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Autore: Natsumi Raimon    27/03/2017    1 recensioni
Una piccola one-shot. Un parco, una nuvola di appiccicoso zucchero filato, un Cisco nevrotico, Barry e Caitlin.
Avviso: ho scritto la storia parecchio tempo fa, per cui è collocata poco dopo la scoperta di Jay come Zoom.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Caitlin Snow, Cisco Ramon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zucchero filato
 
Prompt: zucchero filato, abbraccio, ritardo, macchia.
 
 
 
 
Caitlin sorrise, dopo tutto quello che avevano passato in quei giorni, tra la sconfitta di Barry, che ancora bruciava nelle iridi azzurre del giovane e il tradimento di Jay, che ancora bruciava nelle sue, di iridi, nocciola e sofferenti, meritavano davvero quella giornata.
Cisco era stato perentorio, e lui non era esattamente l'immagine di una persona in grado di imporre qualsiasi cosa a chiunque. Invece, quella mattina, mentre Barry ciondolava in giro nel laboratorio e lei osservava lo schermo del computer senza riuscire a focalizzare la banalissima e più volte riesaminata struttura molecolare del...oh, nemmeno ricordava cosa fosse, lui si era alzato premendo i palmi delle mani sul vetro ghiacciato della scrivania e aveva quasi strillato -Ora basta, vi voglio fuori di qui! Subito!-
Caitlin, ad essere sincera, aveva pensato ad un attacco di isterismo più che ad un tentativo di aiutare i due amici, oramai persi nel triste cammino del rimorso -per aver accettato Jay, per aver lasciato che Zoom vincesse, ancora, per aver permesso che Zoom e Jay, no, Zoom era Jay...per averli, per averlo lasciato prendersi gioco del velocista scarlatto- ed era sobbalzata sulla sedia, ostentando un'aria di biasimo finchè Cisco non si era spiegato meglio, offrendosi di gestire il laboratorio con Wells mentre loro facevano un salto alla fiera cittadina.
 
Durerà poco, aveva detto, sarete qui prima ancora che possiate davvero ricordarvi come ci si rilassa, aveva ridacchiato.
 
Eppure si era sbagliato. Ed era stato un errore di proporzioni bibliche: dopo l'iniziale ritardo di Barry -rimasto bloccato per un'ora nella cattura di un metaumano prima di poterla raggiungere al luna park- la mezz'ora di pausa era stata tramutata in tre ore e venti minuti esatti di relax, non così difficile da ricordare e da applicare, ma rapidamente sostituito dall'eccitazione infantile di Barry, che correva con aria estatica da un gioco all'altro, per poi avvicinarsi alla sua panchina, quasi in punta di piedi, e rovesciarle addosso i peluche vinti.
Allo scoccare della mezz'ora, Barry era nuovamente lì e, strisciato al suo fianco con passo felpato, le aveva infilato tra le mani quella che sembrava una stecca di legno.
Socchiuse gli occhi, era rimasta stesa sotto il sole e i raggi dorati l'accecavano, costringendola a strizzarli per poter mettere a fuoco il volto allegro del ragazzo.
Quella che Barry le aveva consegnato tra le mani era, in effetti, una stecca di legno, ma ricoperta da una nuvola azzurra: zucchero filato.
I suoi occhi brillarono, dilatandosi. 
 
Non mangiava zucchero filato dalla tenera età di otto anni, quando il bastoncino le scivolò dalle mani andando a finire sulla giacca firmata della madre, un capo grigio perla, delicato e raffinato come ogni altra veste del suo guardaroba e lei aveva arcuato le sopracciglia in quella terribile posa sdegnata.
 
Caitlin sorrise e tuffò il viso nella nuvola, sentendo una brezza violenta schiaffeggiarle il fianco destro e sollevarle appena la gonna di cotone nero e la camicetta di seta azzurra, riemerse subito, col viso intriso di zucchero colorato e notò, con una fitta di delusione che colpì il cuore come una rapida stilettata, l'assenza di Barry, ancora tangibile nei fogli di carta di giornale che volteggiavano nell'aria.
Chiuse gli occhi, assaporando lo zucchero quasi stopposo, quando una nuova brezza l'avvolse, forse ancor più energica della precedente. 
Aprì un solo occhio per rimanere basita: di fronte ad una incredula platea cittadina sedeva un Barry Allen, anzi, un Flash sereno e allegro, con un borseggiatore legato ad un palo della luce poco distante da loro, una nuvola di zucchero rosa e la sua distintiva tuta scarlatta attillata.
Sul pettorale plastificato della tuta v'era un post-it giallo che recitava, con la grafia impossibile di Cisco "Lo zucchero macchia la tuta...guai a te se la rovini, bello!"
 
