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Autore: syila    28/03/2017    4 recensioni
"...Bastava solo un granello di sabbia dentro quel disastroso ingranaggio perché si scardinasse e sapeva, con la sfrontata sicurezza dei vincenti, che doveva essere lui quel granello"
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Christophe Giacometti, Phichit Chulanont, Un po' tutti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Sole a Mezzanotte'
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Capitolo XX°


“C'è... Un piccolo punto, qui, vicino alla base del collo” spiegò Victor sottolineandone la posizione con una leggera carezza della lingua che fece fremere il suo amante “dove la pelle diventa sottile, quasi trasparente e lascia affiorare un'arteria. Posso sentirne il rumore, il fiume vitale sale per un tratto in superficie prima di perdersi in mille rivoli troppo lontani da raggiungere...”

Non dici niente Yuuri?
Trattieni il fiato, presagisci che sta per accadere l'irreparabile, eppure lo vuoi con la caparbietà dei bambini, impuntati a fare i capricci davanti al negozio dei dolci.
Purtroppo io sarei un genitore terribilmente permissivo.
Chiudi gli occhi, non è una cosa da vedere, né vedresti comunque niente di spaventoso.
Quanti danni hanno prodotto secoli di leggende che hanno fatto leva sull'immaginario collettivo contribuendo a creare la nostra brutta reputazione!
Chiudi gli occhi Yuuri, il Bacio non puoi vederlo, devi sentirlo.


All'inizio pensò si trattasse di un semplice morso, un modo eccitante di rimarcare il suo possesso, con tutta probabilità gli avrebbe lasciato un'impronta bluastra l'indomani, poi, quando i denti si aprirono la strada nella pelle ne venne una fitta dolorosa e breve, ma durò il tempo di un battito di ciglia lasciando spazio ad un indeterminato benessere.
Si chiese cosa gli procurasse un piacere che fluiva e rifluiva come un'onda propagandosi dalla piccola ferita aperta ad ogni remota regione del suo corpo e credette di aver trovato una risposta: era l'ebbrezza di lasciarsi andare, di affidarsi all'altro negandosi la pretesa di un controllo sulla propria vita e sulle proprie sensazioni.
Si sforzò di ricordare se ci fosse stato qualcosa di paragonabile tra le sue esperienze; era come spiccare un salto sul ghiaccio, non sapendo se sarebbe diventato un triplo, un quadruplo o una caduta, senza calcolarne lo slancio o il punto d'impatto.
Stavolta però c'era Victor ad attenderlo e lo avrebbe afferrato, assicurandosi che non si facesse male.
“Yuuri guardami, dimmi qualcosa radost’ moya ” un oggetto appuntito gli dava noia sfregandogli il viso, aprì gli occhi e realizzò che si trattava del naso del russo; il suo profumo gli riempiva le narici e sentiva ogni centimetro di pelle aderire alla sua come se le sue capacità sensoriali si fossero centuplicate.
“Wao... Adesso sono... Come te?” chiese con la voce impastata di voluttà; ancora poco presente a sé stesso si tastava il collo in cerca di un'inesistente lacerazione.
“Cos...?” l'uomo lo fissò e l'attimo dopo scoppiò a ridere “No! No! Certo che no! È solo un effetto temporaneo, domani sarà passato” concluse prima di baciargli la fronte; non c'era traccia di sangue sulle sue labbra, solo gli parve che col riflesso del camino i suoi occhi avessero preso una sfumatura purpurea diventando più liquidi e brillanti.
“Oh, non so se esserne contento o dispiaciuto” rispose il giovane contrariato.
“Contento è ovvio!” esclamò Victor soddisfatto dalla sua reazione “Avremo tempo per quello, adesso voglio approfittare del mio delizioso umano in tutti i modi e le forme immaginabili”
“Ciò è molto sconveniente signor Nikiforov!” ribatté il giovane, rosso in viso, dopo la canonica manciata di istanti necessari a metabolizzare il suo tono malizioso.
Poi aprì un occhio e domandò “Quali modi di preciso?”
“Ah” l'altro si stirò pigramente e rotolò di nuovo accanto a lui portandoselo più vicino “Ad esempio saresti un cuscino perfetto, sei così morbido”
“Cuscino uhm?” borbottò il giapponese fingendosi risentito.
“Ah-ha e piuttosto confortevole” fu la serafica risposta.
Era riuscito ad incastrarsi in modo da appoggiare la testa nell'incavo della sua spalla; i fini capelli argentei solleticavano il collo e le guance di Yuuri, il quale prese ad accarezzarglieli, massaggiando lentamente la nuca coi polpastrelli, stava troppo bene per pensare di muovere anche un solo muscolo e farlo spostare da lì.
Ad un certo punto gli sembrò che si fosse assopito.
“Victor?”bisbigliò, poi chinò il capo e lo scoprì con lo sguardo assorto al fuoco del camino, come se intravedesse qualcosa dentro le mutevoli lingue di fiamma.
“Sai anche il Novembre del '52 era molto freddo. Tutti i camini di casa erano accesi, ma non riuscivano a riscaldare l'ambiente; io amo il ghiaccio, assai meno il gelo e quello entrava davvero nelle ossa”
A Yuuri si strinse il cuore quando capì che gli stava consegnando il pezzo mancante in grado di dare un senso a tutta la storia sulla quale era impazzito negli ultimi mesi; non disse niente, si limitò ad abbracciarlo più forte come se volesse proteggerlo trasmettendogli il suo calore.



