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Autore: NotFreddie    27/03/2017    0 recensioni
"Vive da solo in un appartamento minuscolo a New York: l’ha ereditato dai suoi genitori, quando sono morti due anni fa. Una stanza da letto con bagno, un soggiorno che funge anche da salone, una cucina.
Harry Styles, alto un metro e ottanta abbondante, occhi verde smeraldo e capelli ricci castani, sembra un fottuto scherzo in quella casa troppo piccola per lui.
Ma, d’altronde, a cosa gli servirebbe una casa più grande? Non ha nessuno che lo ami, nessuno con cui condividere i propri giorni se non certi occasionali sconosciuti che lo intrattengono giusto il tempo necessario a fargli svuotare testicoli e mente, a fargli sfogare quella perenne frustrazione che sente agitarsi dentro di sé.
[...]
Louis Tomlinson abita di fronte ad Harry. Ogni tanto si scopre a guardarlo dal vetro della sua camera, intento a farsi una canna o a scoparsi qualcuno: non conosce il nome di quel ragazzo, eppure vorrebbe.
Louis ha ventisei anni e fa il poliziotto di professione. Ha una fidanzata, Eleanor Calder, che lavora come segretaria alla centrale di Polizia."
Larry!AU; 4k parole circa.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cupid.
 
 
 
A Sà, la cui anima è l’unica a cui mi sento di voler appartenere.
 
 
 
 
 
Maybe I didn’t really fall for you
I think I just woke up one day
and I knew
that you were the one I wanted by my side
through thick and thin,
for better or for worse.
 
 
 
 
 
 
 
Vive da solo in un appartamento minuscolo a New York: l’ha ereditato dai suoi genitori, quando sono morti due anni fa. Una stanza da letto con bagno, un soggiorno che funge anche da salone, una cucina.
Harry Styles, alto un metro e ottanta abbondante, occhi verde smeraldo e capelli ricci castani, sembra un fottuto scherzo in quella casa troppo piccola per lui.
Ma, d’altronde, a cosa gli servirebbe una casa più grande? Non ha nessuno che lo ami, nessuno con cui condividere i propri giorni se non certi occasionali sconosciuti che lo intrattengono giusto il tempo necessario a fargli svuotare testicoli e mente, a fargli sfogare quella perenne frustrazione che sente agitarsi dentro di sé.
Il lavoro del barista è facile e divertente: servi i clienti, ogni tanto – se sei fortunato e anche maledettamente bravo – puoi rubare da bere, conosci gente diversa ogni giorno.
Harry così ha conosciuto tante persone, uomini e donne, tutti inevitabilmente finiti nella sua rete.
Non crede in Dio, nell’amore e nemmeno nel domani: Harry crede nell’hinc et nunc e, a ventidue anni, si ritiene migliore di tanti altri.
Finito a suo tempo il liceo, non aveva pensato minimamente ad iscriversi all’università: piuttosto si era dedicato allo spaccio, al lavoro da barista, a saltuari lavoretti come fare il modello per quella marca di intimo o quell’altra linea di t-shirt.
Poi una notte i suoi genitori si sono schiantati in autostrada, contro il guard-rail, e da allora la vita di Harry era stata completamente in bianco e nero, atona e patetica come quella di un rifiuto umano.
 
Louis Tomlinson abita di fronte ad Harry. Ogni tanto si scopre a guardarlo dal vetro della sua camera, intento a farsi una canna o a scoparsi qualcuno: non conosce il nome di quel ragazzo, eppure vorrebbe.
Louis ha ventisei anni e fa il poliziotto di professione. Ha una fidanzata, Eleanor Calder, che lavora come segretaria alla centrale di Polizia.
Vorrebbe tanto una casa piena dei figli suoi e di El, ma purtroppo i loro stipendi gli permettono a stento di arrivare a fine mese.
 
