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Autore: nikita82roma    28/03/2017    8 recensioni
Rick ha detto a Kate che non sarebbe stato a guardarla mentre buttava via la sua vita. È tornato a casa dopo la consegna del diploma di Alexis quando sente bussare alla porta del loft. Ma non è Kate, è Esposito che lo avvisa che Beckett è in ospedale gravemente ferita. Si parte da "Always" ma il percorso poi è completamente diverso.
FF nata da un'idea cristalskies e con il suo contributo.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Rick Castle, William Bracken | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Rick era stato entusiasta di quella settimana a Los Angeles, era convinto che era esattamente quello di cui aveva bisogno. Una settimana lontano da tutto quello che c’era a New York. Beckett, soprattutto. Perché forse la stessa città era piccola per entrambi, anche se quella città era la caotica New York, con più di otto milioni di abitanti, una probabilità di incontrarla su otto milioni era decisamente troppa per lui, sopratutto in quel momento. Quindi Los Angeles era stata una scelta perfetta, viveva bene lì, aveva trovato i suoi giusti ritmi, cominciava anche ad avere amici e un giro di persone da frequentare. La vita era frizzante e spensierata, più che a New York ed il clima decisamente migliore. Stava anche pensando di trasferirsi lì, almeno per un po’, per l’inverno, fino a che Vanessa non avesse finito le registrazioni, non era una cattiva idea, magari in un ambiente diverso avrebbe trovato anche qualche nuova idea per scrivere qualcosa di diverso.

Intanto, però, sarebbero tornati a New York. Lei per il fine settimana, lui questa volta sarebbe rimasto qualche giorno in più per sistemare alcune cose e poi sarebbe volato di nuovo sull’altra costa, per raggiungerla. Perché doveva stare da solo se la sua compagna era dall’altra parte del paese e lui non aveva nessun impegno lavorativo o di altro tipo a trattenerlo a New York? Perché doveva privarsi di lei? Non aveva senso.

 

Avevano lasciato la soleggiata Los Angeles e New York li accolse con una leggera pioggerellina ed un cielo grigio che avvolgeva tutto in una coltre di tristezza. Rick non era mai stato un metereopatico, ma adesso odiava quel clima, o forse stava solo cominciando a diventare insofferente alla sua città, troppo carica di ricordi e di significati in ogni via, in ogni angolo. Vanessa notò il suo cambio d’umore già da quando salirono sul taxi. Era stranamente silenzioso e cupo in volto, mentre guardava fuori l’accumularsi di gocce sul vetro del finestrino. Gli poggiò una mano sulla gamba e quel contatto lo riportò dentro quel taxi mentre la sua mente vagava per la città. Si voltò e le diede un delicato bacio sulle labbra, prendendo poi la mano di Vanessa tra le sue. Si sentiva in difetto, voleva essere presente per lei e con lei. Vanessa si meritava il meglio e lui voleva fare in modo che lo avesse.

- Tutto bene Rick? - Gli chiese quando le loro labbra si separarono.

- Sì. Ma avrei preferito rimanere a Los Angeles, ma non posso proprio rimandare l’appuntamento con Gina alla Black Pawn della prossima settimana.

A casa trovarono anche Martha e Alexis. Le due donne li salutarono calorosamente e Rick si lasciò coccolare dal calore familiare, informandosi di tutte le novità con Alexis mentre Martha si intratteneva con Vanessa. Mentre chiacchierava con sua figlia, una nota si ansia cresceva dentro di lui, avrebbe dovuto dire alle due donne che intendeva trasferirsi a Los Angeles con Vanessa, ma preferì attendere qualche giorno e godersi quella tranquillità familiare.

- Ah Richard… È venuta Katherine qualche giorno fa. Voleva parlare con te, ha detto che era urgente.

A Castle per poco non andò di traverso la mela che stava mangiando al solo sentir pronunciare il none di Beckett.

- Ok, poi la chiamerò. - Disse poco convinto

- Credo che dovresti farlo subito ragazzo, sembrava veramente molto impaziente, voleva sapere qualcosa a proposito della nostra scorta. - L’argomento fece rabbuiare e sbuffare Rick.

- Ha aspettato mesi, può aspettare qualche giorno, no? Se aveva fretta poteva chiedere prima.

