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Autore: marea_lunare    27/03/2017    0 recensioni
E se qualcun altro prima di Rosie avesse risvegliato l'animo paterno di John? Qualcuno che farà breccia nel cuore tenero del dottore e in quello di ghiaccio di Sherlock.
-Ti voglio bene, papà-
-Anche io, piccola mia-
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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(4) Nightmares

Le cose iniziarono a precipitare quando John cominciò ad uscire con delle donne.

Ogni tanto ne cambiava una e nessuna delle tante riuscì mai a dargli ciò che cercava.

In tutto questo, Sherlock soffriva in silenzio.

Spesso e volentieri, Rachel si svegliava nel cuore della notte e vedeva Sherlock suonare, guardando fuori dalla finestra con sguardo malinconico.

Quell’uomo aveva dentro più amore di quanto riuscisse ad ammettere a se stesso, un sentimento a lui sconosciuto e che ancora non riusciva a gestire.

Allora rimaneva in silenzio, cercando di razionalizzare il tutto con la musica.

Ogni volta che John usciva, Sherlock prendeva in mano il suo strumento e Rachel restava a guardare. Quella melodia le scaldava il cuore, era l’unico mezzo con cui Sherlock faceva trapelare i suoi sentimenti e lei era una delle poche persone a cui era concesso ascoltare.
                                                                     ********************
Una notte, dopo diversi mesi di convivenza con i due, Rachel ebbe un incubo.

Nel suo sogno camminava lungo un corridoio buio, non riuscendo a vedere nulla.

Chiamava John e Sherlock, ma nessuno le rispondeva.

Era di nuovo da sola.

Sentì una mano che le afferrava il polso e la tirava per i capelli, buttandola a terra e prendendola a calci sul viso e la pancia. Suo padre, quello vero, era tornato.

 Lei teneva gli occhi chiusi e piangeva disperatamente.

Sotto le palpebre aveva impressa l’immagine di un volto che le sembrava di aver già visto da qualche parte. Un viso gelido, freddo e distaccato.

Occhi scuri, profondi. Un mare di pece che ti prende alla gola e ti toglie il respiro ancor prima che tu possa rendertene conto.

Una faccia che, anche senza espressione, esprimeva una spietatezza senza confini. Gli si poteva leggere l’odio nelle pupille, che trafissero la mente della ragazza come spilli appuntiti.

“I will burn the heart, out of you”

“Ti brucerò il cuore, te lo garantisco”


Urlò.
 
 
Si svegliò di soprassalto nel suo letto, gemendo e madida di sudore.

Non aveva un incubo così spaventoso da molto ormai.

Cercò di alzarsi dal letto, ma le gambe le cedettero e con uno sforzo riuscì a mantenere l’equilibrio.

Scese le scale con difficoltà e il respiro affannoso.

Fortunatamente in salotto Sherlock stava suonando e, sentendo i suoi passi, la guardò allarmato.

“John! John!” gridò, correndo incontro a Rachel che si accasciò in quell’esatto punto.

“JOHN!” urlò più forte il detective.

La ragazza era in ginocchio, il volto chino e lacrime grandi e trasparenti che le bagnavano il viso, mentre Sherlock la reggeva per le spalle.

Poco dopo il dottore arrivò di corsa, preoccupato per le urla del detective.

“Ti brucerò il cuore” sussurrò Rachel.

“Cosa?” chiese John prendendole il viso tra le mani.

“Ti brucerò il cuore” ripeté.

Sherlock sbiancò di botto.

I will burn the heart, out of you.

“No..” disse all’improvviso lei, sembrava star delirando.

“No, ti prego papà, non mi picchiare! Ti prego, ho sbagliato! La prossima volta farò meglio! Per favore!”

Lanciò un grido spaventato.

Sherlock l’abbracciò.

La strinse forte e Rachel pianse, pianse amare lacrime di dolore e tristezza, singhiozzando in modo incontrollato. Sfogò tutta la paura che aveva in corpo, mentre Sherlock le sussurrava parole dolci per farla calmare.

