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Autore: raven rachel roth    28/03/2017    3 recensioni
Cosa sono le emozioni? Come le usano le persone? A cosa servono?
Che colori hanno?
E soprattutto, cosa si cela realmente dietro quella maschera di forza indossata da Rachel Roth meglio conosciuta come Raven?
Quando per caso Jump City si ritroverà vittima di violenti omicidi non ad opera di normali esseri umani, la vita della nostra amata super eroina cambierà drasticamente. Sangue, combattimenti, eventi drammatici e sentimenti contrastanti per arrivare alle sue origini e narrare eventi a noi sconosciuti.
Alla fine, riuscirà a vincere definitivamente l'eterna lotta contro il suo più grande nemico?
Dal testo:
-"C'è un macello. Ovunque piccoli pezzi di vetro sparpagliati qua e là.
Tutto ciò mi da solo una confusione interiore, tutto ciò mi porta ad un tormento continuo.
Tutto questo è avviso dell'imminente arrivo di lui"-
~Raven Rachel Roth
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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~2~




Ero appena arrivata a Gotham City. Ero appena sbarcata in una nuova realtà tuffando mici dentro a capofitto. Tecnologica, nuova, moderna, vivace, caotica. Ci sono tanti aggettivi per descrivere Gotham ma quando la vidi per la prima volta tutto sembrò un immenso insieme di rumori. Si affacciava alla costa limpida dell’Oceano Atlantico, ed era impossibile pensare che quella città così luminosa, nascondeva in realtà tanto dolore.
Non a caso lì viveva da qualche parte il famoso quanto pericoloso Joker. Ad ovest della costa si trovava Jump City, la mia ultima tappa, quasi attaccata a Manhattan.

Quasi mi dispiaceva lasciare Gotham City ma anche lì ero in pericolo, senza protezione e poi, per quanto avessi studiato gli usi terrestri, ero inesperta in quella immensa città.

Rido ancora se penso che mi stavo facendo investire da un camion. Ma è tutto diverso da Azarath.
È un'insieme di colori freddi e bui e sembra di essere in un inverno terrestre.
Azarath ... il satellite naturale di Giove. Quando Aqualad mi accolse, mi aiutò ad ambientarmi perché Zatanna si era rifiutata, non esitando un attimo ad aiutarmi.
Il bello è che ora Zatanna non fa più parte dei Titans East!
È molto dolce Aqualad, mi piacciono i suoi capelli lunghi ed i suoi occhi corvini, ed inoltre sa fare magie stupende con l’acqua. Mi portò in luoghi bellissimi, parlandomi dei Titans East, di come ereditò i super poteri e che aspettava il mio arrivo.

Io, ovviamente volevo sapere che gravi danni che aveva arrecato mio padre e lui,senza scomporsi, mi disse che solo io potevo aiutarli, che ero stata una "salvezza" per loro.

Ho sempre odiato le cose dolci come i complimenti, ma Aqualad riusciva a farmi sentire bene. 
Con lui non avevo problemi e sapeva farmi ridere.

Calma Rachel, non puoi mostrare sentimenti.

-"E quindi sei scappata."- mi disse guardandomi, fermandosi sul marciapiede accanto a me.

-"Sì, ma non è una novità, e poi non lascio nulla d’importante lì."- mi strinsi nelle spalle. –"Non c’era più niente per me ad Azarath. Certo, mi mancheranno mia madre ed Azar, ma sento che comunque venire qui sia stata la scelta giusta."-

-"Ne sono sicuro"- sorrise lui.
 
Guardai l’orizzonte di fronte a me.
 
-"E dimmi, cosa pensi di fare questa notte? Intendi già partire per Jump?"- 
Con quella domanda, Aqualad mi colse alla sprovvista. Fino a quel momento ero rimasta così distratta dalla città che non mi ero nemmeno preoccupata di dove dormire odi come arrivare alla mia ultima destinazione.
-"Veramente pensavo, sì ecco, di partire stanotte per arrivare alla'alba, e magari chiedere."- la mia voce era così falsa ma al momento le idee scarseggiavano.
-"Si vede proprio che non hai mai vissuto qui."- replicò lui, ridacchiando. –"Punto Uno, da qui a Jump ci vogliono due ore e non cinque.
Punto Due, la notte è pericoloso uscire soprattutto per una ragazza inesperta e che non ha il controllo dei suoi poteri. Punto Tre, non vorrai mica volare fino a Jump City, di notte e con una mappa poco visibile! Scusa se te lo dico ma stavi per essere investita da un camion... mentre sarai lì, alla ricerca di edificio che non hai mai visto ne sai esattamente dove si trova, cosa succederà? Finirai direttamente ricoverata in un ospedale?”-

Mi ricordava un padre severo.

