici. Come in molti hanno ormai capito, quest'assurda lotta non risparmia nessuno, e a seguito di un nobile sacrificio, la piccola ma coraggiosa Terra sembra caduta in battaglia, e avendo combattuto una miriade di metaforiche e reali battaglie, i nostri eroi sono ora decisi. Sanno bene che quest'assurda e sanguinosa guerra non ha ancora avuto fine, ma insieme, sono convinti che un giorno riusciranno a mettere la parola fine a questo scempio, fatto di sangue, dolore, fame, miseria e violenza. Così, fra lucenti scudi, affilate spade e indissolubili legami, una nuova avventura per la giovane Rain e il suo gruppo ha inizio. Nessuno oltre al tempo stesso sa cosa accadrà, ma come si suol dire, la speranza è sempre l'ultima a morire.
(Seguito di: Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo XXVI

L’occasione più speciale

Era una giornata completamente nuova, e svegliandomi con l’arrivo del mattino, mi ritrovavo protagonista di una sorpresa. Come i miei compagni sapevano, il viaggio fino ad Ascantha veniva rimandato ormai da lungo tempo, e lasciando la mia stanza per raggiungere la cucina e tentare di far colazione, la vidi. Terra. Sorridendo, portava sulle spalle il suo zainetto a colori vivaci, lo stesso che io le avevo preparato tempo prima. “Buongiorno, mamma.” Mi disse, con un gran sorriso a fior di labbra. “Terra, amore, perché lo zainetto? Che succede?” le chiesi, incerta e dubbiosa. “Papà ti deve parlare.” Fu la sua risposta, completamente irrilevante ma in qualche modo collegata alla domanda che le avevo posto. “Come? Papà?” continuai, mentre mille incertezze mi attraversavano la mente facendosi spazio nei miei pensieri. Scuotendo la testa, provai a svuotarla e liberarmene, e allontanandomi da lei, andai subito alla ricerca di Stefan. Lo trovai poco dopo, in piedi di fronte a uno dei tanti specchi presenti nella Casa. “Che significa tutto questo? M’informai, ancora piena di dubbi. “Significa che finalmente andremo ad Ascantha, e che i tuoi, no, i nostri sogni potranno realizzarsi.” Questa fu la sua risposta, così sincera e inaspettata da scioccarmi. “Scusa, cosa?” dissi in quel momento, parlando ad alta voce e sbattendo gli occhi più volte per l’incredulità. “Mi hai sentito bene, ora vieni con me. Mi rispose, prendendomi poi per mano e conducendomi nella gran sala principale. Nel farlo, mi chiese espressamente di chiudere gli occhi, ma non ci riuscii. Troppe cose stavano accadendo troppo in fretta, e il livello della mia felicità era ormai arrivato alle stelle. Vedendomi felice come una bambina nel giorno di Natale, Stefan sorrise, e decidendo di prendere in mano la situazione, mi coprì gli occhi con una benda. Privata in quel momento della capacità di vedere e guardarmi attorno, mi lasciai guidare da lui, e camminando per i corridoi della Casa per un tempo che non riuscii a definire, sentii un suono indistinto, un brusio già sentito e per questo conosciuto. Dì lì a poco, Stefan mi tolse la benda, e davanti a me comparirono tutti i miei amici più cari. Soren, Samira, Basil, Rachel e Lady Fatima, ma anche Drake e Alisia, e perfino i miei genitori. “Sorpresa!” gridarono tutti in coro, facendomi provare una delle emozioni più grandi e belle della mia vita. Piangendo di gioia, corsi ad abbracciarli, e stringendo a me mio padre, lo sentii sussurrarmi qualcosa. “Buon compleanno, piccola goccia di pioggia.” Sì, goccia di pioggia. Era quello il nomignolo, ispirato al mio nome reale, che i miei mi avevano scherzosamente affibbiato da bambina, e che sin da allora, non avevo fatto che amare. “Grazie, grazie a tutti, ragazzi. Io… io non so cosa dire.” Biascicai, scoprendomi ormai preda delle mie stesse emozioni. Com’era facile evincere dal luccichio presente nei miei occhi, ero felicissima, e con il cuore che batteva all’impazzata, sentivo di non riuscire a respirare. Asciugandomi una lacrima con il dorso della mano, guardai