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Autore: xhimmelx    26/03/2017    1 recensioni
Khloe ci prova a combattere contro i fantasmi del passato, ma sa che provare non basta. E allora si lascia sconfiggere da questi, più meschini e prepotenti di lei, cadendo quasi ogni notte in un abisso di rancore.
Cameron, invece, si ritiene più forte di tutti quei pensieri che le riempiono la testa ed è con sicurezza che le promette di aiutarla.
Una sicurezza che Khloe sembra odiare ma a cui, in fondo, è costretta ad aggrapparsi.
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FF SU CAMERON DALLAS.
ATTENZIONE: IL RATING DELLA STORIA POTREBBE CAMBIARE.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cameron Dallas, Nash Grier, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo.


 
 
 
-Cosa ci fai tu qui?-
Sento la voce di Cameron pronunciare queste parole con così tanta fermezza e crudeltà che capisco subito non possa trattarsi di Nash, né di sua madre. Dentro di me la consapevolezza di dovermene stare in disparte fa la lotta con la curiosità –e in parte il timore-, ma alla fine è quest’ultima a vincere. Aiutata, forse, da una stretta al cuore che in questo momento trovo infondata.
Così mi decido, una volta per tutte, ad uscire da questa stanza silenziosa e riempita solo dai miei pensieri e spalancare completamente la porta che mi separa da Cameron –e dal suo misterioso interlocutore. Tuttavia lo faccio a passi lenti ed insicuri, prestando attenzione a fare il meno rumore possibile.
Quando uno scricchiolio quasi spaventoso mi suggerisce che la porta si è di nuovo chiusa, questa volta alle mie spalle, mi ci vogliono pochi minuti prima di poter notare Cam a qualche passo da me, pochi gradini più in basso. Seguendo attentamente il suo sguardo, punto gli occhi su una figura a me sconosciuta: un ragazzo dai capelli quasi corvini e la corporatura a prima vista muscolosa e forzuta sta immobile in salotto, vicino alle scale.
-Cam, lui chi è?-    Domando con cautela, temendo di risultare inopportuna e fuori luogo. A giudicare dalla tensione che si percepisce, lo sono sicuramente.
È come se lui si accorgesse solo ora della mia presenza, non a caso impiega meno di due secondi per voltarsi nella mia direzione ed osservarmi in modo strano, come se si sentisse a disagio. Allo stesso modo, anche il ragazzo mi punta per la prima volta gli occhi addosso e mi accorgo subito di quanto sia rimasto spiazzato nel vedermi lì. Non ci vuole di certo un genio per constatare che l’aria, qui dentro, è decisamente pesante e fredda come il ghiaccio, lo sento persino nella mia pelle che d’improvviso viene percorsa da una strana, stranissima sensazione. Come se mi fossi raggelata alla vista di quegli occhi. Poco dopo capisco perché.
“Un momento”.
“Io questi occhi li ho già visti”.

