Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Samy Piperita    28/03/2017    3 recensioni
Non avrebbe saputo dire in quale momento Misty fosse riapparsa a tempo pieno nei suoi pensieri. Forse quando aveva respinto Serena, senza capire esattamente perché lo stesse facendo. Forse quando aveva visto in TV quello speciale sulle palestre del Kanto e fra i personaggi intervistati era apparsa proprio Misty, un imprevisto che lo aveva lasciato boccheggiante. Forse era per via dell’atmosfera distesa, riflessiva, quasi intima che si respirava sull’Isola di Maverick, come alcuni dei suoi compagni di corso avevano ipotizzato. In effetti, da quando vi abitava, aveva una vita molto più organizzata, aveva tempo per ragionare su di sé, su ciò che voleva nel suo futuro e come muoversi per raggiungerlo. Non che avesse abbandonato il sogno di diventare Pokémon Master, era andato a studiare sull’isola proprio per questo, ma forse cominciava finalmente a intuire che ciò non poteva rappresentare il cento percento della sua vita. Di certo, in ogni momento in cui non poteva impegnare la mente in un’attività manuale, ricordava gli anni passati con Misty, convincendosi sempre di più che fossero stati i migliori.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Brock, Gary, Misty, Nuovo personaggio | Coppie: Ash/Misty
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il campione dei campioni
 
“Ash! Ash Ketchum!”
Qualcuno lo chiamava e lo scuoteva.
“Ancora cinque minuti, mamma, ti prego.” Mormorò con la bocca impastata.
“Non sono tua madre.”
In effetti, sua madre non si sarebbe limitata a scuoterlo, l’avrebbe scaraventato fuori dal letto o gli avrebbe versato un tegame d’acqua fredda addosso.
Ash aprì gli occhi in uno spiraglio, di fronte a lui c’era una ragazza che non conosceva. Riconobbe però l’interno di uno dei locali adibiti al ristoro dei lavoratori e gli tornarono alla mente i particolari della notte. Aveva lavorato come un forsennato insieme alla squadra di Liam, a turno ultimato avevano fatto colazione e subito dopo lui era crollato su uno dei divani, affondando in un sonno profondo, finalmente senza sogni.
“Che ore sono?” Domandò.
“Quasi le tre del pomeriggio.” Rispose la ragazza.
“Accidenti, ho saltato il mio turno?”
“Il capoturno Townsend ha chiesto una giornata di riposo a tuo nome, visto quello che hai fatto stanotte.”
Ash annuì, pensando che avrebbe dovuto ringraziare Liam non appena lo avesse visto.
“Ma il dottor Maverick vuole vederti, nel suo ufficio, appena puoi.”
Ash deglutì duro. Aveva già parlato con il dottor Maverick di persona, ma non era ancora stato convocato nel suo ufficio.
“Di cosa mi vuole parlare?”
“Non ne ho idea, a me hanno solo detto di rintracciarti. Qui fuori c’è il tuo Charizard, ti riaccompagnerà in dormitorio, così potrai farti una doccia e renderti presentabile.”
 
Adolphus Maximilian Maverick.
Per il mondo intero era il campione dei campioni.
Da Pokémon Master era stato per diversi anni il dominatore assoluto della scena mondiale, vincendo titoli ovunque avesse combattuto. Si era ritirato dall’attività agonistica all’improvviso, quando sarebbe stato in grado di vincere ancora molto, sorprendendo gli addetti ai lavori e lasciando increduli e amareggiati i suoi tantissimi fan.
Dopo il ritiro dall’attività agonistica, si era affermato come studioso di prim’ordine. Aveva viaggiato in lungo e in largo raccogliendo un’immensa mole di materiale documentario, che poi avrebbe costituito il patrimonio di partenza della Maverick Academy.
