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Autore: TeoLaca    28/03/2017    1 recensioni
Parole, Frasi. Scritte ad un presunto amico. Possono le emozioni di una persona commuovere un estraneo?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti scrivo in seguito l'aver letto "I dolori del giovane Werther", carissimo, non prendere e non seguire quello che segue in ordine cronologico; in quanti qui esposti vi saranno solo i miei pensieri, che si manifestano a seguito delle mie emozioni, quindi in maniera irrazionale e confusa.

Qual miglior modo di iniziare, se non citando il libro sopra elencato :"Voi non potrete negare la vostra ammirazione e il vostro amore al mio spirito al mio spirito e al mio cuore, le vostre lacrime al mio destino. E tu, anima buona, che come me senti l'intero tormento, attingi conforto dal mio dolore, e fai che questo libretto sia tuo amico, se per colpa tua o della sorte non puoi trovarne di più intimi". Oh se solo fossi degno di queste parole.

Proprio non puoi capire; quando oggi ho visto te insieme a lei, come posso farti capire da delle semplici parole, quello che ho provato. "Lui mi sembra uguale a un Dio, lui, se è lecito, più grande degli dei, che ti siede davanti e ogni tanto ti guarda e ti ascolta che ridi dolcemente, ciò che a me infelice toglie tutti i sensi, non appena ti guardo, Lesbia, non mi resta più voce nella bocca, la lingua si ferma, un fuoco sottile scorre per le braccia, le orecchie ronzano di un suono interno, gli occhi mi si coprono di notte". Così scriveva Catullo 2000 anni fa, per la sua amata Lesbia. Giuro che il mio stato in quel momento fu lo stesso, e te lo può assicurare il nostro comune amico Luca, che in quel momento si trovava dinanzi a me. Lui affermerà il fatto che io, nel non riuscire nemmeno a dire un semplice "senti il mio cuore", gli presi la mano e la misi sul mio petto. Dio stupido che non sono altro, nel crede che le mie emozioni fossero così uniche, chissà quante altre persone sarà parso di provare il medesimo sentimento. Eppure a me è parso così straordinario. Come fa una persona ad odiare un tale che prova un sentimento simile? Perché il mio amore (si ho usato proprio la parola che secondo me è la più falsa in assoluto alla nostra età) non va al di là del bene e del male? È forse la mia un'emozione fasulla? No, no, e tre volte no; non è disperazione la mia, ma puro desiderio.

Eravamo predestinati alla lontananza (ho usato un'altra parola a cui io non credo "destino"), tu amante delle stelle, io della luna, tu provocatrice di sogni, io sempre nascosto nella mia metà oscura. Entrambi costretti a stare nello stesso cielo, così distanti, a provocare diverse emozioni per chi ci guardava. Spero di non essere mai stato ammirato, l'ammirazione crea falsi miti, che aspettano solo di essere confutati. I tuoi occhi scintillavano, appena ti citavo una frase di qualche autore famoso, forse ti sembrava incredibile che qualcuno avesse potuto cercare, con tanta attenzione, certe parole per te. E pur mi sembravano scintillare i tuoi occhi, quando erano fissi nella groviera che tu chiami casa, e il sole te li illuminava. Ma chi sono io per poter scrutare nel tuo abisso?" Questo dovrei dirle?

Caro, ti chiedo scusa, sento; anzi, so di averti trascurato; mi sento inespressivo, solo nel parlare di lei penso di riuscire a far trasparire parte delle mie emozioni. Forse è meglio così, esiste forse alcun sentimento più puro, che vale la pena mettere a nudo? Se solo fossi cresciuto come me, se avessi fatto le mie stesse esperienze, magari ora riusciresti a capire ciò che io stesso ignoro di me; ma ciò è ormai impossibile. Perché cerchiamo di comprendere il dolore? perchè pensiamo che solo la sofferenza ci possa realmente unire? Ti assicuro che mi vengono le lacrime al sentir parlare di sofferenza, sopportare un simile fardello; Oh Dio, dovevi punire così tanto tutti noi, a causa di coloro che mangiarono dall'albero della conoscenza; o siamo stati noi stessi a punirci?

Amico fidato, per favore, promettimi che mai rinuncerai alle cose a cui davvero tieni, e non fare nemmeno in modo che loro facciano lo stesso con te. Perché non riesci a provare la mia stessa passione? Un giorno, di quando ero ancora bambino, ricordo che dissi a mio padre "Io ti voglio più bene perché sono più piccolo", è forse questo mio modo puerile di vedere le cose, che mi rende così sentimentale? Pensi davvero che i grandi possano soffrire di meno, poiché nel corso della loro vita pensano di aver manifestato più volte le loro emozioni? Sono quindi io un bambino, nel corpo di un fanciullo, che ancora non è a conoscenza dell'amore e quindi ama tutto?

Devo chiederti scusa, per la freddezza mia di questi ultimi giorni, ma quel pensiero mi sta logorando; quanto mi piacerebbe fosse vero, non dimostrare i propri sentimenti, non cercarli nemmeno, per essere al tempo stesso , invaso dalla passione. Abbandonare ogni mia forma di ragione, giustificare tutte le azioni con l'amore; piangere per una foglia che cade, come un ricordo che lentamente attraversa la tua mente, fino quando poi, scivola lontana e abbandona il ramo a cui era legata. Se solo ci fosse un modo per tenere tutti i ricordi uniti, non ci sarebbe più paura dell'essere dimenticati. Un modo però già esiste, non smettere mai di pensare.

Ti assicuro che l'animo umano è fragile (ed ecco, un'altra parola che mi sembra assurda da pronunciare "anima") e la mia vorrebbe distanziarsi dai miei pensieri. Devo trovare il modo di sostituire il mio affetto, per donarlo a qualcun altro; ma come si fa a voler cambiare un ricordo tanto caro? Bisogna affiancarlo a uno ancora più dolce. È difficile trovare là dove non si vuole nemmeno cercare.

Dovrei cercare delle distrazioni. No, no, e tre volte no; quale assurda mancanza di rispetto ho mai detto? Devo ritrovare il pensiero.

Ecco ho finito col farmi ammirare, piuttosto che farmi apprezzare per la mia persona. Si finisce sempre con l'essere visti nella maniera a noi meno appropriata. Ho compassione di me stesso, quale persona terrebbe lo stesso modo di fare per non far crollare il pensiero che gli altri hanno di lui? Tutto questo va a mio discapito... sono un anima di buon cuore o è solo codardia? Ti prego di non rispondere a questa domanda, cambierebbe tutto. Non voglio sfociare nel banale, torno quindi a parlare della mia passione; ma anche in questo caso si rischierebbe di usare parole già utilizzate.

Chissà quante volte sono stato soggetto dei suoi pensieri ultimamente; anche se forse, non mi accontenterei, perché a quel punto non avrebbe giustificazione alcuna, per non avermi cercato. Mi viene spontaneo chiedere chi fossi io per lei. Sono stato solo una persona di transito per il suo percorso? Non ho forse amato con abbastanza intensità? Una parte di me prova disgusto nel usare la parola "amore". Non sono tanto diverso dai miei coetanei, voglio divertirmi e stare bene: almeno credo sia così. Specifico meglio: molti mi credono superiore, anche se non lo ammettono; e se fosse la mia sofferenza a farmi vedere tale, agli occhi delle persone? Sarebbe una cosa tanto negativa da volersene liberare? Vengo preso sul serio, forse troppo, meglio che però le cose rimangano tali: disprezzo il loro modo di ragionare in maniera superficiale, possa io fare da guida, poiché ne varrebbe la pena.

Ma che dico!? Ha la superbia preso il sopravvento su di me? Come posso io stabilire il libero modo di pensare, se esso è senza regole. Rimango quindi nell'autocommiserazione? Come faccio a farti capire, se le stesse parole da me dette, risultano a me stesso prove di significato? Devo essere più sicuro su cosa scriverti. Hai perso tempo a causa mia.

"Amor c'ha nulla amato amar perdona" . Mai capii il significato di questi versi, e temo che mai riuscirò a comprenderli; ma solo nell'udirli, mi si ferma lo sguardo e la voce si fa più cupa. Paolo e Francesca, potevate voi essere mai descritti con parole più soavi di queste? Potrò anche io narrare, con altrettanto ardore, ciò che il mio cuore piange? So da altri, che l'interpretazione che si da a tali parole, sono ben due, e di entrambe sono incerto sulla veridicità che l'autore volesse dare alla sua opera.

• La forza travolgente dell'amore, non consente ad una persona davvero amata di non ricambiare

• L'amore non permette di amare altri

A queste parole mi viene da pensare che io sia nel torto, e che sono legato a una persona che esiste solo nella mia fantasia, ma tale immagine così perfetta, deve pur aver preso spunto da qualche realtà. È assurdo pensare che sia stata resa graziosa dalla mia sola immaginazione, non avrebbe senso copiare male un dipinto di tale libidine.

Non capisco quello di cui io possa aver bisogno, cosa potrebbe consolare la mia anima? I dolci ricordi mi portano alla malinconia; mentre la cruda realtà all'insoddisfazione. Non so più dove rifugiarmi. Sto facendo credere a me stesso, che la solitudine sia l'unica soluzione che possa portare piacere al mio pensiero. Mi rinchiudo in una realtà inventata dentro ai libri, per trovare conforto per le persone inquiete, e cerca, come loro, una soluzione. Un particolare accomuna tutti i sofferenti: la contemplazione della natura. Pratica che mi risulta assai difficile da comprendere. Contraddicimi se dico il falso, soggiorniamo in un epoca in cui le rose, vengono prese per comodità piuttosto che per piacere delle stesse. Devo però ammettere, che questa situazione mi allieta il pensiero, nel vedere, che un solo individuo può, nonostante andando contro le azioni comuni, elogiare una rosa. Questi tali si riconoscono subito in mezzo alla folla, sono coloro che non si muovono. Fermati a osservare, in movimento puoi solo vedere.

