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Autore: thewise    28/03/2017    0 recensioni
Ahsoka Tano è una giovane togruta di diciott'anni, è lontana dal suo pianeta d'origine, lontana da quella che ha sempre considerato la sua famiglia, lontano da tutti e lontana da tutto. La guerra giunge al termine ed ogni cosa sembra apparentemente riprendere il suo corso, anche se non nel modo sperato: la Repubblica cade, sorge l'Impero. Ahsoka Tano è lontana, non sa più chi è, chi è stata e cosa diventerà. Ma c'è una cosa di cui Ahsoka è certa, una cosa che sicuramente sa di non essere: un Jedi.
( INCOMPLETA )
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ahsoka Tano, Anakin Skywalker/Darth Vader, Nuovo personaggio, Obi-Wan Kenobi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 06.

Fall of the Jedi

 
" Execute Order 66. "
 
 
« Prima di cominciare devi essere assolutamente certa di volerlo fare. Non stiamo parlando di una missione organizzata dall’Ordine e supportata dall’esercito della Repubblica: una volta uscita da questa stanza sarai sola. Possiamo darti un aiuto, ma non potremmo comunicare spesso. Il Consiglio potrebbe sospettare qualcosa. »
Ahsoka fece un cenno d’assenso con il capo. « Ho capito. »
« Bene », annuì Obi-Wan Kenobi a sua volta, tremendamente serio in volto. « Non è una decisione da prendere alla leggera, comprendo la tua titubanza. »
La porta della piccola stanza circolare si aprì prima che la ragazza potesse replicare, irradiando l’area di luce per un istante. Sulla soglia solo la figura in ombra del Maestro Yoda apparve, che avanzò lasciando calare le tenebre su quell’incontro segreto.
« Che cosa significa? », domandò Ahsoka, lanciando un’occhiata confusa ad Obi-Wan. « Credevo che il Consiglio non fosse al corrente di questa operazione. »
« Infatti è così », rispose subito il Jedi, non avendo mancato di notare nella voce della ragazza un invisibile frammento di delusione e… amarezza. Il genere di sentimento innescato dalla natura umana di fronte a situazioni dolorose come quelle in cui il Consiglio Jedi aveva inconsapevolmente fatto cadere la giovane Ahsoka. « Solo il Maestro Yoda ne è a conoscenza. »
« Ma il Maestro Plo… »
« Maestro Plo Koon informato non è stato », la interruppe Yoda, avvicinatosi ad entrambi. « E così tutti gli altri. »
Gli occhi di Ahsoka vagarono tra Obi-Wan e il Maestro Yoda, che con un balzo si appostò sulla piattaforma al centro della stanza.
Quella missione era la conferma di ciò che Ahsoka aveva avuto modo di capire sin da quando aveva preso la dura decisione di andarsene, un’ulteriore prova di quanto ogni cosa era mutata e stava ancora cambiando. L’avvicinamento della nascita di una nuova era, il momento in cui ognuno avrebbe dovuto scegliere tra ciò ch’era giusto e ciò ch’era facile. Anche l’Ordine, come l’intera galassia, era cambiato. Possibile che nessuno all’infuori dei presenti in quella stanza lo percepisse?
Ahsoka sospirò, indecisa se parlare o meno. « E Anakin? »
« Anakin non dovrà mai sapere di questa operazione. »
« Molta confusione in lui c'è », disse Yoda, con una lieve nota di amarezza che nessuno dei presenti riuscì a cogliere. 
« Certo. Avevo dimenticato i dubbi dei Jedi », ribatté Ahsoka, prima di rendersi conto del peso delle proprie parole, che le cadde poi improvvisamente addosso. « Mi dispiace… »
Sia Obi-Wan che il Maestro Yoda tacquero, pensierosi. Kenobi comprendeva molto più di quanto non desse a vedere, comprendeva perfettamente. Una parte di sé che aveva imparato a reprimere e trascendere – conosciuta forse solo alle abilità del Maestro Yoda – avrebbe voluto poter dar voce a quello stesso pensiero ch’era riuscito ad esprimere solo ad Ahsoka. Non era mai stato d’accordo con la sua espulsione dall’Ordine, ma aveva comunque taciuto.
Obi-Wan non era d’accordo neppure con quello strano sentimento insediato nel cuore di tutti i Jedi, avvertiva l’ignota minaccia che esso poteva rappresentare. Perché i Jedi non erano più solidali tra loro? Non erano più un Ordine unito, non avevano fede in loro stessi, avevano dimenticato gli importanti valori che un tempo erano stati le fondamenta più solide mai viste nell’universo. Cos’era successo ai guerrieri senza macchia, ai guardiani della pace?
Erano stati contaminati dal sangue della guerra. Dal Lato Oscuro.
Il Maestro Yoda sembrava essere a conoscenza di tutto ciò.
Con voce moderata, Obi-Wan si decise a rompere di nuovo il silenzio. « Anakin non potrebbe comunque aiutarci. Gli ultimi avvenimenti lo hanno piuttosto provato e lo conosco bene da sapere che tenerlo all’oscuro sia la cosa migliore per lui e per tutti. Anche del tuo coinvolgimento, Ahsoka. »
La togruta annuì per mascherare lo sguardo istintivamente calato verso il basso, schiacciato dal rimorso e dal sentimento di nostalgia che la visione del suo Maestro le aveva instillato. Sapeva che non sarebbe stata una buona idea per lei – e forse anche per lui – rivedersi, il destino aveva comunque giocato un tiro maldestro in suo sfavore. Anakin al seguito di Obi-Wan per andare a recuperare il Cancelliere era un’immagine che la perseguitava da giorni.
Ed era stato proprio lì, proprio allora che le leggere pareti di cristallo costruite nei mesi di solitudine e sopravvivenza avevano iniziato a vacillare di nuovo. Proprio quando aveva stupidamente cominciato a credere che la presa sul suo cuore stesse iniziando ad alleggerirsi, Anakin Skywalker era tornato più forte che mai. 
Era così vicino che Ahsoka iniziava a provare il naturale istinto di volergli parlare, spiegare, confidare i suoi sentimenti, raccontare le ultime avventure. Avvertiva il bisogno di essere ascoltata da lui, di guardare quegli occhi limpidi e avere la piena certezza di essere compresa senza riserve. Ma non poteva. Non poteva tornare ora, non voleva. E quello era un tasto dolente da evitare, almeno per il momento.
« D’accordo », disse Ahsoka, ancora perplessa. « Ma non riesco a capire… perché organizzare tutto questo in gran segreto? Se la minaccia è così imminente e pericolosa come dite, non sarebbe meglio che i Jedi rimanessero uniti e l'affrontassero insieme? »
« Più come un tempo i Jedi non sono », rispose Yoda, scuotendo il capo affranto. « Sfiduciati, dal dubbio offuscati. Alla Repubblica troppo legati. »
« L’ondata di sfiducia non è solo all’interno dell’Ordine. Il popolo è smarrito, ritiene i Jedi delle pedine della Repubblica volte a trascinare il conflitto all’infinito anziché impegnate a risolverlo », aggiunse Obi-Wan, una mano sul mento. Le parole di Barriss Offee a lungo avevano vagato nei meandri dei suoi pensieri, anche se probabilmente non vi aveva mai dato il peso che in realtà possedevano.
« Il Maestro Plo ha parlato di una tempesta… potrebbe disgregare l’Ordine. »
« Lo è già », disse Obi-Wan, dopo aver lanciato un’occhiata fugace al Maestro Yoda. « Per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto. Ahsoka, sei l’unica persona di cui possiamo fidarci che non sia all’interno dell’Ordine. »
« Ma io non sono più un Jedi… »
