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Autore: LeAmantiDiBillKaulitz    27/03/2017    0 recensioni
Prendete Chelsea e Alexandria, due migliori amiche particolarmente male assortite: una, rumorosa, casinista, molto oca e morbosamente ossessionata dal cinema, l'altra acida, nervosa, arrabbiata e decisamente pronta a picchiare tutti. Poi aggiungete Bill, antipatico, isterico, viziato ma terribilmente sexy. Mescolate con un'intervista ai Tokio Hotel per il giornalino universitario, con un Tom molto scemo, un Georg molto martire e un Gustav molto affamato. Il piatto è pronto: tra gaffes, incomprensioni, tacchi alti, litigi e romanticismo-fai-da-te, riusciranno le due ragazze a conquistare l'algido cuore del cantante?
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Threesome, Triangolo
Capitoli:
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Al richiamo selvaggio di qualche rompipalle venuto a rovinare il nostro momento di gloria, tiro un bel ringhio e rotolo abilmente giù dall’enorme materasso, sprofondando in un pacco di cuscini rosa confetto della stessa consistenza di una nuvola di zucchero filato. Blah. Ho avuto brutte esperienze con quell’orrida materia rosa. Filamenti appiccicati ovunque e capelli che battevano la chioma di Chelsea in quanto a orridume, sporcizia ed essenza rosa. Ma non ne parliamo adesso.
-ARGH- la coinquilina Spielberg fa un salto che quasi sbatte la testa sul soffitto, e atterrando si lancia sulla porta bianco-laccata della stanza, e la chiude colpendola con una buona dose di eleganza.
-Heiiiii!- insistono da fuori. –Ma ci siete? Che cavolo state facendo?!
-Mi stanno aiutando con la piastra- lagna Delfina dal mare di chiffon e fronzoli ammassati sul letto, nei quali ha rapidamente sommerso il suo meraviglioso corpo stecchinoso da vampiro anoressico non appena gli sono scivolata di dosso. –Arriviamo subito. Cinque minuti.
Chelsea fa un sospiro che sposta quasi le tende, mentre striscia lentamente sulla parete rosa shocking sbattendo il fondoschiena per terra. Poi si spalma stancamente sul pavimento e inizia una nenia lamentosa elencando tutti i primi e secondi protagonisti di Mean Girls. O qualche commedia simile a Mean Girls.
-Su, coraggio, alzate i vostri culoni pesanti e diamoci una mossa!- esclama Bill, interrompendo Chess su Amanda Seyfried.
Io emergo dalla montagna di cuscini, e borbotto, sputacchiando organza:
-Ma come cavolo hai fatto?
-Eh?-questa è Chelsea.
-Sei già vestito?- la troietta è lì che passeggia sui suoi tacchi 30, tutto perfetto come se fosse appena uscito da una sfilata.
-Uh?
-Stai buona, Chess.
-Guardami in faccia, Canterbury- dice, dopo aver eseguito una magnifica giravolta per girarsi verso di me, puntandomi i suoi occhi cioccolatosi addosso.
-Canterbury è lei- aggiungo io, puntando un pollice verso i rasta di Chess, che nel frattempo ci ha raggiunto.
-…ti sembro uno che ha tempo da perdere a lagnarsi in mezzo ai MIEI cuscini rosa?- finisce imperterrito lui, esibendosi in una fantastica smorfia da io-non-ho-tempo-da-perdere, o forse da che-schifo-stai-toccando-i-miei-cuscini-fantastici.
-Mi sembri UNA che non ha tempo da perdere- replico io, con un sorriso ebete e sfacciato, beccandomi un bel ceffone condito di unghiata sulla guancia destra.
-AHIA- mi lamento, per poi beccarmi un bacio a stampo che sa di fretta e persone che non hanno tempo da perdere.
-Stai zitta- mi sgrida, lanciandomi il mio vestito. Mi prendo una borchia in un occhio. Ahia Parte Seconda. –E mettiti il deodorante!
Chelsea mi lancia uno sguardo che non so se ribolle perché mi sono beccata un bacio gratis o perché in effetti non avevo messo il deodorante; ma poi mi dà una mano ad allacciare lo stupidissimo nastro incrociato che chiude questo stupidissimo vestito inutile.
-Il tuo top- borbotto, alzando con una mano uno straccetto viola e brillantinato che probabilmente appartiene a lei.