"Tu che godevi del dono più prezioso, dimmi adesso dove è finita la tua empatia, proprio non capisci quello che ti voglio dire. Dovrei aver deluso davvero tanto le tue aspettative, per ricevere un tale silenzio. È questo quello che ho fatto? Dimmi, come avrei provocato un simile dispetto? Dovrei chiederlo a te, ma so che il sentir parlare di me, irrita la tua pelle; non vorrei in alcun modo disturbare la pace che ora ti prende. Voglio solo sapere il tuo pensiero riguardo al male subito, e attribuirmi la giusta pena. Ricordo volte ritenevi te stessa il male. Mi risulta al quanto strano dirlo, ma fu questo vittimismo a renderti il posto che ora occupi nei miei pensieri, che in realtà, non so nemmeno in che posizione metterti. Mi manca l'aver qualcosa di dolce, che ha bisogno di me, e il profumo che in seguito a una giornata passata fra le tue braccia, rimane impresso sul mio vestiario, quasi a voler ricordare il giorno appena passato. Giocare con le sue parole, ed esaltare la sua bontà. Il peggio arriva sempre dal circondario, quella folla che ci ronzava sempre attorno ( o a cui noi eravamo legati), come giovani ereditari, che aspettando la mancanza di una lontana zia, solo per poter goder del patrimonio, non un briciolo d'affetto per l'ormai andata parente dimostrano, e inizialmente consolano i cari, poiché loro non hanno bisogno di essere consolati. Come vivono beati loro, alle spalle del dolore. Ma non diamo la colpa a loro, mi viene tristezza nel pensare a loro, che sembrano tanto disposti a voltare pagina non appena essa sia terminata, senza riguardare le espressioni protagonisti della facciata. Mi chiedo se abbiano realmente preso attenzione ad ogni sintagma, o se avanzano solo per arrivare alla fine del libro"

Amico, mi sono chiuso in me steso, ho allontanato chiunque potesse tenere a me. Ho davvero il desiderio di essere un'anima dannata? Questo non aiuta di certo la mia condizione mentale, ma che senso ha un mondo in cui sei preso troppo sul serio, è sbagliato che io senta una tale autorità; non riuscirei proprio a immaginarmi in una posizione che non sia la mia attuale. Come mi sono ritrovato incatenato a me stesso? Quando ci conoscemmo non ero così. E nello stare nel buio dell'anonimato mi sono ritrovato ad essere illuminato da una luce che non m'appartiene, ma che non ho intenzione alcuna di abbandonare, essa emana ancora un tale calore, che io voglio goderne ogni singolo raggio. Penso ormai che la solitudine mi appartenga; puoi forse negare che già altri avevano compreso questa maledizione, e anziché annullarla, hanno preferito tenere le debite distanze, aggravandola. –ti prego fermati se pensi di star leggendo parole già usate, non vorrei mai renderti partecipe di un'emozione che non sia di mia appartenenza-

Avrei dovuto disapprovare più volte le sue scelte, in modo che lei capisse quanto io tenessi a lei. Ella sicuramente occupa una posizione di rilievo tra i miei pensieri. Ma potrei mai fare un'azione, di cui ora io mi vergogno a dire, solo per far passare questo ricordo? Mi viene in mente un dialogo tra Alberto e Werther, uno rappresenta la ragione, e il secondo la passione, il primo condanna ogni atto guidato dalla passione poiché privo di razionalità, e considera pazzo chiunque faccia un qualsiasi atto impuro, il secondo, e ti cito testuali parole, poiché non sono ancora in grado di trovarne di più care, e spero possano colpire quanto abbiano fatto a me la prima volta che le lessi. Werther dunque replicò: "La natura umana, ha i suoi limiti, essa può sopportare la gioi, la sofferenza, il dolore fino ad un certo punto, e soccombe se esso è oltrepassato. Non è questione se un uomo sia debole o forte, ma di vedere se egli può sopportare la sofferenza che gli è imposta." E continua paragonando le emozioni, a una febbre incurabile, la quale, per quanto tu possa resistere, finirà sicuramente con il prendere il sopravvento su di te. Non ti allarmare, non credo di essere abbastanza coraggioso per commettere un'azione che tu possa ritenere stupida. E poi, mi piace che lei sia nella mia mente; rende tutto più dolce.

Vedo ragazzi sempre più ornati di gioielli, come donne del borgo, femmine in ghingheri, entrambi, come in una commedia greca, prendono il ruolo del sesso opposto, indossando una maschera per non farsi riconoscere. Nell'antichità, almeno, sapevano si star interpretando un ruolo, qua ormai, il ruolo ha preso il posto della personalità venendo spacciata per "libertà si esprimersi". A me sembra solo una simbiosi con entità di successo, dove, esuberando con l'aspetto, credono di dare prova di se: viene descritta come moda questo modo di sembrare, è sola pura vanità; vorrei osservare le epoche passate, e individuare quando si ha iniziato a dare un significato all'aspetto esteriore. Mi sembra che non si salvi nessuno: dal povero che si rende ancora più povero, al ricco che si atteggia con superiorità verso tutti. Sono tutti vuoti dentro, riempiono quel vuoto con quello che vedono, fino a raggiungere casi, in cui, si crede amore vero, quello che più rispecchia le qualità, con cui viene descritto tale sentimento. Certi credono di aver capito, ma poi dicono si stare sulla mia strada, lasciando perdere le altre persone, ancora non hanno compreso che le persone di cui dovrei "fregarmene", fanno già parte del mio percorso. Forse è per questo, che tendo a isolarmi, per paura di provare sentimenti privi di significato. Mi chiedo come si atteggeranno queste persone, durante il loro avanzamento di età, tutti fanno progetti, eppur io proprio non li vedo a loro agio, nei programmi che descrivono; poiché danno prevalenza ad azioni che da altri sono state compiute, dando più valore all'esperienza altrui, che a quello che potrebbe giovare a loro. Eppur, non riesco proprio ad immaginarmi un universo diverso da questo, sarà forse che ancora non ne ho visti altri, ma sento di ottenere più soddisfazioni dove ancor non trovo nulla di interessante, che in un luogo dove tutto suscita interesse e quindi non si riesce a dar privilegio a nulla.... Mi scuso ma i miei pensieri si sono distratti, e la compassione ha preso il sopravvento, nel vedere un uomo svogliato giocare con il suo cane. Il padrone lanciava un bastoncino, solo per tenere a bada la bestia, dovevi vedere, come quell'animale, una volta riportato l'oggetto, stava davanti al padrone per farselo rilanciare, e nonostante l'individuo non gli prestava attenzione, quel dolce muso, non faceva alcun gesto per mettere fretta all'uomo, attendeva paziente il prossimo lancio; la cosa che più ha scosso la mia pelle fu che quella dolce creatura, si comportava così, solo perché al primo lancio-riporto aveva notato la soddisfazione del padrone, che quindi cercava di mantenere accesa. Deve quindi fare questo un animo buono: aver soddisfazione nel assecondare i bisogni altrui?

Chiedo in anticipo scusa per quello che potrei scrivere, sono appena tornato dopo una serata con Antoh e i suoi amici, e non so quanto io sia me stesso al momento. Che situazione, poiché inizialmente mi sono visto con una compagnia, successivamente con un'altra, e le due figure principali di esse erano vecchi amanti (hanno finito il rapporto da poco). Lui ha cercato di evitare il più possibile l'argomento; lei non ha fatto altro che parlare di lui. La cosa che più mi risulta assurda, è che entrambi mi risultano nel torto: era scontato che entrambi (chi in un modo, chi in un altro) non facevano altro che pensarsi a vicenda; ora mi viene in mente una frase di Bukowski: "Si erano dichiarati guerra, mentre con gli occhi facevano l'amore". È così brutto quando un amore finisce ingiustamente; povero Antoh, che non vuole schierarsi, ne da una pare ne dall'altra, per non deludere nessuno. Ma che grande forza d'animo deve avere per sopportare i bisticci delle persone che più gli stanno a cuore. Questa situazione mi ha dato da pensare, chissà se Lei avrà voglia di parlare di me, e in che modo, oppure se vorrà andare avanti, convincendosi però che io non abbia avuto un'influenza su di lei. Per questo dico io, che loro sono entrambi nel torto; da una parte c'è la fissazione, dall'altra, il presunto menefreghismo; uno non può pensar a un solo argomento, come non può pensare che lo stesso, non abbia avuto ripercussione alcuna sul suo atteggiamento. Disprezzo entrambi i modi di atteggiarsi (anche se mi ritrovo molto con la fissazione), ma voglio bene ad entrambi; la prima la vedo come un forte attaccamento, la seconda come un modo di proteggersi dalla passione. In entrambi i casi, riesco a percepire le emozioni d'affetto che stanno provando, per questo, ora, m sento legato a loro.

Penso più alle persone che non mi considerano, che a quelli che vogliono solo il mio bene. Ho una avversione tanto grande al bene, che mi fa volere di stare nel dolore? Tutti si meritano il bene di ciascuno di noi, è proprio quando noi smettiamo di dare affetto che si crea il male. Considero il maligno come un'entità che si viene a formare in seguito alle azioni, mentre il bene, come una cosa primordiale; non è forse vero che in alcune culture esse sono parallele, stando sullo stesso livello. Eppure voglio credere che nessuno voglia la sofferenza altrui, quindi tendiamo a comportarci secondo il nostro bene. Te lo assicuro, caro, ormai si presume a prescindere che ogni azione voglia una conseguenza, il che è vero, ma tutti pensano in negativo. È buffo, mi sono sempre considerato un pessimista, ho sempre pensato che tutto cadesse a pezzi, ed infatti è così, ma non vorrei proprio che accada nulla di spiacevole.

Temo, temo di smarrirmi nel futuro. Sembra ormai normale, abbandonare la memoria, in previsione di un futuro più gradevole; eppure, se abbiamo vissuto quel passato, è perché ci piaceva il modo in cui si svolgeva. Perché dovrei desiderare un futuro incerto, quando potrei vedere un passato di cui già ho la certezza che mi porti gratificazione? Ma se rimango fermo, mentre tutti si muovono, rimango solo una fantasia, devo correre, stando dietro i loro passi, ma con il mio stile, ormai vecchio, far vedere che il passato ritorna. Quanto vorrei fosse così, ma più il tempo scorre, più mi sembra una favola per tenere alto l'umore, dare un'idea di giustizia, che a nostro parere sia obbiettiva, ma che in realtà è frutto dei nostri desideri. Vorrei chiedere a te se il mio sia un desiderio oggettivo, ma tu sei legato a me, vuoi il mio bene, saresti irrazionale nel rispondere.

