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Autore: Hil 89    27/03/2017    3 recensioni
Dal testo:
È passato un altro anno. Lo scorso è stato estremamente difficile, lo sai.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali: Salve a tutti! Mi è uscita così di botto, in un momento un po così. L'insonnia e le canzoni malinconiche hanno dato il loro contributo! Ambientata dopo la terza stagione. Sono principalmente i pensieri di Stiles, ovviamente Sterek. Ringrazio fin da ora chiunque mi dedicherà un po' del suo tempo! Mi piacerebbe sapere cosa se pensate! Detuo questo, vi auguro una buona lettura! Saluti, HiL 


 
FOR ONCE I WAS GOOD


 

Stiles Stilinski era seduto a gambe incrociate sul prato, i gomiti appoggiati sulle ginocchia, la dita incrociate a sorreggere il mento, i denti bianchi torturavano il labbro inferiore e lo sguardo d’ambra lucido fisso davanti a sé.
“È passato un altro anno. Lo scorso è stato estremamente difficile, lo sai.
La storia del Nogitsune mi ha devastato. Non riuscivo a dormire per colpa degli incubi: mi svegliavo urlando, la fronte sudata e il respiro corto. I sogni, così vivi nella mia mente, mi tormentavano anche da sveglio. Ero terrorizzato. Non riuscivo più a guardare Scott, il mio migliore amico, negli occhi. Mi sentivo colpevole.
Allison, il suo primo amore, era morta a causa mia”.
Il ragazzo tirò su' col naso, prima di passarsi una mano tra i capelli, scompigliandoseli ancora di più, riprese a parlare con un tono di voce più basso, leggermente incrinato:
“Avevo quasi sempre paura di addormentarmi. Ho passato così tante notti insonni, da perderne il conto.
Ogni volta che chiudevo gli occhi, li vedevo li. Allison. Aiden. Erano li, in piedi, immobili. Lo sguardo fisso su di me. Come a volermi ricordare che la loro vita era stata spezzata, e che era tutta colpa mia”
Una lacrima solcò la sua guancia nivea, ma Stiles non interruppe il suo percorso, anche perché altre avevano iniziato a rigargli la pelle, strizzò gli occhi per un attimo prima di proseguire:
“Poi, piano piano, ho iniziato a conviverci. Il senso di colpa è sempre lì, ma si è leggermente affievolito. È arrivato un aiuto inaspettato”
Un piccolo sorriso curvò le sue labbra,
“Si intrufolava di soppiatto nella mia stanza, so che può sembrare inquietante, ma ti giuro che non è così!
Si stendeva al mio fianco, pensando che non me ne accorgessi, e mi stringeva per tutta la notte. Vegliava sul mio sonno, e alle prime luci dell’alba spariva”.
Stiles passò nuovamente le lunghe dita tra i capelli fini ed alzò gli occhi al cielo per un attimo, poi tornò a puntare le sue iridi d’ambra davanti a sé e riprese a parlare:
“Una notte non riuscivo a prendere sonno. Continuavo a girarmi e rigirarmi tra le lenzuola. Sentii il rumore, ormai familiare, di passi nella notte e mi voltai verso la finestra e lui era lì, in piedi, mi fissava con uno sguardo strano. Era un misto di stupore, ansia, colpevolezza, rassegnazione ed accettazione. Non disse nulla. E stranamente nemmeno io. Fece un passo verso di me ed io in automatico mi spostai per fargli spazio. Lui si sistemò al mio fianco, mi passò un braccio intorno alle spalle e mi attirò contro il suo petto, appoggiai l’orecchio e potei sentire il battito regolare del suo cuore, cullato dal suo respiro calmo mi addormentai. Quella notte non feci incubi. Per una volta sono stato bene.”
Gli occhi del ragazzo erano ancora lucidi, ma le lacrime avevano smesso di solcargli le guance, si morse il labbro inferiore prima di sorridere appena,
Sono innamorato. Credo di averlo definitivamente capito il mattino dopo quella notte. Quando mi sono svegliato, il mio sguardo si è scontrato con un paio di occhi di un verde particolare, chiarissimo ed estremamente meraviglioso. Sapevo perfettamente a chi appartenevano. E ti dirò, che ero rimasto piacevolmente sorpreso di trovarlo li. Non potei evitare di sorridere, e mi stupì il gesto identico che ricevetti in risposta. Un sorriso raro, ma sincero. Poi accadde tutto velocemente, lo vidi chinarsi verso di me e trattenni il fiato quando sentii le sue labbra sulle mie. Fu un bacio semplice, casto. Durò una frazione di secondo. Quando si allontanò mi scompigliò i capelli e poi mi salutò”
Le gote di Stiles erano leggermente imporporate,
“Una frase che ho letto in un libro dice: mi sono innamorato di lui proprio come quando ci si addormenta, piano piano e poi profondamente. Ed è proprio quello che è successo a me. Amo tutto di lui: il suo cipiglio perennemente inarcato, lo sguardo duro, i suoi sbuffi quando parlo troppo, il suoi - Ti apro la gola con i denti -, i suoi silenzi”
Il suo tono di voce si era fatto più allegro, il lieve sorriso che aveva illuminato il suo volto non si era più spento, ma gli occhi erano ancora estremamente lucidi
“Avrei tanto voluto che tu lo conoscessi, sai? Ti sarebbe piaciuto subito. E non solo perché è bellissimo, ma perché sotto lo sguardo da duro si nasconde un’anima incredibilmente buona. Non ha avuto affatto una vita facile, ma è tenace, forte e coraggioso. E anche se non lo ammetterebbe mai, neanche sotto tortura, si è affezionato a tutti. Siamo diventati la sua famiglia. E lui lo sa. Anche se è troppo orgoglioso per ammetterlo a voce alta. E io lo amo anche per questo. Dice che io sono la sua ancora, ma lui è la mia. Anche se non sono un licantropo, lui è stato la mia ancora, mi ha salvato quando sono crollato. Mi ha aiutato a rialzarmi, a superare il dolore, ad affrontare i miei demoni”
Stiles si passò la mano sul volto, cancellando i segni delle lacrime e sorridendo ancora, lo sguardo sempre fisso davanti a sé,
“Avrei davvero voluto presentartelo. Sono certo però che ovunque tu sia, tu ci stai guardando. Vero, mamma?” Stiles Stilinski si alzò da terra, passò velocemente le mani sui pantaloni per togliersi i fili d’erba ed allungò le dita tremanti sulla figura che ritraeva una sorridente Claudia Stilinski.
Si soffermò ancora un attimo ad osservare il volto sereno di sua madre, poi si voltò e lo vide, appoggiato con una spalla ad un albero poco distante con i suoi jeans stretti, la maglia bianca e la giacca di pelle: Derek Hale.
Non poté trattenere un sorriso e i suoi occhi d’ambra brillarono quando si incontrarono con quelle iridi di un verde, particolare e meraviglioso, leggermente lucide, era un segno inconfondibile: aveva ascoltato tutto.
Il mannaro allungò il braccio verso di lui, il palmo della mano destra rivolto verso l’alto in un chiaro invito, che Stiles non tardò ad accettare, lo raggiunse ed intrecciò le dita con le sue.
Si incamminarono in silenzio, fianco a fianco, tenendosi per mano, un raggio di sole illuminò le loro figure che si allontanavano lentamente.
Un occhio attento sicuramente noterebbe che quella luce li stava letteralmente avvolgendo, come un caldo abbraccio. 

  
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