In un attimo si fa tutto più chiaro. Forse perché ancora indebolita dal sonno, solo ora nella mia mente riappaiono le immagini vissute qualche ora prima: il mio cervello mi riporta direttamente a quando io e Cameron eravamo seduti sul divano di questa casa a guardare e sfogliare quel vecchio album fotografico. A parlare di Blake. Non ho bisogno di fare due più due per capire che lo stesso Blake si trova adesso a pochi metri da me e, forse perché Cameron non ha fatto altro che parlarne negativamente, vengo assalita dalla paura.
La voce di Cam rimbomba nei miei ricordi mentre mi spiega di non avermi raccontato tutto prima per paura di mettermi in pericolo, mentre dice con rammarico quanto pazzo Blake possa essere e mi rassicura che non tornerà più. “Le persone pazze non hanno bisogno di un vero motivo per odiare qualcuno” aveva ammesso. E adesso eccolo qui, di fronte a lui, immobile come se fosse stato scoperto con le mani nel sacco.
-Questa chi è?-   Chiede al fratello con un tono allarmato e curioso, spostando lo sguardo da me a lui e viceversa alla massima velocità.
Percepisco subito qualcosa cambiare in Cameron, che si volta con la massima lentezza verso di me e, con la bocca ora serrata, mi osserva a mo’ di supplica.
-Torna in camera.-    mi indica infatti, facendolo sembrare quasi un rimprovero rivolto ad una bambina di dieci anni.
Gli lancio immediatamente un’occhiata stranita poiché, nonostante io sappia come si senta nei confronti del suo fratellastro, non ho di certo intenzione di lasciarlo solo con lui. Perlomeno non finché non mi conferma che va tutto bene.
-Cos’è, ti vergogni a presentarmi alla tua ragazza?-   Blake pare prendersi gioco di lui in quella che è senza ombra di dubbio una provocazione, prima di fare qualche passo in più verso le scale.
-Sul serio, Khloe, va’ in camera. Io e Blake dobbiamo parlare.-   Insiste ancora una volta Cam, ostinato a non togliermi gli occhi di dosso.
Quando percepisco il suo sguardo farsi di volta in volta più insistente, capisco di non avere altra scelta e lo accontento. Sempre molto lentamente, gli do le spalle e mi incammino verso la camera mentre   -Ciao ciao Khloe.-   sento dire da Blake, in maniera del tutto derisoria.
Tuttavia faccio attenzione a lasciare una fessura alla porta, nella speranza di poter subito capire se qualcosa non va. Non a caso, al silenzio che ne è risultato segue un sospiro pesante da parte di Cameron e riesco a comprendere dal rumore dei suoi passi che si sta dirigendo al piano di sotto.
-Te lo chiedo di nuovo.-   Avverte Blake quasi ammonendolo.   –Che ci fai qua?-  
-Sono appena arrivato e vuoi già che me ne vada?-   Ride il ragazzo, o dovrei dire l’uomo.
Sembra non faccia altro che prendersi gioco dell’intera situazione, e probabilmente è proprio così. Poiché non arriva nessuna risposta da parte di Cameron, posso benissimo immaginare quanto sia innervosito e frustrato dall’atteggiamento del “fratello”. Come biasimarlo?
Quest’ultimo, comunque, continua a fingere che sia tutto normale e   -Sono cambiate tante cose, qui.-    sentenzia duramente, mentre io mi sporgo giusto un po’ dalla porta per poter sbirciare, per quanto mi sia possibile.
Lo vedo vagare per il salotto, a volte scomparendo e poi ricomparendo dalla mia visuale, fermandosi infine vicino al divano.
-Questo televisore bello e grosso, ad esempio, non c’era due mesi fa.-
Indica con l’indice destro la tv posta sul mobile di fronte a lui e l’ammira con sorpresa, come se fosse la cosa più costosa mai vista.
-A quanto pare vi siete dati alla pazza gioia, da quando me ne sono andato!-    Questa volta ride fragorosamente strizzando addirittura gli occhi per lo sforzo.
-Dove sei stato tutto questo tempo?-   Cerca di informarsi Cameron ma, nonostante io non riesca a guardarlo in faccia, so quanto difficile gli risulti ignorare le provocazioni del fratello.
-Oh…-   Interviene quest’ultimo.    –Ti ricordo che hai contribuito a cacciarmi via.-
