February 1st 2108
“Come riesci a
mangiare, non
vedendo cosa c’è nel piatto?” Chiede
Makishima mentre siamo a cena, uno di
fronte all’altro. Conoscendolo, so che per rispondere devo
oltrepassare la
semplicità della domanda. “Le domande
più banalmente formulate sono le più
complesse” dice sempre, io sono d’accordo con lui.
“Non temo
l’avvelenamento, se è questo che chiedi. Ogni
alimento ha una sua
consistenza che posso percepire facilmente con le bacchette. Ad occhi
chiusi
toccandoli tu non riconosceresti la takuan dal sashimi? E se la
consistenza
talvolta può essere fuorviante, l’odore
è unico nel suo genere e mi tutela.”
“La tua
fiducia mi sorprende, Choe.” Mi porto un pezzo di tempura
alle labbra,
la pastella è calda e il pesce fritto all’interno
croccante.
“In che
senso?”
“Nella
condizione in cui ti trovi non tutti sarebbero stati disposti ad avere
per coinquilino un estraneo. Non solo ho libertà di disporre
di questa casa, ma
ti cucino addirittura dei pasti.”
“Ora non
esagerare, per una volta che ti metti ai fornelli vuoi passare per
masterchef. L’amministratore della casa sono rimasto io, in
tantissime cose.”
Appoggio le bacchette al piatto ancora pieno, il rumore è
appena percepibile.
“Avere in casa un’altra persona era rischioso, ma
comportava anche tanti
vantaggi… Vuoi sapere il calcolo fatto per decidere se farti
vivere con me?”
“Cominci a
leggermi nel pensiero.”
“Tu hai
sempre saputo farlo.”
Sta sorridendo, riesco
a capirlo da come respira. Se avessi la tavola grafica a
portata di mano, proverei a disegnarlo. Mentre sono immerso a
raffigurare
questa immagine forse Makishima dice qualcosa, ma non lo sento neanche.
Da
sotto il tavolo uno strofinamento improvviso di qualcosa di caldo e
peloso
contro la mia gamba mi fa sobbalzare, la mia espressione si trasforma
in una
smorfia spaventata.
“Choe, hai
sentito cosa ho detto? Va tutto bene?”
“Sì
sì…” cerco di sviare il discorso, ma
sento un alone di bava formarsi sui
miei pantaloni, al che commento senza riuscire a contenere la stizza.
“Il tuo
cane sta solo sbavando su di me.”
Lui ride, prendendo
qualcosa dal tavolo che attira l’attenzione del cucciolo di
rottweiler che è entrato ufficialmente a far parte della
nostra casa. “Questo
odore di cibo gli avrà fatto venire fame!”
“Mica scemo,
Gulliver.” Ascolto il cane masticare e fare le feste a Shogo,
è
chiaro che gli piaccia molto.
Riprendo lentamente a
mangiare, fino a quando non trovo qualcosa di strano nel
piatto.
“Che cosa
c’è nel mio piatto?” Domando stranito.
“Non hai
detto di riuscire a capirlo dalla consistenza?” Mi stuzzica,
ha
appoggiato i gomiti sul tavolo.
Saggio minuziosamente
il piccolo alimento commestibile, abbandonando le
bacchette e provando a mani nude. Lo lecco, è solido e
biscottato: per sbaglio
premo troppo forte e lo spacco, trovo dentro un fogliettino di carta
rettangolare.
“E’
un biscotto della fortuna?” Sono veramente stupito.
“Sì,
ma sei stato più infantile del previsto a
scoprirlo.”
“Stupido.
Cosa c’è scritto?” Porgo il biglietto
nella sua direzione, ma lui
rifiuta.
“Lo
scoprirai da solo fra qualche giorno.”
:: Angolo
Autrice ::
*Takuan: sorta di rapa
sott’aceto
Sashimi: fette di
pesce crudo*
‘Sera a
tutti!
Qua sopra lascio la
descrizione spicciola dei cibi citati nel capitolo, nel
caso qualcuno non fosse esperto e fosse troppo pigro per andare ad
informarsi
in autonomia – io sono la prima ma sssh <3
Nel momento della
pubblicazione ho riletto questo capitolo e ammetto di essere
divertita assai, ma io sono definitamente compromessa in fatto di cibo,
per cui
la mia opinione non conta (?) owo
Ringrazio con un
caloroso abbraccio chi continua a leggere anonimamente questa
raccolta che tende già alla sua conclusione, chi ha
recensito e chi in
precedenza mi ha sostenuta e consigliata nella stesura: voglio bene a
tutti
<3
Ora vado a rompere
quintali di biscotti della fortuna, finchè non trovo la
frase adatta a Choe eheheh
Alla prossima, bye bye!