“Freddo e umidità non sono certo un toccasana per un convalescente; dopo l'intervento Yakov mi aveva fatto uscire dalla clinica il prima possibile, gli standard sanitari degli anni Cinquanta erano parecchio diversi da quelli odierni e per scongiurare rischi di infezioni aveva trasformato questo salotto in una stanza d'ospedale assumendo anche un paio di infermerie. Aveva rivoltato gli ambulatori e i centri di ricerca di mezza Unione Sovietica per trovare degli antidolorifici efficaci, voleva evitare che cadessi nella dipendenza da morfina, l'unica sostanza in grado di dare tregua ai dolori lancinanti della frattura. Il risultato fu che le mie giornate diventarono intervalli di apatia alternati a momenti di lucida sofferenza in cui desideravo solo morire o sprofondare di nuovo nell'illusorio benessere dato dai farmaci. E la prospettiva, nell'ipotesi di una remota guarigione, non era di sicuro più allettante. Ti... Dispiacerebbe allungare una mano sotto il divano? Dovresti trovare qualcosa”
Yuuri lasciò sporgere il braccio e cercò alla cieca sul pavimento finchè non urtò un oggetto; una volta portato alla luce rivelò la forma snella e incurvata di un bastone da passeggio dove, sull'impugnatura, era visibile il simbolo della Russia comunista sormontato da una dedica in cirillico, con sue scarse nozioni riconobbe solo il cognome Nikiforov.
“Un bel congedo dopo aver gloriosamente servito la Madre Patria, niente da dire”
“Oh... Victor”
“Non ti sarebbe piaciuto conoscere quel Victor credimi; nei pochi momenti di tregua dal dolore penso di aver dato il peggio di me; odiavo le infermiere che mi assistevano, odiavo Yakov e sono arrivato ad attribuire a lui la causa dell'infortunio, gli ho rinfacciato qualsiasi cosa dagli otto anni in su e ancora mi chiedo come abbia resistito alla tentazione di abbandonarmi al mio destino andandosene e sbattendo la porta”
“Perché ti voleva bene... ” rispose sommessamente Yuuri, per il quale cominciavano ad avere un senso le parole del racconto di Madame Baranovskaya “Quando si ama una persona si finiscono con l'amare anche i suoi difetti e le debolezze e si cerca sempre di vedere oltre i suoi limiti”
“È quello che tu hai fatto con me?” gli ammiccò scherzoso l'uomo compiacendosi nel vederlo arrossire.
“Arrivammo comunque ad un punto in cui i nostri rapporti toccarono il fondo, non riuscivamo neppure a rimanere nella stessa stanza senza litigare, forse per questo decise di rimettersi in viaggio senza dirmi nulla. Fu una delle infermiere a rifermi della sua partenza, non aveva lasciato detto né la destinazione e neppure se sarebbe tornato. Dovevo disprezzarmi davvero tanto ed essere terrorizzato all'idea che mi avesse lasciato solo, per reagire in quella maniera...” il russo fece una pausa e sospirò “Buttai fuori le mie solerti assistenti e decisi di alzarmi; volevo una sola cosa e la volevo così disperatamente da ignorare divieti, consigli e perfino le mie stesse condizioni di salute: mettermi i pattini e tornare sul ghiaccio”
“Sei andato... A pattinare?” chiese il giovane incredulo.
“Non sono nemmeno riuscito ad arrivare alla porta; Yakov è rientrato due giorni dopo e mi ha trovato sul pavimento in uno stato... Beh! Definirlo pietoso è riduttivo; ero sporco, febbricitante, la cicatrice post operatoria si era riaperta e dalla ferita uscivano sangue e pus. Delle ore successive non ho memoria, i fatti me li ha raccontati lui,mentre eravamo in volo su un aereo diretto verso i Carpazi.”
“N-no a-aspetta... I Carpazi? Vuoi dire Romania? Quindi stavate andando dal...”
“Conte Dracula?” Victor si concesse una risatina immaginando quali pensieri si agitavano nella testa di Yuuri “ Vlad Drakul non c'entra e no, non so dirti se la storia è vera, se sia stato o meno il Primo Vampiro. Di certo i rumeni avevano secoli di esperienza alle spalle sull'argomento e quando il Partito capì di aver perso il suo campione loro furono più che felici di interessarsi al mio caso, di sperimentare il potere del Sangue su un soggetto giovane, sano, competitivo e determinato. Sono stati e sono ancora il gruppo meglio organizzato ed avanzato all'interno della nostra Piccola Società di Immortali. Li chiamano anche Evoluzionisti. Naturalmente Yakov evitò di scendere nei dettagli, mi disse che in quel laboratorio avevano sviluppato cure rivoluzionarie attraverso gli studi sul sangue. C'erano ottime possibilità di riprendere a camminare, forse addirittura di tornare a pattinare. Sul momento fu sufficiente; mi aggrappai a quella flebile speranza e tanto bastò a tenermi in vita nei giorni successivi in cui la febbre e l'infezione cercarono di divorarmi dall'interno”