Peccato che io non avevo mai avuto un vero padre.
-"Io avrei un'idea migliore, per una notte Zatanna non potrà farti nulla, perciò stanotte rimani alla TE Tower e domani ti accompagnerò io dai Titans."- mi guardava con quegli occhi penetranti e autoritari.

Era davvero la rappresentazione di un uomo maturo e non di un ragazzo adolescente.

-"Grazie."-, mi viene così difficile sorridere perciò abbassai semplicemente il viso.

Quella sera, anche se suscitando il malcontento di Zatanna, Aqualad mi diede una camera dove riposare e delle coperte per il letto.

Anche se non era come Azarath, mi ricordava la calda accoglienza delle monache del santuario.

Mi manca anche adesso Azarath, a distanza di un anno, ma come ho detto, non potrei ritornarci, non c’è più posto per me.

Lontana da mia madre, a cui non riesco a provare rancore.

E mi manca Azar, colui che mi ha veramente voluto bene fino all'ultimo.

-"Sei uguale a tua madre."- mi ripeteva, ed era vero.

Gli stessi occhi grandi e viola, i capelli lisci e scuri, la pelle chiara e le labbra carnose.

Ecco mia madre.

Rimasi a pensare a lei.

Il ricordo della sua voce mi tranquillizzava e così mi addormentai.

La mia prima notte terrestre.




-"Rachel? Rachel? Svegliati, dobbiamo partire."- 
Aprii gli occhi assonnati e riconobbi la voce di Aqualad che mi soffiò il mio nome in fronte.

Per quanto quella stanza fosse piccola, era davvero accogliente e alzarmi costava fatica, ma sapevo che non avevo altre chance.

-"Aw, che ore sono?"- sbadigliai.

-"Le 9:15 a.m., dobbiamo partire per Jump o troveremo traffico."-


Abituata con i calcoli astronomici di un satellite lontanissimo, mi ritrovai con gli orari terrestre parecchio confusi. In genere, ero abbastanza mattiniera, visto che nel collegio di Azarath, di mattina bisognava alzarsi presto per pregare.
 
Immagino fosse anche per il viaggio che mi ha totalmente stordita .
 
Mi resi comunque conto di aver dormito più del solito, i ritmi terrestri mi piacevano!
-"Arrivo, il tempo di sistemarmi."- dissi, alzandomi.

Su Azarath in genere portavo sempre il costume ed il mantello ma sulla Terra dovevo viaggiare in incognito quindi avevo bisogno di vestiti normali.

Fortuna che Aqualad mi aveva portato in vari negozi, comprandomi il necessario.

Dovrò ripagarlo prima o poi.

Credo più poi che prima.

Rovistai fra le buste che mi aveva lasciato sul letto e trovai il necessario: felpa con cappuccio, maglietta a maniche corte e dei semplici short a vita bassa.

Indossai un paio di scarpe sportive nere e mi sistemai i capelli.

L'unica presenza artistica era il teschio grigio al centro della felpa.



Scesi nel parcheggio interno della dimora, insieme ad Aqualad ed entrammo nella sua macchina.
 
Non ero mai salita prima su una di quelle e questa era un’altra cosa che si notò piuttosto bene, visto che per riuscire a capire come mettermi la cintura ci misi un’eternità e per aprire lo sportello stavo per rompere il finestrino…
 
Se non avessi forma umana, la gente mi prenderebbe per un’aliena…
Come previsto verso le 11:00 a.m. arrivammo a quella che non assomigliava per niente a Gotham.

Jump City era molto diversa, le spiagge,le strade, la città ed il centro erano più colorati, ma quello che lasciava stupiti era un'immensa torre a forma di grande T, alta almeno 120 metri, che dominava la città su un isolotto non poco lontano.