Devo ammettere, che il mio primo pensiero rimane lei; è da troppo tempo che non la vedo ormai, mi manca il suo affetto, l'alternare i discorsi più stravaganti a quelli più filosofici; il più delle volte le due cose erano supplementari, mi manca la sua malinconia, ascoltare il dove la sua mente potesse arrivare, il come cercava di sminuire le sue angosce; probabilmente sapeva che il vederla giù di morale, avrebbe abbattuto anche me. Chi non si rattrista nel vedere una persona a cui tiene, stare male? Ho vergogna nel dire, che in certi momenti, non ricordo il suo volto, ma che sono legato alla semplice memoria che ho di esso. Ma lei sta bene ora, si diverte, devo capacitarmene. Ma se io sono un problema per lei che sta bene, evitarmi, fa crescere in me la preoccupazione che stia male, oppure mi piace solo pensare di riuscire a capirla. Quante persone vogliono bene a quella creatura, almeno, quanti dicono sia così? Quanti farebbero come me, se fossero in una situazione affine alla mia? Ed io, cosa sto realmente facendo? Voglio solo credere di amarla più degli altri.

Non so quanto io voglia continuare a parlare di lei; i ricordi dell'esperienza dei miei sentimenti, si fanno sempre più vani ogni volta che ci penso, e le parole dedicate a essa risultano sempre più comuni ogni volta che ne discuto; i ricordi andrebbero tenuti segreti a tutti, compresi a se stessi, perché così, quando ne parlerai a qualcuno, risuoneranno come unici. Per questo temo nel continuare, non voglio che lei si allontani dalla mia testa. Voglio danzare, voglio danzare con lei, farle sentire tutto il mio sentimento, nessuno ormai balla più seriamente, per questo resterebbe un ricordo unico. A volte immagino di tenerla tra le braccia, senza dire niente, perché basta solo questo gesto, per renderci conto quanto ci dispiaccia.

Percorro strade da me già viste, nella convinzione di farlo per comodità. Vorrei fosse così, in realtà spero soltanto che se un giorno lei dovesse cercarmi, almeno sappia dove sono. Quelle strade hanno il ricordo suo intrinseco nell'asfalto, memoria che non ho intenzione di sostituire, poiché quelli, ormai, sono gli unici passi, che percorriamo nel medesimo luogo, quelle nostre orme, so sovrappongono, è il solo legame che abbiamo.

"Se leggi questi versi, dimentica la mano che li scrisse: t'amo a tal punto che non vorrei restare nei tuoi pensieri, se il pensare a me ti facesse soffrire", "Dubita pure che le stelle siano fuoco; dubita pure che il sole si muova; dubita che la verità sia menzogna; ma non dubitare del mio amore per te", "Quando non sarai più parte di me, ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelline. Allora il cielo, sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte." Così, descrive Shakespeare l'amore, e ancora potrei continuare; non so se amo più le parole, o il voler riversare questa passione addosso a lei. Vorrei fossero miei questi versi. "L'amore è come il pane", solo ora capisco questa semplice analogia, il cibo più puro, dall'odore accogliente, caldo da volerlo tenere in mano per scaldarci; quante volte senti quella fragranza inebriante, pensa, una persona lavora per render soffice un semplice nutrimento, che spreco non usufruire di un simile calore. Non vivo per lei, vivo poiché sono nutrito dall'amore, amore che ormai è preso per lei. Mi viene da pensare cosa potrebbe accadere se le mie parole venissero pubblicate, ma la mia immaginazione si blocca, nel pensare di poter rattristare ulteriori persone. Eppure non posso più trattenere la mia passione, non voglio nasconderla alle persone, sarebbe uno spreco, ed sarebbe il sentimento più triste: l'emozione non mostrata, ti avvolge, ti benda gli occhi, anche quando riesci a liberarti dalla stretta, non subito però riesci a distinguere le forme, è solo questione di abitudine, affinchè tu possa tornare a vedere. Ma è forse vero che la mancanza di un senso ne sviluppa un altro? Vogliamo davvero rinunciare a quella sensazione?

L'ho rivista, eravamo uno di fronte all'altra, ha evitato il mio sguardo, non importa del resto della situazione, conta solo quell'azione, persino a uno straniero si ricambia uno sguardo. Esisto, esisto ancora per lei, ma quello che ha lei tra i pensieri non sono io, ho visto la mia immagine negli occhi persi suoi; era distorta, falsa, forse un'altra persona, ma a cui attribuiva il mio nome; questa è la prima volta che provo disgusto nel mio nome, vorrei potesse essere un qualsiasi altro che possa non essere pronunciato con odio dalla sua bocca. Ormai però quella immagine se è legata al nome, tramutando qualsiasi mia speranza in vana. Potessero le mie parole arrivare da altri volti, per poi confessare il proprietario, chissà come reagirebbe? Questo però mai accadrà, poiché non vorrò mai che nessuno parli a nome mio, non riuscirebbe a trasmettere il mio sentimento, come il pittore che ricopia l'opera altrui, ingenuo deve essere lui nel pensare di riuscire a sortire lo stesso effetto, è giusto però dire, che con un opera propria, elogiando comunque il dipinto altrui, può surclassare tutti i maestri.

Tutte le persone che le sono vicine solo di corpo, il disgusto che provocano in me, dovrebbero farsi da parte, lasciando così lo spazio a chi realmente vuole starle accanto; questi, dotati di grande superbia, provano compassione per tutto ciò che accade nel mondo, ma non riescono (o non vogliono) a vedere la sofferenza di chi gli sta accanto, solo chi per loro è degno, merita di essere consolato, poi hanno anche il coraggio di dire che siamo tutti uguali, vigliacchi! Non avreste compassione nemmeno se il sangue, della VOSTRA stessa vittima, vi si riversasse addosso, provereste solo paura e disgusto, scappereste, a causa vostra la sofferenza è in aumento. Mi spiace per loro, che continuano a pensare, che il loro sentimento sia puro, quando la loro emozione si attiva solo se qualcuno prima gli doni qualcosa, e anche in quel caso, se si ritengono superiori al regalo, continuano l'apatia verso le persone, queste che non riescono a vedere a un palmo dal naso, non oseranno mai andare oltre al dove il sentimento spinge ad oltrepassare. Ti vedo circondato da certa gente, povero te, non entrare troppo a contatto con loro, non vorrei mai fossero contagiosi, e se tu (come in realtà spero) osi andare molto vicino a loro, a quel punto saprò che la tua passione è più forte della loro arroganza, e magari riuscirai a salvare uno di loro. Hanno più influenza i malati o i medici che riescono a guarirli? Fa attenzione, ti seguirò da lontano, conosci l'ignoto che tanto vuoi tu smascherare. Speriamo di non perderci nei nostri destini.

 

Ti scrivo in seguito l'aver letto "I dolori del giovane Werther", carissimo, non prendere e non seguire quello che segue in ordine cronologico; in quanti qui esposti vi saranno solo i miei pensieri, che si manifestano a seguito delle mie emozioni, quindi in maniera irrazionale e confusa.

Qual miglior modo di iniziare, se non citando il libro sopra elencato :"Voi non potrete negare la vostra ammirazione e il vostro amore al mio spirito al mio spirito e al mio cuore, le vostre lacrime al mio destino. E tu, anima buona, che come me senti l'intero tormento, attingi conforto dal mio dolore, e fai che questo libretto sia tuo amico, se per colpa tua o della sorte non puoi trovarne di più intimi". Oh se solo fossi degno di queste parole.

Proprio non puoi capire; quando oggi ho visto te insieme a lei, come posso farti capire da delle semplici parole, quello che ho provato. "Lui mi sembra uguale a un Dio, lui, se è lecito, più grande degli dei, che ti siede davanti e ogni tanto ti guarda e ti ascolta che ridi dolcemente, ciò che a me infelice toglie tutti i sensi, non appena ti guardo, Lesbia, non mi resta più voce nella bocca, la lingua si ferma, un fuoco sottile scorre per le braccia, le orecchie ronzano di un suono interno, gli occhi mi si coprono di notte". Così scriveva Catullo 2000 anni fa, per la sua amata Lesbia. Giuro che il mio stato in quel momento fu lo stesso, e te lo può assicurare il nostro comune amico Luca, che in quel momento si trovava dinanzi a me. Lui affermerà il fatto che io, nel non riuscire nemmeno a dire un semplice "senti il mio cuore", gli presi la mano e la misi sul mio petto. Dio stupido che non sono altro, nel crede che le mie emozioni fossero così uniche, chissà quante altre persone sarà parso di provare il medesimo sentimento. Eppure a me è parso così straordinario. Come fa una persona ad odiare un tale che prova un sentimento simile? Perché il mio amore (si ho usato proprio la parola che secondo me è la più falsa in assoluto alla nostra età) non va al di là del bene e del male? È forse la mia un'emozione fasulla? No, no, e tre volte no; non è disperazione la mia, ma puro desiderio.

Eravamo predestinati alla lontananza (ho usato un'altra parola a cui io non credo "destino"), tu amante delle stelle, io della luna, tu provocatrice di sogni, io sempre nascosto nella mia metà oscura. Entrambi costretti a stare nello stesso cielo, così distanti, a provocare diverse emozioni per chi ci guardava. Spero di non essere mai stato ammirato, l'ammirazione crea falsi miti, che aspettano solo di essere confutati. I tuoi occhi scintillavano, appena ti citavo una frase di qualche autore famoso, forse ti sembrava incredibile che qualcuno avesse potuto cercare, con tanta attenzione, certe parole per te. E pur mi sembravano scintillare i tuoi occhi, quando erano fissi nella groviera che tu chiami casa, e il sole te li illuminava. Ma chi sono io per poter scrutare nel tuo abisso?" Questo dovrei dirle?

