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Autore: scripturient_    27/03/2017    3 recensioni
Dal testo:
Prima che potesse dire qualsiasi altra cosa, Even premette le proprie labbra sulle sue, lasciando che fosse un lungo bacio a parlare. Una volta che si staccarono per prendere fiato, il più grande appoggiò la fronte contro quella di Isak e lo guardò dritto negli occhi. Sapeva bene cosa volesse dire avere quella paura, la sensazione attanagliante e snervante di poter perdere l’amore della propria vita, perché sì, questo era Isak Valtersen per lui.
“Noi siamo Isak ed Even minuto per minuto, non siamo due parti separate, non c’è Isak minuto per minuto o Even minuto per minuto, noi siamo un tutt’uno, tu sei la mia parte complementare, non posso nemmeno pensare a come sarei senza di te perché non è un’opzione contemplabile, né in questo universo, né negli altri infiniti universi paralleli. Dove ci sei tu ci sono anche io, e l’unico modo per mandarmi via sarebbe uccidermi, ma poi continuerei a perseguitarti.”
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cinque minuti
al tanto agognato suono della campanella che avrebbe sancito l’inizio di un altro weekend, uno di quelli che non aveva più niente a che fare con la playstation, Narcos e le briciole di patatine alla paprika sparse tra le lenzuola.
Ora c’era lui, o meglio loro.Isak ed Even, minuto per minuto. Era diventato il loro universo preferito, quello dove erano felici e si prendevano cura l’uno dell’altro tra gli alti e bassi in cui ogni relazione incapperebbe, ma che nessuna avrebbe potuto affrontare come facevano loro.
La lancetta dell’orologio scarlatto appeso sul muro alle spalle della professoressa avanzò con un rapido scatto.

Quattro minuti.
Isak fece guizzare velocemente le pupille sul foglio ricoperto di inchiostro nero da cima a fondo per ricontrollare il compito di biologia. Come al solito, trattandosi della sua materia preferita, aveva finito con venti minuti di anticipo rispetto al termine della consegna, ma per precauzione rileggeva sempre almeno tre volte. Biologia era ciò che gli piaceva di più della scuola, dopo Even e i suoi amici ovviamente, e per quanto la propria pagella fosse un vero e proprio campo minato ci teneva ad avere una buona media in qualcosa che gli interessava e gli piaceva studiare.Le dita della mano destra picchiettavano ad intermittenza sulla superficie del banco, mentre nella sinistra teneva la penna che faceva oscillare come se fosse un piccolo pendolo che, insieme alle lancette, scandiva il tempo che lo separava da Even.

Tre minuti.
Sollevò lo sguardo, ritornando in quella realtà di cui per un’ora e mezza non aveva più fatto parte, talmente tanto era immerso nell’ultimo test prima delle vacanze di Natale. Lanciò uno sguardo a Sana che, come se avesse saputo che il biondo si sarebbe voltato verso di lei, ricambiò sorridendo e inarcando il sopracciglio sinistro.Dopo aver controllato con un’occhiata furtiva i movimenti della professoressa, intenta a correggere altri test, la ragazza afferrò la matita e scarabocchiò qualcosa sul banco del ragazzo con tratto leggero, tanto che Isak dovette avvicinare il viso alla scritta per leggere.

“Falò?”

Lui si limitò a scuotere negativamente ed impercettibilmente il capo sussurrando “Even” e subito dopo un “forse” con tanto di spallucce. L’espressione di Sana si fece corrucciata e fintamente offesa, ci teneva ovviamente, senza contare che il falò nella periferia di Oslo era uno degli eventi più attesi e popolati della città, d’altro canto era consapevole che il giovane Næsheim sarebbe tornato da Tønsberg proprio quel pomeriggio dopo una settimana, cosa che le faceva supporre che i due avrebbero sicuramente voluto passare del tempo da soli. Così annuì cancellando il messaggio e tornando a leggere le risposte del proprio compito.

Due minuti.
Isak questa volta spostò l’attenzione verso la finestra socchiusa, mentre uno spiffero di aria gelata gli penetrò nelle ossa facendolo rabbrividire. Si strinse nelle spalle cercando di trattenere quanto più calore possibile.In quel momento un bagliore, una sorta di flash improvviso nella propria mente, attraversò quei pensieri che ormai portavano solo un nome stampato a caratteri cubitali nel proprio cervello: Even. Pensò alle sue labbra così morbide posarsi delicatamente, ma con bruciante desiderio, sul proprio collo con le mani intente ad insinuarsi sotto la pesante felpa per infuocare ogni centimetro del corpo.
Con le iridi fisse davanti a sé nell’immaginare quella scena che di casto aveva ben poco, Isak sospirò mordendosi impercettibilmente il labbro inferiore. Non avrebbe voluto risultare a sé stesso una sorta di ninfomane, ma gli mancava troppo baciarlo, specialmente con quel trasporto che solo con il giovane Næsheim aveva provato. Si sentiva invadere da un calore sempre più potente ripensando a come Even lo stringeva a sé affondandogli una mano tra i capelli dorati e tiracchiando di tanto in tanto qualche ciocca per farlo eccitare maggiormente, come se sentire l’altra mano lungo la propria schiena non bastasse.

