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Autore: nikita82roma    27/03/2017    5 recensioni
Rick ha detto a Kate che non sarebbe stato a guardarla mentre buttava via la sua vita. È tornato a casa dopo la consegna del diploma di Alexis quando sente bussare alla porta del loft. Ma non è Kate, è Esposito che lo avvisa che Beckett è in ospedale gravemente ferita. Si parte da "Always" ma il percorso poi è completamente diverso.
FF nata da un'idea cristalskies e con il suo contributo.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Rick Castle, William Bracken | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Rick avrebbe voluto veramente andare subito da Vanessa, lasciarsi alle spalle le precedenti 24 ore, Kate Beckett e tutto quello che aveva riportato nella sua vita. Ma non ce la faceva. 

Ogni singolo minuto trascorso con lei era un film che si ripeteva nella sua mente, ripensava soprattutto a quella notte. Si era addormentato sulle ginocchia di Kate e quando si era risvegliato oltre ad un grande mal di testa, aveva un senso di vergogna che faticava a sostenere. Si era alzato dal pavimento cercando di fare il minor rumore possibile, deciso ad andarsene da lì, scappare di notte come un ladro o un vigliacco. Vigliacco, ecco sì, quello si sentiva di essere, fin da quando l’aveva lasciata nel suo letto mezza nuda. Un bastardo ed un vigliacco ed avrebbe fatto bene a scappare via, perché non avrebbe retto il suo biasimo quando lo avrebbe trovato più lucido per poterlo affrontare. Era certo che la sera prima non l’avesse fatto per pietà per il suo stato. Poi però la vide, lì a terra, dove si era messa per lui, per stargli vicino. La luce della strada entrava dalle finestre con le imposte aperte e illuminava appena il suo volto. Era bella. Tanto. Troppo. Come troppo era tutto quello che c’era tra loro.

Non poteva lasciarla lì, non ancora una volta. Era un gentiluomo, dopotutto, anche se con lei sembrava esserselo dimenticato. La prese da terra, sollevandola senza troppo sforzo. Era dimagrita dall’ultima volta che erano stati così vicini, eppure gli sembrava stesse bene. Dormiva profondamente, ma appena lui la strinse tra le sue braccia la sentì mugugnare qualcosa e stringersi di più a lui. 

- Castle… - Kate era in uno stato di dormiveglia, aveva appena aperto gli occhi, ma non era certo che fosse sveglia. -… Ti amo Castle. 

Le sue parole erano appena comprensibili e lo furono ancora meno quando lei si strusciò sul suo collo, abbracciandolo e baciandolo dolcemente lì, proprio nell’incavo della spalla, dove si appoggiò addormentandosi di nuovo. Lui era rimasto immobile con lei in braccio, e forse sarebbe rimasto così per sempre, se le braccia non avessero cominciato a formicolare. La portò rapidamente nella sua stanza, adagiandola al centro del letto. Trovò una coperta su una sedia vicino la finestra e l’aprì sventolando un po’, per poi coprirla.

Ora poteva andare, ma c’era ancora qualcosa che lo teneva. Un minuto, si disse. Solo un minuto per guardarla dormire, essere sicuro che stesse bene. I minuti diventarono ben più di uno e lui si era seduto sul bordo del letto vicino a lei. Non faceva nulla, non osava sfiorarla in alcun modo perché sapeva che per lui era troppo pericoloso. Già era stato difficile tenerla tra le sue braccia e fare finta di niente quando gli diceva di amarlo. 

- Perché te ne sei andata Kate? Perché mi hai lasciato? Perché hai distrutto noi? Potevamo essere felici, eravamo felici. - Castle sussurrava le sue parole impercettibilmente. Tutto quello che avrebbe voluto era lì, a pochi centimetri da lui, ed era anche tutto quello che non poteva permettersi di volere.