Caitlin boccheggiò -Barry! Non ti sei tolto la tuta!-
-Già- mugugnò il giovane, masticando lo zucchero tra le labbra rosse.
-E non hai nemmeno portato quel borseggiatore in centrale!-
-oh...- Barry si voltò verso l'uomo. Dormiva attaccato al palo, con le manette che avvolgevano le braccia attorno al pilastro grigio e la lunga chioma castana crespa che gli faceva da cuscino. -Joe ha detto che stava passando.-
Caitlin sbuffò -E Cisco ti ha letteralmente scritto addosso di non mangiare zucchero filato con la tuta addosso.-
Barry ridacchiò, strappò un lembo di zucchero con le dita guantate e lo infilò in bocca, per poi osservare i polpastrelli e gesticolare con la punta, ora tinta di rosa pastello -troppo tardi.-
-Barry...- sibilò Caitlin -ci fissano tutti!-
-Cait...- bisbigliò Barry, divertito -se il problema è questo possiamo andare via..-
Lei annuì immediatamente, sollevata. Nessuno sano di mente avrebbe mai rifiutato di farsi vedere in giro col grande Flash, ma Caitlin detestava sapere che le persone la osservavano.
Migliaia di occhi sgranati, traboccanti invidia e sorpresa, scrutanti ogni lembo di pelle esposta, ogni espressione....era troppo da gestire. Lo era sempre stato.
 
Barry la strinse tra le braccia, in un caldo abbraccio, nel quale poté sentire, con la testa appoggiata al suo petto, il cuore palpitante del ragazzo.
Galoppava fin troppo, anche per Flash.
Barry scattò e tutto ciò che vide fu l'azzurro dei suoi occhi sommerso da lampi aranciati e poi il vento freddo e i clacson e le luci al neon e il ronzio delle antenne e il sole ormai quasi del tutto tramontato sul tetto della Star Labs. 
Il cielo era violaceo, con ancora qualche venatura rossastra, trascinata via dalla sfera infuocata che era il sole morente.
Barry non la lasciò andare, continuava a cullarla tra le braccia, le mani piccole e calde le stringevano piano i fianchi.
Caitlin alzò lo sguardo, era pallido, più di quando aveva scoperto del tradimento di Jay o del futuro matrimonio di Iris o del tradimento di Wells o del fatto che Joe avesse un altro figlio, un maschio, o ancora di quando...
-A cosa pensi?- borbottò.
Caitlin sobbalzò.
 
A te. A noi. A cosa vuol dire questo abbraccio, a cosa non stiamo dicendo, al modo in cui ti comportavi al parco, alle coltellate con cui ci hanno traditi...
 
-A niente.-
 
A tutto.
 
Barry sorrise -Non è male, una volta tanto, non dover pensare a niente, vero?-
Annuì.
 
Penso a tutto, invece.
 
-Io non ci riesco...-
-A fare cosa, Barry?-
 
-A non pensare...a non pensarci.-
Caitlin schiuse le labbra rosse, le morse piano, le stuzzicò con la punta della lingua. Barry si chinò lentamente su di lei, schiuse le labbra, sospirò sulle sue, gliele morse, piano, prima il labbro inferiore, poi vi passò la punta della lingua, stuzzicandola.
-Non voglio non pensarci, Cait...-
Sorrise -Hai le labbra sporche di zucchero, Barry.-
Arrossì -ti ho appena baciata, vuoi davvero preoccuparti dello zucchero?-
Caitlin si sporse in avanti e i lunghi capelli rossi solleticarono il viso di Flash mentre assaggiava le sue labbra per la seconda volta.
-Non voglio più preoccuparmi di nulla.-
Un enorme sorriso fiorì spontaneo sui volti di entrambi.
Caitlin sbuffò -Comunque eri in ritardo, Barry...e dire che hai la supervelocità.-
 
Ti amo, Cait.
 
-Scusa, ma continuerò ad esserlo, sempre.-
-Barry Allen, l'uomo più in ritardo della terra...ma ti amiamo anche per questo.-
 
Ti amo, Barry. 
 
 
 
 
   
 
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