Caro, ti chiedo scusa, sento; anzi, so di averti trascurato; mi sento inespressivo, solo nel parlare di lei penso di riuscire a far trasparire parte delle mie emozioni. Forse è meglio così, esiste forse alcun sentimento più puro, che vale la pena mettere a nudo? Se solo fossi cresciuto come me, se avessi fatto le mie stesse esperienze, magari ora riusciresti a capire ciò che io stesso ignoro di me; ma ciò è ormai impossibile. Perché cerchiamo di comprendere il dolore? perchè pensiamo che solo la sofferenza ci possa realmente unire? Ti assicuro che mi vengono le lacrime al sentir parlare di sofferenza, sopportare un simile fardello; Oh Dio, dovevi punire così tanto tutti noi, a causa di coloro che mangiarono dall'albero della conoscenza; o siamo stati noi stessi a punirci?

Amico fidato, per favore, promettimi che mai rinuncerai alle cose a cui davvero tieni, e non fare nemmeno in modo che loro facciano lo stesso con te. Perché non riesci a provare la mia stessa passione? Un giorno, di quando ero ancora bambino, ricordo che dissi a mio padre "Io ti voglio più bene perché sono più piccolo", è forse questo mio modo puerile di vedere le cose, che mi rende così sentimentale? Pensi davvero che i grandi possano soffrire di meno, poiché nel corso della loro vita pensano di aver manifestato più volte le loro emozioni? Sono quindi io un bambino, nel corpo di un fanciullo, che ancora non è a conoscenza dell'amore e quindi ama tutto?

Devo chiederti scusa, per la freddezza mia di questi ultimi giorni, ma quel pensiero mi sta logorando; quanto mi piacerebbe fosse vero, non dimostrare i propri sentimenti, non cercarli nemmeno, per essere al tempo stesso , invaso dalla passione. Abbandonare ogni mia forma di ragione, giustificare tutte le azioni con l'amore; piangere per una foglia che cade, come un ricordo che lentamente attraversa la tua mente, fino quando poi, scivola lontana e abbandona il ramo a cui era legata. Se solo ci fosse un modo per tenere tutti i ricordi uniti, non ci sarebbe più paura dell'essere dimenticati. Un modo però già esiste, non smettere mai di pensare.

Ti assicuro che l'animo umano è fragile (ed ecco, un'altra parola che mi sembra assurda da pronunciare "anima") e la mia vorrebbe distanziarsi dai miei pensieri. Devo trovare il modo di sostituire il mio affetto, per donarlo a qualcun altro; ma come si fa a voler cambiare un ricordo tanto caro? Bisogna affiancarlo a uno ancora più dolce. È difficile trovare là dove non si vuole nemmeno cercare.

Dovrei cercare delle distrazioni. No, no, e tre volte no; quale assurda mancanza di rispetto ho mai detto? Devo ritrovare il pensiero.

Ecco ho finito col farmi ammirare, piuttosto che farmi apprezzare per la mia persona. Si finisce sempre con l'essere visti nella maniera a noi meno appropriata. Ho compassione di me stesso, quale persona terrebbe lo stesso modo di fare per non far crollare il pensiero che gli altri hanno di lui? Tutto questo va a mio discapito... sono un anima di buon cuore o è solo codardia? Ti prego di non rispondere a questa domanda, cambierebbe tutto. Non voglio sfociare nel banale, torno quindi a parlare della mia passione; ma anche in questo caso si rischierebbe di usare parole già utilizzate.

Chissà quante volte sono stato soggetto dei suoi pensieri ultimamente; anche se forse, non mi accontenterei, perché a quel punto non avrebbe giustificazione alcuna, per non avermi cercato. Mi viene spontaneo chiedere chi fossi io per lei. Sono stato solo una persona di transito per il suo percorso? Non ho forse amato con abbastanza intensità? Una parte di me prova disgusto nel usare la parola "amore". Non sono tanto diverso dai miei coetanei, voglio divertirmi e stare bene: almeno credo sia così. Specifico meglio: molti mi credono superiore, anche se non lo ammettono; e se fosse la mia sofferenza a farmi vedere tale, agli occhi delle persone? Sarebbe una cosa tanto negativa da volersene liberare? Vengo preso sul serio, forse troppo, meglio che però le cose rimangano tali: disprezzo il loro modo di ragionare in maniera superficiale, possa io fare da guida, poiché ne varrebbe la pena.

Ma che dico!? Ha la superbia preso il sopravvento su di me? Come posso io stabilire il libero modo di pensare, se esso è senza regole. Rimango quindi nell'autocommiserazione? Come faccio a farti capire, se le stesse parole da me dette, risultano a me stesso prove di significato? Devo essere più sicuro su cosa scriverti. Hai perso tempo a causa mia.

"Amor c'ha nulla amato amar perdona" . Mai capii il significato di questi versi, e temo che mai riuscirò a comprenderli; ma solo nell'udirli, mi si ferma lo sguardo e la voce si fa più cupa. Paolo e Francesca, potevate voi essere mai descritti con parole più soavi di queste? Potrò anche io narrare, con altrettanto ardore, ciò che il mio cuore piange? So da altri, che l'interpretazione che si da a tali parole, sono ben due, e di entrambe sono incerto sulla veridicità che l'autore volesse dare alla sua opera.

• La forza travolgente dell'amore, non consente ad una persona davvero amata di non ricambiare

• L'amore non permette di amare altri

A queste parole mi viene da pensare che io sia nel torto, e che sono legato a una persona che esiste solo nella mia fantasia, ma tale immagine così perfetta, deve pur aver preso spunto da qualche realtà. È assurdo pensare che sia stata resa graziosa dalla mia sola immaginazione, non avrebbe senso copiare male un dipinto di tale libidine.

Non capisco quello di cui io possa aver bisogno, cosa potrebbe consolare la mia anima? I dolci ricordi mi portano alla malinconia; mentre la cruda realtà all'insoddisfazione. Non so più dove rifugiarmi. Sto facendo credere a me stesso, che la solitudine sia l'unica soluzione che possa portare piacere al mio pensiero. Mi rinchiudo in una realtà inventata dentro ai libri, per trovare conforto per le persone inquiete, e cerca, come loro, una soluzione. Un particolare accomuna tutti i sofferenti: la contemplazione della natura. Pratica che mi risulta assai difficile da comprendere. Contraddicimi se dico il falso, soggiorniamo in un epoca in cui le rose, vengono prese per comodità piuttosto che per piacere delle stesse. Devo però ammettere, che questa situazione mi allieta il pensiero, nel vedere, che un solo individuo può, nonostante andando contro le azioni comuni, elogiare una rosa. Questi tali si riconoscono subito in mezzo alla folla, sono coloro che non si muovono. Fermati a osservare, in movimento puoi solo vedere.

"Tu che godevi del dono più prezioso, dimmi adesso dove è finita la tua empatia, proprio non capisci quello che ti voglio dire. Dovrei aver deluso davvero tanto le tue aspettative, per ricevere un tale silenzio. È questo quello che ho fatto? Dimmi, come avrei provocato un simile dispetto? Dovrei chiederlo a te, ma so che il sentir parlare di me, irrita la tua pelle; non vorrei in alcun modo disturbare la pace che ora ti prende. Voglio solo sapere il tuo pensiero riguardo al male subito, e attribuirmi la giusta pena. Ricordo volte ritenevi te stessa il male. Mi risulta al quanto strano dirlo, ma fu questo vittimismo a renderti il posto che ora occupi nei miei pensieri, che in realtà, non so nemmeno in che posizione metterti. Mi manca l'aver qualcosa di dolce, che ha bisogno di me, e il profumo che in seguito a una giornata passata fra le tue braccia, rimane impresso sul mio vestiario, quasi a voler ricordare il giorno appena passato. Giocare con le sue parole, ed esaltare la sua bontà. Il peggio arriva sempre dal circondario, quella folla che ci ronzava sempre attorno ( o a cui noi eravamo legati), come giovani ereditari, che aspettando la mancanza di una lontana zia, solo per poter goder del patrimonio, non un briciolo d'affetto per l'ormai andata parente dimostrano, e inizialmente consolano i cari, poiché loro non hanno bisogno di essere consolati. Come vivono beati loro, alle spalle del dolore. Ma non diamo la colpa a loro, mi viene tristezza nel pensare a loro, che sembrano tanto disposti a voltare pagina non appena essa sia terminata, senza riguardare le espressioni protagonisti della facciata. Mi chiedo se abbiano realmente preso attenzione ad ogni sintagma, o se avanzano solo per arrivare alla fine del libro"

Amico, mi sono chiuso in me steso, ho allontanato chiunque potesse tenere a me. Ho davvero il desiderio di essere un'anima dannata? Questo non aiuta di certo la mia condizione mentale, ma che senso ha un mondo in cui sei preso troppo sul serio, è sbagliato che io senta una tale autorità; non riuscirei proprio a immaginarmi in una posizione che non sia la mia attuale. Come mi sono ritrovato incatenato a me stesso? Quando ci conoscemmo non ero così. E nello stare nel buio dell'anonimato mi sono ritrovato ad essere illuminato da una luce che non m'appartiene, ma che non ho intenzione alcuna di abbandonare, essa emana ancora un tale calore, che io voglio goderne ogni singolo raggio. Penso ormai che la solitudine mi appartenga; puoi forse negare che già altri avevano compreso questa maledizione, e anziché annullarla, hanno preferito tenere le debite distanze, aggravandola. –ti prego fermati se pensi di star leggendo parole già usate, non vorrei mai renderti partecipe di un'emozione che non sia di mia appartenenza-

Avrei dovuto disapprovare più volte le sue scelte, in modo che lei capisse quanto io tenessi a lei. Ella sicuramente occupa una posizione di rilievo tra i miei pensieri. Ma potrei mai fare un'azione, di cui ora io mi vergogno a dire, solo per far passare questo ricordo? Mi viene in mente un dialogo tra Alberto e Werther, uno rappresenta la ragione, e il secondo la passione, il primo condanna ogni atto guidato dalla passione poiché privo di razionalità, e considera pazzo chiunque faccia un qualsiasi atto impuro, il secondo, e ti cito testuali parole, poiché non sono ancora in grado di trovarne di più care, e spero possano colpire quanto abbiano fatto a me la prima volta che le lessi. Werther dunque replicò: "La natura umana, ha i suoi limiti, essa può sopportare la gioi, la sofferenza, il dolore fino ad un certo punto, e soccombe se esso è oltrepassato. Non è questione se un uomo sia debole o forte, ma di vedere se egli può sopportare la sofferenza che gli è imposta." E continua paragonando le emozioni, a una febbre incurabile, la quale, per quanto tu possa resistere, finirà sicuramente con il prendere il sopravvento su di te. Non ti allarmare, non credo di essere abbastanza coraggioso per commettere un'azione che tu possa ritenere stupida. E poi, mi piace che lei sia nella mia mente; rende tutto più dolce.