Un minuto, solo un minuto per guardarla dormire ancora. Ed il tempo passava e lui non riusciva a smettere di farlo fino a quando lei non si mosse, mettendosi di fianco ed allungando involontariamente la mano fino a toccare la sua poggiata sul materasso. Si alzò di scatto ma si fermò a guardarla e quando si mosse ancora, decise che quello era il momento giusto per andarsene. Rischiò, però, più del dovuto, chinandosi su di lei e lasciandole un timido bacio sulle labbra, pentendosene subito, perché erano troppe morbide e troppo tentatrici per resisterle. E i baci diventarono due e poi tre e sperava che si svegliasse, come nelle favole, e temeva che lo avrebbe fatto.

Si trascinò via dalla sua camera, forzandosi fisicamente e mentalmente, ma non riuscì ad andarsene da quella casa e non sapeva perché, ma poggiò la giacca sulla sedia, si accomodò sul divano addormentandosi poco dopo.

Si era svegliato prima che lei se ne accorgesse e gli era un po’ dispiaciuto approfittarsi così di quel tocco gentile ma sarebbe rimasto così anche più a lungo se la sua stretta più forte non gli avesse dato la giusta scusa per aprire gli occhi. E la magia finì, o meglio ne era cominciata una diversa, fatta di sguardi, di parole balbettate, di gesti, di dita che si sfiorano casualmente ed intenzionalmente continuano a farlo. Tutto era come si immaginava. Sarebbe stato un addio dolce e malinconico, carico di tutto quello che poteva essere e non sarebbe mai stato. Fino a quella rivelazione sfuggita. Era andata da lui. Era partita non sapeva da dove, per andare da lui e quando l’aveva visto tranquillo, se n’era andata per non turbarlo.

Fermò l’auto parcheggiando ai bordi della strada. Perché non se n’era accorto? Perché non aveva percepito la sua presenza? Perché non aveva capito che quei caffè erano i suoi? Era ancora in tempo lì, forse, per tornare indietro o per non andare troppo avanti senza di lei?

Lasciò che quei pensieri scivolassero via e raggiunse casa di Vanessa. Attese che le aprisse la porta con lo sguardo basso di chi sa di essere in errore, aspettando la scure che doveva arrivare, perché se la meritava. Quello che non si aspettava era che lei lo abbracciasse.

- Dove sei stato Richard? Hai lasciato qui le chiavi ed il cellulare! Ho provato a chiamarti e… Sono stata in pensiero!

Era quella forse la domanda peggiore, perché prevedeva necessariamente una bugia. Non avrebbe mai potuto dirle che aveva passato la notte da Kate, anche se le avesse detto la verità, che aveva dormito sul suo divano, perché le avrebbe dovuto spiegare troppo cose, anche se una spiegazione gliela doveva.

- All’Old Haunt. Ho un ufficio lì sotto.

- Perché non sei tornato qui? Cosa è successo? Ehy Richard? - Castle con lo sguardo basso non la guardava. Si trascinò stancamente dentro casa, sedendosi su una delle sue nuove poltrone rosse mentre lei rimaneva in piedi davanti a lui.

- Ieri ho visto Kate. È venuta a casa mia poco dopo che te ne sei andata. Abbiamo parlato un po’, non è stata una conversazione facile. - Non era una bugia, era una mezza verità, provò ad autoassolversi Rick. Perché dirle cose che l’avrebbero ferita che non avevano alcun significato?

- Oh… beh… io… capisco, Richard… capisco… - Vanessa sembrò accusare il colpo e capire, veramente, molto più di Castle la situazione, che invece continuava a negare a lei e soprattutto a se stesso.

- No, Vanessa, non è come pensi. È stato difficile, è una ferita che si è riaperta. Ma… ecco… sì, è stato difficile, dirle addio. Le ho detto di te… di noi… Che sono felice con te, che tu sei importante per me. Ieri… è stata dura, è tornato tutto quel passato doloroso addosso… Però… Piccola, gliel’ho detto, io ho te adesso. 