“Valtersen!”

Quell’incessante flusso di pensieri che aveva invaso Isak venne interrotto dal secco richiamo della professoressa, la quale ora lo stava fissando con un cipiglio severo. Non tanto perché stesse facendo qualcosa di male, più che altro perché la fine dell’ora era scoccata e con essa il termine per la consegna del compito, cosa che l’insegnante gli stava tacitamente invitando a fare. Per un attimo si guardò intorno come se fosse appena stato messo in quel posto da una mano invisibile, era spiazzato. Non aveva fatto altro che pensare a quella maledetta campanella che avrebbe finalmente rotto quella distanza che lo separava da Even, e ora non si era nemmeno accorto che tutta la classe era già uscita, compresa Sana, e l’unico imbecille rimasto lì seduto era proprio lui.
Afferrò velocemente lo zaino, buttandovi dentro la penna e il quaderno degli appunti, e si alzò con quel foglio che, ne era più che certo, gli avrebbe procurato una bella soddisfazione. Lo lasciò senza troppe cerimonie sulla cattedra e si fiondò fuori dall’aula, per poi iniziare ad andare a passo sempre più svelto, finché non si trovò letteralmente a correre. Il cuore nel petto stava iniziando a battere sempre più velocemente, tanto che lui stesso si ritrovò a chiedersi se fosse biologicamente possibile reggere ad un ritmo così serrato.
Estrasse il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni controllando i messaggi.

Solo Vilde che, come Sana, si informava sulla loro partecipazione al falò di quella sera. Digitò in fretta e furia la risposta più sensata che gli venne in mente in quel momento e ripose il telefono dove stava prima.
Il cortile della Nissen era completamente deserto ormai. Era normale il venerdì appena finite le ultime lezioni della settimana, a nessuno piaceva rimanere in quel posto più del dovuto, soprattutto se c’erano degli eventi o delle feste in programma per la serata. Per la seconda volta quel giorno, Isak si ritrovò circondato dal nulla, sentendosi anche abbastanza stupido dal momento che stava facendo guizzare disperatamente il proprio sguardo in ogni angolo possibile.
Ancora nessuna traccia di Even, eppure la sera prima, quando si erano sentiti al telefono, si erano accordati così, sarebbe stato Even a raggiungerlo a scuola. In realtà ora il cuore era l’unica cosa che percepiva nelle proprie orecchie, sentiva il pulsare prepotente del sangue nelle vene, deglutiva, ma la gola era diventata improvvisamente arida.
Le gambe erano diventate molli e barcollò per un attimo prima di riuscire ad assestarsi nuovamente ritrovando l’equilibrio. Cercò di pensare che fosse solamente in ritardo, ma aveva paura, no peggio, iniziava a sentire il panico e una carrellata di immagini poco piacevoli scorsero di fronte ai suoi occhi riflettendo la sensazione negativa proprio alla bocca dello stomaco.

Una nuova vibrazione proveniente dal retro dei jeans scuri sembrò riportarlo alla realtà.
Era Even. Con la mano un po’ tremolante, forse per un motivo sconosciuto addirittura a sé stesso, il ragazzo aprì il messaggio del fidanzato.

“Sei sexy con la mia felpa! Mettila più spesso.”

Istintivamente Isak sollevò lo sguardo dallo schermo del telefono e ruotò il corpo.
Lui era proprio là a pochi metri da sé. Era proprio là in tutta la sua bellezza, nonostante fosse coperto da capo a piedi come se stesse per andare in missione al Polo Sud. Emanava quasi una luce magnetica, quella luce che solo lui, con quel sorriso, era in grado di sprigionare. Anche il Sole, posto accanto a lui, avrebbe perso vitalità e calore.
Completamente ammaliato e stregato dalla vista di colui che stava aspettando da giorni, colui che non faceva che sognare dal primo giorno in cui l’aveva notato nella caffetteria della scuola, lui che gli aveva insegnato a vivere minuto per minuto intensamente e pienamente, Isak abbandonò a terra lo zaino e il cappotto che non si era nemmeno premunito di indossare e corse verso di lui.