-Grazie- borbotta lei di rimando, mentre me lo piglia di mano e tenta di chiudere la cerniera, che prima o poi, tutti lo sappiamo, esploderà sotto a quella quinta abbondante e grazie tante a Tezenis e Victoria Secret.
-Ma tu… - comincia Chess, rivolgendosi a Morticia, seduto davanti ad uno specchio incorniciato, che si sta piastrando i ciuffi.
-Io cosa?- mormora, concentrato. Cavoli, deve esserci abituato alle scopate occasionali. Non sembra per nulla scosso, come se non avesse appena stravolto la sua meravigliosa immagine di assoluto gay passivo con due pseudo-barbone universitarie conosciute a caso ad un’intervista.
-Tu …
In quel momento, proprio in quel momento, la porta si apre di colpo facendoci tutti sussultare, mentre qualcuno dei rompipalle di prima compare urlando qualcosa come “Quanto tempo ci vuole ad armeggiare con quell’arnese infernale?!” .
-TOM!
Bill strilla, con in mano una ciocca di capelli neri bruciati.
-IGNOBILE ESSERE! QUANTE VOLTE TI HO DETTO CHE NON DEVI ENTRARE IN QEUSTO MODO MENTRE MI STO PIASTRANDO I CAPELLI?! SAI COSA SUCCEDE?! CHE MI SPAVENTO! E SE MI SPAVENTO SUSSULTO! E SE SUSSULTO FACCIO UN MOVIMENTO BRUSCO, E MI BRUCIO I CAPELLI! FRATELLO IDIOTA, TROGLODITA E BARBARO!- continua, brandendo il ferro bollente verso il fratello, mentre noi due ci ricomponiamo in quattro e quattr’otto: la sua sa tanto di mossa tattica. Scommetto che quelli che ha in mano non sono nemmeno veri capelli.
Tom apre la bocca per dire qualcosa, ma Delfina lo interrompe subito scattando in piedi. –Comunque ho finito, grazie per l’attenzione. Alexandra, Canterbury, andiamo- abbaia, uscendo dalla stanza a passo di carica. Noi due ci accodiamo dietro di lui, e Tom resta fermo a cercare di decodificare ciò che gli è appena stato detto. Capra bollita ed inutile. 
-Oh, finalmente- sospira Georg non appena giriamo l’angolo, come se fossimo una versione rivisitata a budget estremamente ridotto di un trio di cheerleaders dei film americani per adolescenti, quelli di cui parlava prima Chess. Quelle con il vento artificiale che muove i capelli, anche se siamo al chiuso, riprese dal basso per sembrare più alte.
-Possiamo andare, adesso? Ho fame, io- interviene Winnie The Pooh.
-Perché? Mi aspettavo foste già in macchina!- esclama Morticia, con il lucidalabbra aperto a mezz’aria.
Georg boccheggia qualcosa, mentre Bill si avvia ancheggiando verso l’uscita. –Ah, se devo stare qui ad aspettare voi … su, su! Muovete quei fondoschiena pesanti che le vostre madri hanno avuto la carità di darvi, pelandroni!
#
Quando arriviamo al ristorante, poco dopo, veniamo accolti da uno strillo che probabilmente appartiene ad un’oca selvaggia fuggita dalla cucina del ristorante.
-AAAAAAAAAAAALEEEXX!
Katie Crystal.
-Tesoro, quanto che non ti veeeeeeeeedo! Vieni, vieni qua amore mio- viene verso di me e inizia a strapazzarmi come se fossi il suo pulcino stupido e selvaggio. –Wow, che belle unghie- si meraviglia, mentre inizia a fissare le mie mani assolutamente inguardabili da abusatrice di chitarre. Il fatto non è come può sembrare. Katie Crystal  non mi adora. Mi odia con tutto il suo cuore, e con ogni particella di sé stessa fin dalla notte dei tempi. L’odio è notevolmente incrementato quando, circa quattro anni fa, ho dato fuoco alla sua collezione di pon-pon dorati per farle uno scherzo. Con uno stratagemma degno di C.S.I. sono riuscita a far sembrare il misfatto colpa dei gemelli piromani, così Mamma Spiegelmann ha sgridato loro e non ha creduto a Katie che invece sosteneva di avermi visto benissimo appiccare fuoco ai suoi pon-pon. Quella sera si è arrabbiata talmente tanto con me che ha iniziato a tirarmi dietro tutte le scarpone mega col tacco che aveva nell'armadio. Io correvo per casa ridendo, lei mi tirava dietro le scarpe. Poi, a un certo punto, ho avuto la malaugurata idea di girarmi per controllare se mi stava ancora seguendo, e un plateau rosa pastello mi è arrivato in un occhio, procurandomi un magnifico livido viola, bello visibile da lontano. L’ho costretta a inginocchiarsi ai miei piedi e a fare tutto ciò che le avrei detto di fare per almeno un mese, altrimenti sarei corsa da Mamma Spiege a dire che “Katie Crystal mi ha tirato una scarpa addosso!”. E così, io mi sono presa casualmente un pugno in un occhio ad una rissa di strada e Audrey all’improvviso mi idolatra –era fra gli ‘obblighi eterni’ che le avevo imposto. Adorami come se fossi la tua persona preferita sulla terra, ma a me resta il permesso di maltrattarti. È incredibilmente divertente.