Al momento da lui ritenuto opportuno, aveva scelto un tratto di mare tropicale non interessato dalle rotte navali. I suoi Pokémon avevano creato l’isola, perché fosse la sede idonea a proseguire i suoi programmi. Per prima era sorta la gigantesca villa in stile vittoriano, che sarebbe stata la dimora per lui e per gli apprendisti più meritevoli. In seguito erano stati costruiti la scuola, in cui istruire allievi severamente selezionati, e il Parco Pokémon, in cui condurre un grande numero di studi. Completava il tutto un piccolo villaggio di pescatori, fedelissimi dipendenti del dottor Maverick, che gestivano l’unico approdo dell’isola e controllavano che nessun ospite indesiderato venisse a ficcanasare.
Il complesso Maverick riceveva di continuo titoli e riconoscimenti per l’inesausto contributo che forniva alla conoscenza dei Pokémon. Il dottor Maverick viaggiava spesso in tutto il mondo per presenziare a varie manifestazioni. Nel suo studio scriveva libri che erano best sellers prima ancora di essere pubblicati, dirigeva le attività della scuola e del Parco Pokémon e trovava anche il tempo per occuparsi degli allievi.
Si diceva non dormisse mai.
 
Mentre aspettava di essere ricevuto, Ash rimuginava sul percorso che lo aveva portato fin lì. Per come tutto si era sviluppato, sembrava un lungo sogno a occhi aperti.
Aveva sentito parlare per la prima volta della Maverick Academy diversi mesi prima, quando si trovava ospite di una piccola palestra nella regione di Kalos. Una mattina si era sparsa la voce che un maestro diplomato alla Maverick Academy era giunto in visita alla palestra e si sarebbe trattenuto alcuni giorni. Quel giorno era in programma un’esercitazione che gli allenatori della palestra ritenevano massacrante e che in ben pochi riuscivano a concludere. Ash, insieme a molti altri, vi si era cimentato per l’intera mattinata, con risultati a dir poco deludenti. Il maestro della Maverick Academy, un esperto in Pokémon di tipo Fuoco, interpellato sull’argomento, aveva definito l’esercitazione una grandiosa idiozia, poi l’aveva risolta con facilità umiliante. Senza dare ascolto all’orgoglio ferito, Ash aveva deciso che avrebbe fatto di tutto per studiare nella stessa scuola di quel fenomeno.
Arrivare sull’Isola di Maverick non era stato troppo difficile, nemmeno essere accolto nel piccolo villaggio di pescatori che ne costituiva il solo accesso. Più complicato era risultato restarci. Era dovere degli abitanti fare di tutto per scoraggiare quanti aspiravano a un posto alla Maverick Academy, per questo molti abbandonavano l’isola in breve tempo. Ash però aveva intuito che resistere all’ostruzionismo degli abitanti era solo la prima delle prove di ammissione, quindi aveva tenuto duro per settimane. Proprio quando stava per arrendersi, al culmine della frustrazione, le cose erano cambiate.
Una mattina si era seduto in un piccolo bistrot, con l’idea di imbarcarsi sul primo traghetto disponibile, ma un signore anziano si era seduto di fronte a lui e aveva offerto la colazione. Era un uomo di bell’aspetto, dalle maniere educate, molto alto, vestito in maniera squisita. Appuntato sulla sua giacca brillava il distintivo rosso e oro dei maestri della Maverick Academy.
“Ti chiami Ash, dico bene?” Aveva esordito, spalmando la marmellata sulle fette di pane.
L’interpellato, avendo intuito di avere di fronte il dottor Maverick in persona, era riuscito soltanto ad annuire. Pikachu si era nascosto dietro la spalla del ragazzo, osservando l’anziano signore con occhi pieni di timore reverenziale.
“Da dove vieni?”
“Biancavilla, signore, nel Kanto.”
“Graziosa cittadina.” Il dottor Maverick aveva annuito sorridendo. “Ci sono stato una volta soltanto, ma ne conservo un buon ricordo.”
Che un uomo del genere, con tutti i viaggi che aveva alle spalle, ricordasse uno sputo di paese come Biancavilla era davvero difficile da credere.
“Così, sei qui per studiare nella mia scuola.”
“Mi piacerebbe molto, signore.”
“E come ti è venuto in mente?”
