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Autore: SkyFullOfStars_    26/03/2017    0 recensioni
Tra gocce di pittura e tele silenziose, Grantaire viaggia con sua madre per la Francia, con l'obiettivo di trovare una stabilità economica...Ma cosa succede quando l'arte incontra l'amore? Cosa accade nel momento in cui due colori, il rosso ed il nero, si mescolano sulla stessa tela?
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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All’ora di colazione tutti gli studenti del campeggio erano nella mensa del cottage.
Grantaire se ne stava al suo solito posto, quello accanto all’entrata per la sala grande, ovviamente era solo.
Sorseggiava il suo latte scremato in silenzio, mentre lo sguardo ancora un po’ assonnato vagava curioso tra gli altri tavoli: la maggior parte dei ragazzi era in piedi a fornirsi di delizie per iniziare la giornata, qualcun altro era già seduto mentre gustava la propria colazione. Non c’era molto caos, forse perché alle sette di mattina a nessuno andava di parlare dopo aver fatto baldoria la sera prima.
L’artista aveva preso a mescolare il suo latte con una cannuccia. Pensava mentre disegnava onde e linee curve sulla superficie del liquido. Pensava alla notte prima, pensava alla pioggia ed al dolce profumo di Enjolras che si era avvicinato al suo viso quasi per…per baciarlo.
Forse era stata la pioggia, forse l’atmosfera fredda, forse le luci soffuse del portico…o magari Enjolras aveva solamente bevuto un po’ troppo e si era lasciato andare. Grantaire poteva ancora vedere i suoi occhi spaventati che lo fissavano rigidi, spenti e terrorizzati nel momento in cui aveva sentito la voce della sua ragazza che lo chiamava.
L’artista bevve un altro sorso del suo latte. Guardandosi di nuovo intorno si accorse di una chioma dai toni giallo grano poco distante dal suo tavolo.
Enjolras.
Il ragazzo sorrideva. Sembrava che tutto il tormento ritrovato nei suoi occhi la sera prima fosse sparito.
Amélie gli era accanto e con una mano gli stava accarezzando il braccio scoperto con la punta delle dita.
Il loro tavolo era circolare e tutto occupato da altri amici di Enjolras. Grantaire riconobbe i capelli castani di Jeremy, il ragazzo che lo aveva colpito in testa nella palestra della scuola.
Tutti ridevano animatamente e fu osservando quelle espressioni divertite e così naturali che l’artista provò un po’ d’invidia; non gli era mai capitato, era una sensazione strana, aliena, un qualcosa che gli faceva desiderare di essere al posto di uno di quegli amici…Magari tra le braccia di Enjolras come lo era adesso Amélie.
I due sembravano non volersi staccare: ora si stavano baciando lentamente. Grantaire si chiese cosa si potesse provare nel baciare una persona in quel modo. Si domandò se le labbra di Enjolras fossero davvero così morbide come sembravano, se le sue braccia si fossero mai chiuse attorno alla sua vita e lo avessero stretto sul suo petto, si chiedeva se…
Amélie ed Enjolras interruppero il bacio e l’artista notò come il biondo stesse guardando intensamente la ragazza.
Grantaire abbassò gli occhi sul suo latte ormai freddo. Enjolras non lo avrebbe mai guardato in quel modo.


 