-Dai, dimmi qualcosa- mi fa, mentre mi avvelena con lo sguardo tremendamente viola che si ritrova.
-La tua mamma fuma crack- rispondo io, facendo schioccare la lingua e trattenendo una risata a forza.
-Ehi! Guarda che la sua mamma è anche la mia mamma- se ne esce Chelsea, protestando.
-E anche la mia mamma!- viene fuori un’altra voce, non più maschile di quella di Katie Crystal: ancheggiando come solo le vere troie professioniste sanno fare, agitando il boa di piume verde acido che la sottoscritta aveva regalato ad un Natale di sei anni fa, fa il suo trionfale ingresso Billy Terry,  lagna magistrale della famiglia Spiegelmann nonché primo dei gemelli piromani.
-Se vi ha creato così deve averne fumato davvero parecchio, di crack- commenta un altro, spuntando da dietro il boa di Billy. Rossiccio e nazista, squillano le trombe, generale di brigata dell’esercito dei distruttori sociali di Magdeburgo e dintorni, signore e signori ecco a voi, il grande Cooper Carter. Attualmente il mio migliore amico nella famiglia degli irlandesi, Chelsea esclusa ovviamente.
-Spiegelmann!- esclamo, e quattro teste si girano verso di me. –Quanto tempo che non ti vedevo! Quanto odio hai sparso in giro per la landa desolata che ha la sfiga di sostenerci, vecchio mio?
-Herder! Quanto basta per sterminare la colonia di coniglietti che avevano fatto la tana in giardino, mia cara. Ho usato il lanciafiamme come avevi suggerito, ma ho dovuto apportare qualche modifica … ampliando il raggio d’azione, ho terminato il lavoretto velocemente e ho pure eliminato qualche nutria- dice, tirandomi qualche pacca sulle spalle, io ricambio.
-E hai quasi incendiato il frutteto … - interviene Billy Terry, deluso perché suo fratello gli ha rovinato l’entrata trionfale. –Insomma. Non ci hai nemmeno invitato. Ti sei tenuto tutto il divertimento- si lamenta, mentre l’inquietante testa verde di Charity Rebecca, comparsa per magia, annuisce, con il broncio.
-Certo. E poi avreste eliminato tutte le mie piantagioni di muschio bianco. Avete idea di quanta fatica abbia fatto per ampliarle?! E voi piromani del cavolo sareste venuti a bruciarmele come se fosse divertente. Sapete quanti boschi spariscono annualmente per colpa di quelli come voi? Eh? Lo sapete? Vi piacerebbe essere al posto degli alberi? Quanti chilometri di pteridophyta viene annullata per il vostro divertimento? Eh?!
-Avery Aubrey, non scassare le palle. E usa un linguaggio umano, nessuno ha idea di cosa sia la pteridophyta.
-La felce, porco piromane, la felce- Avery se ne va sbraitando, mentre Bill arriva dietro di noi.
- Ci vogliamo muovere?
-Concordo! Ho fame.
Ci avviamo verso il portone d’ingresso, una vetrata gigantesca e così schifosamente lucida.
-Wow, cos’è questa roba?- fa qualcuno, mentre entriamo nella mega sala del mega ristorante per mega ricconi (ah, specifichiamo. Pagano quelli con i soldi).
-Scusa, Chess- fa Georg, avvicinandosi a noi. –Ma chi erano tutti quelli là fuori? Sai, quello con la sciarpa verde, la tipa con i capelli neri …
-Sono i miei fratelli!- esclama felicemente Chelsea. –Ci avevano invitato fuori a cena, ma siccome eravamo impegnate con voi … abbiamo deciso di fare di tutto un pezzo!- conclude, piazzandosi davanti ad un’enorme tavolata circolare, per tre quarti occupata dai più disparati elementi umani, più comunemente conosciuti come …
-Signori, i sette fratelli della famiglia Spiegelmann!- annuncia, e i sette elementi umani condiscono l’affermazione iniziando a fare un gran casino, sbattendo le posate sul tavolo e urlando parole in dialetti irlandesi sconosciuti ai più disparati dizionari. Stile sagra paesana alla festa di San Patrizio.