Vedo ragazzi sempre più ornati di gioielli, come donne del borgo, femmine in ghingheri, entrambi, come in una commedia greca, prendono il ruolo del sesso opposto, indossando una maschera per non farsi riconoscere. Nell'antichità, almeno, sapevano si star interpretando un ruolo, qua ormai, il ruolo ha preso il posto della personalità venendo spacciata per "libertà si esprimersi". A me sembra solo una simbiosi con entità di successo, dove, esuberando con l'aspetto, credono di dare prova di se: viene descritta come moda questo modo di sembrare, è sola pura vanità; vorrei osservare le epoche passate, e individuare quando si ha iniziato a dare un significato all'aspetto esteriore. Mi sembra che non si salvi nessuno: dal povero che si rende ancora più povero, al ricco che si atteggia con superiorità verso tutti. Sono tutti vuoti dentro, riempiono quel vuoto con quello che vedono, fino a raggiungere casi, in cui, si crede amore vero, quello che più rispecchia le qualità, con cui viene descritto tale sentimento. Certi credono di aver capito, ma poi dicono si stare sulla mia strada, lasciando perdere le altre persone, ancora non hanno compreso che le persone di cui dovrei "fregarmene", fanno già parte del mio percorso. Forse è per questo, che tendo a isolarmi, per paura di provare sentimenti privi di significato. Mi chiedo come si atteggeranno queste persone, durante il loro avanzamento di età, tutti fanno progetti, eppur io proprio non li vedo a loro agio, nei programmi che descrivono; poiché danno prevalenza ad azioni che da altri sono state compiute, dando più valore all'esperienza altrui, che a quello che potrebbe giovare a loro. Eppur, non riesco proprio ad immaginarmi un universo diverso da questo, sarà forse che ancora non ne ho visti altri, ma sento di ottenere più soddisfazioni dove ancor non trovo nulla di interessante, che in un luogo dove tutto suscita interesse e quindi non si riesce a dar privilegio a nulla.... Mi scuso ma i miei pensieri si sono distratti, e la compassione ha preso il sopravvento, nel vedere un uomo svogliato giocare con il suo cane. Il padrone lanciava un bastoncino, solo per tenere a bada la bestia, dovevi vedere, come quell'animale, una volta riportato l'oggetto, stava davanti al padrone per farselo rilanciare, e nonostante l'individuo non gli prestava attenzione, quel dolce muso, non faceva alcun gesto per mettere fretta all'uomo, attendeva paziente il prossimo lancio; la cosa che più ha scosso la mia pelle fu che quella dolce creatura, si comportava così, solo perché al primo lancio-riporto aveva notato la soddisfazione del padrone, che quindi cercava di mantenere accesa. Deve quindi fare questo un animo buono: aver soddisfazione nel assecondare i bisogni altrui?

Chiedo in anticipo scusa per quello che potrei scrivere, sono appena tornato dopo una serata con Antoh e i suoi amici, e non so quanto io sia me stesso al momento. Che situazione, poiché inizialmente mi sono visto con una compagnia, successivamente con un'altra, e le due figure principali di esse erano vecchi amanti (hanno finito il rapporto da poco). Lui ha cercato di evitare il più possibile l'argomento; lei non ha fatto altro che parlare di lui. La cosa che più mi risulta assurda, è che entrambi mi risultano nel torto: era scontato che entrambi (chi in un modo, chi in un altro) non facevano altro che pensarsi a vicenda; ora mi viene in mente una frase di Bukowski: "Si erano dichiarati guerra, mentre con gli occhi facevano l'amore". È così brutto quando un amore finisce ingiustamente; povero Antoh, che non vuole schierarsi, ne da una pare ne dall'altra, per non deludere nessuno. Ma che grande forza d'animo deve avere per sopportare i bisticci delle persone che più gli stanno a cuore. Questa situazione mi ha dato da pensare, chissà se Lei avrà voglia di parlare di me, e in che modo, oppure se vorrà andare avanti, convincendosi però che io non abbia avuto un'influenza su di lei. Per questo dico io, che loro sono entrambi nel torto; da una parte c'è la fissazione, dall'altra, il presunto menefreghismo; uno non può pensar a un solo argomento, come non può pensare che lo stesso, non abbia avuto ripercussione alcuna sul suo atteggiamento. Disprezzo entrambi i modi di atteggiarsi (anche se mi ritrovo molto con la fissazione), ma voglio bene ad entrambi; la prima la vedo come un forte attaccamento, la seconda come un modo di proteggersi dalla passione. In entrambi i casi, riesco a percepire le emozioni d'affetto che stanno provando, per questo, ora, m sento legato a loro.

Penso più alle persone che non mi considerano, che a quelli che vogliono solo il mio bene. Ho una avversione tanto grande al bene, che mi fa volere di stare nel dolore? Tutti si meritano il bene di ciascuno di noi, è proprio quando noi smettiamo di dare affetto che si crea il male. Considero il maligno come un'entità che si viene a formare in seguito alle azioni, mentre il bene, come una cosa primordiale; non è forse vero che in alcune culture esse sono parallele, stando sullo stesso livello. Eppure voglio credere che nessuno voglia la sofferenza altrui, quindi tendiamo a comportarci secondo il nostro bene. Te lo assicuro, caro, ormai si presume a prescindere che ogni azione voglia una conseguenza, il che è vero, ma tutti pensano in negativo. È buffo, mi sono sempre considerato un pessimista, ho sempre pensato che tutto cadesse a pezzi, ed infatti è così, ma non vorrei proprio che accada nulla di spiacevole.

Temo, temo di smarrirmi nel futuro. Sembra ormai normale, abbandonare la memoria, in previsione di un futuro più gradevole; eppure, se abbiamo vissuto quel passato, è perché ci piaceva il modo in cui si svolgeva. Perché dovrei desiderare un futuro incerto, quando potrei vedere un passato di cui già ho la certezza che mi porti gratificazione? Ma se rimango fermo, mentre tutti si muovono, rimango solo una fantasia, devo correre, stando dietro i loro passi, ma con il mio stile, ormai vecchio, far vedere che il passato ritorna. Quanto vorrei fosse così, ma più il tempo scorre, più mi sembra una favola per tenere alto l'umore, dare un'idea di giustizia, che a nostro parere sia obbiettiva, ma che in realtà è frutto dei nostri desideri. Vorrei chiedere a te se il mio sia un desiderio oggettivo, ma tu sei legato a me, vuoi il mio bene, saresti irrazionale nel rispondere.

Devo ammettere, che il mio primo pensiero rimane lei; è da troppo tempo che non la vedo ormai, mi manca il suo affetto, l'alternare i discorsi più stravaganti a quelli più filosofici; il più delle volte le due cose erano supplementari, mi manca la sua malinconia, ascoltare il dove la sua mente potesse arrivare, il come cercava di sminuire le sue angosce; probabilmente sapeva che il vederla giù di morale, avrebbe abbattuto anche me. Chi non si rattrista nel vedere una persona a cui tiene, stare male? Ho vergogna nel dire, che in certi momenti, non ricordo il suo volto, ma che sono legato alla semplice memoria che ho di esso. Ma lei sta bene ora, si diverte, devo capacitarmene. Ma se io sono un problema per lei che sta bene, evitarmi, fa crescere in me la preoccupazione che stia male, oppure mi piace solo pensare di riuscire a capirla. Quante persone vogliono bene a quella creatura, almeno, quanti dicono sia così? Quanti farebbero come me, se fossero in una situazione affine alla mia? Ed io, cosa sto realmente facendo? Voglio solo credere di amarla più degli altri.

Non so quanto io voglia continuare a parlare di lei; i ricordi dell'esperienza dei miei sentimenti, si fanno sempre più vani ogni volta che ci penso, e le parole dedicate a essa risultano sempre più comuni ogni volta che ne discuto; i ricordi andrebbero tenuti segreti a tutti, compresi a se stessi, perché così, quando ne parlerai a qualcuno, risuoneranno come unici. Per questo temo nel continuare, non voglio che lei si allontani dalla mia testa. Voglio danzare, voglio danzare con lei, farle sentire tutto il mio sentimento, nessuno ormai balla più seriamente, per questo resterebbe un ricordo unico. A volte immagino di tenerla tra le braccia, senza dire niente, perché basta solo questo gesto, per renderci conto quanto ci dispiaccia.

Percorro strade da me già viste, nella convinzione di farlo per comodità. Vorrei fosse così, in realtà spero soltanto che se un giorno lei dovesse cercarmi, almeno sappia dove sono. Quelle strade hanno il ricordo suo intrinseco nell'asfalto, memoria che non ho intenzione di sostituire, poiché quelli, ormai, sono gli unici passi, che percorriamo nel medesimo luogo, quelle nostre orme, so sovrappongono, è il solo legame che abbiamo.

"Se leggi questi versi, dimentica la mano che li scrisse: t'amo a tal punto che non vorrei restare nei tuoi pensieri, se il pensare a me ti facesse soffrire", "Dubita pure che le stelle siano fuoco; dubita pure che il sole si muova; dubita che la verità sia menzogna; ma non dubitare del mio amore per te", "Quando non sarai più parte di me, ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelline. Allora il cielo, sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte." Così, descrive Shakespeare l'amore, e ancora potrei continuare; non so se amo più le parole, o il voler riversare questa passione addosso a lei. Vorrei fossero miei questi versi. "L'amore è come il pane", solo ora capisco questa semplice analogia, il cibo più puro, dall'odore accogliente, caldo da volerlo tenere in mano per scaldarci; quante volte senti quella fragranza inebriante, pensa, una persona lavora per render soffice un semplice nutrimento, che spreco non usufruire di un simile calore. Non vivo per lei, vivo poiché sono nutrito dall'amore, amore che ormai è preso per lei. Mi viene da pensare cosa potrebbe accadere se le mie parole venissero pubblicate, ma la mia immaginazione si blocca, nel pensare di poter rattristare ulteriori persone. Eppure non posso più trattenere la mia passione, non voglio nasconderla alle persone, sarebbe uno spreco, ed sarebbe il sentimento più triste: l'emozione non mostrata, ti avvolge, ti benda gli occhi, anche quando riesci a liberarti dalla stretta, non subito però riesci a distinguere le forme, è solo questione di abitudine, affinchè tu possa tornare a vedere. Ma è forse vero che la mancanza di un senso ne sviluppa un altro? Vogliamo davvero rinunciare a quella sensazione?