È venerdì notte, Harry dorme rannicchiato nel proprio letto quando, all’improvviso, un dolore acuto localizzato tra le scapole lo sveglia: si alza lentamente, mentre al dolore si sostituisce un fastidiosissimo prurito. Harry, confuso, cerca di toccarsi senza successo, prova a grattarsi con un cucchiaio, tenta di guardarsi allo specchio, ma niente. Quella sensazione non va via.
Trova una bustina di plastica trasparente piena di pasticche, se ne fa scivolare un paio sul palmo della mano, poi le ingoia a secco.
La droga fa effetto istantaneamente, pervadendolo tutto d’un vago benessere, anche se continua a sentire quel prurito misto ad un leggero fastidio.
Harry si sdraia di nuovo, pronto ad entrare nel mondo dorato degli allucinogeni, ma circa un’ora dopo il dolore si è fatto insopportabile. Sente come se qualcosa lo pungesse dall’interno, cercando di penetrargli la carne. Dopo mezz’ora di tentativi falliti, riesce ad individuare un minuscolo ago che gli fuoriesce dalla pelle. Con uno sforzo immenso, lo afferra con tutta la forza che possiede e lo tira fuori. Il dolore che prova è indescrivibile, come lo stupore che lo coglie quasi subito dopo: quell’ago non è altro che la punta di una piuma bianca, insanguinata.
Harry fissa incredulo la piuma tra le sue dita macchiate di sangue, spaventato dalla realisticità di quell’allucinazione, incerto se chiamare o meno il Pronto Soccorso.
Opta per restarsene a letto, dato che – dopo essersi estirpato quella piuma dalle carni – il dolore sembra essersi attenuato.
Perciò Harry si gira dall’altro lato e, dopo aver spento la luce, si addormenta.
 