I ragazzi sono dietro di noi. E … beh, Gustav sta fregando i grissini dal tavolo a destra, Georg sta fissando perplesso Cooper Carter che costruisce una torre impilando coltelli, Tom sta esaminando la superficie lucida della bolla di chewing-gum che sta gonfiando Katie Crystal, e Bill … Bill credo stia svenendo.
-Aaaagh- esala, prima di afflosciarsi su sé stesso.
-Bill!- strilla Tom, gettandosi a mò di portiere sotto di lui. –Bill? Bill! Hey, ci sei? Coco Chanel, Gucci, Pandora, Vitton, Swarovski; saldi da Guess, 50% di sconto da Essence, il tuo armadio sta andando a fuoco, la tua collezione di lucidalabbra al mirtillo sta autocombustendo … - elenca, sventolandogli un bigliettone da 500 sotto il nasino perfetto.
-Alexandria si è impossessata dei tuoi stivali- urla Chelsea, sbucando da sotto il braccio di Tom. E in men che non si dica il fascinoso moretto apre gli occhioni, e fulmini e saette si distribuiscono abbondantemente per la sala.
-Lei COSA?
Mi riparo immediatamente dietro ad una sedia infiocchettata, precisamente sotto alla torre di coltellini da dolce che ha costruito Cooper Carter sul tavolo.
-Che succede alla ragazza?- mi chiede l’amico naziskin, infilandosi sotto la tovaglia.
-Ascoltami attentamente, generale Spiegelmann- comincio, sbirciando la situazione. –Non è una ragazza. Si chiama Bill Kaulitz. Voce e frontman dei Tokio Hotel- Morticia è definitivamente rinvenuto e credo mi stia cercando. –La missione è riservata, ma ti basti sapere che è estremamente pericoloso e suscettibile. È come una mega mina antiuomo che scatta con il soffio del vento.
-Di che esplosione stiamo parlando?- bisbiglia, serio.
-Grado elevato. Molto elevato. Non misurabile nella scala predefinita. Meglio di tutto evitare il contatto.
-Ricevuto. Come mi devo comportare?
-Estremamente gentiluomo- affermo, prima di sgusciare da sotto la tovaglia ricamata, rotolare dietro ad un’altra sedia e infine appiattirmi dietro a Chelsea, che gli sta spiegando che non mi sono veramente impossessata dei suoi stivali.
-Uh, certo. Scusate, ragazze. I mancamenti. Mi capita- si scusa, facendosi aria con il cinquecentone di prima.
-Beh, dicevo … - riprende Chelsea. –Vi presento la mia sterminata ciurma di fratelli! In senso orario a ore dodici, Avery Aubrey, Katie Crystal, Charity Rebecca, Billy Terry, Madison Hope- si fa un po’ fatica a distinguere Madison, interamente vestita in color panna, di un colorito cadaverico e con un cappellino bianco dal rivestimento perla della sedia. Credo che se a qualcuno che porta gli occhiali li togliessimo, e gli chiedessimo di individuare Madison Hope seduta in quella sedia, non la vedrebbe. Il fatto è che quella ragazza, oltre a possedere la capacità di mimetizzarsi e rimanere perfettamente immobile anche nelle pose più assurde per tempi prolungati, è tremendamente inquietante. Il primo ricordo che ho impresso nella memoria di Madison Hope è una figura filiforme in tutù nero che volteggia per casa sorridendo in modo inquietante, con i suoi grossi occhi viola cupo circondati da profonde occhiaie dello stesso colore fissi nei miei. E quello più recente che ho, esclusa questa sera, è, per l’appunto, Madison Hope nel suo tutù nero che danza per casa fissandomi in un modo che farebbe striminzire le budella a Stalin. Insomma, le abitudini di questa donna non sono cambiate parecchio. Credo che la prima frase di senso compiuto che sia uscita da quella bocca rossa e tirata sia stata qualcosa come “Con un bel grand battemens potrei rompere la testa a Billy Terry”. Ridendo, ovviamente. Madison Hope è pazza. Pazza, completamente inquietante, e non sono mai troppe le volte in cui usi quest’aggettivo riferendoti a lei. Ha pure lo stesso nome di un personaggio di Beautiful. Ditemi voi cosa c’è di più spaventoso di una ballerina matta che si chiama come la bionda di