L'ho rivista, eravamo uno di fronte all'altra, ha evitato il mio sguardo, non importa del resto della situazione, conta solo quell'azione, persino a uno straniero si ricambia uno sguardo. Esisto, esisto ancora per lei, ma quello che ha lei tra i pensieri non sono io, ho visto la mia immagine negli occhi persi suoi; era distorta, falsa, forse un'altra persona, ma a cui attribuiva il mio nome; questa è la prima volta che provo disgusto nel mio nome, vorrei potesse essere un qualsiasi altro che possa non essere pronunciato con odio dalla sua bocca. Ormai però quella immagine se è legata al nome, tramutando qualsiasi mia speranza in vana. Potessero le mie parole arrivare da altri volti, per poi confessare il proprietario, chissà come reagirebbe? Questo però mai accadrà, poiché non vorrò mai che nessuno parli a nome mio, non riuscirebbe a trasmettere il mio sentimento, come il pittore che ricopia l'opera altrui, ingenuo deve essere lui nel pensare di riuscire a sortire lo stesso effetto, è giusto però dire, che con un opera propria, elogiando comunque il dipinto altrui, può surclassare tutti i maestri.

Tutte le persone che le sono vicine solo di corpo, il disgusto che provocano in me, dovrebbero farsi da parte, lasciando così lo spazio a chi realmente vuole starle accanto; questi, dotati di grande superbia, provano compassione per tutto ciò che accade nel mondo, ma non riescono (o non vogliono) a vedere la sofferenza di chi gli sta accanto, solo chi per loro è degno, merita di essere consolato, poi hanno anche il coraggio di dire che siamo tutti uguali, vigliacchi! Non avreste compassione nemmeno se il sangue, della VOSTRA stessa vittima, vi si riversasse addosso, provereste solo paura e disgusto, scappereste, a causa vostra la sofferenza è in aumento. Mi spiace per loro, che continuano a pensare, che il loro sentimento sia puro, quando la loro emozione si attiva solo se qualcuno prima gli doni qualcosa, e anche in quel caso, se si ritengono superiori al regalo, continuano l'apatia verso le persone, queste che non riescono a vedere a un palmo dal naso, non oseranno mai andare oltre al dove il sentimento spinge ad oltrepassare. Ti vedo circondato da certa gente, povero te, non entrare troppo a contatto con loro, non vorrei mai fossero contagiosi, e se tu (come in realtà spero) osi andare molto vicino a loro, a quel punto saprò che la tua passione è più forte della loro arroganza, e magari riuscirai a salvare uno di loro. Hanno più influenza i malati o i medici che riescono a guarirli? Fa attenzione, ti seguirò da lontano, conosci l'ignoto che tanto vuoi tu smascherare. Speriamo di non perderci nei nostri destini.

 

Ti scrivo in seguito l'aver letto "I dolori del giovane Werther", carissimo, non prendere e non seguire quello che segue in ordine cronologico; in quanti qui esposti vi saranno solo i miei pensieri, che si manifestano a seguito delle mie emozioni, quindi in maniera irrazionale e confusa.

Qual miglior modo di iniziare, se non citando il libro sopra elencato :"Voi non potrete negare la vostra ammirazione e il vostro amore al mio spirito al mio spirito e al mio cuore, le vostre lacrime al mio destino. E tu, anima buona, che come me senti l'intero tormento, attingi conforto dal mio dolore, e fai che questo libretto sia tuo amico, se per colpa tua o della sorte non puoi trovarne di più intimi". Oh se solo fossi degno di queste parole.

Proprio non puoi capire; quando oggi ho visto te insieme a lei, come posso farti capire da delle semplici parole, quello che ho provato. "Lui mi sembra uguale a un Dio, lui, se è lecito, più grande degli dei, che ti siede davanti e ogni tanto ti guarda e ti ascolta che ridi dolcemente, ciò che a me infelice toglie tutti i sensi, non appena ti guardo, Lesbia, non mi resta più voce nella bocca, la lingua si ferma, un fuoco sottile scorre per le braccia, le orecchie ronzano di un suono interno, gli occhi mi si coprono di notte". Così scriveva Catullo 2000 anni fa, per la sua amata Lesbia. Giuro che il mio stato in quel momento fu lo stesso, e te lo può assicurare il nostro comune amico Luca, che in quel momento si trovava dinanzi a me. Lui affermerà il fatto che io, nel non riuscire nemmeno a dire un semplice "senti il mio cuore", gli presi la mano e la misi sul mio petto. Dio stupido che non sono altro, nel crede che le mie emozioni fossero così uniche, chissà quante altre persone sarà parso di provare il medesimo sentimento. Eppure a me è parso così straordinario. Come fa una persona ad odiare un tale che prova un sentimento simile? Perché il mio amore (si ho usato proprio la parola che secondo me è la più falsa in assoluto alla nostra età) non va al di là del bene e del male? È forse la mia un'emozione fasulla? No, no, e tre volte no; non è disperazione la mia, ma puro desiderio.

Eravamo predestinati alla lontananza (ho usato un'altra parola a cui io non credo "destino"), tu amante delle stelle, io della luna, tu provocatrice di sogni, io sempre nascosto nella mia metà oscura. Entrambi costretti a stare nello stesso cielo, così distanti, a provocare diverse emozioni per chi ci guardava. Spero di non essere mai stato ammirato, l'ammirazione crea falsi miti, che aspettano solo di essere confutati. I tuoi occhi scintillavano, appena ti citavo una frase di qualche autore famoso, forse ti sembrava incredibile che qualcuno avesse potuto cercare, con tanta attenzione, certe parole per te. E pur mi sembravano scintillare i tuoi occhi, quando erano fissi nella groviera che tu chiami casa, e il sole te li illuminava. Ma chi sono io per poter scrutare nel tuo abisso?" Questo dovrei dirle?

Caro, ti chiedo scusa, sento; anzi, so di averti trascurato; mi sento inespressivo, solo nel parlare di lei penso di riuscire a far trasparire parte delle mie emozioni. Forse è meglio così, esiste forse alcun sentimento più puro, che vale la pena mettere a nudo? Se solo fossi cresciuto come me, se avessi fatto le mie stesse esperienze, magari ora riusciresti a capire ciò che io stesso ignoro di me; ma ciò è ormai impossibile. Perché cerchiamo di comprendere il dolore? perchè pensiamo che solo la sofferenza ci possa realmente unire? Ti assicuro che mi vengono le lacrime al sentir parlare di sofferenza, sopportare un simile fardello; Oh Dio, dovevi punire così tanto tutti noi, a causa di coloro che mangiarono dall'albero della conoscenza; o siamo stati noi stessi a punirci?

Amico fidato, per favore, promettimi che mai rinuncerai alle cose a cui davvero tieni, e non fare nemmeno in modo che loro facciano lo stesso con te. Perché non riesci a provare la mia stessa passione? Un giorno, di quando ero ancora bambino, ricordo che dissi a mio padre "Io ti voglio più bene perché sono più piccolo", è forse questo mio modo puerile di vedere le cose, che mi rende così sentimentale? Pensi davvero che i grandi possano soffrire di meno, poiché nel corso della loro vita pensano di aver manifestato più volte le loro emozioni? Sono quindi io un bambino, nel corpo di un fanciullo, che ancora non è a conoscenza dell'amore e quindi ama tutto?

Devo chiederti scusa, per la freddezza mia di questi ultimi giorni, ma quel pensiero mi sta logorando; quanto mi piacerebbe fosse vero, non dimostrare i propri sentimenti, non cercarli nemmeno, per essere al tempo stesso , invaso dalla passione. Abbandonare ogni mia forma di ragione, giustificare tutte le azioni con l'amore; piangere per una foglia che cade, come un ricordo che lentamente attraversa la tua mente, fino quando poi, scivola lontana e abbandona il ramo a cui era legata. Se solo ci fosse un modo per tenere tutti i ricordi uniti, non ci sarebbe più paura dell'essere dimenticati. Un modo però già esiste, non smettere mai di pensare.

Ti assicuro che l'animo umano è fragile (ed ecco, un'altra parola che mi sembra assurda da pronunciare "anima") e la mia vorrebbe distanziarsi dai miei pensieri. Devo trovare il modo di sostituire il mio affetto, per donarlo a qualcun altro; ma come si fa a voler cambiare un ricordo tanto caro? Bisogna affiancarlo a uno ancora più dolce. È difficile trovare là dove non si vuole nemmeno cercare.

Dovrei cercare delle distrazioni. No, no, e tre volte no; quale assurda mancanza di rispetto ho mai detto? Devo ritrovare il pensiero.

Ecco ho finito col farmi ammirare, piuttosto che farmi apprezzare per la mia persona. Si finisce sempre con l'essere visti nella maniera a noi meno appropriata. Ho compassione di me stesso, quale persona terrebbe lo stesso modo di fare per non far crollare il pensiero che gli altri hanno di lui? Tutto questo va a mio discapito... sono un anima di buon cuore o è solo codardia? Ti prego di non rispondere a questa domanda, cambierebbe tutto. Non voglio sfociare nel banale, torno quindi a parlare della mia passione; ma anche in questo caso si rischierebbe di usare parole già utilizzate.

