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Autore: alaal    27/03/2017    1 recensioni
Quella sera, di fronte ad un buon bicchiere di latte caldo, ad un Pokémon innamorato viene chiesto qualcosa che metterà in dubbio tutta la sua esistenza. Avrà il coraggio di affrontare il suo destino e potere coronare il suo sogno d'amore? Un pericoloso rivale è dietro l'angolo... bisogna decidere in fretta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James, Jessie, Meowth, Nuovo personaggio, Pikachu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Di nuovo… l’ennesimo fallimento della nostra fallimentare carriera da falliti ladri di Pokémon. Quel bamboccio, con il suo Pokémon, era riusciuto a scaraventarci in orbita senza tanti complimenti, distruggendo la nostra ultima creazione tecnologica, la “Aspiratutto ma proprio tutto”. Il piano era molto semplice, in verità: agire nottetempo nel museo di archeologia di Plumbeopoli e, per mezzo del gigantesco aspirapolvere volante, arraffare tutto l’arraffabile. Ma ancora una volta, quel maledetto moccioso, “casualmente”, si trovava da quelle parti con i suoi pestiferi amici. E io e i miei amici venimmo sconfitti, la nostra macchina costruita con i nostri sudati risparmi andata irrimediabilmente distrutta e noi catapultati in aria per diversi metri, atterrati con diversi acciacchi tra gli alberi silenziosi di Boscosmeraldo. Adesso, ci troviamo impigliati in mezzo alle fronde degli alberi, e per nostra immensa fortuna siamo proprio caduti tra i nidi degli Spearow, che naturalmente inferociti per il nostro arrivo imprevisto, hanno deciso di picchiettare le nostre teste con i loro becchi acuminati. Perforbecco, giusto per concludere la serata nei peggiori dei modi. Fortunatamente (o sfortunatamente, dipende dai punti di vista) i rami sotto di noi non reggono il nostro peso e, con un rumore secco, cadiamo a terra e gli Spearow ci seguono a ruota, ancora furibondi per avere loro distrutto qualche uovo della loro nidata.

-Ahi! Ahi! Andatevene, uccellacci!!- Le grida della mia compagna di scorribande sono colme di rabbia e, con le sue braccia affusolate inguantate, cerca di scacciare gli Spearow che si abbattono su di noi come mille rapaci assetati di sangue. Anche io cerco di difendermi facendo del mio meglio, ma siamo in netta inferiorità numerica e lasciamo che gli Spearow facciano di noi quello che vogliono. Dopo dieci minuti di becchettature e di graffi causati dai loro artigli aguzzi, finalmente decidono di lasciarci andare e di trasferirsi su una quercia poco distante da noi.

E noi? Attoniti, lerci, feriti e con il morale sotto i tacchi, rimaniamo sdraiati a terra a fissare il cielo notturno pieno di stelle. La luna con la gobba a levante faceva capolino tra le foglie degli alberi di Boscosmeraldo, dopotutto rimanere supini sul terriccio del bosco non era poi così male. Mi fanno male le braccia, non riesco a muovere neppure un muscolo.

-Io non capisco… non lo abbiamo neppure cercato stavolta…- Adesso è l’altro mio compagno che parla. Il suo tono di voce, flebile e colmo di tristezza, rappresenta idealmente il nostro sentimento di sconfitta e di umiliazione. Davvero, non lo avevamo neppure cercato quel Pokémon in questi giorni. Il nostro capo si era raccomandato proprio a noi, qualche giorno prima, e ci aveva commissionato uno dei furti più clamorosi da fare nella città di Plumbeopoli: rubare tutti i reperti archeologici recuperati dagli scavatori nei mesi precedenti nelle terre dell’Isola Cannella. Sarebbe stato un lavoretto pulito e facile, gli allarmi erano stati disattivati correttamente, le guardie stordite, i fili della corrente tranciati, le linee del telefono mute.

Avevamo preso tutti gli accorgimenti del caso, non eravamo mai stati così professionali come questa sera.

E nonostante tutta la nostra buona (si fa per dire) volontà, eccoti arrivare quella spina nel fianco con i suoi amichetti. E… sì, non capisco neppure io. Mi è sembrato, per un certo momento, che si fosse messo ad inseguire noi (di solito accade il contrario), e ci ha attaccato di proposito. Non abbiamo potuto neppure organizzare una difesa sensata, che il suo Pokémon ci ha attaccati con un potente Tuonoshock e, mandando in cortocircuito la nostra mongolfiera aspirante, ha distrutto il nostro capolavoro dell’ingegneria, facendoci saltare letteralmente in aria, come al solito.

Eppure questa volta la delusione è così cocente che non ho neppure voglia di rispondere al mio compagno di squadra. Abbiamo fallito un’altra volta, il nostro capo ci ha perdonato tantissime volte in questi anni, ma temo che questa volta siamo arrivati al capolinea. Forse è meglio così, non siamo mai riusciti a combinare niente di buono, abbiamo inseguito quel ragazzino in lungo e in largo per tutte le regioni conosciute, con il solo scopo di rubargli il suo Pokémon preferito, ma dopo tutti questi anni ancora non ci siamo riusciti. Ma chi vogliamo prendere in giro?