Beautiful. Brrr. –Charlotte Chanel- continua Chess, indicando una minuscola chioma di boccoli biondi talmente perfetti da sembrare finti, da cui spuntano due grandi occhi azzurro cielo. Charlotte ha qualcosa come tredici anni, o forse quattordici. È la più piccola di casa Spiegelmann, ed è praticamente una bambola. Ma proprio una bambola. Una di quelle cinesi, di ceramica che ti fissano da sopra i mobili polverosi delle case delle vecchie zie. Certo, non supera Madison in quanto ad inquietudine, ma insomma. Però, lei ha un grosso lato positivo: è una calcolatrice. Una mini-calcolatrice con i boccoli biondi. La richiedevamo presente ogni volta che la perfida professoressa di matematica ci mollava qualcuno dei suoi malvagi problemi. ‘Charlotte, quanto fa 182.235 sotto radice?’ ‘Fa 13.5 approssimato per eccesso. Credo abbiate sbagliato qualcosa’ a cui seguivano una bella trafila di insulti e porconi ben fantasiosi, fra cui anche qualche ‘grazie’ alla piccola Charlotte Chanel, che nel frattempo se ne stava lì a giocare con le radici cubiche dei coseni. –E infine, Cooper Carter- termina il giro indicando l’amico naziskin, che alza una mano facendo un cenno della testa. Di solito saluta con il braccio sinistro alzato, per tener fede al suo essere nazista convinto, ma siccome gli ho detto di fare il gentiluomo ha alzato una mano da persona normale. Vorrei parlare di quanto fosse divertente andare a disegnare le svastiche sulle lavagne durante la ricreazione, alle elementari, per poi scatenare il panico fra le maestre e costringere la scuola a dieci ‘mea culpa’ con prostrazione. La preside era una rossa convinta. Avevamo pure una bandiera dell’Unione Sovietica appesa in atrio. Non condivido tutto l’odio naziskin di cui è splendidamente dotato Cooper, ma ogni santa mattina mi chiedevo che cosa cavolo c’entrassero i russi.
-Ah. Dunque … questi sarebbero … i tuoi fratelli?- chiede cauto Bill.
-Che c’è bambola, ti facciamo tanto schifo?- chiede Katie Crystal, che con gli altri non è obbligata ad essere gentile.
-Katie, rimanda le tue paturnie di orgoglio cheerleader a più tardi. Siamo stati invitati, ricordatelo- la rimprovera Chess, prendendo posto in una delle sedie vuote.
Katie sbuffa, io mi stravacco due sedie dopo Chelsea. –Significa che pagano loro,  Crystal- le ricordo. –Quindi non devi sborsare money dalla tua ‘cassa scarpe’. Dovresti essere contenta- dico, ridendo sotto i baffi.
Lei mi fa la linguaccia, che è il massimo gestaccio che le ho concesso, poi mi ignora e torna a gonfiare la sua bolla.
Intanto anche gli altri tre si siedono, Gustav vicino a me perché siamo di fronte al porta grissini, Tom in parte a lui e Georg ancora di fianco, vicino ad Aubrey che lo squadra dal basso verso l’alto per cercare di capire se possa costituire una minaccia per le specie protette di felci da giardino.
-Uhm- mugugna, dopo un po’ che lo fissa. –E così … tu saresti in una band?- gli chiede, come chiederebbe ad un fioraio se quello che le ha dato è veramente un germoglio di cavolfiore e lei conoscesse già la risposta.
-Uhmm- fa Georg, perplesso. –Sì- che suona più ‘sì?’ che ‘sì’, però Aubrey fa quell’effetto. Lei fa un altro ‘uhm’, poi scrive due appunti sul block notes con le foglie secche che le abbiamo regalato il Natale scorso. Le ho incollate io, quelle dannate foglie che non facevano altro che staccarsi di continuo.
-Beh- esordisce Chelsea, rivolgendosi a nessuno in particolare. –Sapete? Finalmente gireremo un film!- esclama tutta gasata. Posso vedere le stelline al posto dei suoi occhi.
-Cheslea Sienna, è la quindicesima volta nei tuoi vent’anni di vita che inizi una conversazione con ‘finalmente gireremo un film’- commenta Charity Rebecca da dietro la coltre di capelli verde palude. Sembra un mostro del mare da horror scadente. Con gli occhi viola che ribollono dietro le alghe.