Yuuri restò in silenzio, doveva familiarizzare con l'immagine di un Victor talmente disperato da mettere a repentaglio la sua vita affidandosi alle promesse di sedicenti ricercatori e non poté fare a meno di domandarsi quale sarebbe stata la sua reazione se si fosse trovato nelle stesse condizioni.
“Trascorsi alcuni giorni appeso al filo volubile delle parche, ero vagamente cosciente delle persone che si alternavano al mio capezzale e della presenza intermittente di Yakov, poi ,quando le mie condizioni mi permisero di restare sveglio e vigile, il suo cambiamento era già avvenuto.”
“Eh?” il giovane trasalì “V-vuoi dire che anche lui era diventato u-un vampiro?”
“E lo è tuttora solnyshko moyo, l'ho salutato prima di venire qui ed era in ottima forma”
Yuuri ascoltava sbigottito, il suo allenatore sembrava una figura relegata al passato, ma con l'ultima rivelazione finalmente la storia dell'ex-ballerina trovava la giusta prospettiva.
“Lo so, stai pensando a Lilia; però quella è una parte che spetta a lui raccontarti. Io non ho avuto voce in capitolo sulla sua scelta, tuttavia ne sono stato responsabile, di questo me me rendo conto; se mi fossi comportato assennatamente accettando le conseguenze dell'incidente, magari reinventandomi allenatore o consulente sportivo come aveva provato a consigliarmi lui, non saremmo mai arrivati a quel punto, Yakov avrebbe sposato la sua etoile e tu...” gli rivolse un sorriso disincantato “avresti letto una storia diversa su di me”
Era stato un capriccio della sorte, una distrazione cosmica, un singolare convergere di coincidenze a portargli in dono Victor, sarebbe riuscito a convivere con quell'idea, o meglio: sarebbe riuscito ancora a pianificare qualcosa che andasse più in là del presente?
“Alla fine è stata una questione di adattamento, anche se noi preferiamo definirla Evoluzione. Yakov era un uomo maturo, forte, aveva visto la Guerra ed era sopravvissuto, si era adeguato al regime e ne aveva tratto vantaggio, il mutamento della sua natura apriva semplicemente una nuova fase. Doveva dimostrarmi che era possibile e non dovevo temere nulla, perché lui era con me”
“Ma... Tu... Come hai reagito?” azzardò Yuuri con l'animo in subbuglio.
“Male è ovvio!” esclamò l'altro “Come chiunque fosse stato messo di fronte alla scelta di rintanarsi nell'oscurità o di proseguire una vita da storpio ai margini della società che prima lo adorava”
Pensata in questi termini qualsiasi decisione avrebbe portato comunque dei risultati drammatici, le alternative avevano messo in crisi una persona sicura di sé come Victor e lui? Sempre in bilico tra ansia e depressione, paranoico, pavido, timido dove avrebbe trovato la forza di scegliere qualora se ne fosse presentata l'occasione?
Poi il suo sguardo smarrito incontrò quello profondo e amorevole dell'uomo al suo fianco; ma certo, ecco dov'era la sua forza, aveva guardato nei posti sbagliati.



