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Autore: xzaynsmouthx    28/03/2017    0 recensioni
Una donna di mezza età rievoca alla memoria gli avvenimenti più importanti che accaddero nei suoi trent'anni. Una donna qualsiasi, innamorata dell'amore, che vive difficoltà qualsiasi tra lavoro, uomini e amiche. Una donna che ha tanta voglia di crescere e sembra non riuscirci mai. La storia di un'esasperante e divertente ricerca dell'amore, piena di contraddizioni, che la porterà a maturare e fare pace col passato, con l'adolescenza di cui è tanto nostalgica.
Dal testo:
Immaginate una donna di quasi trent'anni con un bicchiere di spumante in una mano, la pochette nell'altra, strizzata in un abito beige, che si guarda spasmodicamente intorno alla ricerca di qualche uomo della sua età di cui innamorarsi con un uccello viola in testa.
A chi, come la protagonista, è così importante da non rendersene conto.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO VII

Il mattino dopo raccolsi tutta la dignità che mi rimaneva per sgusciare fuori dalla mia stanza, inoltre evitai accuratamente gli ambienti della villa normalmente frequentati da Marlon.
– Piaciuto il party? – mi urlò James dalla cima della scalinata principale. Mi portai istintivamente l’indice al petto come a voler dire: “l’hai chiesto proprio a me?”, per poi vederlo annuire e raggiungermi svelto. – Si, proprio a te. – Bene, è stato divertente ... ma, cos’è tutta questa gente? – Non ne ho idea, ma ci sarà da divertirsi! – esclamò strizzandomi l’occhio e dandomi un buffetto sulla guancia. Non gli diedi tanto peso, nè volli chiedermi cosa sapesse esattamente della notte precedente, anche se temevo ne sapesse fin troppo. Allora pensai sarebbe stato meglio rintanarmi in camera mia fino alla partenza, chissà cosa sarebbe potuto accadere se avessi incontrato Melissa o Marlon stesso. Mi trascinai fino alla cima delle scale, presi il secondo corridoio a sinistra e, mentre mi stropicciavo gli occhi con una mano e con’altra tenevo svogliatamente “Chesil Beach”, desideravo di essere vergine come la protagonista, esserlo mi avrebbe evitato tante cazzate.
– Scott. – Mh ...? Oddio! – inciampai nei miei stessi piedi cadendo con la faccia per terra e per evitare l’imbarazzo mi avrebbe fatto non poco piacere sprofondare nella moquette. – Angie? – Ehm ... Ci sono. – Ho sentito che avete intenzione di partire prima del previsto, c’è qualcosa che non è stata di vostro gradimento? – sul volto di Marlon comparse un sorriso beffardo, avrei voluto dargli una sberla e dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo per evitare che ciò accadesse. – Una delle nostre più care amiche si sposa e ha anticipato le nozze. – Capisco ... quando partite? – Stasera. – Allora addio, Scott. – e mi diede le spalle per poi allontanarsi velocemente. Faceva moderatamente male e non perché avessi in mente chissà quale storia d’amore e neanche amicizia, ma avrei dovuto davvero far fronte a quella situazione che si riproponeva periodicamente uguale a sè stessa da non ricordavo più quanti anni? "Stiamo scherzando? Sarà il decimo che mi tratta così." sintetizzai nella mia mente. 
Iniziai a pensare che forse avessero ragione Nicole, Abby e le altre, forse ad usare soltanto il cervello e gettarsi fra le braccia del primo facoltoso e soprattutto premuroso, nonché ingenuo passante si faceva bene. Andai in camera ed iniziai a fare convulsamente i bagagli, volevo andar via, tornare a Londra, allontanarmi da quel posto e lasciarmi alle spalle quei dubbi da ragazzina che mi erano venuti lì. Soph ed Abby mi tennero sott’occhio tutto il giorno in quelle condizioni e non dissero nulla, non c’era nulla da dire. Il pensiero del matrimonio di Nicole e della mia inadeguatezza matrimoniale mi seguivano come un’ombra, una presenza nefasta. Ero  la damigella d’onore, quella che chissà quale noioso e logorroico testimone avrebbe tentato di accaparrarsi, come in uno di quei film rosa come The Wedding Party o qualcosa del genere. Quella sera rividi il paesaggio a macchie, risentii Britney Spears starnazzare qualcosa sull’amore allo stereo, risentii caldo e avvertii un forte senso di malinconia, come quando non sei né triste né felice e non sai se questa cosa ti renda triste o felice. “A Londra tutto andrà meglio” pensai.

Scherzavo.
Mancavano due giorni al matrimonio di Nicole, il mio abito beige, come la vita che attendeva i dolci sposini, - che avessero ragione o meno nell’accontentarsi di quella vita color vomito - era stato abbinato per volere di Cassie, una cara amica della sposa che a me aveva fatto sempre venire l’orticaria ogni volta che apriva bocca, ad un cappellino con sopra un uccello color prugna. Perciò oltre ad essere triste almeno quanto il colore del mio abito sarei stata anche a dir poco ridicola. Immaginate una donna di quasi trent’anni con un bicchiere di spumante in una mano, la pochette nell’altra, strizzata in un abito beige, che si guarda spasmodicamente intorno alla ricerca di qualche uomo della sua età di cui innamorarsi con un uccello viola in testa. Alquanto ridicola come scena, tutto perché avevo quasi trent’anni ed ero single, e se sei una donna di trent’anni single significa che qualcosa non va in te, anche se nessuno sa mai dire il perché. 

Era un pomeriggio afoso, probabilmente a causa della pioggerellina che incessante cadeva al suolo e distogliendo lo sguardo dall'abito beige riportai lo sguardo sul libro di fisica. Così in quel pomeriggio grigio, in una casa grigia, in una stanza verdognola di un appartamento azzurrino, c’era una ragazza il cui umore era nero che studiava svogliatamente, in quanto ricercatrice di un’università grigia. Non appena udii il campanello balzai in piedi, essendo quello probabilmente il momento più emozionante di quella giornata. – Soph? – ma quando aprii mi ritrovai dinanzi Sophie in lacrime con un sorriso stampato in faccia, era strano persino per me. – L’ho lasciato. – Eh? – Matthew – Perché all’improvviso? – Non lo amavo. – Allora perché stai piangendo? – Perché mi ero affezionata, ma merito di meglio. – non dissi nulla, non dissi che erano balle, che era già stata fortunata a trovarne uno single e decente sui trenta, non dissi che sarebbe stata dura la vita da single, l’abbracciai semplicemente tentando di consolarla. – Ma ... dovrei essere io quella conciata così! – ridacchiò squadrandomi da capo a piedi. Avevo gli occhiali, i capelli raccolti e quello che indossavo era alquanto discutibile. – Io stavo lavorando! – tentai di giustificarmi. – Abby mi darà dell’immatura? – E quale sarebbe la novità? – entrammo in casa e raggiunse la camera da letto per poi gettarsi sul letto, poi si mise a sedere e disse con fare serio: – Stasera ci divertiremo. – E cosa vorresti fare? – chiesi scettica. – Io devo dimenticare Matty. – E hai intenzione di bere per farlo? – Certamente, per questo guiderai tu la mia macchina. – Quindi sono l’amica da chiamare nel momento del bisogno o quella sobria che ti riporta a casa? – Puoi essere entrambe. Andiamo, fallo per me, sto male. – Stai già pensando a divertirti. – Tu ti divertirai. – alzai gli occhi al cielo e dissi: – D’accordo. – Mi gettò le braccia al collo e mi strinse fortemente a sé. – Ti adoro! – 

  
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