-No, al pranzo di San Patrizio di tre anni fa il soggetto era ‘io’, non ‘noi’- interviene Charlotte Chanel, sfarfallando le ciglia chiare. 
-Infatti. E sentiamo, quale sarebbe la trama questa volta?- chiede una curiosissima Madison, piantando (lo fa apposta, lo so, lei mi prende di mira) i suoi grossi occhi folli in quelli della sottoscritta, che puntualmente si nasconde dietro ad un bicchiere d’acqua. Trasparente, e quindi ci vediamo lo stesso, ma ogni opzione è buona.
-La dico io, la dico io!!!- strilla Tom eccitatissimo, scattando in piedi e sbattendo le mani sul tavolo. Prende fiato, come fanno i bambini di sette anni prima di recitare le poesie. –Allora, i protagonisti sono …
-Tooom!
-Sì, esatto, siamo io e …
-TOOOOOOOOOOOMM!
-No, no, io e Chelsea!- protesta, girandosi verso la provenienza della voce che lo interrompeva.
-TOOOOOOOM, IDIOTA CEREBROLESO, STACCAMI QUESTI COSI DI DOSSO!- solo allora ci accorgiamo di Bill, prigioniero fra i gemelli piromani, che gli stanno pichignando tutte le collane.
-Billy Terry! Leva le tue manacce dal mio fid-ERHM, da Bill!- grida Chelsea, fulminando il fratello minore, mentre i dread rosa si agitano frenetici.
Bill ci lancia uno sguardo interrogativo, che forse non è poi così interrogativo, ma poi giunge la cavalleria (Tom) che lo sottrae alle grinfie dei malvagi gemelli.
-Urhm- commenta, spazzolandosi i leggins di pelle. –Voi irlandesi siete … strani- condisce l’aggettivo con un’occhiata a Chelsea, che non si scioglie solo perché ci sono io a tirarle pizzicotti. In compenso, però, inizia ad agitarsi sulla sedia e i dread sono ancora più frenetici. Mi chiedo se ‘strani’ sia un grosso complimento.
… beh, a giudicare dai gusti della Delfina, probabilmente sì.
-Dicevo- riprende Tom, mentre Bill si avvicina alla nostra porzione di tavolo ancheggiando. –Che i protagonisti, interpretati da me e Chelsea, sono due mercenari americani che ricevono il compito di uccidere il capo della STASI, un tizio molto importante interpretato da Gustav- gira un pollice verso Winnie The Pooh, che sta fregando i grissini a Georg, intento a cercare di fare conversazione con Aubrey, che ogni due parole interrompe con un ‘Uhmm…’ e scrive qualcosa sui suoi appunti. Dio solo sa cos’ha nella testa. Foreste pluviali. Concordo con il discorso della mamma che fumava crack.
-…e niente, insomma, per la strada incontrano un tassista kazako in fuga dal suo paese, Abrhmud o qualcosa del genere, che sarà interpretato da Georg- indica il bassista, che però non si gira. Bill squadra il tavolo alla ricerca dell’unico posto libero rimasto, che dovrebbe teoricamente essere il suo. -…che aiuterà i due mettendo a disposizione tutte le sue capacità segrete di spia. Tutto bene finché non capita Alexandria, che interpreterà una giornalista politica inglese, che ha scoperto tutto il piano che i due stavano architettando, e minaccia di spifferare tutto al mondo intero. E poi ci sono vari intrighi … - Morticia si accorge che l’unico posto libero è fra me e Chelsea. Noi giriamo all’unisono la testa verso di lui, e guardandolo con occhiate ambigue, battiamo con la mano il posticino che gli abbiamo personalmente assegnato. Lui, prima ci incenerisce con lo sguardo, poi si da un’occhiata intorno, passa una mano fra i capelli, e infine si siede.
Ka-boomm, vittoria per Herder-Spiegelmann. La corazzata procede vincente.
-…c’è Bill, che farà l’amante del capo, e poi interverranno tutte le bande criminali di Berlino … a proposito, proprio per questo avevamo pensato a voi…
Un’enorme punto interrogativo compare in centro tavola mentre tutti girano lo sguardo verso il chitarrista.
-Chi sarebbe disponibile per una parte nel prossimo successo di Hollywood?
#
Una colonna di camerieri pieni di piatti di spaghetti alla carbonara è appena passata a portare cibo al tavolo degli elementi umani ambigui, ovvero, noi.
