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Autore: BabaYagaIsBack    28/03/2017    2 recensioni
Re Salomone: colto, magnanimo, bello, curioso, umano.
Alchimista.
In una fredda notte, in quella che ora chiameremmo Gerusalemme, stringe tra le braccia il corpo di Levi, come se fosse il tesoro più grande che potesse mai avere. Lo stringe e giura che non lascerà alla morte, il privilegio di portarsi via l'unico e vero amico che ha. Chiama a raccolta il coraggio e tutto ciò che ha imparato sulle leggi che governano quel mondo sporcato dal sangue ed una sorta di magia e, per la prima volta, riporta in vita un uomo. Il primo di sette. Il primo tra le chimere.
Muovendosi lungo la linea del tempo, Salomone diventa padrone di quell'arte, abbandona un corpo per infilarsi in un altro e restare vivo, in eterno. E continuare a proteggere le sue fedeli creature; finchè un giorno, una delle sue morti, sembra essere l'ultima. Le chimere restano sole in un mondo di ombre che dà loro la caccia e tutto quello che possono fare, è fingersi umani, ancora. Ma se Salomone non fosse realmente morto?
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo Sesto - Parte Seconda

"Don't be ashamed 
of all the monsters in your head"

- Kill or be killed (New year's day)


 

Levi poggiò il calice di vino sul tavolo, attendendo una qualsiasi reazione da parte del fratello che, dopo tutte le chiacchiere, aveva distolto lo sguardo, interrompendo così il contatto visivo. 
Nonostante lo conoscesse da secoli, per la prima volta si ritrovò a non comprendere il suo gesto: stava forse soppesando con serietà le sue parole? Oppure ne aveva già decretato l'improbabilità?

Con Zenas, doveva ammetterlo, affrontare la questione non era stato facile come con Alexandria. Parlare di ciò che era successo a Praga era apparso come un ostacolo quasi insormontabile, ma dopo un lungo silenzio, denso di preoccupazione, le parole erano infine riuscite a riversarsi fuori dalle labbra. Aveva raccontato tutto, forse persino più dettagliatamente della prima volta e, probabilmente, per via del fatto che Akràv  non era affatto incline alla speranza - dopo ciò che aveva visto nei suoi quasi duemila anni di vita, aveva imparato ad andarci piano con simili cose, perché dare troppa fiducia, credere incondizionatamente nel lato positivo, gli aveva più volte spezzato il cuore. Suo fratello avrebbe preteso una garanzia: non gli avrebbe concesso il beneficio del dubbio come Z'év, ne era consapevole, soprattutto ora che l'assenza di Salomone minacciava ogni aspetto delle loro esistenze. 

«Credi davvero che sia lui?» portandosi via dalle labbra i resti del vino, il padrone di casa tornò a fissarlo, indagando ogni sfaccettatura della sua espressione. Sembrava cercare in lui una feritoia, una crepa da cui far crollare la sua storia - persino il tono con cui gli rivolse quella domanda parve mettere in dubbio la veridicità della questione. 
Nakhaš sentì in bocca un gusto amaro, ben diverso da quello dell'alcolico che stava bevendo, e si chiese per quale motivo avesse creduto così fermamente di trovare, con una certa facilità, il sostegno del fratello: Zenas sembrava tutto fuorché propenso a seguirli in quella stravagante ricerca - eppure, se persino Alexandria aveva messo da parte il proprio dolore, forse anche in lui c'era qualcosa a cui appigliarsi. Il problema sarebbe stato scoprirla. 
Senza rendersene conto, nel valutare quei pensieri, lo sguardo gli scivolò nei pressi della finestra, lì dove loro sorella stava cercando di rilassarsi tra una boccata di nicotina e l'altra.
Non li stava guardando, per questo il Generale poté concedersi il lusso di soffermarsi sulla linea del suo collo pallido, il trapezio delle spalle e la schiena che per tre quarti era rivolta nella loro direzione. Fissarla lo calmava, rasserenava ogni sua tensione, anche se non ne conosceva il motivo - ma era una condizione che aveva scoperto già al loro primo incontro.

La voce della Contessa, durante tutta la sera, non aveva mai fatto capolino tra le sue frasi. Z'év lo aveva lasciato parlare come una bambina che ascolta la favola della buonanotte e, adesso, scrutandola dal tavolo dell'angusto salottino, Levi si domandò se anche lei, dopo aver udito nuovamente il suo racconto, si stesse domandando quanto quella follia potesse realmente portare a qualche risultato. Mordendosi una delle punte della lingua si rese conto di non poter perdere la sua fiducia, non a quel punto, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per trattenerla a sé e farsi accompagnare in quell'ultimo viaggio. 
Sapeva di non poter provar né a lei né ad Akràv ciò che era successo a Praga, tutto ciò che aveva erano i ricordi di quel giorno e il suo corpo, la reazione che aveva avuto al passaggio dello sconosciuto, dell'Hagufah; e nessuna delle due cose poteva essere condivisa. Bisognava provarlo a propria volta. Bisogna incontrare Salomone.

«E tu? Credi davvero alle fantasie di un pazzo?» d'un tratto, interrompendo il flusso di pensieri in cui il Generale di era ritrovato immerso, la voce di Zenas si rivolse verso la finestra, facendolo irrigidire sulla sedia. Levi osservò il Greco tendere un poco la testa in direzione della sorella, ancora immobile. Le sue preoccupazioni stavano ora per essere svelate, in base a ciò che lei avrebbe risposto, si sarebbe decretato l'esito della sua avventura.


