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Autore: IwonLyme    28/03/2017    1 recensioni
‘Il Principe’ è un racconto sulla libertà, sul significato che essa ha soprattutto per il giovane Nivek, protagonista e narratore, che verrà messo a confronto fin da subito con la bellezza di essa, la sua importanza e, almeno per lui, il suo difficile raggiungimento. Non è facile essere liberi e Nivek desidera talmente tanto esserlo che romperà ogni regola per raggiungere questo scopo.
Tuttavia ciò che inizia come un gesto ribelle e di rivalsa gli costerà proprio ciò che da principio inseguiva e si troverà catapultato in una realtà ed in un mondo molto più duro e severo di quanto non fosse suo nonno ed il villaggio in cui viveva da emarginato. Una guerra contro un re malvagio ed un padrone pronto a legarlo per sempre a se stesso saranno le cause delle sue vicissitudini che lo porteranno a riflettere sulla propria vita, sul vero scopo di essa e sulla sua nuova condizione: essere un Drago Domato.
“[…] tutto sta nel comprendere che qualcosa non ci è davvero tolto se noi non lo lasciamo andare via.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finalmente arrivano i Draghi Liberi! Cosa diranno di Nivek? Come farà a convincerli a scendere in campo contro il Re Orrendo? Ci riuscirà?
 
L'Urlo del Drago - Parte IV

Volammo per cinque giorni a sud-est fino a giungere in una terra dove c'era una fiorente vegetazione, verde e luminosi erano i prati, alto e senza fine il cielo. Volavamo spesso anche di notte, riposandoci poco, in realtà ero io l'unico che non dormiva, visto che Nowell ormai era benissimo in grado di appisolarsi senza cadere di sella, cosa che mi preoccupavo non facesse. Mangiavamo le provviste portate con noi dal villaggio, ma presto anch'esse sarebbero finite. Tuttavia non era il momento di tali preoccupazioni ed il viaggio sembrava procedere piuttosto tranquillamente. Avevo scelto la Terra dei Vulcani poiché, fin da quando Jethro me ne aveva parlato, avevo desiderato andarci per vedere se le sue storie fossero vere o meno. Montagne con fuoco? Chi ci avrebbe creduto senza vederle?
Dopo cinque giorni ed alcune ore notturne di volo, eravamo giunti infine al punto che avremmo dovuto raggiungere. Il terreno sembrava collinoso, impervio, ma nessuna traccia di montagne. Poi in lontananza sia io che Nowell cominciammo ad avvistare un nero fumo che oscurava il cielo, sembrava come un grosso fuoco che bruciava e saliva su fino ad invadere le nuvole e sporcarle. Volai con più decisione in quella direzione, lì o c'era un falò molto grande, o una montagna infuocata. Entrambe le ipotesi mi sembravano impossibili, tuttavia avvicinandoci sempre di più cominciai a distinguere un grosso monte, non una vera montagna a dire il vero, che fumava dalla cima. Mi voltai verso Nowell che fissava estasiato la scena. Anche lui non doveva aver mai visto una cosa del genere. Cominciai a planare verso il basso per vedere se riuscissi a trovare qualche traccia di Drago e, con mio grande stupore, più ci facevamo vicini, più cominciammo a notare che immersi nel fumo ed intorno alla montagna sembravano volare grandi Draghi rossi, con almeno due paia di ali, dalle lunghe code sinuose, simili eppure dissimili ad Ishmael.
Il Solitario allora si chinò su di me. – Siamo arrivati … – Sussurrò. – Ma ora credo che non sia stata una buona idea. – Certo ora per lui la situazione era ribaltata, era un Domatore circondato da crudeli Draghi che non poteva domare, non proprio un bell'affare. – Proseguiamo, ma fin dove dovremmo arrivare in volo? – Sapevo che dovevo fare un'entrata ad effetto, Rastus era stato chiaro, mostrare la mia forza era il modo più veloce per raggiungere la loro fedeltà e così avrei fatto.
Volai fino ad arrivare abbastanza vicino alla montagna, se non fossi stato dello stesso colore del cielo, ne sono sicuro, tutti i Draghi si sarebbero accorti di me. A quel punto cominciai a planare verso terra. L'aria era più soffocante e pesante rispetto agli altri luoghi in cui ero stato e mi annebbiava lo sguardo. Atterrai malamente poiché gli occhi erano accecati dalle lacrime. Nowell si mantenne in sella a malapena e non si tirò indietro dal lamentarsi. – Ti sei fatto male? – Chiese poi. Scossi il capo agitando le orecchie. – Bene, ne sono felice. – Sussurrò. Mi chinai affinché scendesse dalla mia groppa così che potessimo parlare. Mi ordinò di ritrasformarmi e tornai nel mio corpo umano. – Hai tutti i capelli in disordine, sai? – Disse ridacchiando. Erano fin troppo lunghi per i miei gusti. Li raccolsi in una coda e poi mi sfregai gli occhi che ancora mi bruciavano.