Poi, mentre sbuffa ormai stufo, prende un piccolo oggetto decorativo posto sulla libreria e lo scruta nei minimi dettagli, come un diamante appena trovato in una vecchia miniera.
-Dallo scintillio di questo aggeggio deduco sia costato un occhio della testa.-   Afferma Blake, passandoselo da una mano all’altra.
-Sei per caso ubriaco?-   Si accerta a questo punto Cam, la voce adesso più dura.
-Forse.-   Gli concede l’altro.    –Bho.-
Dopodiché, apre il pugno e lascia cadere a terra l’oggetto in vetro che, al tocco con il pavimento, si rompe in mille pezzi. Mi basta il leggero suono dello schianto per sussultare e saltare su me stessa, mentre comincio a temere che la situazione stia per degenerare.
-Allora va via, non ha senso che tu stia qua.-   Lo avverte Cameron, avanzando nel frattempo verso di lui.
-Ragazzetto, mi stai minacciando?-
A queste parole, noto immediatamente le mani di Cam chiudersi in pugno ed i muscoli delle spalle contrarsi, tuttavia non si muove di un altro centimetro. “Grazie al cielo” sussurro. Eppure so che non sarà così ancora a lungo, so che non sarà in grado di trattenersi dal mandarlo al diavolo –o peggio- per sempre.
Capisco che sia arrivato il momento di intervenire quando, nel giro di pochissimi secondi, Blake corre minacciosamente verso Cameron e, ormai faccia a faccia, sbattere un pugno contro il muro alla sua sinistra. Per un attimo ho temuto che quel pugno potesse atterrare sul viso di Cam, per questo senza quasi rendermene conto spalanco la porta –facendola sbattere violentemente- e mi dirigo subito giù per le scale, trattenendo inconsapevolmente il respiro. Una volta arrivata al piano di sotto, però, mi sforzo di alleggerire i muscoli della mia faccia e mi rivolgo ai due con un’espressione spaesata.
-Tutto ok?-   Domando con un lieve sorriso di cortesia.
Per una ragione o per un’altra, sento che mantenere la calma e fingermi gentile possa essermi d’aiuto. Cameron si volta verso di me e chiude gli occhi in un sospiro, maledicendo chi sa quale Dio, mentre Blake fa qualche passo indietro e si mostra sollevato dalla mia presenza.
-Grazie al cielo ci sei tu, piccola. Cameron non conosce le buone maniere.-   Mi informa svelto, per poi avvicinarsi pian piano a me.
Non conosco le sue intenzioni né voglio giungere a conclusioni affrettate, dunque mi sussurro a mente che sarebbe inutile andare nel panico e faccio un respiro profondo per cacciare dentro tutte le emozioni che si susseguono in me. al contrario, non ci metto molto a notare gli occhi di Cameron riempirsi di ansia.
-Tranquilla, lo capisco. So cosa ti ha detto Cam di me, è ovvio che tu abbia paura.-   Sogghigna però Blake accanto al mio orecchio, in una risata spaventosa.
Ma   -Io non ho paura, perché dovrei averne?-   ribatto, sperando che la mia non suoni come una provocazione, bensì come un segno di pace. Come se fosse tutto normale.
Questo però lui non sembra percepirlo, anzi, si sente immediatamente tirato in causa con l’incarico di smentire le mie parole. Ride di nuovo.
-Perché dovresti?-   Si oppone infatti, digrignando i denti.     –Potrei darti un esempio.- 
Arretro all’istante e cerco di allargare il più possibile le distanze tra di noi, cominciando già a tradire il mio atteggiamento forte e spavaldo.
-Non preoccuparti, non ho intenzione di farti niente.-   Mi rassicura quindi lui, avendo sicuramente fiutato l’insicurezza che traspare adesso dai miei occhi.  
–Non a te, almeno.-    Aggiunge però inaspettatamente, lasciando di stucco non solo me ma anche Cameron.