« Forse non è di un Jedi che la galassia ha bisogno, ora. »
Yoda congiunse le mani spigolose sul piccolo bastone avanti a sé. « Un antico nemico cercare dovrai, giovane Tano. »
« Un antico nemico…? », chiese Ahsoka sempre più confusa. « Chi? »
« Penso tu non abbia dimenticato il nome di Maul », intervenne Obi-Wan per primo, la fronte solcata da piccole rughe. Per quanto lo riguardava, Maul era una questione che non avrebbe mai scordato. Mai
« Maul?! Credete ci sia lui dietro a questa minaccia? »
« No, ma potrebbe guidarci al Signore dei Sith che stiamo cercando da molto tempo. »
Le labbra di Ahsoka rimasero socchiuse, sospese come lo era la sua stessa espressione. Guardò prima Obi-Wan e poi Yoda, più volte, sempre più accigliata.
« Ancora non riesco a capire. Perché un Sith decaduto dovrebbe dire a me – a noi come arrivare all’oscuro Signore dei Sith? E poi si tratta di Maul, non è certo affabile quanto potrebbe esserlo Ventress… »
Gli occhi celesti di Obi-Wan ebbero un guizzo indistinto prima di scivolare sulla piattaforma attorno al quale il trio era appostato, una piccola fuga dall’infausto destino di Asajj Ventress.
« Il Conte Dooku ucciso è stato per mano del giovane Skywalker », intervenne Yoda. « Un fremito nella Forza io avverto. »
« E dove trovo Maul? », chiese subito Ahsoka, sfruttando l’argomento per deviare un’altra volta ancora ogni pensiero da Anakin.
Obi-Wan, rimasto in un riflessivo silenzio per qualche attimo, riprese la parola. « L’ultima volta aveva instaurato un regime su Mandalore. Da allora l’attenzione dell’Ordine si è spostata su altri fronti e le informazioni in nostro possesso sono ridotte e poco accurate. »
« Quindi devo dargli la caccia? »
« Qualcosa del genere… »
La voce del Maestro Kenobi sfumò nuovamente, i suoi occhi chiari si sollevarono su quelli di Ahsoka.
In un certo senso era braccato dalle emozioni che quella misera conversazione stava mettendo a dura prova, stava facendo quanto possibile per non lasciarsi sfiorare, per superarle. La presenza della togruta era un monito e il fatto che dovesse lasciare Coruscant per indagare su Maul era un sofferto promemoria. Vide il viso pallido di Satine riflesso negli occhi di Ahsoka, l'ombra di Qui-Gon e provò per un fugace istante il dolore dell’impotenza. Di nuovo.
« Va bene », proseguì Ahsoka, ancora non del tutto convinta. « Ma perché mai dovrebbe confidare a me l’identità del Signore dei Sith? Sono sicura che Maul conosca il valore di un’informazione. »
« Vendetta egli cerca », intervenne Yoda. « Forse parlare necessario non sarà, ma a scoprire questo mistero lui potrebbe portarti. »
« Lo spero. »
« Sola non sarai, giovane Tano. Aiuto ti abbiamo promesso e aiuto tu avrai. »
« Il Capitano Rex ti accompagnerà con una squadra di cloni. Non sono stati informati sulla vera identità della missione e sulla destinazione, ma abbiamo ritenuto saggio coinvolgere qualcuno di fidato », aggiunse Obi-Wan, posando sulla piattaforma centrale un supporto dati contenente tutte le informazioni necessarie ed essenziali. Nulla doveva essere lasciato al caso, ma nemmeno essere privato della giusta prudenza in quei tempi strani. « La vostra presenza potrebbe se non altro ristabilire la situazione su Mandalore. »
Ahsoka annuì con cenni flebili, non nascondendo quanto rivedere Rex le facesse piacere. Almeno non avrebbe dovuto affrontare da sola quella missione – ed era consapevole di non poter coinvolgere Drake, Marek e la loro conoscente mirialana. Anzi, non poteva assolutamente permettere che venissero coinvolti in una missione che aveva tutta l’aria di essere più che pericolosa.
Ashla, ragazza senza passato e con un futuro incerto, doveva mettersi sulle tracce di un Sith. Com’era accaduto?
Prima che potesse fare i passi sufficienti ad arrivare alla porta, Obi-Wan la raggiunse. Tra le mani reggeva qualcosa che non identificò subito, ma che non impiegò molto a riconoscere.
« Avrai bisogno di queste », il Maestro porse ad Ahsoka quelle che, fino a qualche giorno prima, erano le sue spade laser. « Le ho avute dal Maestro Plo. Credo che le troverai utili nel posto in cui stai per andare. »
Gli occhi blu scrutavano sgranati e increduli le due impugnature. Ahsoka non aveva immaginato di rivederle, non dopo averle volutamente lasciate al Tempio, non dopo che la figura per lei più simile ad un padre l’aveva spogliata di quel peso opprimente. Non era sicura di volerle stringere tra le dita, non era sicura di essere pronta a farlo. Dopotutto, aveva deciso spontaneamente di abbandonarle, perché avrebbe dovuto riprenderle ora?
« Io non… »
« Rispetto la tua decisione, Ahsoka, e come ho detto non voglio cercare di farti cambiare idea, anche se non condivido. Ma queste non sono solo semplici armi, sono la tua vita. E non è una cosa che dipende dall’Ordine: dipende da te. Ne avrai bisogno. »
Le mani del Maestro riempirono lo sguardo basso di Ahsoka, che esitante riprese possesso delle sue spade. In un modo ad ella stessa sconosciuto, le percepì diverse, come se non appartenessero più a lei ma a qualcun altro.
Un tocco leggero alla spalla attirò la sua attenzione, la costrinse a fronteggiare il volto serio e gentile di Obi-Wan.
« Fa molta attenzione, Ahsoka », disse con voce greve, preoccupata. « Che la Forza sia con te. »
Annuì di nuovo, Ahsoka, mostrandosi con una nuova determinazione. « E con voi », rispose, volgendosi poi per fare un cenno in direzione del Maestro Yoda.
Con un’ultima occhiata veloce ad Obi-Wan, camminò a passo silenzioso verso la porta, le spade laser strette con forza tra le dita. Quella sensazione d’estraneità l’accompagnò lungo il tragitto che l’allontanò di nuovo dal Tempio. Qualcosa le disse che probabilmente sarebbe stata l’ultima volta, probabilmente non vi avrebbe fatto ritorno.
La sala calò nel silenzio, interrotto solamente dal concretizzarsi dell’incertezza del Maestro Yoda.
« Uhm. Che scoprire la verità tu credi possa, Obi-Wan? »
Obi-Wan Kenobi distolse lo sguardo dalla porta chiusa, lo posò sul piccolo Jedi, ora al suo fianco. Vi lesse ulteriori domande, molte delle quali già possedevano risposte a lui ancora ignote. Sospirò, incrociando le braccia al petto. « Non lo so, Maestro Yoda, ma confido nelle sue capacità. »
« Non di quello io dubito. »
« Cosa vuoi dire? »
Yoda mosse qualche passo, balzò con agilità sul pavimento e attese che il Jedi avanzasse per raggiungerlo. « Un pericoloso attaccamento io sento, Obi-Wan. Skywalker a lasciar andare la sua padawan pronto non era. Sospettare della sua presenza qui egli potrebbe », disse scuotendo appena il capo, consapevole di quanto potesse aver avuto l’effetto contrario la decisione di affidare Ahsoka ad Anakin. Certo, non era in quel modo che sarebbe dovuta andare a finire e lo stesso Maestro Yoda non riusciva a impedirsi di provare un velo di rammarico. Di senso di colpa. « Sperare che già non l’abbia avvertita noi dobbiamo. »
« Cercherò di assicurarmene, Maestro », rispose Obi-Wan con un cenno d’assenso.
« Prudenza, Obi-Wan. Qualcosa di pericoloso avverto, di molto pericoloso. Prudenza. »
 