La ragazza continuò a respirare profondamente finché, sfinita da tutte quelle emozioni improvvise, perse i sensi tra le braccia del consulente investigativo e di John.
 
Si svegliò l’indomani nel suo letto, le coperte a terra e un pile profumato che le scaldava il corpo fino a sotto le ascelle.

Guardò fuori dalla finestra e vide che ormai era giorno inoltrato.

Si stiracchiò, gli occhi le bruciavano come fossero in fiamme.

Scese in cucina, si preparò il solito caffè latte e lo bevve con calma, cercando di scacciare i pochi ricordi che aveva dell’incubo di quella notte.

Ti brucerò il cuore.

Quella minaccia continuava a rimbalzarle nella testa, senza mai darle pace.

John e Sherlock le avevano raccontato dell’episodio della piscina, dove avevano incontrato Moriarty e Sherlock si era lasciato sfuggire l’affermazione rivoltagli dal rivale.

Poco dopo i due coinquilini aprirono la porta dell’appartamento, probabilmente di ritorno da un caso di livello superiore al 6, dato che si erano scomodati ad uscire.

“Rachel, sei sveglia!” esclamò John raggiungendola per controllare come stesse.
“Va meglio?” chiese accarezzandole la fronte, accertandosi che non avesse la febbre.

“Mi dispiace.. È la prima volta che ho una crisi così acuta. Sinceramente non ricordo quasi nulla di quello che è successo ieri, dopo che mi sono svegliata” gli rispose mortificata.

La ragazza prese la mano di John e ne accarezzò il palmo, confortandosi di quel contatto umano.

Poi volse gli occhi sul detective.

“Grazie, Sherlock” gli sorrise debolmente. Tra le poche cose che ricordava di quella notte, c’era la sensazione delle lunghe braccia del detective che l’avvolgevano con dolcezza, la voce ridotta ad un sussurro che le assicurava di essere in salvo ora, che non sarebbe mai più accaduta una cosa del genere.

Holmes non rispose, non ce n’era bisogno.

Improvvisamente il volto della sera prima le tornò in mente, un lampo che l’abbagliò e si portò le mani alle tempie.

“Cos’hai?” le chiese Sherlock avvicinandosi di un passo.

“Io.. Non lo so. Ieri nel sogno avevo le palpebre chiuse, però vedevo comunque un.. un viso. Il viso di un uomo di cui non so nulla. Capelli castani, occhi neri come la pece. Un viso da difficile dimenticare, perché esprimeva perfidia senza dover contrarre un muscolo. Ho avuto veramente molta paura”. 

Poco dopo emise un lungo sospiro, cacciando via gli ultimi residui di quel terrore che le aveva attanagliato lo stomaco fino al ritorno dei due uomini e decise di continuare la ricerca di un lavoro, che in quei mesi era miseramente fallita.

Uscì dall’appartamento con uno sguardo cupo e ancora provato, cercando di forzare un sorriso per tranquillizzare i coinquilini.

Una volta soli, rimasero a lungo in silenzio.
 
“Moriarty”.

Quella di John non era una domanda.

“Come diavolo ha fatto ad imprimersi così nella mente di Rachel? Non l’ha mai visto!”

“Non ne ho la minima idea” rispose Sherlock “Anche perché se l’avesse visto ce lo avrebbe sicuramente detto”.

Le rotelle del suo cervello iniziarono a lavorare con ritmo incessante. Chiuse gli occhi e congiunse le mani, mentre esaminava tutti i possibili modi in cui Moriarty avrebbe potuto farsi vedere da Rachel senza che lei se ne ricordasse. Più ci pensava e più sembrava un’opzione quasi surreale.

Sapeva per certo però, che quella era una diretta minaccia di Moriarty. Quell’incubo era il messaggio di avvertimento, l’annuncio dell’imminente resa dei conti.

Il gioco era iniziato.
 


Note dell'autrice: Capitolo 4! Un incubo spaventoso e un nuovo legame che nasce. Spero apprezziate! Un abbraccio a tutti, a presto! <3 
   
 
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