Non mi piace. Quello che ho appena ascoltato non ha un suono piacevole, per niente. E come a voler confermare i miei pensieri, Blake mi rivolge velocemente le spalle e si lancia contro il fratello, per poi sferrargli un cazzotto in piena guancia. Quelli che seguono sono dei lunghi secondi di infinita agonia poiché, nel vedere Cam gettarsi a terra per la sorpresa e per il dolore, non posso fare a meno di incolparmi e rimproverarmi che se fossi stata zitta tutto ciò non starebbe succedendo. Ma non posso più esitare, non in un momento come questo. Così, senza conoscere con precisione le mie intenzioni, raggiungo i due e mi abbasso all’altezza di Cameron, ormai quasi del tutto sdraiato, e cerco di controllare le sue condizioni. Il colpo appena ricevuto nell’occhio mi fa capire che a breve spunterà un livido violaceo nella medesima zona, mentre dalle labbra posso già vedere delle piccole gocce di sangue fuoriuscire ed arrivare a sporcare persino la maglietta. Cameron, tuttavia, tenta di nascondere il dolore mascherandolo con un’espressione colma di ira, che se potesse ucciderebbe Blake con il potere di un solo sguardo, mentre quest’ultimo è già pronto a portare a termine ciò che ha appena iniziato. Proprio per questo capisco sia arrivato il momento di darci un taglio o, perlomeno, provare a fermare i due. La rabbia che provo nei confronti di Blake, di certo, mi aiuta a mettermi in piedi e scagliarmi contro di lui ignorandone le possibili conseguenze, con così tanta forza che quasi rischio di stremarmi per l’energia che ci sto mettendo. Afferro la sua felpa con i miei pugni ferrei e la stringo come se ciò bastasse a prosciugare tutta la sua cattiveria, poi proseguo spingendolo sino ad arrivare alla cucina, contraendo i muscoli delle braccia finché il suo corpo non arriva a sbattere contro il bancone di marmo. Blake non oppone ovviamente alcuna resistenza, probabilmente per questo riesco a mobilizzarlo e pressare la sua testa contro i mobili in alto, mentre vedo sbucare sul suo volto un sorriso sbalordito e quasi compassionevole.
-Oh, Cam, te la sei scelta bene.-   Acconsentea infatti in una risata, aggiungendo poi un viscido ed orrido “Mi piaci” rivolto dritto al mio orecchio.
Non mi lascio intimidire dalla sua malizia, anzi, aumento la dose di aggressività e rabbia nei miei occhi e digrigno i denti per poi stringere ulteriormente i miei pugni.
-Io non ti conosco, non ho idea di chi tu possa essere o di che cosa tu sia capace. Ciò che mi ha raccontato Cameron non basta a farmi avere paura di te, intesi?-    Sussurro poi sempre più vicina al suo viso con fare minaccioso, nonostante questa sia una mezza bugia. O meglio, una bugia bella grossa.
A Blake pare piacere la mia intraprendenza, quindi continua a fissarmi con quel sorrisetto spaventoso addosso e raggiunge il culmine leccandosi le labbra, portando all’estremo il mio livello di sopportazione. Non sapendo più dove altro aggrapparmi pur di salvare questa situazione, mi lasciò trascinare ancora una volta dall’istinto e tiro uno schiaffo bello e buono al ragazzo, afferrandogli poi i capelli e sforzandomi di farlo cadere a terra. Ci riesco, ancora una volta perché Blake non oppone alcuna resistenza.
-Vedi di andartene e non tornare più.-   Gli intimo dopo essermi abbassata sulle ginocchia, tenendo ancora il suo corpo pressato verso il pavimento.
Blake ride di nuovo. Stavolta, però, per mascherare la sua sconfitta. È un pazzo, vero, ma glie lo leggo negli occhi che non oserebbe mai picchiare una donna. Non me. Ed ha probabilmente capito che non ho intenzione di farlo avvicinare a Cameron. Così alza le mani in segno di resa e, con uno sbuffo apparentemente divertito, si alza lentamente e si mette su due piedi.
-Non finisce qua.-   Ammette però, tentando miseramente di salvare quel briciolo di dignità rimastagli.
Dopodiché, si sistema i vestiti e si incammina a passo furtivo verso il salotto. Solo adesso mi rendo conto che Cam non si trova più steso a terra in cucina e quando alzo lo sguardo lo incontro proprio davanti la porta di ingresso, ad accogliere il fratellastro. Quando quest’ultimo lo raggiunge, però, lui sbatte violentemente la porta e la chiude a chiave, facendo poi la stessa cosa con le finestre e la porta secondaria.
-Cam…-   Lo osservo interrogativa, non riuscendo a capire cosa abbia intenzione di fare.    -Che fai?-
-Non andrà da nessuna parte.-    Afferma furioso, parlando a me nonostante si riferisca a Blake.    -Ho già chiamato la polizia.-
Il volto di Blake sbianca inaspettatamente. Sa che questo non è più uno scherzo.
 