Rick non vide il sorriso soddisfatto di Alexis mentre rispondeva a sua madre e si rifugiò nel suo studio. Non sentì nemmeno Vanessa avvicinarsi, percepì solo le sue mani tra i capelli e la invitò a sedersi sulle sue gambe.

- Se ti ha cercato con urgenza magari è importante. - Gli disse Vanessa cercando di farlo ragionare.

- Non hai problemi se la vedo? - Chiese perplesso Castle

- Dovrei essere gelosa Richard? Cosa cambierebbe? Non è vederla perché ti vuole cambiare che può cambiare le cose, in un senso o in un altro. Mi dispiace solo che quando si parla di lei tu sei sempre così nervoso. Hai risposto male a tua madre, non credo fosse il caso. In fondo ti ha solo detto che voleva vederti urgentemente.

- Da che parte stai Vanessa? - Chiese Rick stupito dalle sue parole

- Non c’è una parte dalla quale stare, ma prima parli con Kate, prima chiudi questa situazione. Se no ti trascinerai dietro il nervosismo fino a quando non lo farai.

Rick la baciò dolcemente. Adorava quel suo essere così equilibrata senza farsi trascinare dentro la spirale della gelosia ed odiava se stesso per essere costretto a mentirle, per non rivelarle quel suo turbinio interiore che lo faceva diventare matto. Doveva riuscire ad essere un uomo migliore per lei, quell’uomo che meritava al suo fianco, totalmente dedito a lei, cosa che lui adesso si sentiva capace in grado di essere.

- Devo andare adesso. - Gli disse dandogli un ultimo bacio - Devo andare a fare quel servizio fotografico per i gioielli.

- Loro lo sanno che sfigureranno tutti vicino a te? - Le sorrise dandole una pacca sul fondoschiena.

- Buono con le mani Richard… almeno fino a quando non torno!

Castle le ammiccò alzando le sopracciglia e sorridendo finalmente in modo autentico mentre lei usciva dalla stanza.

 

Rick passò quel weekend con Vanessa in modo allegro e spensierato, tra una cena con i suoi amici ed un party organizzato dalla sua casa di produzione. Approfittavano molto della presenza dell’attrice sulla East Coast per aumentare la loro visibilità anche in quella parte degli States e trovare sempre un numero maggiore di sponsor e investitori nel progetto di quella serie tv che ogni stagione diventava più importante. Castle, dal canto suo, non si limitava a fare l’accompagnatore dell’attrice, ma approfittava anche lui di quelle occasioni per fare delle pubbliche relazioni, come le chiamava Paula. La loro relazione sembrava funzionare bene anche da quel punto di vista e Richard Castle diventava un personaggio pubblico sempre più spendibile e riconosciuto dal grande pubblico. 

Come al solito per lui il problema era quando stava solo, perché senza Vanessa a distrarlo da tutto, la sua vita tornava prepotentemente a bussare alla porta della sua mente, con tutti gli strascichi irrisolti. Aveva passato un’intera giornata sul divano a guardare il vuoto con il telefono in mano ed aveva provato varie volte a comporre il numero di Kate senza mai trovare il coraggio di farlo.

Aveva intuito subito di cosa voleva parlarle. Sapeva che lei avrebbe capito che dietro quella sua richiesta c’era dell’altro. Avrebbero dovuto inevitabilmente confrontarsi su quello, malgrado quello che era successo tra loro, quella situazione li teneva legati e lui le aveva promesso che l’avrebbe aiutata, sempre, in quella storia e lo avrebbe fatto. Quella era una ferita che aveva riaperto lui, era stato lui a rimettere tutto in moto e non la poteva abbandonare. L’avrebbe aiutata fino alla fine e non l’avrebbe lasciata sola anche se non sapeva come questo poteva conciliare con la sua volontà di trasferirsi a Los Angeles. Si sentiva frustrato e non sapeva cosa fare. Si sentiva in obbligo morale di dover aiutare Kate in quella battaglia, ma voleva preservarsi, essere il più lontano possibile da lei e poi certo, stare con Vanessa.

- Hai chiamato Katherine? - Martha era appena rientrata si stava togliendo i guanti e prima ancora di salutare suo figlio le aveva posto la domanda che lui non voleva sentire.

- No.

- Perché Richard? Aveva detto che era importante e tu…

- Perché no, mamma. La chiamerò. - Rispose Castle seccato.