 
" In this war a danger there is of losing who we are. " 
 
 
“Che cosa ho fatto?”
Paura. Confusione. Rabbia.
“Farò tutto ciò che chiedi, mio Maestro.”
Odio. Dolore. Paura.
“Alzati, mio nuovo apprendista.”
Gli occhi di Ahsoka si aprirono al buio. Scattò sul letto senza fiato e avvolta da una mano di terrore.
Tenebre, oscurità, paura, confusione, rabbia, odio, dolore. Il cuore sembrava voler uscire dal petto con violenza, affaticato da quel flusso continuo e ininterrotto di pericolose emozioni. Cercò di cogliere nella stanza un qualsiasi particolare che l’assicurasse di essere sveglia, di essere sulla nave. Che quella che aveva visto non era la realtà, non poteva esserlo.
Era solo un sogno. Un brutto sogno, un incubo.
I polmoni presero quanto più ossigeno poterono, placarono lo spirito inquieto di Ahsoka. Richiuse gli occhi.
L’hai visto, vero? Hai visto la paura diventare realtà, non è così?
Le parole del Maestro Yoda dovevano aver inciso molto in profondità l’animo di Ahsoka, era l’unica spiegazione che avesse un senso. Si tormentava, la togruta, sapendo che parte delle percezioni offuscate del suo Maestro erano responsabilità sua. Colpa sua. 
Cosa ti prende, ragazza? Cosa c’è che non va in te?
Lo sapeva, Ahsoka, lo aveva saputo dal primo momento in cui si era nascosta in una nave mercantile per lasciare Coruscant in un modo di discutibile legalità. Lo aveva saputo per mesi, domandandosi se fosse stata la scelta giusta, costretta a guardare il suo stesso dubbio e la sua coscienza assumere i lineamenti così familiari di Anakin Skywalker. La sua vicinanza aveva avuto il potere di rassicurarla quanto quello di distruggerla perché, lo aveva sempre saputo, non era altro che un’illusione. Come quel sogno.
Un’illusione. Un sogno. Un incubo.
Una visione.
« No. »
Va tutto bene, piccola Ahsoka.
È quello che continui a ripeterti, non è vero? Spaventata da un sogno, in viaggio senza ritorno alla ricerca di un’ombra. Sei ancora una pedina senza nome, una nomade affamata di fiducia, un’orfana senza casa e senza passato.
Sai chi sei, Ahsoka? Sai chi è lui?
L’hai visto, vero? Hai visto il suo volto, hai visto i suoi occhi, hai visto il suo cuore.
Lo temi, come temi di non essere in grado di mantenere la tua via. Perché ancora non sai bene quale sia questa via che vai cercando. L’hai trovata? Hai trovato te stessa?
« Era solo un sogno », sussurrò nel buio della stanza, nel silenzio.
Solo un sogno, non una visione. Un sogno. Un incubo.
Non è reale.
Ahsoka si lasciò andare di nuovo sul letto, osservando il soffitto nero sovrastante ed infinito. Non vi scorse null’altro che oscurità, semplice e pura oscurità. In quel momento fu in grado di tranquillizzarla, di abbracciarla come una fedele e cara amica, di cullarla. Cullarla come i suoi genitori non avevano mai potuto fare.
Era stanca, Ahsoka, esausta dalla visione di quell’incubo. Aveva assolutamente bisogno di dormire, di serrare le palpebre e di non vedervi niente attraverso. Niente sogni, niente incubi.
Se Anakin fosse stato lì cosa le avrebbe detto? Sarebbe rimasto al suo fianco, avrebbe passato la notte a sorvegliarla, non l’avrebbe lasciata sola ad affrontare le sue paure, i suoi demoni, tutti i potenti sentimenti sepolti sotto la coltre d’ostinazione. Anakin avrebbe saputo cosa fare, avrebbe saputo cosa dire. O almeno ci avrebbe provato… perché Ahsoka sapeva altrettanto bene che le emozioni di Anakin somigliavano in modo quasi spaventoso alle sue.
C’è qualcosa di selvaggio in te, ragazza. Semi del Lato Oscuro piantati dal tuo Maestro.
Lo percepisci?
 