– Credo che dovremmo entrare senza cercare di rimanere inosservati. Rastus mi ha chiaramente detto che amano sentirsi superiori. – Gli spiegai. Annuì. – Quindi credo che dovremmo sembrare superiori.
– Non sei molto convincente con gli occhi che ti piangono, sai? – Disse trascurando il mio piano.
– Sì, be', lo credo … – Mormorai. Si avvicinò e versò dell'acqua dallo zaino su un pezzo di stoffa.
– Usa questa, lavati il viso, deve esserti andata della cenere negli occhi. – Li ripulii con il panno e mi sentii subito meglio. – Dunque, credi ancora che sia un buon piano? E se semplicemente ci andassimo a parlare pacificamente? – Anche io non ero sicuro sul da farsi, avevo scelto quella tribù poiché pensavo di avere qualche speranza in più conoscendo Jethro e potendo definirmi suo allievo, dunque forse Nowell aveva avuto l'idea migliore dicendo di avventurarci pacificamente.
– Va bene, facciamo così … – Conclusi poco convinto. Ignorare le parole di Rastus forse non era una buona idea, eppure lui stesso aveva sostenuto che essere “immune da pregiudizio” avrebbe potuto favorirmi.
– Sei agitato? – Chiese il mio padrone facendosi vicino e sollevando la sella sulla schiena. – Sì … insomma … è la prima volta che devi parlare come un Re, dunque credo che non sia esattamente …
– Non ho intenzione di parlare loro come un Re, ma come un ragionevole Drago che sa cosa accadrebbe senza il loro aiuto, siamo noi ad aver bisogno di loro, questo credo che non dobbiamo e non possiamo dimenticarcelo, sarebbe il peggiore affronto. – Senza più dire nulla cominciammo ad avventurarci fino ai piedi della montagna. La ricca vegetazione era un piacere per gli occhi, ma un vero tormento per i piedi. Cominciai a ricredermi, mi dissi che forse sarebbe stata una buona idea piombare in volo tra quella gente … No, forse no.
Passarono molti minuti prima di riuscire a sentire delle voci, voci umane di bambini che ridevano felici. Era un suono così dimenticato ed abbandonato, un suono di pace tanto che mi riempii il cuore di tranquillità. Mi voltai verso Nowell indicandogli di stare dietro di me e, prendendo un profondo respiro, mi avventurai avanti. Dopo ancora qualche passo ci trovammo infine in una radura dove c'erano tende scure tese un po' ovunque e disordinatamente, donne e bambini vestiti con abiti leggeri si trovavano lì intorno. Gli uomini probabilmente erano alti nel cielo. Il cuore mi batteva dall'agitazione, non avevo mai dovuto parlare con un nuovo popolo e farmi accettare, a ben pensarci nemmeno nel mio ero mai stato popolare, la cosa non fece altro che innervosirmi ancora. Poi Nowell sbucò alle mie spalle e una donna si voltò verso di noi. I nostri sguardi si incrociarono a lungo senza che lei osasse muoversi o dire un solo suono, ma poi, non appena stavo per farmi coraggio, cominciò ad urlare con la sua voce di Drago. – AIUTO! INTRUSI! ESTRANEI! – Tutti cominciarono a correre, sollevarono i bambini e si spostarono ai lati della radura, allontanandosi dal centro. Le donne si lamentavano, ma non si allontanavano troppo. Poi compresi il perché. Dal cielo furiosi e senza pietà iniziarono a piombare grossi Draghi rossi infuriati e pieni d'ira per chi aveva interrotto la loro pace. Decine e decine di Draghi cadevano in picchiata e si fermavano nella radura, appena toccavano terra diventavano uomini così da lasciare spazio anche agli altri di atterrare. Le donne corsero dietro di loro tenendo stretti i bambini ed il primo Drago atterrato, quello più grande e più temibile, si fece avanti con uno sguardo truce e combattivo. Mi avrebbe ucciso in fretta senza darmi nemmeno la possibilità di spiegare, tuttavia io ero più forte di lui, la mia voce più potente e non avevo paura del fuoco che senz'aria sarebbe morto in fretta.