La mia compagna si rialza in ginocchio, digrignando i denti e graffiando con le unghie con rabbia il sentiero terroso del bosco. La sua chioma fluente è scompigliata e alcuni rami e alcune foglie sono attaccati ai suoi capelli, rovinando la sua ultima elaborata messa in piega.

-Non possiamo arrenderci così! Domani riproveremo, siamo stati così vicini a fare il furto del secolo!- L’altro mio compagno, più rassegnato di me, ha incrociato le mani dietro la testa e accavallato una gamba sull’altra, perdendo il suo sguardo tra le stelle della sera estiva. Una leggera brezza si è sollevata e i rami frondosi degli alberi si muovono leggermente, conciliandomi il sonno. Sono stanco, effettivamente, abbiamo lavorato diversi giorni e notti a quel progetto, e non ho più voglia di discutere con loro su cosa fare e cosa non fare.

-Ma dai, Jessie, ci sono stati numerosi testimoni, domani mattina il museo sarà pieno di poliziotti e probabilmente porteranno via quei reperti in un altro luogo più sicuro!- La donna ridacchia sommessamente e, con una certa difficoltà, si rialza in piedi, appoggiandosi con una mano sul tronco dell’albero dal quale eravamo caduti poco prima. La osservo in volto, il suo sorrisetto sinistro e il suo sguardo magnetico significano una cosa sola: aveva già un piano in mente.

-E’ questo il punto, James. Crederanno di sentirsi al sicuro con quel nugolo di poliziotti, ma ancora non hanno capito che noi abbiamo il nostro asso nella manica!- James si mette seduto stavolta con uno scatto, piuttosto arrabbiato nei confronti di Jessie, e incrocia le gambe mettendo le mani sulle ginocchia.

-Eh no, Jessie! Victribell non lo voglio utilizzare! Se pensi di narcotizzare tutti quegli uomini…- Le loro discussioni si protraggono a lungo. Non ho assolutamente voglia di ascoltarli, voglio solo dormire ma la donna richiama la mia attenzione chiamandomi per nome. Mi sollevo sui gomiti, con gli occhi gonfi di sonno, e scuoto la testa.

-Eddai, Meowth, sicuramente avrai un piano pronto per domani sera!- Anche James, sorridendo, mi guarda speranzoso, convinto che io abbia un buon piano in mente.

-Quei mocciosi sicuramente non ci saranno domani a Plumbeopoli – si strofina le mani energicamente, ritrovando un po’ di spirito che aveva perso prima – hai in mente quale macchina potremo utilizzare domani?- Eh, sì, quale macchina? Con quali soldi poi? Fosse stato per me, avrei utilizzato la vecchia tecnica del furto a mani nude, ma non avevo assolutamente voglia di discutere con loro. Chiudo gli occhi e mi accoccolo sul terriccio fresco, raggomitolandomi per terra come piace tanto a me.

-Ne parliamo domani, ragazzi, ne parliamo…- Jessie e James rimangono in silenzio per diversi lunghi secondi, sicuramente il fatto di non trovarsi con un piano pronto per la prossima settimana li ha gettati in uno stato di desolazione e di incredulità.

-Ma… Meowth – Jessie e James si avvicinano verso di me, perplessi – tu sei sempre stato il primo a proporci un nuovo piano per la prossima giornata… è da un paio di giorni che ti comporti in modo strano.- Già, se solo sapessero…

-Ragazzi, ne parliamo domani, va bene? Sono stanco.- E do loro la schiena, lasciandoli ammutoliti. Non più di tanto, perché ovviamente la mia compagna non ha apprezzato il mio nichilismo, e come al suo solito sbotta in improperi e grida da spaccare i timpani pure ad un sordo.

-Ne ho abbastanza del tuo atteggiamento! Meowth, vedi di darti una svegliata e di elaborare un nuovo piano, immediatamente!- Le grida di Jessie non mi sfiorano minimamente. James, un pochino più comprensivo nei miei confronti, si mette davanti a Jessie e, tentando di calmarla, la spingeva indietro, cercando di allontanarla da me.

-Abbi pazienza, Jessie, abbiamo effettivamente lavorato giorno e notte ed è logico che Meowth sia stanco. Riposiamoci per stasera, e domani mattina elaboreremo un buon piano. Giusto, Meowth?- E si volta verso di me, sorridendo, ma trova solo la mia schiena e il mio (finto) russare. Il fatto è che non ho assolutamente voglia di preparare un nuovo piano. Da quando ho conosciuto Celine, due giorni fa, nella città di Zafferanopoli, non riesco a pensare ad altro. Perché siamo capitati proprio da quelle parti? Ah sì, per raccogliere il materiale necessario dallo sfasciacarrozze per costruire la “Aspiratutto ma proprio tutto”. Quello che mi ha chiesto, dopo il nostro fugace incontro-scontro, mi ha lasciato senza parole.

Ora non voglio pensare a niente. Nè al piano andato in fumo, né alle chiacchiere di Jessie e James, né a quell’antipatico Pokémon elettrico, né a Celine, né al nostro boss.

Niente di niente.

Voglio solo dormire.

   
 
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