Quattro ore dopo, Harry si risveglia di colpo. Si alza frettolosamente, posizionandosi davanti allo specchio, e ciò che vede lo sconcerta: un paio di immacolate ali piumate bianche gli spunta dalla schiena. Involontariamente, le muove, e un leggero alito di vento sparge alcuni fogli sulla scrivania alla sua destra.
Harry urla per la sorpresa, sconcertato: che significano quelle ali?
Decide di uscire a fare due passi e prendere una boccata d’aria fresca, chiaramente convinto di essere ancora sotto l’effetto degli allucinogeni (maledetta merda, pensa, chi cazzo ci torna più da Zayn se questo è l’effetto che la sua roba mi fa). Esce velocemente di casa, salutando il portiere quando lo scorge, semi addormentato, nella sua guardiola.
L’uomo, però, non dà segno di averlo visto.
In strada, nonostante sia notte fonda, ci sono tantissimi ragazzi. Harry passa tra loro e, quando per sbaglio urta una ragazza, quella continua imperterrita a camminare, fermandosi poco più in là per parlare con alcuni suoi coetanei. Harry si avvicina a lei, le dice “scusa”, pronto a portarsela a casa, ma lei non lo vede. È come se tutt’a un tratto lui fosse diventato trasparente, perché la ragazza lo attraversa senza difficoltà, riprendendo a camminare con le sue amiche come se niente fosse.
Harry si accascia a terra, incredulo, e “sono morto” constata a mezza voce, rialzandosi e sventolando una mano davanti agli occhi di un ragazzino che, chiaramente, non può vederlo.
Allora Harry urla, forte, svuotandosi i polmoni, finché la gola non gli brucia.
Nessuno lo sente.
E, in un attimo, il peso della verità lo investe: è solo, come è sempre stato.
E, cazzo, quella merda che vende Zayn l’ha ucciso.
Perciò entra nel bar dove lavora, ruba delle bottiglie da dietro al bancone e si ubriaca come se non ci fosse un domani.
L’alcool sembra consolarlo e dargli il coraggio necessario per tornare a casa e cercare il proprio cadavere.
Corre, barcollando e ridendo da solo, divertendosi a fare scherzi alle persone che malauguratamente si trovano sul suo cammino, fino a casa sua. Batte ripetutamente il pugno sul vetro della guardiola, terrorizzando il portiere che “oh mio Dio” mormora “è il terremoto!”, sconcertato dalle vibrazioni del vetro.
Poi Harry inizia ad esplorare casa sua, senza però trovare alcun cadavere.
Allarmato, cerca su Google “ali bianche, invisibile” e il primo risultato che gli esce è “Cupido”.
Apre il link ed inizia a leggere:
Cupido è il nome latino di Eros, dio greco dell’amore fisico e del desiderio. Nella mitologia viene raffigurato come un giovinetto alato e armato di arco e frecce, con le quali colpisce le proprie vittime, che s’innamorano della prima persona che vedranno.
È assurdo, ovviamente, ma ormai cosa gli costa provare?
Harry si guarda nello specchio, fissa le maestose ali bianche che ora contornano la sua figura, il viso da bambino, i ricci che gli donano da sempre un’aria di candida innocenza, il fisico prestante.
Cos’hai da perdere?
E se si fosse veramente trasformato in Cupido, colui che ha tantissimo amore da dare ma nessuno che lo ricambi?
Harry guarda fuori dalla finestra, scorgendo le primissime luci dell’alba.
Esce di nuovo, gira per la città alla ricerca di materiale per fabbricarsi arco e frecce.
Torna a casa al tramonto, iniziando subito ad appuntire le proprie armi.
Decide, siccome ormai è sabato sera, di appostarsi fuori una discoteca per provare la sua creazione.
Non rimpiange ancora di quando anche lui faceva parte di quel mondo. Al contrario, osserva le persone che incontra, ne studia i comportamenti, ne assapora la caducità, di alcuni di loro conserverà il ricordo dell’attimo che precede la catastrofe.
L’amore non ci completa, diceva sempre suo padre, io credo che tu sia completo prima di cominciare. E l’amore ti spezza.
E così Harry, abbracciando pienamente la sua nuova identità, sceglie la prima persona da spezzare: una ragazza tiene la fronte di un ragazzo che vomita in mezzo alla strada. Si vede che lei vorrebbe essere ovunque ma non lì, ma quando – sfiancato e senza più forze – il ragazzo si siede con le spalle contro un basso muretto nelle vicinanze lei, protettiva, gli passa un pollice sugli zigomi bagnati di lacrime. Gli dice “passerà”, poi si siede al suo fianco.
Harry sceglie il momento giusto per colpire: lui si gira verso di lei, ed è fin troppo visibile che la considera solo un’amica, così Harry scocca la freccia nell’esatto momento in cui lui chiude gli occhi, esausto. Li riapre poco dopo, subito dopo essere stato trapassato dall’arma dissoltasi poi in una nuvoletta di fumo rosa, incrociando lo sguardo dolce di lei. Sorride e, di rimando, un piccolo sorriso confuso va ad increspare le labbra di lei, che “perché sorridi?” gli domanda.
“Perché sei bellissima, Debs” risponde lui, prima di mimare un bacio con le labbra.
Lei gli bacia dolcemente il naso, poi “sei ubriaco, Jake” sentenzia, aiutandolo ad alzarsi.
Se ne vanno tenendosi per mano.
Harry incocca un’altra freccia: due ragazzi stanno discutendo per decidere quale dei due riuscirà a portare a casa la ragazza che ad entrambi piace.
È un attimo: la prima freccia colpisce un ragazzo; la seconda, velocissima, colpisce l’altro.
Si baciano immersi nell’invisibile fumo rosa un secondo dopo.
Harry ride, ubriaco del potere che gli è stato donato, l’adrenalina gli scorre a litri nelle vene quando inizia a scoccare frecce una dopo l’altra.
È assurdo, incredibile e completamente random: è la cosa più bella che gli sia successa.
Harry ritorna al proprio appartamento alle cinque del mattino, un piccolo gattino lo segue fin dentro il palazzo: il ragazzo si accovaccia stendendo una mano verso l’animale che subito si avvicina a lui, strofinandogli il muso sulla pelle. Così “tu puoi vedermi” mormora estasiato il riccio, afferrandolo e portandoselo a casa.
Gli dà del latte da una siringa priva di ago, poi stende una vecchia federa di cotone dentro una scatola da scarpe il cui coperchio giace poco più in là a fungere da eventuale lettiera.
Poi si spoglia, si prepara una tazza di latte e cereali e resta a fissare il micio che – in cerca di attenzioni – gli si struscia sulle caviglie. Intenerito, lo prende in braccio – in realtà è poco più grande del palmo della sua mano – e comincia ad accarezzarlo: il suo pelo è morbido ma sporco così, dopo aver finito di mangiare lo porta in bagno e riempie di acqua tiepida il lavandino. Gli fa il bagno, pensando ad un nome da dargli – ha notato che è un maschio – e poi lo asciuga col phon. Harry, ancora una volta, si scopre ad osservarne gli occhi blu, il pelo rossiccio, le orecchie piccole ed appuntite e “adesso sei pulito, piccolo” gli mormora, immergendo il naso nel suo pelo. Ora sa del suo shampoo preferito, quello al miele.
Decide che il cucciolo può rimanere a dormire nel suo letto, così si dirige in camera sua: quella di fronte è illuminata, Harry vede Louis litigare con la sua fidanzata. Gli dispiace, in realtà: ha il presentimento che uno come lui non dovrebbe mai soffrire, invece lei gli spezza continuamente il cuore.
Lo vede asciugarsi una lacrima e poi correre via: Harry immediatamente si infila dei jeans e poi si precipita così – con ancora il gattino in braccio – giù, in strada, trovando Louis che velocemente si allontana da casa sua. Si ferma un paio di isolati più in là, sedendosi su di un muretto: sembra davvero disperato. Il riccio si siede affianco a lui, si accende una sigaretta, lo osserva mentre legge dei messaggi sul suo telefono, scoprendo poco dopo che sono dei messaggi che una certa Eleanor – che immagina essere la fidanzata di Louis – e probabilmente il suo amante si sono scambiati. È roba molto pesante, nota il ragazzo, dato che lei addirittura dice di voler lasciare Louis, di non sopportarne nemmeno più l’odore.
Invece Harry trova che Louis abbia un odore davvero buono, oltre che un sorriso bellissimo, due occhi profondi e sinceri e un fondoschiena che sembra essere stato scolpito da Michelangelo in persona.
Allunga piano la mano libera verso di lui, carezzandogli piano la schiena: il poliziotto assume un’espressione confusa mentre un brivido gli scorre lungo la colonna vertebrale. Poi scuote la testa, cerca il nome ‘Liam’ nella rubrica e fa partire la telefonata.
Dopo essersi accordato con lui per dormire a casa sua si alza lentamente dal muretto e, tristemente, si dirige nella direzione opposta a quella in cui Harry dovrebbe andare.
Il riccio non sa se seguirlo o meno, sa solo che non l’ha mai trovato così bello come ora e la realtà lo colpisce come un tir in corsa: Louis non può vederlo, non potrà mai vederlo. Anzi, nessuno potrà mai vederlo, amarlo, non si sposerà mai: è condannato alla solitudine, all’infelicità, all’eternità da trascorrere donando amore e felicità a tutti senza poterne mai ricevere.
 