-Allora, vi spiego- inizia Tom, mentre arrotola una forchettata di spaghetti. –La scena iniziale sarà girata nell’appartamento delle ragazze: lo ri-arrederemo e aggiungeremo alcuni dettagli per farlo sembrare l’alloggio provvisorio di due gangster. Le armi ce le siamo procurate stamattina- infila in bocca la forchettata. –Ad un negozio di softair in fallimento, ce le hanno praticamente regalate.
-Ho una domanda!- strilla Billy Terry, alzando una mano, con la conseguenza che la sua forchetta ha fatto un volo distribuendo carbonara in giro, il boa di piume ha seguito la carbonara in volo ricadendogli in testa e Charity Rebecca si è presa un’unghiata. –Cos’è il softair?
-E’ un gioco in cui si fa finta di far guerra sparandosi con armi a pallini- spiega annoiata Aubrey, tirando un grumo di uova strapazzate a Georg mentre gesticola con la forchetta. –E per farlo si va nei boschi, o nei campi, calpestando un sacco di muschi e piante di sottobosco rari e in via d’estinzione. Per non parlare di tutti gli alberi che si rovinano, con tutte le pallinate- termina, chiudendosi la bocca con uno spaghetto. Grazie, Aubrey.
-Ok. Ricevuto- Billy si risiede, tornando buono alla sua pasta con la forchetta rubata a sua sorella.
-Ci sono altre domande?- chiede Tom, indicandoci tutti con un grissino; e vedendo che nessuno sembra fare obiezioni, se ne sgranocchia la punta e prosegue. –Perfetto. Dicevo … nella scena iniziale avremo bisogno di un cameraman che sostituisca Chelsea, che sarà occupata a recitare. Durerà più o meno due minuti, quindi non ci saranno grossi problemi … qualcuno si offre?
Il vociare nella sala è piuttosto forte, quindi copre il rumore dei grilli in lontananza.
-O…ok. Chess? Che proponi?
Lei alza la forchetta, spargendo carbonara in giro (sarà una delle numerose doti di famiglia), e indica Katie Crystal, che sta alternando un boccone di pasta a una bolla di chewing-gum. Dio, Kurt Cobain e Jimi Hendrix. Che schifo.
-Katie ha la mano ferma. Propongo per lei.
-Qualcuno ha qualcosa da ridire?- chiede di nuovo Tom.
-IO! Non voglio girare il vostro stupido film- urla Katie Crystal dalla sua posa stravaccata sulla sedia.
-Beh, lo farai comunque. Io sono la regista, io decido. Passiamo alla prossima scena …
Tom estrae un piccolo block notes stropicciato, e sfoglia qualche pagina. –Uhm…- fa scorrere il dito sulle righe, poi si ferma. –I mercenari prendono il volo da New York. Qui ci servirà un ambiente che sembri abbastanza l’interno di un aereo. Oppure giriamo di nascosto in un vero aereo. Ma la seconda opzione è piuttosto rischiosa …
-Metto a disposizione il jet privato- fa Bill, sbattendo (con delicatezza) un biglietto sul tavolo.
Io e Chess ci sporgiamo a dare un’occhiata. È una foto, un aereo piuttosto piccolo per essere pubblico ma piuttosto grosso per essere privato. Wow.
-Ah … ehm … wow. È vero, non ci avevo pensato- ammette Tom, impallidendo.
-Il jet è MIO, me l’ha regalato Fred al mio ventesimo compleanno- ringhia Bill. Potrei giurare di aver sentito ‘giusto due mesi prima di scaricarmi’. –Quindi è abbastanza ovvio che non ve l’avrei lasciato prendere senza il mio permesso.
-Il tuo compleanno è anche il mio!- protesta Tom.
-Sì, ma il regalo e l’ex sono miei e non tuoi. Sbaglio?
-Non sbagli- borbotta Tom, tornando mogio mogio al suo posto. –Comunque- riprende. –In questo caso dovremmo cambiare qualcosa … i due gangster non prendono più l’aereo, ma un jet privato … quindi, o dispongono di un bel capitale … ma no, non si farebbero vedere così tanto.
Il chitarrista rimugina, rigirando la pasta con la penna. Vorrei avvertirlo che non ha in mano proprio una forchetta, però è esilarante e quindi me ne sto zitta a guardarlo.
-Uhm- mugugna, imboccando un rotolo di spaghetti mezzi neri d’inchiostro.
