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Autore: nikita82roma    26/03/2017    3 recensioni
È la mattina del funerale di Montgomery. Kate si sta preparando per andare al distretto dove si incontrerà con gli altri prima di andare al cimitero. Riceve, però, una telefonata che cambierà la sua vita.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Terza stagione
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Non se ne era più andato. Kate gli aveva chiesto di rimanere e lui era rimasto. In quella prima notte insieme non avevano dormito molto, avevano più che altro parlato. Di loro e del bambino. Avevano per la prima volta parlato con leggerezza, avevano riso e si erano anche commossi. Kate aveva tremato quando Castle aveva intrufolato una mano sotto la sua maglia ed aveva incominciato ad accarezzarle dolcemente il ventre mentre parlava con un tono di voce così bello e gentile che non lo aveva mai sentito.

- Sarà una femmina. - Le disse Rick

- Cosa ne sai? - Rise Kate arruffandogli i capelli.

- Perché sarà bella come te. Una piccola te. - Rick le baciò la pancia dalla maglia e Kate pensò che non si sarebbe mai abituata a tutto quello.

- Sarà un maschio. E avrà gli occhi azzurri come i tuoi e i tuoi stessi capelli ribelli. - Fantasticò Beckett.

- Oppure potrebbe avere i tuoi occhi verdi e la tua bocca perfetta. - Rick tirò su e andò a baciargliela non si sarebbe stancato mai. La osservò, la accarezzò. Gli sembrava che i suoi lineamenti stessero cambiando, era se possibile ancora più dolce.

- Sai Beckett, credo che sia meglio se sarà un maschio. Perché se avremo una figlia e sarà come te, io diventerò pazzo ogni volta che qualcuno le si avvicinerà. E so che nessuno le potrà resistere. - Kate rise di cuore alla serietà delle sue parole, lo poteva vedere già accigliarsi al pensiero.

- Hai già Alexis del quale preoccuparti Castle! Pensa ai ragazzi che girano intorno a lei, non quelli di una figlia che deve ancora nascere e non sai nemmeno se sarà maschio o femmina!

- No, sarà maschio, mi hai convinto. - Si abbassò di nuovo sulla sua pancia - Ciao piccolo! Ciao Prince!

- Come lo hai chiamato Castle? - Chiese Kate quasi inorridita dalla sua idea.

- Prince. Prince Castle, suona bene no? - Disse lui tutto eccitato.

- Scordatelo. - Rispose seria.

- Perché? È bellissimo! - Fece il suo sguardo da cucciolo maltrattato ma Kate rimase irremovibile.

- Non accadrà mai che chiameremo nostro figlio Prince, non voglio che lo prendano in giro per il resto della sua vita. - Odiava quel sorriso che faceva quando lei era seria e lui faceva di tutto per convincerla. Lo odiava perché lo amava. 

- È bello. - Insistette lui con quell’espressione a cui lei non poteva dire di no.

- Se sarà maschio, secondo nome. Al massimo. Ma niente di simile se sarà femmina. - Cedette.

- Ci sto. Prince secondo nome. Il primo lo deciderai tu. Hai già qualche idea? - Chiese soddisfatto.

- Non ancora.

- Allora per ora posso chiamarlo Prince. - Le sorrise e poi tornò a rivolgersi alla sua pancia. - Ciao Prince!

- Ti odio Castle! - Disse lei esasperata.

- Lo dici da tre anni. Però lo so che vuol dire che mi ami. - “Prince” per un po’ poteva dormire tranquillo, Castle aveva bisogno di dedicarsi alla sua mamma riempiendola di quei baci che entrambi amavano troppo per rinunciarci presto.

 

 

Rick glielo aveva chiesto più volte se era sicura e lei aveva sempre risposto di sì, con gioia. Le aveva proposto di far incontrare Martha e Alexis con Jim, un pranzo tutti insieme, niente di formale o particolare, solo mangiare insieme a casa di Kate ed era stata proprio lei a insistere perché si facesse il prima possibile, trovando, ovviamente il massimo appoggio in tutti, Castle in primis. Kate stava decisamente meglio, sembrava che quei primi giorni a casa, totalmente coccolata da lui, l’avessero rigenerata fisicamente e mentalmente. 

Rick aveva già preparato tutto, mentre Kate lo osservava dal divano finire di apparecchiare. Tremò per un attimo, accarezzandosi il ventre, nel pensare che sembravano già una famiglia.

Dopo che aveva dato gli ultimi ritocchi alla tavola la raggiunse e si sedette vicino a lei.

- Oggi tu sarai al centro di tutti loro, però voglio che tu sappia che per me sei sempre al centro di tutto. Ti amo e farò sempre di tutto perché tu sia felice come in questo momento.

Castle prese una grande busta che aveva nascosto dietro lo schienale e gliela porse.

- Cos’è? - Chiese curiosa.

- Aprilo! - Le rispose gioioso e Kate tirò fuori un peluche di Dumbo.

- Per il bambino! - Esclamò con gli occhi che le brillavano.

- No, è per te. Questi peluche non sono adatti ai bambini piccoli. Ho sempre notato quegli elefanti sulla tua scrivania non me ne hai mai parlato, ma penso che ti piacciano, quindi ho pensato di regalartene uno anche io. Per farti compagnia, quando io non ci sono.

- Mi hai regalato un peluche, Castle? - Rise Beckett

- Uhm sì, perché? - Sembrò preoccupato.