––
 
Eccola. L’entrata.
Ahsoka si appiattì alla parete, si nascose di nuovo all’occhio dei cloni della Repubblica macchiati di rosso. Perché mai dei cloni avrebbero dovuto essere a guardia di un palazzo in un pianeta teoricamente dominato dalla Ronda della Morte? Non aveva alcun senso, così come la presenza dell’antico nemico in quel luogo. Come la guerra, come molte cose in quegli strani tempi nella galassia.
Obi-Wan e Yoda non le avevano rivelato più del necessario e se Ahsoka Tano fosse stata la stessa ragazzina della prima battaglia su Christophsis non avrebbe esitato ad apparire petulante pur di ottenere risposte. Ma come quel posto, come la guerra, come molte cose… anche Ahsoka era cambiata. Stava ancora cambiando.
Le sue mani si posarono alla parete, gli occhi si sporsero.
Eccola. Pochi metri solamente la separavano dal passo successivo, da un probabile indizio. Pochi metri solamente per avvicinarsi, per intravedere qualcosa di nuovo e già conosciuto. Speranza, forse? Fiducia? Non poteva dirlo, non finché non avesse visto di persona cosa si nascondeva oltre.
C’è qualcosa di selvaggio in te, ragazza.
Semi del Lato Oscuro piantati dal tuo Maestro.
Lo percepisci?
Il respirò si attenuò nel silenzio, rallentò.
Gli occhi blu si assottigliarono, i marchi bianchi alle sopracciglia s’incresparono.
Paura.
Avverto molte contraddizioni in te. E in lui.
Brividi percorsero la sua pelle levigata di ragazza, solcarono i lineamenti del volto appena deformati da una smorfia. Percepiva qualcosa, qualcosa che non le piaceva. Non era più lei ad essere poggiata contro la parete: era la parete ad essere diventata il suo sostegno.
Dolore.
Sei felice, ragazza?
Ci sono molte contraddizioni in te…
« Ahsoka. Ahsoka! »
La voce del Capitano Rex uscì dal comunicatore; Ahsoka si volse stordita alla ricerca della sua figura. Non riuscì a metterlo a fuoco con chiarezza, ma sapeva dove si trovava. Era a qualche metro di distanza, nascosto dietro ad un muro proprio come lei, assieme a quattro cloni della sua piccola squadra, in attesa di ordini.
Molte contraddizioni…
Semi del Lato Oscuro…
Lo senti?
Rex fece un chiaro segno in direzione dell’entrata del palazzo, ma Ahsoka non lo assimilò del tutto. Parve annuire, a distanza, quando invece stava solo tentando di alzare lo sguardo, di assottigliarlo, di vedere.
Le sue palpebre erano improvvisamente deboli, il respiro divenne pesante, affannoso. D’istinto cercava senza tregua di avvinghiare con la coda dell’occhio quante più immagini possibili, per assicurarsi che la situazione non fosse cambiata in quella manciata di attimi interminabili. I cloni erano anche accanto a lei, aspettavano in posizione, armi alla mano.
« Ahsoka, li vedo », proseguì Rex con tono metallico attraverso il comunicatore. « Non possiamo aggirarli ed uno scontro frontale allarmerebbe chiunque sia all’interno. »
« Ashla? Ashla, puoi sentirmi? », spuntò allarmata la voce di Drake s’un altro canale del comunicatore.
« Ahsoka! »
“Ahsoka – perché stai facendo questo?”
« Dovete rimandare la missione e andare via da lì, hai capito? »
“Io ti ho creduto, sono rimasto al tuo fianco! L’Ordine dei Jedi è la tua vita. Ahsoka, stai facendo… uno sbaglio.”
« Ahsoka? »
Sei felice, ragazza?
Il capo di Ahsoka si scontrò con la superficie dura della parete, il fiato iniziò a mancare, a disperdersi. Le forze la stavano pian piano abbandonando, sempre di più, come una spirale senza via d'uscita. 
Inspira, espira.
“Forse. Ma è una cosa che devo risolvere da sola. Senza il Consiglio. E senza di te.”
Continua a respirare.
« Abbiamo un margine di pochi secondi una volta allarmate le guardie. Se non entriamo adesso avremo perso la nostra occasione. Non possiamo tirarci indietro », rispose Ahsoka con voce affaticata. « Qui Ashla, chiudo. »
« Cosa? Ashla, il canale è sparito e irraggiungibile dovete subito –– »
L’indice affusolato premette il pulsante di spegnimento e la voce di Drake scomparve, bruscamente interrotta come il contatto. Ahsoka si sporse con sforzo ed eccessivo dolore, imitata dai cloni che annuirono alle indicazioni poco lontane di Rex.
L’ultima cosa che gli occhi blu di Ahsoka videro furono i segni del Capitano dei cloni, il suo blaster alla mano; l’ultima cosa che udì fu… un improvviso e totale silenzio, seguito da colpi di laser, confusione, parole indistinte, caos. La vista si diradò velocemente, svanì in un battito di ciglia e l’abbandonò come fecero i sensi. Un manto oscuro di nebbia fitta calò su di lei, coprì ogni cosa più pesante e densa che mai.
Ahsoka barcollò, strinse la mano attorno all’impugnatura di una delle sue spade laser e si sentì strattonare da una parte all’altra. Percepì la spada scivolare via, scivolare via come i suoi sensi, come lei.
« Jedi. »
« Uccidete il Jedi! »
« NO! »
Gli spari tuonarono impetuosi e avrebbero perforato il suo udito se solo non l’avesse perduto. Erano vicini, l’avevano abbattuta, allontanata dalla realtà, dal mondo. Era intrappolata in una gabbia buia e insonorizzata, priva di forze, senza fiato, con una profonda e dolorosa fitta al petto. Si era spezzato qualcosa dentro di lei, era irrimediabilmente rotto. E sanguinava.
« AHSOKA! »
Era a terra, o almeno così le poteva sembrare. Era contro il muro, forse svenuta, forse morta. Non lo sapeva, non riusciva neppure a porsi il quesito. Aveva perso ogni controllo, ogni parvenza di volontà di movimento e di pensiero. Esisteva, semplicemente, trasportata da braccia forti che non erano le sue. Esisteva ancora.
Era viva.
 