“Ho visto uno dei vostri maestri all’opera, qualche tempo fa, nella regione di Kalos, è stato incredibile! Gli ho chiesto come arrivare qui ed eccomi.”
“Sai già che sarà molto difficile entrare.”
“Mi hanno detto che le prove di ammissione sono molto dure, che quando si è dentro è molto facile essere espulsi, se non ci s’impegna al massimo.”
Il vecchio aveva annuito.
“Lo spirito è questo. Allora, sei deciso a tentare?”
“Assolutamente, signore.”
“Pika Pika!” Aveva confermato Pikachu, trovando coraggio.
“Benissimo.” Il dottor Maverick aveva fatto scivolare attraverso il tavolo un tesserino magnetico. “Presenta questo in portineria, domani mattina, entro le otto. Ti faranno i primi colloqui, poi ti daranno il programma delle prove di ammissione.”
Terminata la colazione, l’anziano maestro si era alzato, Ash non c’era riuscito, sbigottito da quanto era appena accaduto.
“Spero di vederti presto inserito nelle liste scolastiche, Ash Ketchum di Biancavilla, buona fortuna. E buona fortuna anche a te, piccolo amico.”
“Grazie, signore, grazie!”
“Pikachu!”
 
Ash non avrebbe mai dimenticato ciò che gli era piombato addosso il giorno dopo. Per prima cosa, lo avevano sottoposto a una serie torrenziale di colloqui con vari specialisti, che lo avevano bombardato di domande e si erano fatti raccontare tutta la sua vita nel mondo dei Pokémon. Non solo aveva dovuto presentare loro tutte le medaglie e i trofei vinti, gli avevano chiesto di relazionare, nel dettaglio, tutte le battaglie sostenute, vinte e perse. Aveva parlato dei Pokémon catturati, posseduti, allenati, liberati, anche solo conosciuti, delle palestre visitate, delle leghe e dei tornei cui aveva partecipato. Subito dopo erano iniziati gli esami scritti, con mostruosi test da centinaia di domande, seguiti da battaglie difficilissime contro allievi e maestri della scuola. Ash le aveva perdute tutte, nonostante avesse dato il massimo.
Alla fine di quel carosello senza respiro, durato un’intera settimana, gli avevano spiegato che per essere ammesso doveva ottenere un punteggio di almeno sessanta punti su cento. Lo avevano lasciato tre giorni interi a tribolare, in attesa del risultato. Quando gli avevano comunicato che aveva ottenuto sessantatré punti ed era entrato per un soffio, aveva pensato che il cuore potesse esplodere. Era ufficialmente iscritto alla Maverick Academy, cosa in cui persino il grande Gary Oak aveva fallito, come Ash aveva appreso durante una telefonata a casa.
Il giorno successivo gli avevano consegnato l’uniforme scolastica, le tenute da studio e da lavoro, i primi libri di testo, una camera nel dormitorio e i programmi che avrebbe dovuto seguire. L’efficienza che pervadeva ogni aspetto della scuola aveva lasciato Ash senza fiato, facendogli capire subito che alla Maverick Academy le perdite di tempo e lo scarso impegno non erano tollerati, che occorreva dare il massimo fin dal primo momento. Ciononostante, non mancavano i momenti di relax e di svago, nei quali conoscere i compagni di corso, divertisti e stringere legami. Anche impegnandosi, Ash non sarebbe riuscito a trovare un difetto in quell’organizzazione.
 
“Ash Ketchum.”
La segretaria personale del dottor Maverick, una giovane donna che poteva avere l’età di Brock, lo osservava a pochi passi, Ash non capì da dove fosse sbucata.
“Il dottor Maverick può riceverti, prego.”
Indicò la porta dell’ufficio, Ash sentì il cuore accelerare e lo stomaco colto da rimescolio. Sapeva che il dottor Maverick passava in quello studio la maggior parte del tempo, dirigendo tutte le attività dell’isola. Era il cuore dell’intero regno fatato.