La torre era bellissima, con le cornici in alluminio e tutta l'area che fungeva da parete esterna era in vetro. Tattica astuta quella di mettere il vetro a specchio in modo tale da non poter vedere l'interno.

Il davanti dava sulla città mentre alle spalle dell'isolotto vi era il mare azzurro e lucente.

Si respirava un'aria nuova. Fresca, pulita, vitale.

Jump City sembrava magnifica e dannatamente rumorosa.

La classica città americana. Solo più piccola.
-"Bella vero?"- mi domandò Aqualad, notando il mio sguardo stupito.

Annuisco. -"Molto."- risposi con un’espressione strania.

-"In realtà l'interno potrebbe deluderti."-

-"Non credo, è davvero bella."-

-"Bene perché è qui che vivrai!"-

-"Cosa?!"- mi voltai verso di lui, incredula. -"Aqualad sei serio? È stupenda."-

-"Wow sei felice!"- sorride lui.

-"Smettila, sai che è impossibile..."- distolsi lo sguardo, maledicendomi per essermi lasciata trasportare così tanto dall’enfasi.
 
 -“E adesso ‘sta a vedere!”- disse il moro e prima che potessi replicare, toccò piano un masso. Lo mosse lievemente ma in modo che la terra tremò mutando in quella che assomigliava ad una scala sotterranea.
 
Aqualad iniziò a percorrerla e quando lo vide che non lo stavo seguendo disse –“Che aspetti? Non avrai mica paura del buio!”-
 
Così  mi feci coraggio e scesi da quella strana scala fino ad arrivare ad una piattaforma di metallo. Aqualad cliccò qualche tasto, la scala si richiuse e davanti a noi si aprì una galleria lunghissima.
Era meravigliosa, una galleria sottomarina che collegava la Torre dalla terra ferma.
 
E poi tantissimi pesci e vegetazione marina mi circondavano formando un paesaggio davvero suggestivo.
 
-“La scala che hai visto prima può diventare una superficie liscia per quando Robin usa la moto, mentre non preoccuparti dei pesci, loro non possono vederti perché anche i vetri usati per la galleria sono a specchio. Si stanno praticamente specchiando.”- disse Aqualad chiarendomi qualche dubbio, ma alle domande ne presero posto altre.
 
Robin?
 
Arrivammo in una piattaforma come la precedente, con una grande “T” al centro.  Ai lati erano parcheggiati dei strani veicoli simili a quelli di Aqualad. Dovevano essere delle moto o delle macchine. Erano comunque diverse da quelle della città, con forme più strane.
Aqualad premette il pulsante del citofono, una voce metallica parlò. -"Chi è?"-

-"Sono Garth Hyde."-

-"Nome in codice?"-

-"Aqualad dei Titans East."-

-"Accesso consentito. Entrata aperta. Chiusura ascensore tra 30...29...28..."-

-"Dai entriamo!"- mi tirò, strappandomi un verso sorpreso.
Appena le ante si richiusero, l'ascensore prese velocità e dovetti aggrapparmi ad Aqualad per non cadere. In un ascensore di 100 piani, noi eravamo già in cima in meno di tre minuti.
L'agitazione saliva man mano che la cima dell’edificio si avvicinava.
-98-

-"Pronta?"-

-99-

Presi un lungo respiro -"Pronta!"-

-100-

-"Uscire prego."-

E giuro, sul serio, che nulla da quel momento fu come prima.

Ma non ho rimpianti. Anche se tutto ciò è un grande Flashback e le immagini scorrono nella mia mente come tessere di un puzzle.

Se non avessi conosciuto i ragazzi chissà cosa avrei potuto fare, cosa sarei diventata.

È vero le divergenze ci sono state ma sono stati una nuova opportunità.

La mia seconda chance.

E a me, quella seconda chance, serviva, eccome se mi serviva.



Ed eccoci al secondo capitolo! Davvero siete qui per leggere  il mio libro?
Wow...spero verrà apprezzato da molti...
Ma intanto, grazie! 
Ci vediamo fra una settiana con il prossimo capitolo, mi raccomando recensite!

Un saluto!
   
 
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