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La prima parte della giornata passò piuttosto in fretta: per alcune ore tutti gli studenti furono svogliatamente coinvolti in una noiosa lezione di scienze sugli ecosistemi, perciò si erano disposti nei pressi del lago del campeggio.
-Ti dico che l’ho persa, ne sono sicuro!- esclamò una voce melodica.
Grantaire udì quelle parole mentre era intento a completare gli esercizi sul foglio che il professore gli aveva consegnato; aveva gli occhi stanchi, doveva rileggere più volte le domande per capirne il senso, ma non appena riconobbe la soffice voce di Enjolras, alzò lo sguardo svegliandosi dallo stato del dormiveglia.
Il biondo era disteso sul terreno di ciottoli di cui era circondato il lago, con un braccio sotto la testa, proprio come un modello d’arte farebbe. L’unico dettaglio che stonava fortemente con quella posizione così morbida e sinuosa era lo sguardo corrucciato. Il suo amico Jeremy lo ascoltava con la schiena totalmente stesa sui sassolini, con un piede ne spostava alcuni.
-Forse l’hai persa nel lago stamattina, quando abbiamo fatto quella nuotata insieme…-
Grantaire lo osservava alternando qualche occhiata al foglio tra le mani. Di cosa stava parlando?
Tutto gli fu più chiaro non appena il biondo accostò una mano al petto e sospirò. –Era tutto quello che avevo dei miei genitori. E adesso è chissà dove in fondo a quel lago…O magari no, può essere ovunque!-
Ora si che era tutto più chiaro. Enjolras aveva perso la collana dei suoi genitori, la stessa che gli aveva mostrato la sera prima sotto il portico del cottage. Grantaire sapeva quanto quell’oggetto fosse importante per il ragazzo, ricordava la luce di cui gli si erano riempiti gli occhi non appena aveva iniziato a parlarne.
Diresse ancora una volta lo sguardo sul viso triste del biondo e tutto quello che provò fu un penetrante brivido sulle spalle: Enjolras era sul punto di piangere.
L’artista riconosceva bene quei piccoli accenni sul viso, quelle piccole smorfie che prima o poi avrebbero portato al pianto; le aveva viste così tante volte sul volto di sua madre che ormai le aveva memorizzate.
Avrebbe voluto correre lì ed abbracciarlo, rassicurarlo, ma dubitava che ad Enjolras avesse veramente fatto piacere da come aveva reagito la sera prima ad un accenno di intimità, se così si poteva chiamare.
Strinse forte la matita avvolta nella mano destra e per pochi secondi temette di spezzarla. Il sorriso mesto di Enjolras lo faceva arrabbiare, quasi fosse lui stesso il protagonista di quella scomoda emozione.
Doveva fare qualcosa.
Guardò il lago. La superficie era limpida, silenziosa e ferma. Magari avrebbe potuto agire in quell’istante e…no, c’erano troppe persone.
Certo, aveva un po’ paura, dopotutto non sapeva nuotare, ma era pronto ad affrontare la sua più grande paura pur di riuscire a dipingere un piccolo sorriso sul viso di Enjolras. E quello, non era un affare da poter risolvere con una pennellata di colore.
Avrebbe agito il pomeriggio, in assenza di occhi indiscreti. Avrebbe recuperato il ciondolo di Enjolras e poi glielo avrebbe lasciato sul comodino, in anonimo.
Rimase al suo posto finché non ebbe terminato il compito, poi si alzò e corse via.


 

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Quel pomeriggio non era dei migliori in campeggio. C’era il vento, il sole sembrava debole e stava sparendo pian piano otre le colline erbose all’orizzonte; gli uccellini non cantavano, non si scorgeva nessun tipo di animale vagabondo, gli alberi sembravano annoiati con i loro rami pendenti…Tutto era calmo.
Le foglie secche si facevano trasportare via dal vento e le fronde dei salici danzavano a ritmo di un’aria leggera che passava qua e là tra un tronco ed un altro.
                                                          