Louis ha a lungo nutrito il sospetto che El lo tradisca, ma non ne ha mai avuto la prova certa. Torna a casa spossato, sua moglie lo accoglie avvolta in un semplice asciugamano che le copre a malapena il pube, avvertendolo che sta andando a farsi un bagno caldo.
È l’occasione perfetta: l’uomo attende che lei si chiuda nel bagno, poi afferra lesto il suo telefono, iniziando a leggere le conversazioni. Sua madre, sua sorella, la sua migliore amica. Louis apre quest’ultima, iniziando a leggere.
El: Credo di essermi innamorata di lui, S.
Serena: Davvero?! SPIEGA! E poi, non credevo che con Louis fossi in crisi…
El: In realtà, non siamo in una vera e propria crisi, è solo che sento che ci stiamo allontanando sempre di più come due pianeti che viaggiano su traiettorie diverse. Insomma, con James sto rivivendo tutte le fasi più belle dell’amore, a partire dall’infatuazione. Sembriamo due ragazzini alle prese con la prima cotta, lui mi fa provare cose che Louis ormai non mi fa provare da tempo.
Serena: Okay… ma come fate per sentirvi? Non hai paura che Louis scopra tutto?
El: A dire la verità, un po’ ci spero… odierei il fatto di dover essere io a comunicare a Louis che lo tradisco. Il fatto è che io non vorrei ferirlo così, solo che… io ne ho bisogno, S. non riesco più a vivere la nostra monotona vita. E poi esistono le chat invisibili, lo sai! Ahahah
A Louis cade una grossa lacrima dagli occhi che va ad infrangersi sullo schermo del cellulare di sua moglie. Controlla che quest’ultima sia ancora intenta a lavarsi, poi cerca disperatamente questa conversazione segreta e, una volta trovatala, si invia gli screen cancellando poi le prove. Rimette frettolosamente a posto il cellulare di Eleanor, asciugandosi le lacrime: non è la prima volta che Eleanor lo tradisce. Indeciso se intavolare una discussione con lei subito o tra qualche giorno, si mette a cucinare dopo essersi acceso una sigaretta.
Non riesce a togliersi dalla mente la conversazione tra sua moglie e la sua migliore amica, quasi sente una lama che gli scava nel cuore tanto è forte il dolore che prova.
La donna esce dal bagno avvolta dal vapore e, notati gli occhi pieni di lacrime del marito, “che hai, amore?” gli chiede.
Louis sorride esalando una boccata di fumo, poi “che hai, amore? Davvero, El? Chi cazzo è James?”
Eleanor arrossisce di colpo, boccheggiando, poi “t-tu come fai…” balbetta. Louis continua a sorridere, mentre “mi dispiace di averti tolto questo peso dalla coscienza, di averti alleviato il fastidio di dirmelo tu stessa che mi tradisci, ma… basta. Sono stanco di te e delle tue stronzate. Volevo dei figli con te, ora voglio solo che tu sparisca dalla mia vita” constata freddo come il ghiaccio.
La donna gli prende una mano, “è stato solo uno sbaglio, amore” piagnucola, terrorizzata dal rimanere da sola.
Uno sbaglio, El? Uno sbaglio è scrivere male un numero di telefono, percorrere una strada piuttosto che un’altra, ma mi spieghi come è successo che PER SBAGLIO il pene di James si è trovato nella tua vagina?” urla Louis, allontanandola dal proprio corpo.
“Ti prego, Lou!” urla a sua volta Eleanor, ma “no” sentenzia l’uomo “me ne vado. Vaffanculo!”
Lancia uno sguardo alla casa di fronte alla sua, illuminata ma vuota come sempre, poi esce. Il dolore e la tristezza gli opprimono il petto, mentre corre un paio di isolati più in là, sedendosi su di un basso muretto. Si accende nervosamente una sigaretta, dà uno sguardo agli screen mentre uno strano brivido gli corre lungo la schiena, poi decide di non pensarci e di contattare il suo migliore amico Liam. Si accorda per andare a dormire da lui, poi sollevato almeno in parte, si dirige a piedi verso casa sua: ha bisogno di sfogarsi e di razionalizzare.
Pensa al suo dirimpettaio, alle fossette che ogni tanto gli si formano sulle guance se ride durante una commedia e quasi automaticamente si chiede dove sia finito, se stia bene.
Poi si concentra solo sui propri passi, per non crollare.
 