Allo stesso modo Even lasciò cadere le proprie cose e andò incontro ad Isak.
Quando i loro corpi si trovarono abbastanza vicini, il ragazzo dagli occhi smeraldini saltò ed Even ebbe i riflessi pronti da accoglierlo tra le proprie braccia, lasciando che affondasse il proprio viso tra il suo collo e la spalla, e lui stesso avvicinò le labbra a quel piccolo lembo di pelle che era rimasto scoperto all’altezza della mandibola lasciandogli immediatamente dei piccoli baci, beandosi di quel profumo, l’essenza di Isak.

“Mi sei mancato.” Esalò quest’ultimo rimanendo ben ancorato al ragazzo.

“Anche tu – rispose Even stringendolo quanto più possibile a sé, non aveva mai sentito così tanto la mancanza di qualcuno, come se Isak ormai fosse parte integrante di sé. Come se ogni fibra del suo corpo fosse collegata a quella del giovane Valtersen. - è stata la settimana più lunga della mia vita, da non ripetere.”

Isak sorrise a quella piccola confessione che, lo poteva ammettere, lo aveva lusingato.
Poi, senza allontanare i propri corpi, scese ritrovandosi nuovamente con i piedi appiccicati all’asfalto e portò il proprio naso contro quello di Even, mentre intrecciava le dita tra i suoi capelli dorati puntando le iridi cangianti nelle sue.
Deglutì impercettibilmente, nonostante fosse abituato a baciarlo le farfalle nello stomaco non passavano mai, ogni volta che doveva poggiare le proprie labbra sulle sue sentiva l’adrenalina della prima volta.
Era talmente vicino che, quando parlò, poteva percepire il sapore di lui.

“Ho avuto paura che non arrivassi.” Ammise lui socchiudendo gli occhi.

Prima che potesse dire qualsiasi altra cosa, Even premette le proprie labbra sulle sue, lasciando che fosse un lungo bacio a parlare. Una volta che si staccarono per prendere fiato, il più grande appoggiò la fronte contro quella di Isak e lo guardò dritto negli occhi. Sapeva bene cosa volesse dire avere quella paura, la sensazione attanagliante e snervante di poter perdere l’amore della propria vita, perché sì, questo era Isak Valtersen per lui.

“Noi siamo Isak ed Even minuto per minuto, non siamo due parti separate, non c’è Isak minuto per minuto o Even minuto per minuto, noi siamo un tutt’uno, tu sei la mia parte complementare, non posso nemmeno pensare a come sarei senza di te perché non è un’opzione contemplabile, né in questo universo, né negli altri infiniti universi paralleli. Dove ci sei tu ci sono anche io, e l’unico modo per mandarmi via sarebbe uccidermi, ma poi continuerei a perseguitarti.”

Disse dandogli un altro lieve bacio.

“Io non voglio mandarti via, né ora, né mai – rispose Isak attirandolo ancor di più verso di sé, tanto che ormai i propri corpi si completavano perfettamente – ora come ora l’unica cosa che voglio è starti appiccicato come una cozza almeno per tutto il week-end.”

“Il tuo programma per il fine settimana prevede anche che quella felpa sparisca in un angolo remoto della stanza? - domandò Even divertito e con l’aria sorniona di chi già conosceva la risposta. - perché ammetto che ti sta benissimo, ma ti preferisco senza, poi lo ammetto, sei diventato più sexy dall'ultima volta che ci siamo visti prima che io partissi, devo andare via più spesso?"  
Isak aggrottò la fronte e arricciò le labbra in un'espressione di evidente disappunto. 

"Non ci provare nemmeno Even Bech Næsheim!" Cercò di dirlo con l'aria più seria e convincente che possedeva nel proprio repertorio, ma purtroppo il fatto di avere spalmato contro di sé il ragazzo che amava e che non vedeva da troppo tempo lo rese semplicemente più adorabile. 

"Non riuscirai a liberarti di me, ti amo troppo Isak Valtersen."

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*Spazio dell'Autrice*

Ciao a tutti lettori e lettrici, mi prendo questo breve spazio semplicemente per ringraziarvi se avete letto questa One Shot dedicata alla coppia che mi ha fatto letteralmente perdere la testa. Come credo sia intuibile dal titolo e dalla gif di presentazione, si basa sul decimo episodio della terza stagione che si intitola appunto "Minutt for Minutt". Questo perché proprio la scena in cui Isak pronuncia queste parole è una delle mie preferite dell'intera stagione. 

** La gif di presentazione è stata creata da me appositamente per la Fanfiction, per cui se desiderate prenderla ne sono molto felice, ma vi chiedo gentilmente di non divulgarla come vostra. 

Detto ciò di nuovo grazie mille per aver dedicato un po' del vostro tempo alla mia storia.
 

 

   
 
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