Stefan, e per tutta risposta, lui mi si avvicinò. In quel momento, vidi che aveva un pugno chiuso, e riaprendo la mano, notai sul suo palmo la presenza di due catenine argentee e perfettamente uguali. “Questa è per te, buon compleanno, amore mio.” Mi disse, mettendosi dietro di me per allacciarmela al collo. In perfetto silenzio, lo lasciai fare, e solo allora, la esaminai con le dita. Nel farlo, scoprii che il ciondolo aveva la forma di un’ala, e sorridendo, mi avvicinai per baciarlo. Inutile è dire che quello fu il mio modo di ringraziarlo, ma subito dopo, una spontanea domanda trovò la libertà grazie alla mia voce. “Perché Stefan? Perché tutto questo?” gli chiesi, con il cuore che batteva come impazzito e la felicità ancora padrona del mio animo. “Perché tu sei mia, e le scelte sono due. Voliamo insieme, o non voliamo affatto.” Questa fu la sua risposta, dolcissima e piena di verità al tempo stesso. Come ben sapevo, era innamorato di me, e mi amava alla follia, e avendo scelto di fargli da compagnia per il resto della vita dopo le nostre tanto sospirate nozze, non potevo che ricambiarlo. Quello di oggi era un giorno speciale, ovvero il mio compleanno, che lui, grazie a quel gesto così colmo di puro amore, era riuscito a rendere mistico e indimenticabile. Compivo ventisette anni, e nonostante tutto il tempo e tutti gli anni che avevamo passato insieme, guardandolo mi sembrava di rivedere tutta la nostra vita insieme scorrermi davanti. Ricordai tutto. Il nostro primo bacio, l’unione dei nostri cuori, le battaglie combattute sin dall’inizio di questa tanto assurda guerra, perfino la nascita delle nostre due belle bambine, che lui amava e proteggeva come faceva con me, quasi fossimo tutte e tre sue principesse. Intanto, i nostri sguardi erano ancora fusi insieme, e il tempo sembrava essersi fermato. “Ti amo, Rain.” Mi disse poi, avvicinandosi lentamente per posare le sue labbra sulle mie. “Ti amo anch’io, Stefan.” Risposi nel bacio, evitando di staccarmi da lui e beandomi di quel momento così magico. “C’è una cosa che devo chiederti.” Annunciò poco dopo, non appena quel nostro meraviglioso bacio ebbe fine. “Puoi dirmi qualunque cosa, tesoro mio. Parla, ti prego.” Una frase che abbandonò le mie labbra poiché dettata dai sentimenti, e una supplica finale che sperai ascoltasse. “Preparati, andremo davvero ad Ascantha.” Mi rispose, concludendo quella frase con un luminoso sorriso. “No, non ci credo.” Balbettai, stringendogli forte le mani e non riuscendo a capacitarmi di quanto avessi appena sentito. “Dico sul serio, ora va a prepararti, ti aspettiamo.” Continuò, sorridendomi ancora e riuscendo con quel solo gesto a stordirmi. Sciogliendo il nostro abbraccio, faticai a camminare poiché ancora frastornata, e una volta raggiunta la mia stanza, guardai sotto al letto. Fu da lì che ripresi il mio ormai famoso zaino, lasciato lì in terra tempo prima, e pieno di tute quelle piccole ma importanti cose che potevano servirmi, inclusa una mappa e una piccola ma affidabile bussola, che Basil, da vero esperto, avrebbe potuto usare per guidarci. Una volta pronta, tornai nella gran sala, e uscendo in strada, accompagnata da Stefan, rividi i suoi genitori, già comodamente seduti nella carrozza appartenuta a Lady Fatima. Stando ai miei ricordi, aveva promesso di accompagnarci, e solo ora scoprivo che aveva davvero mantenuto la parola data. Fu così, che con il sole mattutino, e il potente nitrito di un destriero unito al rumore dei suoi zoccoli che colpivano ritmicamente il terreno, ebbe inizio il nostro secondo viaggio di speranza. Guardando Stefan, scoprii che le nostre mani era ancora intrecciate, ma non ci badai, poiché finalmente era fatta. La destinazione era Ascantha, e sapevo che nulla avrebbe potuto trasformare il mio semplice compleanno in un’occasione più speciale.
   
 
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