––
 
« Cosa? Ashla, il canale è sparito e irraggiungibile dovete subito rientrare – », s’interruppe Drake accigliato. « Ashla? Rispondi! Dovete rientrare adesso, adesso! Ashla! »
Quello che una volta era stato un Cacciatore di taglie gettò con forza il dispositivo acustico contro i comandi della Narada, sibilando tra i denti qualcosa di molto simile a “Maledizione”. Si alzò in piedi come una furia, frustrato e terribilmente agitato: era nella sua natura sentire la puzza di una situazione pericolosa quando vi cadeva a capofitto, e quello n’era senz’altro il caso.
« Drake, aspetta! », gridò Lynn, affrettandosi per seguirlo attraverso i corridoi della nave. « Se adesso usciamo verranno a conoscenza della nostra posizione attuale e reputeranno l’attacco alla Repubblica, peggioreremo solo le cose! »
« Peggiorare?! No, Lynn, non lascerò che le succeda qualcosa! Andiamo a prenderla. »
I passi di Drake rimbombarono nella grande scatola metallica, mentre ad ogni centimetro guadagnato si assicurava di avere abbastanza armi alla cinta. Non avrebbe permesso a qualcun altro di morire, di cadere ancora una volta in nome di una causa superiore. Non quando un’intera squadra poteva evitarlo.
Lynn sospirò lievemente seccata. « Zor, dove sei? », esclamò contro il comunicatore agganciato al polso.
« Esattamente dov’ero quando il signor Drake “Ansia” Leafson l’ha chiesto dieci minuti fa. Cosa succede? »
« Stiamo per muoverci. Abbiamo bisogno di – »
Le mani di Drake raggiunsero furtive e rapide il dispositivo di Lynn, bloccarono il polso della mirialana prima che potesse quasi rendersene conto. E vi parlò attraverso. « La vedi?! »
« Ah, ecco che ci risiamo… Sì, certo che la vedo, non l’ho mai persa di vista. Che diavolo succede, Drake? »
« Abbiamo bisogno di copertura, ce ne andiamo da qui. Appena saremo fuori potranno vederci e allora avremo pochissimo tempo per volare via! »
« Afferrato il concetto. Ogni tuo desiderio è un ordine, vostra altezza! »
Drake sbatté le palpebre accigliato . « – non chiamarmi in quel modo! Sbrigati! »
Lynn scosse il capo con un sorrisino, appostandosi al portello d’accesso. Guardò Drake con determinazione, altrettanto consapevole del fatto che la clessidra stava per essere ribaltata e la sabbia da essa consumata. Il tempo dei dubbi e dei piani era scaduto.
« Sai che attireremo tutti gli attacchi su di noi, vero? », sibilò, mani pronte alle lame stellate. I blaster erano a portata per l’ipotetico secondo round.
Drake annuì frenetico, la mascella ben serrata. « Sì, lo so. Ecco perché dobbiamo concludere questa missione in fretta. »
« Perché non siamo soldati? »
« Papà! »
Marek spuntò di corsa dal corridoio, arrivando senza fiato accanto a Lynn e alla serietà di suo padre, che non riuscì a rispondere. Non gli servì porre alcuna domanda, in fondo: l’espressione di entrambi dava molte più spiegazioni di quanto il ragazzo sperava di ottenere.
« Marek, non c’è tempo! », disse subito Drake.
« Lo so, ma io… »
« No! Torna nella cabina di pilotaggio e preparati a mettere in moto la nave », un braccio dell’uomo scattò in direzione della stanza. Non ammetteva nessuna replica. « Fa come ti ho insegnato e aspetta il nostro segnale. Dopodiché parti. Va! »
Marek tentò di opporsi, di far prevalere la sua evidente volontà di agire, di fare qualcosa di concretamente utile là fuori. Avrebbe voluto seguire suo padre, seguire Lynn, affiancare la giovane Ashla e il criptico Capitano Rex, un clone. Sapeva che erano nei guai, soprattutto vista la brusca interruzione della comunicazione con il Maestro Jedi. Cos’era successo? Cosa stava succedendo?
Annuì lentamente, osservando con preoccupazione Lynn e Drake ora rivolti verso il portello. Sospesi negli istanti fugaci che seguirono, i loro respiri scandirono un tempo rallentato, molto più lungo di quanto non fosse realmente. Lungo, interminabile, infinito… tic, tac. Tic, tac. 
« Sono in posizione », spuntò dal comunicatore la voce di Zor.
Una mano di Lynn raggiunse il pulsante di apertura del portello, l’unica cosa che ancora li separava da quella folle deviazione, l’idea più sconsiderata che potessero avere – e Drake ne aveva avute molte in passato. Quella sorta di piano B lanciava un’ardua concorrenza.
« Proprio come ai vecchi tempi. »
Drake colse il sorrisino sul volto di Lynn, la scrutò con la coda dell’occhio. « Ora! »
La luce filtrò impetuosa attraverso l’apertura che si faceva gradualmente più ampia. Drake e Lynn non attesero di veder consumata ulteriore sabbia nella clessidra: si lanciarono attraverso, abbassandosi e balzando oltre la Narada.
Marek si tuffò contro il pannello di controllo e richiuse la porta con il fiato spezzato. Suo padre e i suoi amici erano là fuori. Il conto alla rovescia aveva raggiunto un punto di rottura, il punto di non ritorno. Corse più veloce che poté fino alla cabina di pilotaggio, prendendo il posto del pilota per la prima volta in solitario. E attese, sperando che tutti facessero ritorno alla nave esattamente come l’avevano lasciata: vivi.
 