Il lago sembrava calmo. Grantaire ne fissava la superficie piana con occhi intimoriti.
Sin da piccolo aveva sempre avuto paura dell’acqua, fatto che gli aveva proibito di divertirsi in piscina o di imparare a nuotare, come tutti gli altri bambini. Sua madre aveva provato più volte a convincerlo nello svolgere quell’attività, ma Grantaire proprio non voleva. Il solo guardare quella tavola silenziosa, adesso, gli faceva venire i brividi.
Eppure il desiderio di fare qualcosa per Enjolras, qualcosa che lo avrebbe sicuramente reso felice, lo inebriava, lo anestetizzava da tutta quella grande paura. L’artista fece un lungo sospiro e poi si tolse la felpa nera che aveva indosso. Almeno quella non voleva bagnarla.
Con le braccia nude in balia di quel vento minaccioso, Grantaire si strofinò la pelle per cercare di riscaldarsi un po’ e magari anche per farsi coraggio ad affrontare la sua più grande paura. Si avvicinò all’acqua ferma del lago e si sporse con la testa per scovare il ciondolo perduto di Enjolras: magari era rimasto impigliato da qualche parte e non sarebbe dovuto entrare necessariamente in acqua. Il suo sguardo nocciola scrutò per bene tutta la riva del lago: niente. Doveva immergersi.
Non appena immerse le gambe nell’acqua, il freddo colpì le ossa, pungente come un ago e gelido come il ghiaccio. Si fece coraggio stringendo le labbra e camminò in avanti tastando il sottosuolo sassoso del lago.
Più proseguiva, più Grantaire si accorgeva di quanta acqua lo stesse sommergendo, finché la stessa non giunse alle sue spalle. Fece un respiro profondo e, tappandosi il naso, si tuffò nel liquido gelido.
Grantaire era sott’acqua, lo scroscio dei suoi movimenti veniva camuffato dal liquido stesso, rallentando ogni suo gesto. Con gli occhi aperti che gli pizzicavano un po’, l’artista si mise in cerca del ciondolo.
Non riusciva a vedere granché, quindi fu costretto a salire in superficie e rituffarsi più volte per far si che la vista non gli si annebbiasse del tutto.
Poi un luccichio. Quel minuscolo brillare rapì la sua attenzione non appena fu di nuovo completamente immerso nel freddo intenso dell’acqua paludosa.
Con un piccolo sforzo, riconobbe il ciondolo di Enjolras. Sembrava essere piuttosto lontano, ma non aveva nessuna intenzione di arrendersi.
Proseguendo sul tappeto sassoso del lago, Grantaire raggiunse la distanza di un metro dal ciondolo stesso, continuando a risalire in superficie ed a prendere aria per respirare. All’improvviso, si accorse che il terreno gli stava scivolando sotto i piedi, costringendolo così a camminare in punta di piedi, finché non riuscì più a toccarlo.
Una piccola impronta di panico gli si stampò in viso, tentando di divincolarsi per cercare di restare a galla e non affondare nel buio che si era creato sotto di lui. Riuscì ad afferrare il ciondolo, ma il terrore lo avvolse non appena si accorse che era incastrato sotto un grande sasso. Grantaire cercò di tirare il più possibile,con l’intento di liberarlo da quella presa, ma il fiato stava iniziando a mancargli. Era meglio ritornare in superficie. E l’avrebbe sicuramente fatto, se la mano non gli si fosse incastrata nel ciondolo stesso.
Fu solo allora che Grantaire guardò la sua più grande paura in faccia. E quella stava ridendo, rideva malignamente.
Il ragazzo tirò e tirò, si avvicinò di più al ciondolo tentando di sciogliere il nodo creatosi, ma sembrava che nulla riuscisse a liberarlo. I polmoni si stavano affaticando, richiedevano ossigeno, il cuore batteva troppo velocemente, le gambe si dimenavano con assoluto panico.
Grantaire sentì i sensi svanire dentro di lui, finché non chiuse gli occhi.




 

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Enjolras sbuffò pesantemente.
Seduto al tavolo da gioco della grande sala del cottage, il ragazzo era annoiato e confuso.
Non poteva di certo dimenticare cosa era successo (o meglio, ciò che stava per accadere) la sera prima con Grantaire, sotto al portico. Con lo sguardo bluastro fisso sul legno macchiato del tavolo, il biondo poteva ricordare ogni piccolo dettaglio di quel momento passato: gli occhi brillanti di Grantaire, la sua giacca attorno alle spalle bagnate, quella strana emozione che gli si era infiltrata nello stomaco e quella specie di formicolio sovrastato poi dal terrore.
Guardò Amélie che, seduta accanto a lui, gli teneva la mano. Le bionde trecce della ragazza balzavano allegramente mentre rideva.
Enjolras si sentì ancora più confuso. Poco tempo prima tutto quello a cui riusciva a pensare era Amélie, i suoi occhi verdeggianti ed il suo sorriso così sincero…Ed ora, la sua testa era interamente annebbiata da un altro viso, un viso timido, nascosto da il cappuccio di una felpa nera, macchiata di colore.
Peccato che non l’avesse visto in giro quel pomeriggio. Forse era in camera sua a dipingere.
Che avesse dipinto anche all’ora di pranzo? In mensa non si era presentato. Un strana sensazione lo avvolse. Era come essere stato investito da una scarica elettrica, una scarica di paura pura.
Si alzò dal tavolo attirando l’attenzione di tutti i suoi amici, che nel frattempo avevano chiacchierato animatamente.
-Ehi, hai dimenticato qualcosa per caso?- gli domandò Jeremy, colpito dalla sua sveltezza nell’alzarsi dalla sedia. Amélie li guardava.
Enjolras sembrò incantato per un attimo, poi gli sorrise: -Vado solamente a fare due passi. Stare qui dentro mi ha fatto venire il mal di testa.-
-Vuoi che venga con te?- chiese pronta la testina bionda della ragazza.
-Oh no, non ti preoccupare, torno subito.- ed Enjolras sparì dalla sala grande. Aveva bisogno di chiarire con una persona.
La ragazza sorrise incerta, avvertendo una certa aria di confusione circondare Enjolras, ma non disse nulla a proposito. Si limitò a guardarsi intorno: solo una persona mancava lì dentro. Grantaire.

  
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