Louis è ormai lontano, ma Harry non ha più voglia di seguirlo; piuttosto inizia a correre in direzione dell’edificio più alto della città. Entra eludendo facilmente la sorveglianza notturna, sale in ascensore fino al penultimo piano, poi prende le scale: vuole godersi i suoi ultimi istanti di vita, col ricordo di Louis a riempirgli la mente. Attraversa tutto il terrazzo di corsa per arrivare al punto da cui si vede il mare, poi si arrampica sul parapetto, osservando il mondo da quel tetto: le luci della costa si riflettono nell’acqua, tutto è calmo e meraviglioso. Il ragazzo stringe ancora il gattino tra le mani, lo guarda un’ultima volta prima di “scusa” mormorare. Poi semplicemente si spinge in avanti, precipitando per 100 piani nel vuoto.
L’impatto con l’asfalto è fortissimo.
Harry rimane per qualche secondo stordito dalla botta, poi si rialza come se niente fosse: non ha un graffio, né una ferita o un osso rotto.
E, ancora, la realtà lo colpisce forte come uno schiaffo: non può morire.
Controlla che il suo cucciolo stia bene contro ogni previsione, poi si avvia nuovamente verso casa.
Una volta arrivato a destinazione, si butta semplicemente a letto, addormentandosi subito.
 
