Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: AlekHiwatari14    27/03/2017    0 recensioni
[Jelsa]
Crossover: Frozen/Le 5 leggende.
Elsa si ritrova di fronte a qualcosa di inspiegabile dove il paradosso e lo stupore ha la sua parte. Ha la febbre e i suoi poteri sono fuori controllo ritrovandosi catapultata nel mondo di Dreamworks dove si ritrova ad affrontare un'avventura straordinaria per ritornare a casa. Ed è proprio lì, in quel mondo sconosciuto, che incontrerà Jack Frost. L'iniziale amicizia con il ragazzo e le varie situazioni in cui si ritroveranno li spingeranno a scoprire un nuovo sentimento chiamato "Amore".
Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3



I giorni iniziarono a passare e sentivo qualcosa crescere dentro me. Ogni parola, ogni gesto, anche il più misero, mi faceva stare bene, ma comprendevo le sue paure.
Stare lontano da casa non era facile, soprattutto involontariamente come ci era arrivata lei.
Mi raccontò di come fosse arrivata e sentivo che, probabilmente, avrebbe voluto andare nel luogo in cui era arrivata. In fondo come darle torto. Anch’io andavo spesso sul lago ghiacciato a pensare i momenti della mia vita, come quelli spesi lì di quando ero ancora un umano, alle mie gaffe fatte, ma soprattutto a mia sorella e a tutta la mia famiglia che non ho mai più rivisto.
E poi, avevo anche un altro obiettivo. Farle conoscere il mio mondo e un po’ più di me.
Con la preoccupazione della sorella, di certo sarei passato in secondo piano e non si sarebbe neanche accorta del fatto che abbiamo gli stessi poteri, così mi offrii volontario.
“Se vuoi posso portarti nel luogo in cui ti ho trovata.” Le dissi e lei mi guardò con quell’aria tra l’essere sorpresa e smarrita allo stesso tempo. Probabilmente non sapeva a che pensare e l’unica cosa che fece fu annuire.
 
Così, la condussi lì, in quel bosco. Volevo farle comprendere che eravamo simili, ma sembrava non accorgersene nonostante mi facessi trasportare dal vento e facevo cadere la neve su di lei.
Probabilmente i suoi pensieri le annebbiavano anche la vista, ma continuavo a divertirmi col vento nella speranza che se ne sarebbe accorta.
Arrivammo vicino al lago e la sorpassai, atterrando dinanzi a lei con un sorriso.
 “È questo il posto.” Le mostrai facendola guardare il lago e il territorio circostante.
Mi misi da lontano ad osservarla.
 
Credevo di averla resa felice, ma non c’era più il suo sorriso su quel volto. Sembrava sconvolta. Forse voleva una risposta su come era arrivata qui ed io non potevo dirglielo, poiché non ne ero a conoscenza.
Sul suo volto vidi un accenno di tristezza. Non comprendevo perché era arrivata proprio in questo posto. Probabilmente ci aveva giocato la luna, ma non potevo dirglielo.
Cosa avrebbe pensato se le avessi detto le mie opinioni? Se le avessi detto che mi piaceva e che probabilmente la luna l’aveva condotta da me per stare insieme?
Mi avrebbe preso per pazzo. Dovevo trovare una soluzione per rivedere il suo sorriso.
Era devastata e impaurita, come me la prima volta che la luna mi disse il mio nome e scoprii di essere invisibile agli occhi della gente.
Chiusi gli occhi e incominciai a pensare, quando abbassando lo sguardo notai la neve che avevo creato. Che stupido! La soluzione ce l’avevo sotto al naso.
Sorrisi. Quale altro modo era migliore di distrarla con ciò che mi ero prefissato dall’inizio, ovvero mostrarle i miei poteri?
 
Creai una palla di neve e con quella tra le mani fischiai.
Elsa si voltò e la colpii in pieno sulla faccia. Era così carina con i capelli bianchi e la neve sparsa sulla faccia.
“Ehi!” Mi urlò, quando sembrò cambiare faccia.
Forse perché le stavo creando con la mia stessa magia davanti ai suoi occhi. Quel viso imbronciato divenne di stupore ed io non potevo non ridere.
Sembrava sorpresa, come quando un bambino riceve il regalo di natale che tanto ambisce. Probabilmente, voleva anche lei qualcuno con cui condividere dei momenti. Magari desiderava come me, qualcuno che possedeva lo stesso potere, qualcuno con cui divertirsi insieme senza nascondere ciò che siamo.
 “Cosa c’è? Perché ti sorprendi? Non hai mai visto nessuno fare palle di neve?”
Incominciai a chiedere scherzando e creando quelle palle di neve con i miei poteri. Inaspettatamente rise.
 “Anche tu…?” Tentò di dire indicando le mie mani, ma non c’era neanche il bisogno di chiedere che annuii comprendendo cosa volesse dirmi.
Mi sorrise e abbassò la guardia pensando chissà che. Non volevo vederla triste o pensierosa, così gliela tirai nuovamente quella palla di neve che avevo tra le mani.
 