Chissà quante volte sono stato soggetto dei suoi pensieri ultimamente; anche se forse, non mi accontenterei, perché a quel punto non avrebbe giustificazione alcuna, per non avermi cercato. Mi viene spontaneo chiedere chi fossi io per lei. Sono stato solo una persona di transito per il suo percorso? Non ho forse amato con abbastanza intensità? Una parte di me prova disgusto nel usare la parola "amore". Non sono tanto diverso dai miei coetanei, voglio divertirmi e stare bene: almeno credo sia così. Specifico meglio: molti mi credono superiore, anche se non lo ammettono; e se fosse la mia sofferenza a farmi vedere tale, agli occhi delle persone? Sarebbe una cosa tanto negativa da volersene liberare? Vengo preso sul serio, forse troppo, meglio che però le cose rimangano tali: disprezzo il loro modo di ragionare in maniera superficiale, possa io fare da guida, poiché ne varrebbe la pena.

Ma che dico!? Ha la superbia preso il sopravvento su di me? Come posso io stabilire il libero modo di pensare, se esso è senza regole. Rimango quindi nell'autocommiserazione? Come faccio a farti capire, se le stesse parole da me dette, risultano a me stesso prove di significato? Devo essere più sicuro su cosa scriverti. Hai perso tempo a causa mia.

"Amor c'ha nulla amato amar perdona" . Mai capii il significato di questi versi, e temo che mai riuscirò a comprenderli; ma solo nell'udirli, mi si ferma lo sguardo e la voce si fa più cupa. Paolo e Francesca, potevate voi essere mai descritti con parole più soavi di queste? Potrò anche io narrare, con altrettanto ardore, ciò che il mio cuore piange? So da altri, che l'interpretazione che si da a tali parole, sono ben due, e di entrambe sono incerto sulla veridicità che l'autore volesse dare alla sua opera.

• La forza travolgente dell'amore, non consente ad una persona davvero amata di non ricambiare

• L'amore non permette di amare altri

A queste parole mi viene da pensare che io sia nel torto, e che sono legato a una persona che esiste solo nella mia fantasia, ma tale immagine così perfetta, deve pur aver preso spunto da qualche realtà. È assurdo pensare che sia stata resa graziosa dalla mia sola immaginazione, non avrebbe senso copiare male un dipinto di tale libidine.

Non capisco quello di cui io possa aver bisogno, cosa potrebbe consolare la mia anima? I dolci ricordi mi portano alla malinconia; mentre la cruda realtà all'insoddisfazione. Non so più dove rifugiarmi. Sto facendo credere a me stesso, che la solitudine sia l'unica soluzione che possa portare piacere al mio pensiero. Mi rinchiudo in una realtà inventata dentro ai libri, per trovare conforto per le persone inquiete, e cerca, come loro, una soluzione. Un particolare accomuna tutti i sofferenti: la contemplazione della natura. Pratica che mi risulta assai difficile da comprendere. Contraddicimi se dico il falso, soggiorniamo in un epoca in cui le rose, vengono prese per comodità piuttosto che per piacere delle stesse. Devo però ammettere, che questa situazione mi allieta il pensiero, nel vedere, che un solo individuo può, nonostante andando contro le azioni comuni, elogiare una rosa. Questi tali si riconoscono subito in mezzo alla folla, sono coloro che non si muovono. Fermati a osservare, in movimento puoi solo vedere.

"Tu che godevi del dono più prezioso, dimmi adesso dove è finita la tua empatia, proprio non capisci quello che ti voglio dire. Dovrei aver deluso davvero tanto le tue aspettative, per ricevere un tale silenzio. È questo quello che ho fatto? Dimmi, come avrei provocato un simile dispetto? Dovrei chiederlo a te, ma so che il sentir parlare di me, irrita la tua pelle; non vorrei in alcun modo disturbare la pace che ora ti prende. Voglio solo sapere il tuo pensiero riguardo al male subito, e attribuirmi la giusta pena. Ricordo volte ritenevi te stessa il male. Mi risulta al quanto strano dirlo, ma fu questo vittimismo a renderti il posto che ora occupi nei miei pensieri, che in realtà, non so nemmeno in che posizione metterti. Mi manca l'aver qualcosa di dolce, che ha bisogno di me, e il profumo che in seguito a una giornata passata fra le tue braccia, rimane impresso sul mio vestiario, quasi a voler ricordare il giorno appena passato. Giocare con le sue parole, ed esaltare la sua bontà. Il peggio arriva sempre dal circondario, quella folla che ci ronzava sempre attorno ( o a cui noi eravamo legati), come giovani ereditari, che aspettando la mancanza di una lontana zia, solo per poter goder del patrimonio, non un briciolo d'affetto per l'ormai andata parente dimostrano, e inizialmente consolano i cari, poiché loro non hanno bisogno di essere consolati. Come vivono beati loro, alle spalle del dolore. Ma non diamo la colpa a loro, mi viene tristezza nel pensare a loro, che sembrano tanto disposti a voltare pagina non appena essa sia terminata, senza riguardare le espressioni protagonisti della facciata. Mi chiedo se abbiano realmente preso attenzione ad ogni sintagma, o se avanzano solo per arrivare alla fine del libro"

Amico, mi sono chiuso in me steso, ho allontanato chiunque potesse tenere a me. Ho davvero il desiderio di essere un'anima dannata? Questo non aiuta di certo la mia condizione mentale, ma che senso ha un mondo in cui sei preso troppo sul serio, è sbagliato che io senta una tale autorità; non riuscirei proprio a immaginarmi in una posizione che non sia la mia attuale. Come mi sono ritrovato incatenato a me stesso? Quando ci conoscemmo non ero così. E nello stare nel buio dell'anonimato mi sono ritrovato ad essere illuminato da una luce che non m'appartiene, ma che non ho intenzione alcuna di abbandonare, essa emana ancora un tale calore, che io voglio goderne ogni singolo raggio. Penso ormai che la solitudine mi appartenga; puoi forse negare che già altri avevano compreso questa maledizione, e anziché annullarla, hanno preferito tenere le debite distanze, aggravandola. –ti prego fermati se pensi di star leggendo parole già usate, non vorrei mai renderti partecipe di un'emozione che non sia di mia appartenenza-

Avrei dovuto disapprovare più volte le sue scelte, in modo che lei capisse quanto io tenessi a lei. Ella sicuramente occupa una posizione di rilievo tra i miei pensieri. Ma potrei mai fare un'azione, di cui ora io mi vergogno a dire, solo per far passare questo ricordo? Mi viene in mente un dialogo tra Alberto e Werther, uno rappresenta la ragione, e il secondo la passione, il primo condanna ogni atto guidato dalla passione poiché privo di razionalità, e considera pazzo chiunque faccia un qualsiasi atto impuro, il secondo, e ti cito testuali parole, poiché non sono ancora in grado di trovarne di più care, e spero possano colpire quanto abbiano fatto a me la prima volta che le lessi. Werther dunque replicò: "La natura umana, ha i suoi limiti, essa può sopportare la gioi, la sofferenza, il dolore fino ad un certo punto, e soccombe se esso è oltrepassato. Non è questione se un uomo sia debole o forte, ma di vedere se egli può sopportare la sofferenza che gli è imposta." E continua paragonando le emozioni, a una febbre incurabile, la quale, per quanto tu possa resistere, finirà sicuramente con il prendere il sopravvento su di te. Non ti allarmare, non credo di essere abbastanza coraggioso per commettere un'azione che tu possa ritenere stupida. E poi, mi piace che lei sia nella mia mente; rende tutto più dolce.

Vedo ragazzi sempre più ornati di gioielli, come donne del borgo, femmine in ghingheri, entrambi, come in una commedia greca, prendono il ruolo del sesso opposto, indossando una maschera per non farsi riconoscere. Nell'antichità, almeno, sapevano si star interpretando un ruolo, qua ormai, il ruolo ha preso il posto della personalità venendo spacciata per "libertà si esprimersi". A me sembra solo una simbiosi con entità di successo, dove, esuberando con l'aspetto, credono di dare prova di se: viene descritta come moda questo modo di sembrare, è sola pura vanità; vorrei osservare le epoche passate, e individuare quando si ha iniziato a dare un significato all'aspetto esteriore. Mi sembra che non si salvi nessuno: dal povero che si rende ancora più povero, al ricco che si atteggia con superiorità verso tutti. Sono tutti vuoti dentro, riempiono quel vuoto con quello che vedono, fino a raggiungere casi, in cui, si crede amore vero, quello che più rispecchia le qualità, con cui viene descritto tale sentimento. Certi credono di aver capito, ma poi dicono si stare sulla mia strada, lasciando perdere le altre persone, ancora non hanno compreso che le persone di cui dovrei "fregarmene", fanno già parte del mio percorso. Forse è per questo, che tendo a isolarmi, per paura di provare sentimenti privi di significato. Mi chiedo come si atteggeranno queste persone, durante il loro avanzamento di età, tutti fanno progetti, eppur io proprio non li vedo a loro agio, nei programmi che descrivono; poiché danno prevalenza ad azioni che da altri sono state compiute, dando più valore all'esperienza altrui, che a quello che potrebbe giovare a loro. Eppur, non riesco proprio ad immaginarmi un universo diverso da questo, sarà forse che ancora non ne ho visti altri, ma sento di ottenere più soddisfazioni dove ancor non trovo nulla di interessante, che in un luogo dove tutto suscita interesse e quindi non si riesce a dar privilegio a nulla.... Mi scuso ma i miei pensieri si sono distratti, e la compassione ha preso il sopravvento, nel vedere un uomo svogliato giocare con il suo cane. Il padrone lanciava un bastoncino, solo per tenere a bada la bestia, dovevi vedere, come quell'animale, una volta riportato l'oggetto, stava davanti al padrone per farselo rilanciare, e nonostante l'individuo non gli prestava attenzione, quel dolce muso, non faceva alcun gesto per mettere fretta all'uomo, attendeva paziente il prossimo lancio; la cosa che più ha scosso la mia pelle fu che quella dolce creatura, si comportava così, solo perché al primo lancio-riporto aveva notato la soddisfazione del padrone, che quindi cercava di mantenere accesa. Deve quindi fare questo un animo buono: aver soddisfazione nel assecondare i bisogni altrui?