“Eppure eccoti qui” gli sorrise.
“Ho impiegato due anni ad accettare l'idea di abbandonare una vita normale alla luce del sole, però, nel momento in cui sono riuscito a tornare su una pista di pattinaggio, quando ho sentito di nuovo il suono dell'acciaio che fendeva il ghiaccio è stato come... Rinascere un'altra volta. Ho pianto tutte le mie lacrime e credo di aver pattinato ininterrottamente finché Yakov non è venuto a trascinarmi fuori a viva forza. Alla fine non m'importava granché di aver perso gli applausi, i riconoscimenti, gli adulatori, perché ero libero, ero me stesso, ero di nuovo integro. Il Sangue mi aveva ridato tutto ciò che era importante per me, tranne una cosa, ma quella mi mancava già da prima e ho continuato a cercarla negli ultimi sessant'anni.”
Yuuri gli rivolse un'espressione interrogativa e l'altro sorrise “Mi sono illuso di riuscire a trovarla nella nostra Società di Immortali, tra creature compatibili alle mie nuove... Abitudini. Poi, con gli anni, ho capito che non si trattava di un problema di specie, inclinazioni o genetica; cercavo un'anima affine alla mia e sono tornato al mio vecchio mondo, guardandolo dalla parte opposta del parapetto. Sul ghiaccio ho visto stelle nascere, brillare ed eclissarsi, ad alcune mi sono avvicinato dispensando consigli, ma di solito erano troppo piene di sé per poterne fare tesoro infine... Quando ormai mi stavo rassegnando a fare il semplice spettatore e guardare la vostra vita scorrermi davanti sei arrivato tu”
Le sopracciglia del giovane si erano curvate in un modo che sembrava dire: Proprio io?
“Ah-ha, ti è mai capitato di sentirti solo sulla pista? Quando ti alleni e quella lastra di ghiaccio appare improvvisamente troppo grande e troppo vuota per te? E non si tratta della mancanza di un pubblico, di un allenatore o dei compagni, parlo della necessità di avere qualcuno che pattina al tuo fianco, in totale sintonia, finché il rumore delle vostre lame diventa musica. Io l'ho sentita quella musica Yuuri, a Milano, qualche mese fa e vorrei sentirla ancora e ancora finché tu non sarai stanco e mi manderai al diavolo”
“Hai” annuì l'altro commosso “Dovresti stare tranquillo però, non c'è pericolo che mi stanchi di te”
“Oh, davvero?” Victor fece una faccia buffa, spiazzante, di gioia totale e infantile “Allora la faresti una cosa per me?”
Oddiosantissimo ci risiamo pensò Yuuri rassegnato al peggio: dalla prima volta in cui aveva tirato fuori quel sorriso a cuore e il tono di chi già sentiva di avere la vittoria in tasca lui non era mai riuscito a negargli niente e sarebbe stato sempre così.



† La voce della coscienza †

Con la spiegazione dei fatti che hanno portato Victor a diventare un vampiro ci stiamo avviando verso il gran finale! -squilli di trombe e rullo di tamburi-
Nell'ultimo capitolo scopriremo finalmente che progetti ha in mente il nostro russo per il suo Yuuri e ci sarà una piccola anticipazione di quella che minaccia di diventare a tutti gli effetti una saga! ^^
Così, se temevate di restare orfani del bel vampiro, del suo patato giapponese e di tutta l'allegra sarabanda che ruota loro attorno potrete tirare un sospiro di sollievo ^^
Di nuovo grazie a chi segue e commenta dall'inizio il fluffoso malloppo e a chi lo legge silenziosamente; giuro che se mi lasciate un commentino non vi mordo, vi faccio mordere direttamente da Victor, che è meglio! -puffo Quattr'occhi Mode ON-

Radost’ moya -> Mia Felicità, altro nomignolo affettuoso che sentiremo spesso da Victor :3
   
 
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