Alexandria però non rispose subito, per un istante fece credere di non aver udito, ma poi, tirando un'ultima volta dal filtro, girò il viso verso di loro. Mentre le Chimere più antiche del mondo avevano parlato della possibilità di ritrovare il proprio creatore, lei era rimasta vigile a scrutare nelle prime ombre del crepuscolo, forse timorosa all'idea che gli alchimisti del Cultus potessero interrompere la loro piccola riunione, ma non per questo le sue orecchie si erano fatte trovare sorde e, solo in quel momento, voltandosi, Nakhaš riuscì a scorgere nella sua espressione una sorta di indecisione - e la cosa non gli piacque affatto. Chissà quale, dei dubbi del fratello, la stava tormentando.
Zenas aveva sicuramente mosso giuste osservazioni, non poteva negarlo, ma in una situazione del genere affidarsi alla logicità non era la scelta corretta. Da quando l'alchimia, l'Ars, seguiva le regole della razionalità? Loro tre non erano forse la prova che il limite al possibile rasentava l'infinito? 
Certo, nemmeno lui riusciva a capire perché Salomone non li avesse cercati, in quegli anni, perché lo avesse abbandonato senza nemmeno una parola, così come non si spiegava la sua sopravvivenza: in che modo era riuscito a compiere una trasmutazione, se era stato colpito da una pallottola? Le sue condizioni fisiche dovevano aver rasentato la penosità, una qualsiasi magia avrebbe dovuto ucciderlo, eppure, a distanza di quasi tre decenni, aveva solcato Ponte Carlo.

D'improvviso, sbattendo le palpebre, Levi si rese conto di come Alex lo stesse guardando, del modo in cui i suoi occhi cremisi si fossero soffermati su di lui. Sapeva di apparire nervoso e non voleva nemmeno provare a nasconderlo. Lui, a differenza dell'uomo seduto all'altro capo del tavolo, a quella speranza voleva restare attaccato, avrebbe infilato le unghie nella sostanza di quella convinzione fino a strapparsele; e lei doveva saperlo, doveva capire quanto fosse importante che gli restasse accanto.   
In lui, dopotutto, viveva ancora la ferma convinzione che dietro a tutti quei sotterfugi, al vuoto che aveva separato quel giorno passato all'esatto momento in cui si trovavano adesso, ci fosse un piano perfetto, ideato dalla mente del più acclamato Re israeliano, nonché l'alchimista più potente mai conosciuto. Non poteva essere altrimenti e, per questo, Nakhaš pregò che lei non si tirasse indietro. 

Alexandria prese un grosso respiro, poi socchiuse gli occhi, celando alla vista di lui le proprie emozioni. Fu quasi lacerante sentire il suo sguardo allontanarsi, il Generale poté sentire il dolore procurato dal quel gesto farsi sempre più fastidioso.

Non avrebbe sopportato perderla.

«Sinceramente?» Nakhaš avvertì lo stomaco stringersi e la nausea montare. «Preferisco partire con Levi e cercarlo, piuttosto che morire col dubbio di averlo perso per sempre». E quando i loro sguardi tornarono ad allacciarsi, l'uomo si sentì sollevare. Alexandria gli stava donando i suoi ultimi anni di vita, si stava affidando a lui come ci si affida alla corrente quando si galleggia senza meta. Lo stava appoggiando, gridando in silenzio che sarebbe stata la lama della sua spada ancora una volta, in un'ultima battaglia - e gliene fu grato; con lei al proprio fianco avrebbe potuto sfidare qualsiasi nemico.

Zenas però non parve altrettanto felice di sentire simili affermazioni.
«Pensavo di conoscervi abbastanza, invece mi rendo conto solo ora di avere a che fare con due stolti. A quanto pare l'età non aiuta la mente!» Con una mano l'omaccione iniziò a massaggiarsi le palpebre, provando a mantenere una calma che sicuramente doveva essere sul punto di crollare. «Non vi è nemmeno passato per l'anticamera del cervello che, forse, se davvero si tratta di Salomone, non vuole essere trovato?» 
D'improvviso, la sala ripiombò in un silenzio teso. 
Sì, Levi se lo era chiesto in pi occasione nelle notti che a Praga passava in solitudine, attendendo notizie dai suoi informatori, ma aveva voluto credere che il suo migliore amico si fosse semplicemente allontanato da loro per salvaguardarli dal Cultus, anche se le motivazioni reali potevano essere molteplici. 
Il loro Re sarebbe quindi stato disposto a tornare a quella vita, se loro si fossero presentati al suo cospetto, rovinandogli il piano? Egoisticamente avrebbero detto sì, eppure, come la sorella minore, si concesse qualche secondo per ponderare le diverse risposte. 
In quel silenzio, osservando Alex, il Generale fu certo che lei volesse rivederlo quanto lui; che volesse riabbracciarlo con la medesima bramosia; che volesse parlargli, dirgli tutto ciò che negli anni era stato taciuto, ma lui? 

Nuovamente, anche lei cercò il suo viso e, abbozzando un timido sorriso, si fece portavoce di entrambi: «Noi lo troveremo, akh. Lo troveremo e a quel punto sarà lui a dirci se andar via o restare. Non importa quanto tempo ci vorrà».
 


 

Yaga:

Sicuramente, rispetto alla versione iniziale, ora il capitolo a un pov più chiaro e meno giri di parole, ma ancora non so se definirmi soddisfatta o meno.

Voi come lo avete trovato? Avreste preferito qualche approfondimento in più? 

Let me know!

 Nel mentre, proseguo con la correzione dei 38 capitoli seguenti T.T

 

 




 
   
 
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