La stanza era rettangolare e piuttosto grande, ricolma di libri, le pareti ne erano ricoperte fino all’elegante soffitto dipinto. Prendeva luce da due grandi finestre opposte all’ingresso, sotto le quali era sistemata una smisurata scrivania. Il dottor Maverick sedeva al computer e stava scrivendo qualcosa. Alle sue spalle, notò Ash, una nicchia era incastonata fra le finestre e ospitava il ritratto di una giovane donna dai lunghi capelli nerissimi.
“Ash!” Lo accolse cordialmente il maestro. “Accomodati.”
Ash si sedette su una delle poltroncine di fronte alla scrivania, mentre Pikachu, come nel precedente incontro con il dottor Maverick, si nascondeva dietro la sua spalla.
“Mi hanno detto che stanotte hai lavorato nonostante non fossi in turno.” Iniziò il dottor Maverick, senza tergiversare in convenevoli.
“Sì, maestro.” Rispose Ash con un filo di voce. “Non riuscivo a dormire e ho preferito andare a lavorare, mi dispiace molto di aver infranto le regole.”
Sapeva che inventare scuse sarebbe stato perfettamente inutile, ma il dottor Maverick sorrise e fece un gesto accomodante con le mani.
“Tranquillo, non ti sto rimproverando, quello che hai fatto è apprezzabile, come lo è l’impegno che metti sempre sul lavoro. Quello che non capisco è perché i tuoi risultati a scuola non siano altrettanto positivi.”
Ash boccheggiò, ma il dottor Maverick proseguì implacabile.
“I tuoi insegnanti mi hanno detto che al Parco Pokémon ti dai da fare come un matto, mentre a scuola non riesci proprio a ingranare, eppure le capacità le avresti.”
Ash non poté fare a meno di annuire.
“Sapresti spiegarmi perché? Suppongo che il problema sia lo stesso che non ti fa dormire.”
“Pensieri.” Rispose il ragazzo evasivo. “Troppi pensieri.”
Il dottor Maverick annuì.
“Quindi, il lavoro manuale ti permette di tenere a bada i pensieri, mentre non riesci a concentrarti sullo studio.”
Ash deglutì a fatica.
“Un’analisi perfetta, maestro.” Fu costretto a riconoscere.
Il dottor Maverick osservò l’allievo per una manciata di secondi, Ash non riuscì a reggerne lo sguardo. Pikachu, coinvolto nella difficoltà del suo allenatore, si era ormai completamente nascosto dietro la sua schiena.
“Lei come si chiama?” Domandò il dottor Maverick a bruciapelo.
Ash quasi trasalì, pensando di aver capito male la domanda. Con alcuni compagni di corso aveva accennato al fatto che gli mancasse una persona, ma non era andato oltre. Quella semplice voce era giunta all’orecchio del dottor Maverick? Oppure il vecchio maestro era così esperto e sensibile da intuire a occhio quale fosse il suo problema?
“Quando un ragazzo della tua età non riesce a dormire e a impegnarsi a scuola, la prima cosa che viene in mente è l’amore.” Spiegò il dottor Maverick. “Ho indovinato?”
Ash annuì, ormai c’era dentro e non aveva senso farsi scrupoli.
“Non so se è proprio amore, ma…”
“C’è una persona che ti manca.” Completò per lui il dottor Maverick. “Il suo nome si può sapere?” Insisté con un sorriso di comprensione.
“Misty.” Disse Ash in un soffio. “Si chiama Misty.”
“La capo palestra di Celestopoli?”
Ash trasalì di nuovo.
“La conoscete?”
Il dottor Maverick si strinse nelle spalle.
“Non di persona, ma sai che mi tengo informato sul nostro mondo. Certo, non conosco il nome di qualsiasi capo palestra esistente, ma lei ha fama di essere una in gamba e il suo nome mi è rimasto in mente, non è molto diffuso. Comunque, è lei che occupa i tuoi pensieri. In effetti, Biancavilla e Celestopoli non sono molto distanti.”
“Ci siamo conosciuti quando avevamo entrambi dieci anni.” Spiegò Ash con lo sguardo basso. “È stata la mia prima compagna di viaggio, ho passato anni indimenticabili con lei.”