––
 
« Sta succedendo qualcosa! Sono nei guai! »
Drake e Lynn tagliarono il viale senza voltarsi, sentendo il rumore dei blaster come lacerassero la loro carne. Avevano sferrato il primo attacco una volta rivelata la loro presenza e, sopraffatti, dovevano ora portare avanti il folle piano di attirare i soldati lontano dalla Narada. Dovevano raggiungere Ahsoka, Rex e il resto della squadra per poi trovare una via di ritorno alternativa.
« Ma che novità! », gridò Drake a Lynn, mentre correvano verso una parete per nascondersi.
« Anche noi! Ci serve copertura ora! », ribatté lei al comunicatore, trascinando l’amico con forza oltre il muro. Un colpo di blaster li coprì con una nuvola di polvere, residui del bordo della parete. Bersaglio decisamente migliore delle loro teste, convennero entrambi.
Drake si sporse e rispose al fuoco senza ripensamenti. « Sono troppi! Dov’è quel volatile quando serve? »
« Andiamo! »
Lynn afferrò di nuovo un braccio di Drake, si fiondò verso il punto in cui erano bloccati Rex e Ahsoka. I cloni dall’armatura bianca e rossa cercarono di fermarli, di tagliare loro la strada con esplosioni e tattiche niente male, ma la mirialana eluse facilmente ogni loro tentativo e Drake al suo seguito. 
« I cloni si stanno ribellando! »
 
––
 
“Ascolta, non permetterei a nessuno di farti del male, Ahsoka. Mai.”
“Da questo momento sei bandita dall’Ordine dei Jedi.”
“Ti chiedono di tornare, Ahsoka. Io ti chiedo di tornare.”
« Ahsoka! »
Non sentiva più, Ahsoka. Non vedeva più niente, non percepiva.
La fitta al petto era opprimente, la schiacciava contro qualcosa, forse una parete, o forse più la morsa di braccia umane che la trascinavano con una forza tale da farle girare la testa. Non sapeva dov’era, non capiva cosa stava succedendo, non riusciva a stare in piedi.
Era debole e indifesa. Ferita, ma non fisicamente, no…
“Mi dispiace, Maestro, ma non tornerò.”
Gli occhi iniziarono a bruciare come carboni ardenti, s’inumidirono di lacrime mai versate. Facevano male, come facevano male i polmoni stanchi di prendere quanto più ossigeno possibile, i pensieri accatastati persino negli angoli più bui della sua mente. Ogni cosa doleva, ogni cosa era… paura, rabbia, odio, dolore.
« Ahsoka… »
Dolore.
 
––
 
Coruscant, same time
 
 
Lo sai, in fondo.
Prima o poi arriva per tutti il momento di compiere scelte difficili, di intraprendere strade tortuose, oscure, e scendere… scendere giù, giù nell’abisso più profondo, dove solo i forti sopravvivono. Dove la via si ottenebra e la luce si spegne. Giù.
Lo sai, in fondo. Non vorresti, sai anche questo, ma che altra scelta hai? Che altra strada potresti intraprendere con le mani legate e macchiate di sangue come già sono le tue?
Non ne hai. Non hai altra scelta, non più. Devi farlo.
Se non sarai tu a mettere fine al conflitto, chi lo farà?

« Maestro Skywalker, sono troppi. Che cosa facciamo? »
Hai paura, sei arrabbiato, provi odio e dolore. Sei talmente dilaniato dal tuo passato e dal tuo presente che odio persino te stesso. Odi la tua debolezza, la tua incapacità di agire, la tua impotenza. Odi quello che hai fatto quasi quanto quello che non hai fatto, ciò che gli altri Jedi non ti permettono di fare.
Sei debole, uno spreco di ossigeno e potere. Non sei un eroe.
Anakin Skywalker.
Orfano, apprendista, Cavaliere Jedi, marito, amico, eroe di guerra, Prescelto.
Debole.
No, non hai altra scelta, ormai. Devi essere forte, devi ergerti e salvare questo mondo corrotto, questo mondo smarrito, confuso, inerme. Devi liberarlo dall’oppressione, dall’illusoria luce di cui si fanno portavoce i Jedi egoisti e guerrafondai. Devi spingerti là dove nessuno oserebbe, devi fermare la guerra, fermare il tempo, domare lo spazio, domare la galassia. Devi affrontare l’abisso da cui indietro nessuno torna.
Il Tempio ti sembra diverso, ma in realtà sei tu ad esserlo. Finalmente vedi, finalmente riesci a guardare oltre, finalmente senti il potere che hai sempre agognato di possedere. Ti nutri di esso, della sensazione d’invincibilità che come un manto ricopre la vergogna, il disgusto, la paura.
Ti nausea, vero? Ti nausea ciò che sei diventato. Ti spaventa, ti ripugna…
Ti terrorizza, ti schiaccia come un misero insetto. Come un debole.
Ma non vuoi essere terrorizzato, non vuoi essere schiacciato, non vuoi essere debole. Ti fa arrabbiare l’idea di non essere forte abbastanza da sopportare tutto questo, ti fa desiderare di distruggere ogni cosa sul tuo cammino, di mettere fine ad ogni vita, ad ogni ostacolo. Cerchi di liberartene con prepotenza, con la stessa arroganza che sin da bambino ti ha reso diverso dagli altri, la stessa superbia di voler prendere e tenere appresso qualsiasi cosa tu abbia mai desiderato. L’attaccamento ti è caro, ma è anche tuo acerrimo nemico.
Lo sai, in fondo. Nel tuo cuore altruista, gentile e buono, lo sai. Sai che non vorresti, sai che stai per commettere le terribili cose che hai giurato di combattere. Per un fugace ed ultimo consapevole momento lo sai… ed è esattamente questo il problema.
Sei tu l’ultimo ostacolo. Sei tu ad essere il più grande ostacolo di te stesso.
E se tuo compito è abbattere e spazzare via chiunque si frapponga tra te e il tuo cammino, così sia: Anakin Skywalker deve essere distrutto.
Distruggilo.