Quando le volanti arrivano con le loro sirene blu e rosse ad illuminare l’ambiente oscuro, sia io che Cameron tiriamo un sospiro di sollievo ed apriamo finalmente la porta, non dovendoci più preoccupare di tenere prigioniero Blake. È stato difficile: nonostante avesse capito di non avere più scampo, ha cercato invano di impietosirci e convincerci a lasciarlo andare, comportandosi come se soffrisse di bipolarismo. Sapevamo entrambi, però, che quel Blake implorante e supplichevole non è mai esistito né mai esisterà.
Quando due agenti in uniforme raggiungono l’ingresso di casa con le mani pronte ad afferrare le pistole -in caso di necessità-, gli occhi di Blake si abbassano una volta per tutte e, nonostante spruzzi rabbia da tutti i pori, si lascia ammanettare e portare via. Il secondo poliziotto, poi, invita me e Cam a salire sull’altra auto poiché avranno bisogno delle nostre confessioni. Vogliono semplicemente capire bene ciò che è successo e conoscere i trascorsi fra i due fratellastri.
 
È stato un processo lungo e faticoso, più per Cameron che per me. Io ho solo dovuto raccontare ciò che è successo questa sera, mentre il lavoro duro è toccato a Cam. È stato lui a dover spiegare tutto ciò che in passato era successo fra Blake e la sua famiglia. E credevamo fosse finita quando gli agenti di polizia ci hanno licenziati assicurandoci di essere stati molto utili, quando invece hanno insistito per accompagnarci sino all’ospedale.
-Il ragazzo ha bisogno di alcuni punti e delle cure.-   Hanno affermato, osservando il suo volto attraversato da lividi ora più visibili ed un taglio vicino al labbro.
La madre di Cameron -che si è presa un colpo dopo averci visto arrivare all’ospedale, ed un altro dopo aver appreso ciò che era successo- ha fatto tutto ciò che poteva pur di poter avere il figlio come suo paziente. Ci ha portati fin qui, in questa stanza bianca e azzurrina del pronto soccorso dove, seduta su uno sgabello abbastanza altro, tengo stretta la mano di Cam che, dal suo canto, se ne sta seduto sul lettino d’ospedale, con i piedi penzolanti ed un’espressione di dolore addosso. La signora Dallas sta ricucendo la ferita al labbro con la massima attenzione e con due occhi sofferenti, come se il dolore del figlio si riflettesse direttamente su di lei. Per questo faccio del mio meglio pur di tranquillizzarlo, accarezzando con la mano libera la sua schiena e stringendogli le spalle come a volerlo avvicinare a me il più possibile.
Odio vederlo così, ma questo non è niente dopo i pugni ricevuti da Blake. Così, quando l’intero processo finalmente giunge al termine, Cameron abbraccia la madre e le promette di riposare un po’ prima di tornare a casa.
-D’accordo, io chiamo tuo padre.-   Sussurra lei ancora affranta, facendomi sorridere per la naturalezza con cui chiama suo marito il “padre” di Cameron.
-Adesso vi lascio soli.-   Aggiunge infine, dileguandosi poi verso il corridoio e chiudendo le tende bianche che separano un lettino dall’altro.
Adesso ci siamo solo io e lui, dopo un tempo che sembra essere stato più che infinito, e non potrei chiedere di meglio. Con qualche sforzo dovuto alla mia statura mi siedo anch’io sul lettino, proprio di fianco a Cameron, e passo una mano delicatamente fra i suoi capelli nel tentativo di farlo finalmente rilassare. Vado avanti per qualche minuto, con la testa poggiata sulla sua spalla e l’altra mano ancora stretta alla sua. Quando poi ricevo l’effetto desiderato e noto il suo respiro farsi di nuovo regolare, sollevo la testa e fisso i miei occhi nei suoi. Leggo così tante cose in quelle iridi castane, tante emozioni contrastanti, tante paure che si fanno la guerra, tanti dubbi inspiegabili, ma c’è anche tanto amore ed io sono convinta che Cameron sia la cosa migliore che avesse potuto incrociare il mio cammino. Non so dove sarei senza di lui, probabilmente ancora rinchiusa fra le quattro mura della mia cameretta a piangere a dirotto e bagnare le pagine del mio diario, aspettando che esse si asciughino per poter ricominciare ancora e ancora.
È solo con le parole di Cameron, però, che mi rendo conto che il nostro è un legame reciproco, che non va a senso unico come io invece ho sempre creduto. Così come lui ha aiutato me, io ho provato ad aiutare lui.
-Sei stata fondamentale stasera.-    Ammette infatti, facendo scontrare delicatamente le nostre fronti.    -Se non ci fossi stata tu, Blake non avrebbe esitato a mettermi le mani addosso fino a provocarmi dei seri danni.-
A questo punto lo bacio. Mi allontano il giusto da lui, afferro il suo viso con entrambe le mani e mi catapulto sulle sue labbra carnose e soffici. Nonostante debba fare attenzione a non danneggiare la ferita oramai chiusa, lo bacio e vado avanti fino a che non riesco ad estirpare tutta la sua ansia e il suo timore.
-Cameron, ti ho solo restituito il favore.-
 