Aveva faticato a parlarle e aveva faticato a sentire le sue stesse parole. L’aveva presa per una mano e fatta sedere sulle sue gambe. Lei si era stretta contro il suo petto mentre lui inspirava forte il suo profumo, sperando che bastasse per fargliene dimenticare un altro. Quando lo baciò sul collo e poi sempre più su, fino all’orecchio, stimolandolo dove era più sensibile, in quel punto che aveva scoperto subito, quasi avesse un radar naturale, sentì il desiderio crescere, ma nessun brivido sulla schiena. Castle chiuse gli occhi, lasciandola fare, mentre con la mano accarezzava la sua gamba, velata dalle autoreggenti, salendo su, fino a quel tratto di pelle nuda sotto il vestito, fino i glutei, incontrando il filo del perizoma che spostò, per accarezzarla meglio, per accarezzarla dove voleva. Vanessa si alzò, solo per sfilarsi via ciò che era di troppo e poi sedersi di nuovo su di lui ricambiando le sue attenzioni fino ad arrivare lì dove la sera prima si erano interrotti.

Castle lo aveva fatto tenendo tutto il tempo gli occhi chiusi. Lo aveva fatto con Vanessa, pensando a Kate. Come gli succedeva con le altre, con tutte le altre che non erano Kate. Si era illuso che Vanessa fosse diversa, ma era bastato riavvicinarsi a Kate perché lei riprendesse possesso di ogni parte di lui, ma non voleva e non doveva permetterglielo perché ora, abbracciato a lui c’era un’altra donna che non si meritava la sua assenza. Vanessa gli era rimasta abbracciata e lo teneva stretto, come se dentro si se sentisse che gli stava sfuggendo via, che c’era una forza più grande contro la quale doveva combattere. Rick le accarezzava la schiena con la testa appoggiata sulla sua spalla, baciandole il collo lasciato scoperto dai capelli volendosi convincere che in fondo non stava così male.

 

 

“Oggi non voglio scuse. Vieni a pranzo con me o vengo a casa tua e ti porto via con la forza”. Erano più o meno queste le parole che Lanie le aveva detto al telefono quella mattina, strappandole una risata tra le lacrime. Lanie si era accorta che piangeva, ma non aveva voluto dirle niente né farle domande, ci avrebbe pensato dopo.

Così Kate aveva raggiunto Lanie in un ristorante vicino al distretto dopo essere passata a salutare i ragazzi. Ancora non le sembrava vera tutta quella libertà di muoversi, di girare per la sua città senza qualcuno che le dicesse dove poteva andare e cosa poteva fare. Aveva discusso anche quella mattina con la Gates sull’opportunità di non avere una scorta ma era stata decisa questa volta, non voleva più vivere in gabbia. Fosse stato anche solo per un giorno.

 

La prima cosa che si scambiarono le due amiche fu un lungo e sincero abbraccio.

- Ragazza fatti guardare… Cosa hai fatto ai tuoi capelli?

- Non ti piacciono? Ora sono anche un po’ ricresciuti… - Disse Kate toccandosi le punte e pensando a quanto li avrebbe voluti più corti quando era andata a darci un taglio netto. Sembrava una vita fa.

- Sì, tu stai sempre bene ma… perché? 

- Perché dovevo dare una svolta, ed i capelli non sono la prima cosa che si cambia?

Lanie annuì ed entrarono insieme nel locale, accomodandosi in uno dei tavoli vicino alla vetrina. La dottoressa voleva sapere tutto, e quando Lanie diceva tutto era proprio tutto. Dettagli inclusi, anzi specialmente quelli.

Così Kate cominciò a raccontarle di cosa era accaduto il giorno prima con Castle, omettendo a dire il vero un bel po’ di dettagli, fino a quando era tornato da lei ubriaco, alla strana notte passata a casa insieme, fino a come si era tradita sul suo incidente e a come le aveva detto addio, devastandola.