 
" be warned. 
You may never see your future
if you remain his student! "

 
“Esegui l’Ordine 66.”
Paura. Confusione. Rabbia.
“Tu eri il Prescelto! Era scritto che distruggessi i Sith, non che ti unissi a loro!”
Odio. Dolore. Paura.
“Io ti odio!”
“Eri mio fratello, Anakin. Ti volevo bene!”
Gli occhi di Ahsoka tentarono di aprirsi; le palpebre cercarono di sollevarsi, invano. Un sottile raggio di luce bianca riuscì a filtrare quasi accidentalmente, la costrinse a volgere il capo per evitarlo.
Dove si trovava? Cos’era successo? La missione..? Perché non riusciva a muoversi, a respirare, a parlare? Che cosa le stava succedendo?
« Ehi, comandante. »
Inspirò profondamente, catturando una boccata d’ossigeno sufficiente a permettere ai suoi pensieri di rimettersi in ordine. O almeno, di cominciare a sistemare la terribile confusione. Si sforzò di aprire gli occhi, Ahsoka, il blu delle sue iridi spuntò. Avrebbe riconosciuto quella voce inconfondibile ovunque.
Rex era seduto sul letto accanto a lei, lo sguardo sia preoccupato che sollevato. Ahsoka avrebbe voluto dire qualcosa, chiedergli qualcosa, ma non ci riuscì: il dolore impediva alla voce di lasciare la sua gola. Portò istintivamente una mano al petto e richiuse gli occhi.
Sei felice, ragazza?
Il tuo Maestro ti tratta bene?
Ahsoka riusciva ancora a sentire quella sgradevole sensazione che l’aveva attanagliata, percepiva la sofferenza, la disperazione, la paura, il dolore. Stesa in una delle stanze della Narada, avvertiva sul proprio corpo e sulla propria mente qualcosa di terribile che l’aveva colpita in maniera esponenziale solo poco prima. Qualcosa che non era accaduto a lei in prima persona, però, qualcosa che non le apparteneva.
« Hai bisogno di riposare », disse Rex apprensivo.
Sta in guardia. Potresti non vedere mai il tuo futuro se rimani sua allieva.
Debolmente, Ahsoka scosse il capo. « Sto bene. »
Sì, aveva bisogno di riposare, di dormire, di cancellare tutte quelle… emozioni. Non voleva sentirle, non voleva ricordarle. Voleva solo allontanarsi, come aveva fatto con l’Ordine. Voleva voltarsi, riflettere, meditare, restare sola per rimettere tutti i pezzi al proprio posto e capire. Capire che cosa, esattamente? La sua mente era intorpidita, ancora annebbiata, ma attraverso il fumo riusciva a scorgere le risposte a tutte quelle domande.  
No, non c’era tempo per riposare. Lo sapeva.
« Cosa… è successo? », parlò con un filo di voce, le labbra secche.
Dietro a Rex, la sua vista poco affidabile mise a fuoco lo sguardo serio di Drake, le braccia incrociate di Lynn e le ali marroni sopra le spalle di Zor. Stavano tutti bene, apparentemente.
« Dove siamo? »
« Siamo in rotta verso il sistema di Cadomai », disse Drake, con gli occhi rigorosamente a terra.
Ahsoka guardò Rex confusa. Non riusciva a capire. Perché si stavano allontanando così tanto?
« Mandalore non è un posto sicuro », aggiunse il Capitano. « Non ci sono più molti posti sicuri… »
Gli occhi della togruta urlavano richieste di spiegazioni, imploravano comprensione. La tristezza e la sconfitta riempivano fino all’orlo quella stanza troppo piccola, scivolava lungo il debole corpo di Ahsoka, che involontariamente l’assorbiva con ogni fibra del suo essere. Non voleva più guardare quei volti seri, il loro silenzio era una tortura, perforava i timpani e distruggeva l’udito più di qualsiasi frastuono. Non poteva più sopportarlo, Ahsoka. Era troppo doloroso.
« Che è successo? », chiese di nuovo, in un sussurro deciso.
L’esitazione di Rex era tutto ciò che le sarebbe potuto bastare in risposta. Lo vide inspirare, espirare, temporeggiare. Colse un movimento del capo impercettibile, un segno che fece capire a Drake, Lynn e Zor di lasciare la stanza.
La porta scorrevole si richiuse alle loro spalle con un fruscio. Rex e Ahsoka rimasero soli, soli e avvolti dal silenzio più spaventoso che la ragazza avesse mai percepito dopo la Sala del Giudizio. Se il suo cuore non fosse stato ferito, i ricordi l’avrebbero ricondotta esattamente lì. Nel punto più basso della stanza più buia.
“Le mie percezioni sono… annebbiate.”
“Annebbiate dal Lato Oscuro esse sono, padawan Tano. Pericolosamente annebbiate. ”
« Rex… », sussurrò, trattenendo allo stremo le lacrime che minacciose tentavano di offuscarle la vista. Puntò le mani per sollevarsi e mettersi a sedere. « Che succede? Ho sentito… qualcosa, qualcosa di brutto. Temo che Anakin sia in pericolo, devo… »
« Ahsoka… »
« Devo ritornare subito al Tempio… »
Rex posò con insolita delicatezza le mani alle spalle di Ahsoka. E la guardò negli occhi. « Ahsoka… »
“Capisco più di quanto immagini. Capisco questa tua volontà di allontanarti dall’Ordine.”
“Lo so.”
Ahsoka lesse le parole silenziose che gli occhi di Rex si sforzavano di non dire. Forse non esisteva davvero un modo per far apparire una notizia meno amara, più sopportabile. Ahsoka aveva sempre saputo anche questo, ma mai come sapeva, nel profondo, ciò che in quel momento cercava di negare persino a se stessa.
Le labbra si strinsero, i marchi bianchi s’incresparono, lo sguardo cadde.
Sì, lo sapeva bene.
« È già tardi, non è così? », disse mentre una lacrima precipitò furtiva, scivolò sulla sua guancia.
« Ahsoka, l’Ordine… non esiste più. »
Anche le palpebre caddero come quella lacrima, come il suo sguardo. Come lei.