- L’ultimo me lo aveva regalato mia madre, pochi mesi prima che fosse uccisa, quando mi sono trasferita a Stanford. Anche quello era un’elefante, azzurro, però più piccolo di questo. Sai mia madre adorava gli elefanti. - Disse mentre accarezzava il suo Dumbo giocando con le grandi orecchie - Quelli sulla mi scrivania erano i suoi.

- Quindi ti piace? - Le chiese Rick sollevato

- Moltissimo. - Amava come fosse attento ad ogni particolare, scegliere di regalarle un elefantino perché aveva degli elefanti sulla scrivania era esattamente una cosa da Castle. 

- Dove lo tieni l’elefantino che ti aveva regalato tua madre?

- È una di quelle cose che è andata distrutta con l’incendio. - Ricordò con un velo di tristezza. Castle approfittò per accarezzarle il viso e lei gli sorrise. - Sarebbe felice però di vedere questo nuovo arrivato.

- Sarebbe felice di vederti felice. - Concluse Rick ed anche Kate annuì, anche se pensare a lei le provocava sempre quel misto di nostalgia e tristezza.

Castle fu felice che il suo del campanello interruppe quella spirale di pensieri negativi che sapeva poteva coglierla. 

 

Martha e Alexis arrivarono per prime, entrando non senza qualche imbarazzo a casa di Beckett che le accolse sorridendo e concedendosi ai loro abbracci mentre Rick le osservava compiaciuto. Era la sua famiglia, le sue tre donne.

Martha si avvicinò a lui e Castle la abbracciò, cingendole la vita in uno strano slancio affettuoso. Lasciarono sole Kate ed Alexis, le due che di più avevano bisogno di conoscersi sotto altra veste. Tra loro i rapporti erano più che buoni, ma l’equilibrio di tutto poteva essere facilmente sovvertito in quella situazione e Rick era un rischio che non voleva correre, contando sull’intelligenza di entrambe. 

- Sei felice? - Bisbigliò l’attrice all’orecchio del figlio.

- Molto. Sono splendide, vero? - Chiese a sua madre senza togliere gli occhi di dosso dalle due donne più importanti della sua vita.

- Lo sono assolutamente, Richard. - Rispose sua madre e lui annuì orgoglioso. Vide poi Alexis prendere dalla sua borsa un piccolo pacchetto e consegnarlo a Kate che si volto a guardarlo stupita, ma Rick non ne sapeva nulla, Martha sì e sorrise a Beckett che tornò a guardare Alexis con gratitudine.

- È solo una sciocchezza Richard, un modo per farla sentire la benvenuta in famiglia. - Sussurrò Martha a suo figlio.

Kate scartò il pacchetto e dentro trovò una collanina d’argento con tre ciondoli, un ciuccio, una culla e due piedini.

- Papà non lo sa, ma avrei sempre voluto un fratellino o una sorellina. Magari ora sono un po’ troppo grande per giocarci… Però posso sempre portarlo al parco qualche volta, no? - Le disse Alexis mentre Beckett annuiva commossa.

- Tutte le volte che vorrai. - Le rispose abbracciandola

- Cosa aspetti, ragazzo! Vai da loro! - Martha spinse suo figlio, imbambolato a guardare l’abbraccio di Kate e Alexis, verso loro. Rick riuscì a racchiuderle entrambe nel suo abbraccio. Diede un bacio ad ognuna, poi guardò Beckett e la invitò a sedersi di nuovo, lei accettò di buon grado. Chiese ad Alexis si sedersi vicino a lei e di aiutarla ad indossare il suo regalo. 

- Va tutto bene, non è vero Richard? - Chiese Martha compiaciuta dalla scena.

- Va tutto benissimo, mamma. È tutto perfetto, non trovi? Kate, il bambino, Alexis. Sono fortunato. - Disse orgoglioso.

- Lo sei, Richard. Lo sei. - Gli diede una pacca sulla spalla affettuosa.

 

Jim arrivò poco dopo e Rick, dopo aver fatto le presentazioni di rito, chiamò sua madre e sua figlia in cucina con una scusa per permettere a Kate e a suo padre di passare qualche minuto soli insieme. Sapeva quanto era difficile per loro esprimere i propri sentimenti, ma anche quanto era profondo il loro legamene. Erano entrambi riservati, non gli piaceva mettere in piazza i loro sentimenti, né mostrare il loro reciproco affetto, nemmeno alle persone più vicine a loro. Non era un rapporto fatto di grandi slanci o di gesti plateali. Si volevano bene e si preoccupavano reciprocamente l’uno dell’altra, si dimostravano il loro affetto con piccoli gesti, un sorriso o un abbraccio. Fecero così anche quel giorno, prima che gli altri tornassero da loro. Kate sussurrò un “grazie” a Rick quando si avvicinò per darle un bacio.

Il pranzo proseguì piacevolmente, ma quando nel pomeriggio videro Kate cominciare ad essere stanca, decisero tutti di lasciarla sola per riposarsi e Kate convinse Rick ad andare con Martha ed Alexis e passare un po’ di tempo con loro, mentre lei avrebbe dormito. Non fu molto convinto ma alla fine fece come voleva lei, non prima di essere sicuro che non le mancasse niente, ma come lui le aveva detto, aveva il suo nuovo amico Dumbo a tenerle compagnia in sua assenza e lo abbracciò tenendolo vicino a se nel letto. Kate non riuscì ad addormentarsi subito. Rimase molto tempo sveglia a pensare a quella giornata, a come le cose stavano cambiando, al suo piccolo e a come sarebbe stato fortunato ad avere così tante persone intorno che lo amavano già.

   
 
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