Sentì il naso chiudersi e le lacrime cominciare a premere, le ricacciò indietro con rabbia. Si maledisse, non aveva messo in conto di trovarsi in una situazione del genere e mai avrebbe voluto mostrare simili debolezze al dottor Maverick.
“Ragazzo.” Osservò il vecchio maestro bonariamente divertito. “Sei innamorato perso!”
Ash quasi cadde dalla sedia per la sorpresa.
“Oh sì.” Insisté il dottor Maverick. “Mi basta guardarti per capirlo. Quello che non capisco è tutta questa sofferenza, qualcosa t’impedisce di stare con lei?”
Ash tentò di ricomporsi, mentre cercava parole adatte per rispondere.
“Il tempo che è passato.” Esalò a denti stretti, poi si prese la testa tra le mani. “Lei mi amava… tempo fa. È così palese, ora che ho finalmente un’età adatta per capirlo.”
“E ora non ti ama più?”
“No… cioè, non lo so! Non credo, è passato troppo tempo! Quando lei ha smesso di viaggiare per occuparsi della sua palestra io non ho fatto niente perché restasse con me, anche se mi sentivo morire dentro! L’amavo anche io ma ero ancora un bambino, non ero in grado di capirlo! E quando finalmente ci sono riuscito erano passati anni! Anni in cui non mi sono fatto né vedere né sentire, nemmeno una telefonata! Come… Come se non m’importasse nulla di lei!”
Ash non si era aspettato niente di quello che stava succedendo, le domande ficcanti del vecchio, il suo crollo e ora quello sfogo, in cui stava dicendo cose che non aveva mai confidato nemmeno a se stesso. Pikachu non fiatava, si limitava ad accarezzarlo timidamente sul collo nel tentativo di consolarlo.
“D’accordo, ti sei comportato in modo stupido.” Interloquì il dottor Maverick per fermare quel fiume in piena. “Ma, ripeto la domanda, sai per certo che lei non ti ama più?”
“Non ne ho idea, come ho detto, non la sento da una vita, ma è impossibile che mi stia ancora aspettando. Con il tempo che è passato, si sarà fatta sicuramente una vita con qualcuno.”
“Ha mai detto che ti avrebbe aspettato?”
Un’altra domanda fin troppo indovinata, Ash esitò a lungo prima di rispondere. Non avrebbe mai voluto affrontare una simile conversazione, con il dottor Maverick o con chiunque altro, ma doveva riconoscere che il vecchio maestro era maledettamente bravo nel rapportarsi con le persone e porre le domande giuste.
“Sì, l’ha detto.” Ammise infine. “Quando abbiamo smesso di viaggiare insieme e anche altre volte, quando ci siamo rivisti.”
Il dottor Maverick emise un sospiro e si distese sullo schienale della poltrona. Alzò lo sguardo al soffitto, come per raccogliere i pensieri.
“Sai, mio padre mi diceva spesso che la sola cosa davvero imprevedibile a questo mondo sono le donne. Sì, è molto probabile che Misty si sia rifatta una vita nel frattempo, ma forse è altrettanto possibile che ti stia ancora aspettando.”
Ash fece un sorriso amaro.
“Forse anche mio padre mi avrebbe detto cose del genere, se l’avessi conosciuto.”
Non capì il perché di quell’affermazione, gli uscì prima che potesse ponderarla. Forse sentiva di potersi fidare del dottor Maverick come mai nessuno prima.
“Questo mi dispiace.” Considerò il maestro.
“Comunque.” Proseguì Ash. “È passato troppo tempo, di sicuro Misty ci avrà messo una pietra sopra, le ho dato mille ragioni per farlo.”
“Forse anche duemila ragioni per farlo.” Rincarò il dottor Maverick. “Ma, ribadisco, non puoi esserne sicuro se non verifichi con lei.”
Ash scosse la testa, non voleva che il maestro gli desse una speranza, anche minima.
“Ho sempre messo i Pokémon e il mio sogno di diventare maestro davanti a ogni cosa!” Esplose. “Anche davanti a lei! Non le ho mai dato il minimo segno che lei fosse importante per me! Ora mi manca da morire e… è quello che mi merito!”