- Io credevo che il tuo scrittore fosse un po’ stupido, certo non pensavo fino a questo punto. - Le disse Lanie mentre prendeva una patatina dal piatto di Kate.

- Punto primo, mi pare evidente che non sia il mio scrittore. - Ribattè Beckett sottolineando fin troppo quel “mio” con grande rimpianto.

- Punto secondo? Perché se c’è un primo, ci deve essere un secondo. - Puntualizzò la dottoressa facendo già esasperare Kate.

- Non è stupido. È ferito. 

- Ecco, certo, ci manca solo che tu lo giustifichi. No, ma dico, ti senti? Poi cosa altro Kate? Vuoi andare a fare la damigella di nozze al suo matrimonio con Vanessa? Saresti carina a lanciare petali di rosa sul loro cammino.

- Per favore Lanie! - La pregò nauseata dall’idea di quella scena.

- Per favore cosa Kate? Sei innamorata di Castle, glielo dici, lui ti usa come nemmeno la peggiore delle donne che si è raccattato in questo periodo e tu lo stai scusando? Dopo che viene a casa tua e ti fa anche la predica? Stai bene?

- No! - Esclamò - Non sto bene… ma non come intendi tu.

- Allora diglielo. Kate, agisci! Castle è stupido, ma è innamorato di te, lo so. L’ho visto come cambiava di umore ogni volta che capitava che si parlava di te, anche se c’era Vanessa, lui si isolava ed era più fuori dal mondo del solito.

- Tu… cioè, voi… siete usciti insieme? - Chiese Kate come se stesse ricevendo un altro pugno nello stomaco in quel momento e Lanie la vide irrigidirsi e si maledì per quell’uscita infelice che poteva evitarle. Le prese la mano abbandonata sul tavolo, aveva anche smesso di mangiare il suo hamburger.

- È capitato, un paio di volte. Una volta per caso, all’Old Haunt, eravamo usciti per festeggiare Ryan e Jenny… - Kate la guardò ancora perplessa e Lanie capì che non sapeva niente nemmeno di quello - … aspettano un bambino. 

- Oh… è bellissimo… - disse solo Beckett felice e malinconica allo stesso tempo per essersi persa quel momento.

- Rick e Vanessa erano lì e ha voluto che ci unissimo a loro, ma sai Kate, senza di te non era la stessa cosa, e non era nemmeno lo stesso Castle. Si vedeva che gli mancava qualcosa, si guardava intorno, ogni tanto come se fosse perso e quando incrociava il mio sguardo io lo so che cercava te.

- Basta Lanie… Per favore.

- No, Kate, devi sapere come stanno le cose. Quello stupido scrittore potrà dire a parole quello che vuole, ma è innamorato di te almeno quanto tu lo sei di lui. 

Beckett sbuffò guardandola di traverso, con uno di quegli sguardi che se avesse potuto avrebbe incenerito la sua amica lì, in quel ristorante, davanti a tutti ed aveva un movente più che valido.

- Beh? Che c’è? Sai Kate, a volte mi stupisco come tu possa essere la migliore detective di New York e poi non notare certe cose! Andiamo tesoro, tu cerchi i particolari per lavoro e possibile che non vedi cose che sono grandi come una casa? 

- Ma cosa c’è da vedere? Gli ho detto che lo amo, gli ho chiesto scusa, gli ho detto di restare e lui mi ha detto che doveva tornare da lei. Qualsiasi cosa provi, mi pare chiaro quello che vuole. E non sono io. Lo avevo messo in conto che sarebbe accaduto. 

- Credimi Kate, se dovessero giudicare le tue capacità investigative per come riesci a capire le cose della tua vita privata al massimo ti manderebbero a gestire il traffico all’uscita delle scuole. - Di fatto Lanie tra un rimprovero e l’altro stava finendo le patatine nel piatto di Kate tralasciando completamente la sua insalata.