-Beh, potrebbe essere il jet dei boss criminali che li hanno assoldati! Durante il viaggio potrebbero intrattenere una conversazione sugli accordi … sai, i soldi, l’obiettivo … quelle cose lì, da gangster- interviene Charlotte Chanel, sfarfallando i suoi occhioni da calcolatrice.
-Ottima idea, Charlotte!- esclama Chess. –Cooper Carter potrebbe fare la parte del boss. E alla fine … - in preda alla crisi mistica registica, si alza di colpo, facendo cadere bicchiere, forchetta, bicchiere di Bill e bottiglia del vino rosso, macchiando la splendida tovaglia bianca ricamata. Poi inizia a gesticolare come se fosse nella scena. –I tre smontano dall’aereo, assieme alla scorta … e il boss fa uccidere il pilota, ANZI, NO, lo uccide lui stesso con un colpo della sua magnum d’oro bianco, così, con un colpo obliquo … -si piega rimanendo miracolosamente in equilibrio sui tacchi verde acceso. Poi punta le dita a pistola verso di me, mi guarda ma non mi vede, credo stia immaginando la scena. –Sì, sì. Mi piace. Non ci devono essere testimoni, oltre alla fidatissima scorta … sì, sì!- esulta, lasciandosi cadere sulla sedia, e insudiciandosi i pantaloncini con il vino rovesciato sulla sedia. Poi festeggia la sua geniale idea con una forchettata di carbonara, usando la forchetta di Bill (altra dote di famiglia?). –Ottima idea. Davvero ottima. Tom, scrivi. Cooper Carter è il boss. Il pilota sarà …
-Mick Mervein- suggerisco io, la testa appoggiata alla mano, mentre rigiro la pasta. –L’amico di Booze. Quello che cazzeggia con i simulatori di volo- Booze è uno della compagnia dei nerd, per intenderci. E Mick è il suo amico scemo di cui parla sempre, dal padre riccone e pilota di linea, che passa la sua vita inutile a giocare con i simulatori del papà. –Secondo me, se gli diciamo che finirà in un film, accetta.
-Ottimo! Tom scrivi. Mick Mervein=pilota. La scorta? …
-I ragazzi della squadra di basket. Ne bastano un paio. Due belli grossi- dico, continuando a rigirare la pasta. Guardare Tom che riempiva il piatto d’inchiostro è stato divertente, ma ora mi ha fatto passare la fame. Piuttosto aspetto la prossima portata. Spero in una bella bistecca al sangue.
-Perfetto, perfetto. Hai segnato?- Tom annuisce energicamente, mentre scribacchia dondolando sulla sedia.
-Ah, sarà un successo, lo so! Sarà un successo, un successo!- ripete ‘un successo’ una quindicina di volte, mentre saltella sulla sedia facendo sobbalzare di continuo il tavolo. Bill è impassibile, anzi, forse sta anche sorridendo. Non so se sia per circostanza o perché è veramente felice perché il nostro progetto sta decollando. Forse. Ma credo che sia la seconda opzione. Ad un certo punto il suo quasi-sorriso si accartoccia in una smorfia seccata, mentre arrotola una forchettata di pasta con la posata fregata alla sottoscritta (effetto domino, neh?). Chelsea sta continuando a saltellare sul posto, e per poco il suo bicchiere non si rovescia di nuovo. Ad un certo punto getta la forchetta, sbuffa e le prende le guancie con le sue mani ingioiellate, in un modo che potrei benissimo definire violento, lei si ferma per un nanosecondo e lui sfrutta l’attimo per stamparle un’impronta di rossetto nero sulle labbra grosse e lentigginose.
Poi si lascia cadere all’indietro sulla sedia, e appoggia un braccio allo schienale in una posa così assolutamente puttanesca che posso sentire tutti gli ormoni dei presenti iniziare a circolare come i pazzi quando si aprono le porte del manicomio. Chelsea rimane immobile, paralizzata, con le labbra pastrocchiate di nero vagamente curvate all’insù e due segni rossi sulle guancie.
-Oh, finalmente stai ferma.

Hey NevadaBoys&CaliforniaGurls. *make America punk again* Come state? In piedi o seduti? :D Beh, in ogni caso speriamo abbiate apprezzato ancora una volta i nostri sforzi di scrittrici da strapazzo *Charlie arriva e mi bastona* e che lascerete un commentino. -^^-                   The Two Of Us Love You All! 8) con baci e Beatles. :****      Noi <3
   
 
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