Dopo quel nuovo sfogo, il giovane si coprì il volto con le mani e tentò inutilmente di soffocare i singhiozzi. Il dottor Maverick attese con pazienza che si calmasse, quando ruppe la stasi, lo fece con voce calma.
“Ash, voglio mostrarti una cosa, ti dispiace guardare cosa c’è oltre quella porta?”
Indicò quella che si apriva nella parete alla destra del ragazzo. Ash osservò prima il dito poi ciò che esso indicava.
“Sì, quella.” Confermò il dottor Maverick.
Ash obbedì con movimenti rigidi, stordito da quanto stava avvenendo.
La sala in cui entrò era qualcosa che non avrebbe mai pensato di vedere. Le pareti erano del tutto ricoperte di trofei. Vi erano coppe, targhe, stendardi, scudi, espositori colmi di medaglie, la luce che entrava dal finestrone di fondo rimbalzava su mille superfici risplendenti, come in un caleidoscopio gigante. Ash capì di trovarsi nella sala dei trofei del dottor Maverick, pensò che nessun altro al mondo potesse vantare una cosa del genere. In seguito, non avrebbe saputo dire per quanto tempo rimase a contemplare a bocca aperta e fiato corto, muovendosi come in una sorta di trance. Leggendo le targhette vide alcuni titoli che conosceva, ma erano decisamente di più quelli che gli erano ignoti, eppure pensava di essere ben preparato sulle leghe e i tornei che c’erano in giro per il mondo. Anche Pikachu, ancora aggrappato alla sua schiena, sembrava ipnotizzato da tanto splendore.
 
Il dottor Maverick lo aspettava al centro dello studio, contemplando il ritratto di donna nella nicchia dietro la scrivania. Una certa rigidità traspariva ora dal suo contegno, Ash si avvicinò a piccoli passi timorosi.
“Il successo può avere un prezzo molto alto, mio giovane amico.” Non sorrideva più come prima, il tono era diventato più solenne. “Per accumulare ciò che hai visto, ho perso lei.” Fece cenno alla donna del ritratto. “Mi amava.” Sorrise e il volto gli si colorò di tenerezza. “E anche io, alla mia maniera, amavo lei, ma giovane e stupido com’ero, pensavo solo ai Pokémon e alle competizioni. Avrei potuto allenarmi meno, vincere meno titoli e dedicare la giusta quantità di tempo al nostro amore. La mia carriera sarebbe stata comunque soddisfacente, eppure non lo feci, ero completamente accecato dalla mia ambizione.” Scosse la testa. “Un giorno mi disse che non poteva più aspettarmi e sparì dalla mia vita, non ho idea di cosa abbia fatto in seguito e dove sia ora. Fu quando mi resi conto di aver perso per sempre la persona più importante, che mi ritirai dalle competizioni.” Lasciò andare una risata breve e amara. “Feci scalpore, ero all’apice del successo e avrei potuto continuare ancora per diversi anni, ma non mi interessava più. Ora sono un povero vecchio, che si dedica a mille attività per riempire una vita vuota.” Si volse verso Ash con uno sguardo di intensità rara. “Titoli e riconoscimenti sono soddisfazioni, sì, ma non possono darti il calore di una persona cara. Darei tutta quella sala, tutto ciò che ho fatto, anche l’intera isola, per riavere Jenny con me.”
“Pikachu pika.” Commentò Pikachu con gli occhi lucidi.
Ash allungò una carezza consolatoria al topo elettrico, soffocando un nodo alla gola. Il dottor Maverick, forse colto da imbarazzo, si ricompose, recuperando un po’ dell’atteggiamento disteso che aveva tenuto all’inizio del colloquio.
“Ragiona con calma su quello che ci siamo detti, ma cerca di riposare questa notte. Ti aspetto domattina alle sette nella cucina della villa per fare colazione, puntuale, mi raccomando. Ora vai, ho parecchio lavoro da sbrigare.”
 
*
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Samy Piperita