- Grazie Lanie, tu sai sempre come aumentare la mia autostima! - Anche Kate cercava qualche patatina rimasta nel piatto, ma poichè sembrava che ad entrambe interessassero solo quelle, ne ordinò un’altra porzione, doppia, con formaggio che per fortuna il cameriere portò presto mettendola proprio al centro tra di loro.

- Ragazza, non è colpa mia se c’hai messo quattro anni, no dico quattro anni a capire che quello scrittore lì è innamorato di te e tu sei innamorata di lui! E poi che fai? Lo lasci.

- L’ho fatto solo perché lo amavo e volevo fosse felice e al sicuro.

- Certo, come no. Tu dai la caccia ad un super ricercato per anni e quando lo catturi lo lasci andare perché è troppo colpevole. 

- È così… Non mi credi? - Le disse Beckett piccata mentre il formaggio sopra le patatine filava e lei cercava di interrompere quel legame ma sembrava impossibile, come lei e Castle, in fondo. Si diede della stupida da sola e se avesse potuto si sarebbe anche picchiata, non poteva pensare a lui anche mangiando patatine.

- Allora perché sei tornata? Perché ti sei preoccupata di andare da lui quando hai letto che si doveva sposare? Dimmelo, anzi dillo a te stessa, perché credo che tu non lo abbia fatto.

- Perché volevo vedere se era vero e se era felice. Lo è, va bene così. - Sospirò.

- Quindi per te, uno che è felice di sposarsi con un’altra, ti prende e ti porta nel suo letto e fate l’amore. Certo. Come no. - Beckett la guardò perplessa. - Tesoro raccontale ad un’altra queste cose, non a me.

- Si può fare sesso anche senza essere innamorati, lo sai bene. 

- Oh certo che lo so. Ma non tu con Castle. Non se tu sei totalmente innamorata di lui. È impossibile tesoro. Impossibile. Lo avresti potuto fare con quel Nick, ma non con Castle. 

Lanie vide Kate arrossire ed abbassare lo sguardo.

- Lo hai fatto? Tu e detective megafusto? - L’attenzione di Lanie era di nuovo tornata alle stelle verso quello che le avrebbe detto Kate, perché oh sì, le avrebbe detto tutto.

- È capitato, qualche volta. Ma non c’è niente tra noi. - Kate si morse il labbro imbarazzata.

- Oh ragazza! Che non ci sia niente tra di voi non stento a crederlo, ma complimenti perché Price è veramente un bel bocconcino. - Le disse tutta eccitata

- Non mi rimproveri? Non mi dici che se ero innamorata di Castle non dovevo farlo? - Chiese stupita

- No! Certo che no! Lui non si è fatto problemi a farsi qualsiasi ragazza che gli ronzava intorno. Ehy tesoro, mi dispiace ma è così, lo sai anche tu! 

Lanie vide Kate rabbuiarsi ancora, perché a lei il pensiero di Castle che passa da donna a donna e che si butta via, faceva se era possibile ancora più male di saperlo felice con Vanessa.

- Allora? Non mi dici nulla? Com’è il megafusto? - Provò a farle spostare i suoi pensieri ma dallo sguardo di Kate capì che non c’era riuscita.

- Non era Rick, Lanie. Nessuno è lui. - Sentì le lacrime pizzicarle di nuovo gli occhi. Era troppo vicino il ricordo di lui che la stringeva, dei loro corpi vicini, della sua bocca e delle sue mani.

- E allora vattelo a riprendere Kate… Lui ti ama, lo sai anche tu. 

Kate scosse la testa, in realtà non sapeva nulla. Provò ad affogare i pensieri nelle patatine e nell’hamburger ormai freddo, mentre Lanie la guardava sospirando. Quei due non si sarebbero mai ritrovati se avessero continuato a stare chiusi nel loro dolore facendo finta di niente.

   
 
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