Liam profuma di buono, Louis sa che è infantile, ma non ha un altro aggettivo per descrivere l’odore del suo migliore amico. Ha pianto per qualche ora sulla sua spalla, poi Liam gli ha concesso di dormire nel suo letto e perfino di abbracciarlo, e Louis ha pensato che deve sembrare assolutamente disperato perché di solito l’amico non è tipo da coccole o smancerie.
Passa qualche giorno in quella casa, a struggersi per la sua vita finita ancor prima di iniziare, rifiutandosi come un bambino di andare al lavoro e girovagando per la città quando Liam non può permettersi di assentarsi dal suo lavoro.
È triste, disperato, ma sente un qualcosa di strano dentro di sé che ancora non sa spiegare.
 
La vita di Harry continua lenta e monotona: ogni giorno è sempre la stessa storia, fabbrica da solo le proprie armi, si diverte a creare intrecci strani tra le persone, ogni giorno tenta un nuovo modo per morire, spia la casa di Louis ed Eleanor ogni volta che può, si prende cura del piccolo Leo (il diminutivo di Leonida).
Eleanor è andata via di casa, così Louis ha abbandonato l’appartamento di Liam per tornare nel proprio. Ogni giorno Harry lo vede scrutare dentro casa sua, confuso dalla sua totale assenza: la sensazione che ciò gli provoca gli fa provare un misto di devastazione, sconcerto, sorpresa e disperazione. Pensa che forse Louis nutre un interesse nei suoi confronti, che almeno si preoccupa per lui, ma purtroppo le loro vite sono destinate a non incrociarsi mai più. Così prende una grossa decisione: inizia a seguirlo ovunque – al lavoro, al supermercato, al parco di mattina presto quando va a correre, perfino quando va a giocare a calcetto il giovedì sera – in cerca della persona perfetta per lui. È l’unica cosa che ormai può fare per Louis: trovare la sua anima gemella e far sì che s’innamorino l’uno dell’altro. È la dimostrazione del sentimento che nutre nei suoi confronti, il suo primo ed ultimo regalo per lui.
La ricerca è lunga e difficile, occupa vari mesi, mesi durante i quali Louis divorzia da Eleanor – quanti pianti che si è fatto, di notte, con la compagnia invisibile di Harry e quella distruttiva dell’alcool – e invece Harry s’impegna come non mai a trovare un modo per suicidarsi.
 
I mesi procedono lenti e pesanti come lumache obese. Finalmente ottiene il divorzio da Eleanor, è tornato già da un po’ a vivere nella sua vecchia casa. Di Harry Styles ancora nessuna notizia, ma nessuno ha denunciato la sua scomparsa, quindi Louis semplicemente immagina che sia andato in vacanza o magari a convivere con una qualche fortunata ragazza.
Eleanor si è licenziata dal suo posto di segretaria, ora andare al lavoro è molto più facile.
Ma, nonostante tutto, è Louis che non riesce ancora ad andar avanti, bloccato in un limbo dal quale non sa né se può né se vuole uscire.
 