- Lo hai detto anche giorni fa, ragazzo. Perché non vuoi sentire cosa ha da dirti? Sembra quasi che tu abbia paura di lei… - Chiese con malizia l’attrice.

- Basta mamma, per favore. Perché vuoi tanto che chiami Beckett eh? Cosa c’è che non so?

- Nulla! O meglio, quello che non sai è quello che ti deve dire lei e se non la chiami non lo saprai mai. 

- Magari non mi interessa quello che deve dirmi, ci hai pensato? - Sputò fuori acidamente Castle, mentre Martha alzò le mani e scosse la testa sconsolata per la testardaggine del figlio.

- È tornata Beckett in città ed è finita la tranquillità in questa casa. Non credo sia una caso. - Alexis scese le scale attirandosi gli sguardi severi di suo padre e sua nonna. - Beh, cosa c’è? Non è la verità? Lo sapevo che ci sarebbe ricascata e sarebbe tornata di nuovo.

- Cosa vuoi dire con di nuovo, Alexis? Tu avevi visto Kate? Quando? - La incalzò Rick tirandosi su dal divano e guardando sua figlia perplesso.

- Io… l’ho incontrata in ospedale. Il giorno del tuo incidente. - Alexis aveva perso un po’ della sua baldanza, da quando suo padre la squadrava con gli occhi che erano una fessura. Non era abituata a quei confronti con lui. 

- Alexis! Non hai detto nulla! - Esclamò Martha

- Tu l’hai vista e non mi hai detto nulla? Perché? - Chiese Rick trattenendo a stento il suo nervosismo.

- Eri con Vanessa, eri tranquillo, perché dovevo dirti che l’avevo vista se lei non si era fatta vedere? Magari non voleva no?

- Tu… tu sapevi cosa voleva dire Beckett per me! Perché Alexis? - Rick ora più che arrabbiato era sconsolato. Non poteva credere che sua figlia lo avesse tradito così. Tradito, così si sentiva.

- Proprio perché so cosa vuol dire Beckett e quello che ha sempre portato alla nostra famiglia non ti ho detto niente!

- Credo che dovresti un po’ più di rispetto a quella ragazza Alexis - La riprese Martha.

- Speravo che anche lei avesse più rispetto per noi, mantenendo il suo intento di non interferire più con le nostre vite. - Replicò stizzita la giovane Castle.

- Il suo intento? Cosa stai dicendo Alexis? Che ne sai tu dell’intento del Beckett?

Alexis sapeva di essersi tradita, di aver detto qualcosa di troppo e di non poter tornare indietro.

- Ho parlato con Beckett qualche giorno prima che lei se ne andasse… - Castle non le fece finire la frase.

- Dimmi che ho capito male, Alexis. Dimmi che non è quello che sto pensando. - Rick si era alzato e si era avvicinato ad Alexis guardandola dall’alto in basso e la ragazza non si era mai sentita così piccola davanti a lui come in quel momento.

- Papà… - Provò a chiamarlo, ma Rick fu gelido nella risposta, tanto che lei non se lo aspettava perché non lo aveva mai visto così.

- Papà? Alexis cosa hai fatto?

- Ho solo voluto proteggerti. - Cercò di spiegargli lei.

- Proteggermi? Perché tutti volete proteggermi ed invece siete solo capaci di ferirmi?

- Perché tu sei come un bambino su queste cose e non ti rendi conto.

- Sono tuo padre Alexis! So come gestire la mia vita! So le scelte che faccio cosa comportano, non ho bisogno che tu decidi per la mia vita.

- Ho solo detto a Beckett che rivolevo mio padre, quello che era prima di conoscere lei e che volevo che tu fossi al sicuro.

- Le hai detto di lasciarmi, Alexis! Te ne rendi conto? Hai minimante pensato a cosa volevo io? Ai miei sentimenti?

- Quei sentimenti che hanno rischiato di farci uccidere? Di farti uccidere più volte?

Castle andò verso la cucina poggiando pesantemente le mani sul bancone. Voleva bere qualcosa, ma non aveva nemmeno la forza di farlo. Sentì il dolore di tutti quei mesi tornare prepotentemente addosso. Tutto quello che aveva pensato era costruito su un castello di bugie.