 
 
 
FINE.
 
 



 
 
XHIMMELX.
E finalmente eccoci qua! Finalmente… o sfortunatamente.
Beh, finire una storia è sempre piacevole, certo, però ti lascia anche quel senso di amarezza al pensiero di dover abbandonare i tuoi personaggi in un angolino remoto della tua mente.
Ma va be, basta con le cose smielate. Parliamo di cose serie.
Questo epilogo l’ho scritto cercando di metterci dentro tutto quello che avevo bisogno di dire, nel miglior modo possibile. Tutto il percorso fatto da Khloe, tutto quello che Cameron significa per lei, tutti i sentimenti reciproci di entrami in un solo capitolo.
Spero vivamente di esserci riuscita e di aver concluso al meglio la storia.
La frase finale diciamo che mi è proprio venuta spontanea, ed è proprio essa che racchiude ogni singola parola di questa fanfiction in una piccola battuta.
In poche parole, Khloe si è finalmente resa conto che ricambia l’amore che Cameron prova per lei e che questo è più forte di quanto lei si sarebbe aspettata. E si è resa conto del fatto che non è solo Cameron il “pilastro” di questa relazione, perché anche lui può avere i suoi problemi, le sue paure, i suoi ostacoli da superare, e anche lui può mostrarsi debole e chiedere aiuto.
E lei l’ha fatto, lo ha aiutato. Quale modo migliore per finire questa storia?
Non so, io mi sento abbastanza soddisfatta.
Certo, mi sono ritrovata un po’ delusa nello scoprire il poco interesse che c’è stato nei confronti di With or Without you, ma chi se ne… Nonostante questo ho continuato a pubblicare, un po’ perché non mi piace lasciare le cose incomplete, un po’ perché me ne sbattevo se non se la filava nessuno.
Detto questo, direi sia ora di darci un taglio. Quindi grazie a chi ha letto pur se in silenzio, grazie a quei pochi che mi hanno sempre espresso il loro parere, l’ho apprezzato davvero tantissimo”



Alla mia prossima storia, chi sa quando! Un bacio, xhimmelx.
 

-Cameron, ti ho solo restituito il favore.- 
   
 
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