Poi un giorno finalmente Harry trova la soluzione: ha definitivamente abbandonato l’idea di far innamorare Louis di qualcuno perché ogni persona sembra sempre non essere abbastanza per lui.
Le due frecce sono perfette, appuntite in modo magistrale, le piume degli impennaggi sono le più belle che Harry è riuscito a trovare, allineate con cura ed eleganza.
Nelle ore precedenti il ragazzo ha ponderato la propria decisione mentre riordinava tutta la casa, fino ad arrivare alla decisione finale: è pronto.
Perciò prepara tutto con cura maniacale e, alle undici e undici Harry si pugnala alla gola con una delle due frecce. Ha già colpito Leo qualche ora fa, e ora l’animale sta girovagando per casa incuriosito dal suo comportamento. Chiama la Centrale di polizia, chiedendo di mandare velocemente qualcuno al suo indirizzo, poi si accascia di fronte alla porta d’ingresso, lasciata semiaperta.
 
La nuova segretaria parla nella radio e “a tutte le unità: è stato richiesto un intervento al numero trentaquattro di boulevard Verdi. Ripeto, trentaquattro di boulevard Verdi” gracchia con voce metallica. Louis ci mette un secondo a realizzare: l’indirizzo corrisponde alla casa di Harry Styles, perciò “Asso a Centrale, sono nelle vicinanze dell’indirizzo indicato. Se avessi bisogno di rinforzi chiamerò” dice frettolosamente, precipitandosi lì.
Louis Tomlinson entra a casa Styles preoccupato e con la pistola ben impugnata nella mano destra, consapevole che qualcosa è successo ad Harry.
La completa apertura della porta fa scattare un meccanismo che porta la seconda freccia a colpirlo al cuore: davanti a lui, accasciato sul pavimento, appare come per magia Harry.
Il sentimento che prova Louis nel vederlo è indescrivibile: sa solo che si sente come la prima volta che ha visto Eleanor, emozionato e col cuore in gola.
Si precipita verso il riccio, che “L-Louis…” balbetta. L’uomo, stupito, “dimmi” gli mormora, mentre il riccio “tu mi vedi” constata con voce tremante “ce l’ho fatta!”
Arriva un’ambulanza, Louis lo accompagna all’ospedale dove rimarrà pazientemente fino all’alba, quando un giovane in camice bianco “adesso è stabile” gli comunica “lo teniamo per qualche ora in osservazione. In ogni caso, agente, può interrogarlo tranquillamente.”
Louis bussa piano alla porta, poi la apre delicatamente e “posso?” chiede discretamente. Harry si schiarisce la voce, poi “certo” lo tranquillizza “vieni pure.”
Sembrano due ragazzini quando il poliziotto si siede a disagio sul letto del riccio e “come fai a conoscermi?” gli domanda.
Harry ride, poi “è una storia assurda” lo avverte e, dopo aver ricevuto una risposta dall’altro, inizia a raccontare.
Louis ascolta tutta la storia pazientemente, poi “stranamente ci credo” dichiara. “Quindi, ora sono innamorato di te?” gli chiede con una semplicità disarmante. Harry sorride, poi “non lo so… lo sei?” Il poliziotto si passa una mano sopra gli occhi, e “c’è una cosa che vorrei fare da quando ti ho visto” confessa, spiegandosi finalmente le sue sensazioni: è così sconvolto e credeva di essere così senza speranze, che ormai non si stupisce più di nulla.
“Ah, sì? E cosa?”
Si spinge piano in avanti, osservando gli occhi verdi e divertiti del riccio, poi “questo” sussurra sulle sue labbra, baciandole un attimo dopo.
 
 
 
 
Angolo dell’autrice.
 
Rieccomi qui con una piccola fanfiction. Ho cercato di scriverla sin dalla prima volta che ebbi la fortuna di vedere quel capolavoro di video per ‘Give me love’ di Ed Sheeran, il nove novembre duemiladodici.
E… niente, spero vi sia piaciuta.
Grazie per ogni singola recensione, per ogni singola volta che inserite le mie storie nelle preferite/seguite/da ricordare, per ogni singola volta che mi aggiungete tra gli autori preferiti. Grazie di tutto.
F.
  
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