- Sai come mi sento oggi Alexis? Come un fallito. Perché io ho fallito nella cosa più importante della mia vita. Tu. Sei la ragazza più responsabile ed intelligente che ho mai conosciuto. Ma i sentimenti sono importanti tanto quanto la ragione nella vita. E se non sono riuscito a fartelo capire, io ho fallito. - Le parlò lentamente. Non c’era più rabbia nelle sue parole ma solo tanto dolore.

- Proprio perché sono responsabile papà io ho i piedi ben piantati a terra, più di te!

- Se non li stacchi mai Alexis, non puoi volare e non puoi vivere quella sensazione di straordinaria euforia, di paura e di entusiasmo quando stai per spiccare il volo e perdi il contatto con la terra. - Non le aveva saputo insegnare quello? Eppure lui viveva per quello, per quella sensazione. Come faceva sua figlia, quella a cui non aveva mai fatto mancare la magia e le favole a non capirlo? Aveva sbagliato tutto.

- Perdendo il contatto con la terra lo perdi con la realtà e non vedi il pericolo nel quale ti trovi e cosa rischi! - Lo riprese ancora lei e Castle si alzò di nuovo a guardarla. La sua voce tornò dura carica di tutto il dolore che sentiva adesso, per quello che non era riuscito a fare come padre e per quello che come uomo aveva perso.

- Tu credi veramente Alexis che essere innamorati vuol dire non avere la percezione del pericolo? Che io non sapessi cosa stavo affrontando e quali erano i pericoli che stavo correndo? Mi fai così stupido? Alexis, essere innamorati vuol dire sapere esattamente quali sono i pericoli che si devono affrontare e voler fare di tutto per porre rimedio. Io ogni giorno ero preoccupato, anzi no, terrorizzato per quello che poteva accadere a te, a tua nonna e a Kate ed ogni giorno cercavo un modo per venirne fuori, per venirne fuori insieme. Come una famiglia, perché io volevo che Kate facesse parte della nostra famiglia. Quello che hai fatto è stato meschino Alexis. Ti sei approfittata delle debolezze di Kate, della sua fragilità ed hai fatto leva su di lei sfruttando te stessa, le tue paure e l’importanza che sai di avere per me. L’hai messa con le spalle al muro. 

- Papà…

- No, Alexis, fammi finire. Kate non si meritava questo. Io non mi meritavo questo. Ti ho dedicato tutta la mia vita Alexis e lo rifarei un milione di volte, non sto rinfacciando nulla. Però merito anche io di essere felice. Perché non vuoi che io sia felice?

- Non sei felice ora con Vanessa?

- Vanessa non è Kate ed ora rischio di farle soffrire entrambe e non se lo merita nessuna delle due. Ho trattato Kate malissimo e solo perché tu l’hai convinta di cosa fosse meglio per me.

- Non puoi dare la colpa a me delle sue scelte. Kate non è una bambina, se ha fatto quello che ha fatto è perché anche lei era convinta che fosse meglio così.

- Tu non capisci Alexis e non conosci Kate. O forse sì, e proprio per questo ti sei comportata così.

Si allontanò da sua figlia, non riusciva nemmeno a guardarla adesso. Rischiava di dirle cose di cui si sarebbe pentito e non voleva.

- Difendi sempre lei, eh papà? Anche adesso, lei è la vittima. Quando smetterai di pensare solo a lei, di preoccuparti solo per lei? Non state insieme adesso, no? Stai con Vanessa. Perché ti preoccupi per Kate?

- Perché non smetti mai di preoccuparti delle persone che… che sono importanti. O lo sono state.

- Non mi pare che ti preoccupi di quello che accade a Meredith, però.

- Non è la stessa cosa.

- Già, con lei ci hai solo fatto una figlia, con Beckett sei stato insieme qualche settimana.

- Adesso basta Alexis! Non voglio più sentire una parola ne ho sentite anche troppe oggi.

Prese la giacca ed uscì di casa sbattendo la porta, sotto lo sguardo di una Martha che non aveva osato interrompere quello scontro padre figlia, ma che ora che erano rimaste sole, guardò sua nipote con uno sguardo carico di biasimo.

 

Appena fu fuori dal suo palazzo Rick prese il telefono e compose quel numero.

- Beckett, sono io. Dobbiamo parlare.

   
 
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