Chiedo in anticipo scusa per quello che potrei scrivere, sono appena tornato dopo una serata con Antoh e i suoi amici, e non so quanto io sia me stesso al momento. Che situazione, poiché inizialmente mi sono visto con una compagnia, successivamente con un'altra, e le due figure principali di esse erano vecchi amanti (hanno finito il rapporto da poco). Lui ha cercato di evitare il più possibile l'argomento; lei non ha fatto altro che parlare di lui. La cosa che più mi risulta assurda, è che entrambi mi risultano nel torto: era scontato che entrambi (chi in un modo, chi in un altro) non facevano altro che pensarsi a vicenda; ora mi viene in mente una frase di Bukowski: "Si erano dichiarati guerra, mentre con gli occhi facevano l'amore". È così brutto quando un amore finisce ingiustamente; povero Antoh, che non vuole schierarsi, ne da una pare ne dall'altra, per non deludere nessuno. Ma che grande forza d'animo deve avere per sopportare i bisticci delle persone che più gli stanno a cuore. Questa situazione mi ha dato da pensare, chissà se Lei avrà voglia di parlare di me, e in che modo, oppure se vorrà andare avanti, convincendosi però che io non abbia avuto un'influenza su di lei. Per questo dico io, che loro sono entrambi nel torto; da una parte c'è la fissazione, dall'altra, il presunto menefreghismo; uno non può pensar a un solo argomento, come non può pensare che lo stesso, non abbia avuto ripercussione alcuna sul suo atteggiamento. Disprezzo entrambi i modi di atteggiarsi (anche se mi ritrovo molto con la fissazione), ma voglio bene ad entrambi; la prima la vedo come un forte attaccamento, la seconda come un modo di proteggersi dalla passione. In entrambi i casi, riesco a percepire le emozioni d'affetto che stanno provando, per questo, ora, m sento legato a loro.

Penso più alle persone che non mi considerano, che a quelli che vogliono solo il mio bene. Ho una avversione tanto grande al bene, che mi fa volere di stare nel dolore? Tutti si meritano il bene di ciascuno di noi, è proprio quando noi smettiamo di dare affetto che si crea il male. Considero il maligno come un'entità che si viene a formare in seguito alle azioni, mentre il bene, come una cosa primordiale; non è forse vero che in alcune culture esse sono parallele, stando sullo stesso livello. Eppure voglio credere che nessuno voglia la sofferenza altrui, quindi tendiamo a comportarci secondo il nostro bene. Te lo assicuro, caro, ormai si presume a prescindere che ogni azione voglia una conseguenza, il che è vero, ma tutti pensano in negativo. È buffo, mi sono sempre considerato un pessimista, ho sempre pensato che tutto cadesse a pezzi, ed infatti è così, ma non vorrei proprio che accada nulla di spiacevole.

Temo, temo di smarrirmi nel futuro. Sembra ormai normale, abbandonare la memoria, in previsione di un futuro più gradevole; eppure, se abbiamo vissuto quel passato, è perché ci piaceva il modo in cui si svolgeva. Perché dovrei desiderare un futuro incerto, quando potrei vedere un passato di cui già ho la certezza che mi porti gratificazione? Ma se rimango fermo, mentre tutti si muovono, rimango solo una fantasia, devo correre, stando dietro i loro passi, ma con il mio stile, ormai vecchio, far vedere che il passato ritorna. Quanto vorrei fosse così, ma più il tempo scorre, più mi sembra una favola per tenere alto l'umore, dare un'idea di giustizia, che a nostro parere sia obbiettiva, ma che in realtà è frutto dei nostri desideri. Vorrei chiedere a te se il mio sia un desiderio oggettivo, ma tu sei legato a me, vuoi il mio bene, saresti irrazionale nel rispondere.

Devo ammettere, che il mio primo pensiero rimane lei; è da troppo tempo che non la vedo ormai, mi manca il suo affetto, l'alternare i discorsi più stravaganti a quelli più filosofici; il più delle volte le due cose erano supplementari, mi manca la sua malinconia, ascoltare il dove la sua mente potesse arrivare, il come cercava di sminuire le sue angosce; probabilmente sapeva che il vederla giù di morale, avrebbe abbattuto anche me. Chi non si rattrista nel vedere una persona a cui tiene, stare male? Ho vergogna nel dire, che in certi momenti, non ricordo il suo volto, ma che sono legato alla semplice memoria che ho di esso. Ma lei sta bene ora, si diverte, devo capacitarmene. Ma se io sono un problema per lei che sta bene, evitarmi, fa crescere in me la preoccupazione che stia male, oppure mi piace solo pensare di riuscire a capirla. Quante persone vogliono bene a quella creatura, almeno, quanti dicono sia così? Quanti farebbero come me, se fossero in una situazione affine alla mia? Ed io, cosa sto realmente facendo? Voglio solo credere di amarla più degli altri.

Non so quanto io voglia continuare a parlare di lei; i ricordi dell'esperienza dei miei sentimenti, si fanno sempre più vani ogni volta che ci penso, e le parole dedicate a essa risultano sempre più comuni ogni volta che ne discuto; i ricordi andrebbero tenuti segreti a tutti, compresi a se stessi, perché così, quando ne parlerai a qualcuno, risuoneranno come unici. Per questo temo nel continuare, non voglio che lei si allontani dalla mia testa. Voglio danzare, voglio danzare con lei, farle sentire tutto il mio sentimento, nessuno ormai balla più seriamente, per questo resterebbe un ricordo unico. A volte immagino di tenerla tra le braccia, senza dire niente, perché basta solo questo gesto, per renderci conto quanto ci dispiaccia.

Percorro strade da me già viste, nella convinzione di farlo per comodità. Vorrei fosse così, in realtà spero soltanto che se un giorno lei dovesse cercarmi, almeno sappia dove sono. Quelle strade hanno il ricordo suo intrinseco nell'asfalto, memoria che non ho intenzione di sostituire, poiché quelli, ormai, sono gli unici passi, che percorriamo nel medesimo luogo, quelle nostre orme, so sovrappongono, è il solo legame che abbiamo.

"Se leggi questi versi, dimentica la mano che li scrisse: t'amo a tal punto che non vorrei restare nei tuoi pensieri, se il pensare a me ti facesse soffrire", "Dubita pure che le stelle siano fuoco; dubita pure che il sole si muova; dubita che la verità sia menzogna; ma non dubitare del mio amore per te", "Quando non sarai più parte di me, ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelline. Allora il cielo, sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte." Così, descrive Shakespeare l'amore, e ancora potrei continuare; non so se amo più le parole, o il voler riversare questa passione addosso a lei. Vorrei fossero miei questi versi. "L'amore è come il pane", solo ora capisco questa semplice analogia, il cibo più puro, dall'odore accogliente, caldo da volerlo tenere in mano per scaldarci; quante volte senti quella fragranza inebriante, pensa, una persona lavora per render soffice un semplice nutrimento, che spreco non usufruire di un simile calore. Non vivo per lei, vivo poiché sono nutrito dall'amore, amore che ormai è preso per lei. Mi viene da pensare cosa potrebbe accadere se le mie parole venissero pubblicate, ma la mia immaginazione si blocca, nel pensare di poter rattristare ulteriori persone. Eppure non posso più trattenere la mia passione, non voglio nasconderla alle persone, sarebbe uno spreco, ed sarebbe il sentimento più triste: l'emozione non mostrata, ti avvolge, ti benda gli occhi, anche quando riesci a liberarti dalla stretta, non subito però riesci a distinguere le forme, è solo questione di abitudine, affinchè tu possa tornare a vedere. Ma è forse vero che la mancanza di un senso ne sviluppa un altro? Vogliamo davvero rinunciare a quella sensazione?

L'ho rivista, eravamo uno di fronte all'altra, ha evitato il mio sguardo, non importa del resto della situazione, conta solo quell'azione, persino a uno straniero si ricambia uno sguardo. Esisto, esisto ancora per lei, ma quello che ha lei tra i pensieri non sono io, ho visto la mia immagine negli occhi persi suoi; era distorta, falsa, forse un'altra persona, ma a cui attribuiva il mio nome; questa è la prima volta che provo disgusto nel mio nome, vorrei potesse essere un qualsiasi altro che possa non essere pronunciato con odio dalla sua bocca. Ormai però quella immagine se è legata al nome, tramutando qualsiasi mia speranza in vana. Potessero le mie parole arrivare da altri volti, per poi confessare il proprietario, chissà come reagirebbe? Questo però mai accadrà, poiché non vorrò mai che nessuno parli a nome mio, non riuscirebbe a trasmettere il mio sentimento, come il pittore che ricopia l'opera altrui, ingenuo deve essere lui nel pensare di riuscire a sortire lo stesso effetto, è giusto però dire, che con un opera propria, elogiando comunque il dipinto altrui, può surclassare tutti i maestri.

Tutte le persone che le sono vicine solo di corpo, il disgusto che provocano in me, dovrebbero farsi da parte, lasciando così lo spazio a chi realmente vuole starle accanto; questi, dotati di grande superbia, provano compassione per tutto ciò che accade nel mondo, ma non riescono (o non vogliono) a vedere la sofferenza di chi gli sta accanto, solo chi per loro è degno, merita di essere consolato, poi hanno anche il coraggio di dire che siamo tutti uguali, vigliacchi! Non avreste compassione nemmeno se il sangue, della VOSTRA stessa vittima, vi si riversasse addosso, provereste solo paura e disgusto, scappereste, a causa vostra la sofferenza è in aumento. Mi spiace per loro, che continuano a pensare, che il loro sentimento sia puro, quando la loro emozione si attiva solo se qualcuno prima gli doni qualcosa, e anche in quel caso, se si ritengono superiori al regalo, continuano l'apatia verso le persone, queste che non riescono a vedere a un palmo dal naso, non oseranno mai andare oltre al dove il sentimento spinge ad oltrepassare. Ti vedo circondato da certa gente, povero te, non entrare troppo a contatto con loro, non vorrei mai fossero contagiosi, e se tu (come in realtà spero) osi andare molto vicino a loro, a quel punto saprò che la tua passione è più forte della loro arroganza, e magari riuscirai a salvare uno di loro. Hanno più influenza i malati o i medici che riescono a guarirli? Fa attenzione, ti seguirò da lontano, conosci l'ignoto che tanto vuoi tu smascherare. Speriamo di non perderci nei nostri destini.

 

   
 
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