« La guerra è finita », proseguì Rex, per la prima volta visibilmente abbattuto, « anche se non come tutti avevamo immaginato. La Repubblica è crollata. »
Ahsoka scosse il capo, piano, gli occhi chiusi e il volto solcato da altre scie umide e bollenti. Solo la mano di Rex le impediva di credere che si trattasse di un altro terribile sogno, uno dei soliti incubi. E molto avrebbe desiderato che non fosse reale, che fossero semplici immagini prodotte dalle sue paure, dai suoi dubbi irrisolti, dalle sue emozioni.
L’Ordine era caduto, la sua missione era fallita, tutti loro erano ora coinvolti in una situazione che li costringeva a rifugiarsi in qualche pianeta lontano dallo sguardo… di che cosa, esattamente? Dei Separatisti? O qualcosa di ancora peggiore? Come un incubo.
« Notizie di Obi-Wan? E il Maestro Yoda? »
« Nessuna notizia, purtroppo. Il collegamento è stato interrotto, abbiamo provato a ricontattarli molte volte e a mandare delle trasmissioni, ma ancora non ci sono state risposte », rispose Rex, per nulla intenzionato a lasciare la presa sulle spalle di Ahsoka. « Abbiamo però captato un messaggio in codice che avverte i Jedi di allontanarsi dal Tempio. C’è una remota possibilità che il generale Kenobi e il Maestro Yoda siano sopravvissuti, e se così fosse potrebbero nascondersi in qualche sistema lontano. Quello che dovremmo fare anche noi. »
« E Anakin? », parlò senza neppure riflettere, Ahsoka, più come un’affermazione che una domanda. « E il Maestro Plo… forse ce l’hanno fatta. »
« Non lo so… »
Sospirò, Ahsoka, mentre altre piccole lacrime scivolavano lente sul suo volto sconsolato. Dal momento in cui le sue certezze avevano iniziato a perdere l’equilibrio, ad incrinarsi e formare crepe incolmabili, anche la speranza che l’aveva sempre accompagnata era diventata insicura. Tutto aveva preso le sembianze di un grande e opprimente "forse", un nemico che non avrebbe sconfitto facilmente grazie alle sue abilità.
Davvero era convinta che qualcuno fosse sopravvissuto a quell’attacco inaspettato ed imprevedibile? Le sue percezioni erano offuscate, annebbiate dalla sofferenza della perdita. Era inaffidabile, confusa, smarrita. Aggrapparsi alla speranza che Anakin, Plo, Luminara, Aayla o qualsiasi altro Jedi fosse ancora in vita era un lusso che non poteva permettersi. La speranza di una ragazzina ingenua.
« Com’è possibile questo? Io… non capisco, Rex », disse con voce soffusa e lo sguardo fisso sulle proprie mani. « Come può essere successo? »
« Non lo so, piccola. »
Gli occhi di Ahsoka s’inumidirono maggiormente, le ultime resistenze caddero in pezzi. La sua forte volontà di non cedere alla sopraffazione dei sentimenti si frantumò e non rimase altro che lei, una ragazza troppo giovane per essere stata forgiata dalla guerra stessa. Un’orfana, l’ombra e l’illusione di un Jedi, una combattente con nulla da combattere.
L’immagine dell’Ordine spazzato via e dei Jedi massacrati dagli ultimi terribili avvenimenti era un macigno nel suo cuore, nonostante tutto. Ahsoka aveva preso una decisione difficile, aveva lasciato il Tempio non una volta, ma ben due. Si era spogliata delle sue spade e delle sue responsabilità come l’Ordine l’aveva privata della fiducia, del rango, dell'identità. Eppure, non riusciva a impedirsi di provare un dolore indicibile.
Nel suo cuore, la sua famiglia era morta. Nel suo cuore, quella ch’era stata la sua casa da quando aveva tre anni era stata distrutta. Nel suo cuore… aveva sentito quella rottura che, in fondo, non era ancora stata capace di dare del tutto al suo passato. Ed ora se n’era andato, svanito come fumo nell’immensità del cielo più tenebroso e cupo. Il suo cuore piangeva e si struggeva, più di quanto il suo volto riuscisse ad esprimere.
Ahsoka cercò di rimettersi seduta, dandosi abbastanza slancio con l’energia rimasta per abbracciare il Capitano Rex. Il clone l’avvolse nella sua presa, piccola e indifesa come mai l’aveva vista prima, come mai aveva immaginato potesse essere.
« Mi dispiace, Ahsoka », sussurrò.
“Mi dispiace, Ahsoka.”
“Per cosa?”
“Per averti lasciata andare, per aver lasciato che ti prendessero. È stata tutta colpa mia. 
Non avrei dovuto smettere di cercarti, avrei dovuto fare più attenzione, fare di più…”
“Non è stata colpa tua, Maestro. Hai fatto tutto ciò che era in tuo potere, tutto quello che potevi. Quando ero là fuori, sola, non avevo altro che il tuo addestramento… e sono sopravvissuta solo grazie a te, grazie ai tuoi insegnamenti. E non solo, sono riuscita a spingere anche altri a lottare per sopravvivere.”
“Non so che cosa dire…”
“Io sì. Grazie, Maestro.”
“È un onore, mia padawan.”  


 
Angolo dell’autrice.
Ebbene, ci siamo.
Questo capitolo è la fine ufficiale della prima parte ed è un po’ diverso dagli altri, anche nello stile… volutamente è più schietto, duro, ripetitivo, richiama il passato e si svolge rapidamente un po’ come gli eventi: la Repubblica cade, sorge l’Impero. Spero che l’intento di essere più spigoloso (?) sia riuscito e non mi dilungo, lo prometto. Giurin giurello.
 
Ci sarà una piccola pausa prima della pubblicazione del capitolo 7, che sarà pubblicato intorno all'ultima settimana di aprile.
Rimanete sintonizzati (?) e fatemi sapere cosa ne pensate. 
♡ A presto!

 

 
   
 
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