Volevo scherzare e farla sorridere. A quanto pare ci riuscii perché da lì iniziò la nostra guerra a palle di neve.
Quel momento fu il più felice della mia vita. Avevo finalmente qualcuno con cui scherzare e condividere i miei poteri, ma anche le mie giornate.
Incominciò a rincorrermi, a tirarmi palle di neve e in fine ci sdraiammo sull’erba innevata a guardare il cielo. Era qualcosa di stupendo. Non credevo di poter provare una sensazione del genere.
Con lei mi sentivo stranamente completo e non riesco ancora a spiegare il perché così come non riuscivo a comprendere la sensazione in se.
Era un po’ come la prima volta che mi hanno visto e l’aver ricordato la mia famiglia d’origine. L’euforia che si fonde con la sensazione di benessere. Sentire il cuore che palpita più vivo e vero. Come se prima di quell’istante non avessi mai vissuto realmente.
Quella donna era in grado di tirar fuori qualcosa che non comprendevo ancora.
Sdraiati sull’erba, mi voltai alla mia destra. La vedevo così rilassata e la neve che si era sciolta nei capelli rifletteva il sole rendendole più lucente il volto e quella chioma bionda.
 
Inaspettatamente, si voltò verso di me e mi sorrise.
Quel sorriso mi prendeva terribilmente così come i suoi occhi.
Aveva uno sguardo dolce e rilassato. Sembrava star bene insieme a me e rivedere quel sorriso e sentire che era per me, solo per causa mia...
Sentire che ero riuscito a farla star bene con se stessa e vederla più sicura, mi faceva sentire strano.
Avevo le farfalle allo stomaco. Sentivo che stava per accadere qualcosa, ma non sapevo cos’era.
Il cuore continuava a palpitare senza sosta. Sembrava un tamburo e mi faceva star male. Ero a disagio. Non avevo mai provato nulla del genere, ma… sentivo qualcosa che mi spingeva a fare qualcosa.
Come se si fosse innescato qualche marchingegno nel mio cuore. Le mie azioni sembravano incontrollate.
Le sfiorai il volto e togliendole i capelli dal viso. Mi avvicinai pian piano verso di lei.
I nostri volti erano troppo vicini per sfuggire a ciò che ci stava accadendo.
Avevo un irrefrenabile voglia di baciarla sulle labbra e così feci. Fu come essere spinto da un’energia strana, un’energia che non controlli e ti conduce in una sola direzione.
Le nostre labbra si toccarono per la prima volta e accadde qualcosa di strano. La neve intorno a noi iniziò a sciogliersi, spuntarono i fiori e l’erba, come se insieme avessimo la forza di distruggere il gelo e quel potere che possediamo.
Era difficile da spiegare. Non lo comprendo neanche adesso, ma probabilmente era una forza maggiore che dislocava il nostro potere.
Possibile che quel potere fosse condizionato dall’amore e che io mi ero realmente innamorato di quella ragazza di nome Elsa?
Beh… in quell’istante tutto intorno a noi sparì. Sentivo che eravamo solo io e lei.
 
Niente aveva più importanza, ma qualcuno si era risvegliato e, durante quel bacio, venne allo scoperto.
Il cielo iniziò a ingrigirsi man mano per poi sfociare in un colore nero intenso, ma non potevo saperlo finché non arrivò una strana brezza.
Aprii gli occhi e sentivo che qualcosa non andava.
“Jack…” Mi chiamò alzando il busto e notando anche lei la strana atmosfera di terrore che si era creata.
“Questa sensazione non mi piace. Dobbiamo andare via di qui.” Le dissi alzandomi velocemente e prendendole la mano per aiutarla.
Volevo scappare il più presto possibile, ma fui bloccato da colui che temevo fosse. Pitch, anche comunemente conosciuto come l’uomo nero.
“Ma tu guarda. Jack Frost.” Sentii alle mie spalle. Mi voltai ed era proprio lui.
“A quanto pare non sei solo.”
Quelle parole mi fecero tremare il cuore.
Aveva messo gli occhi su Elsa e non potevo permettergli di farle del male.
Le feci da scudo, mettendomi dinanzi a lei e impugnando il mio bastone verso di lui: “Non provarci neanche.”
Non comprendevo come fosse uscito fuori dal suo covo. Credevo fosse stato distrutto qualche tempo fa, ma a quanto sembrava qualcuno l’aveva risvegliato.
Chi mai aveva provato una paura tale da farlo?
 
Presto, però le mie domande ebbero risposta.
I poteri di Elsa erano ancora fuori controllo e lo intuii dal ghiaccio che si stava formando sotto i nostri piedi. Sembrava agitata e preoccupata allo stesso tempo. Possibile che avesse paura e quella stessa paura le faceva perdere il controllo?
“Jack, mi sorprendi. Difendi la fanciulla che mi ha riportato in vita?”
A quelle parole non riuscii a non spalancare gli occhi dallo stupore e dire:“Cosa?”
Era come avevo pensato. Quella ragazza aveva paura ed era confusa. Come avevo fatto a non accorgermene prima?
“Io… non ho fatto nulla.” Cercò di giustificarsi, ma non c’era bisogno.
Avevo già compreso cos’era successo e non avevo intenzione di lasciarla.
Peccato che quelle parole di Pitch mi fecero abbassare la guardia.
In un lampo, quel bastardo, mi scaraventò con la sua magia lontano da lei.
Mi ritrovai a cadere nel vuoto e perdere i sensi, mentre Elsa rimaneva sola quel tipo.
La sentivo urlare: “Non ti avvicinare!”
Questa fu l’ultima cosa che sentii durante le mia caduta.
“Elsa…” Mormorai sentendo quelle urla e cadendo nel vuoto totale di un burrone. La luce abbagliante della luna, che stava sorgendo, mi avvolse prima di perdere conoscenza.
Non potevo sapere che burrone in realtà era qualcosa di incredibile, ma l’unica cosa che mi importava, in quell’istante, era lei.
Cosa mai le farà Pitch?
 
 
 
 

 
   
 
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