L'uomo si fece ancora avanti annusando l'aria. – Un Drago delle Montagne cosa ci fa in queste terre? – Chiese furioso. Poi i suoi occhi videro la sella che portava Nowell e con un ringhio fece cenno agli altri di indietreggiare. – Un Domatore! Indietro! – Certo la loro paura era comprensibile, ma Nowell non avrebbe potuto domare nessuno di loro, nemmeno volendo. Mi feci avanti e mi misi davanti il mio padrone. – Cosa volete da noi? – Ringhiò ancora crudele.
– Desidero parlare con voi. – Dissi ed il suo sguardo si addolcì improvvisamente, sembrò come comprendere qualcosa che prima gli era oscuro. Subito però tornò feroce.
– Che stregoneria è questa?! Perché un Drago Domato parla prima del suo padrone? – Stavo per rispondere, ma poi avvenne qualcosa che nemmeno io riesco a spiegare. Un bambino, probabilmente sfuggito dalle mani della madre, corse verso di me e non si fermò fino a quando le sue mani non ebbero toccato le mie ginocchia. Tutti parvero terrorizzati, ma lui rideva. Mi chinai allora su di lui e gli accarezzai il capo. Lui mi guardò curioso.
– Torna dalla tua mamma … – Sussurrai. Mi strinse un dito della mano e poi corse indietro tornando tra il gruppo di Draghi. Il silenzio era denso, nessuno sembrava voler parlare per primo. Quell'interruzione aveva reso tutti più incerti sul tono e sulle parole da usare. In ogni caso, raccolto il mio coraggio ed il mio intento, mi avvicinai e l'uomo, che a questo punto doveva essere il capo, si mosse nella mia direzione dritto e nobile.
I nostri occhi si fissarono a lungo e lui sembrò non comprendere a pieno ciò che stava vedendo, poi io chinai il capo. – Molto piacere di conoscervi, il mio nome è Nivek. – Dissi sicuro e fermo.
Titubante il Drago non voleva rispondere, ma la buona educazione è qualcosa che Jethro aveva sempre gradito, dunque doveva essere lo stesso per la sua tribù. – Salute a voi, lieto di incontrarvi e di parlarvi, il mio nome è Jaxon. – Rivelò tra lo stupore di tutti. Certo, ora che il Domatore conosceva il suo nome poteva domarlo, era di questo che egli aveva paura.
– Non temete, il mio padrone non vuole fare del male a nessuno di voi, egli è innocuo. – Lo informai calmo.
– Innocuo? Eppure avverto con chiarezza che tu non sei il suo Drago Consacrato. – Mi istigò. Non era uno sprovveduto.
– È così, ma egli è un Solitario, dunque completamente innocuo per ogni Drago. – Lo stupore di tutti sfociò in mormorii sconnessi e concitati, ma un ruggito del Drago li riportò alla calma.
– Se è vero ciò che dici come puoi essere tu il suo Drago? – Domandò.
– Questa è di per sé una storia lunga e difficile da raccontare, se avremo tempo tra tutte le parole che vi devo dire, vi rivelerò anche questa. – Risposi. – Ora vi chiedo di prestare fiducia alle mie parole poiché credo che sia palese che non dico bugia. – Lui annuì.
– La tua voce è bizzarra … ed anche il tuo aspetto. – Concluse voltandosi verso la tribù. – Egli non è pericoloso, tornate ai vostri lavori. – Tra borbottii e sussurri tutti cominciarono a tornare al loro impiego, chi era atterrato riprese il volo e chi era a terra tornò alle faccende da cui era stato distratto. – Mi hai spinto a fidarmi di te, ora voglio garanzie, strano Drago. – Feci cenno a Nowell di avvicinarsi e lui si mise al mio fianco.
Chinò il capo davanti al Drago della Terra dei Vulcani. – Perdonateci per la nostra visita inaspettata, il mio nome è Nowell e sono il Domatore di Nivek, spero possiate guardare a me con clemenza. – Disse con la sua voce calda e Jaxon sembrò stupito.
– Siete la più bizzarra coppia di uomini che sia giunta qui. Mai credevo che avrei udito una voce così limpida uscire dalla gola di un Drago e mai una così dolce da quella di un Domatore. – Confessò. – Hai detto di essere venuto per dirmi molte cose, infine di cosa si tratta?
– Le orecchie sono molte, vorrei parlare in privato. – Chiesi. Mi voltai verso Nowell. – Il mio padrone attenderà qualche istante. – Dissi chinando il capo verso di lui.
– Bene! Così sia! – Mi afferrò feroce per un braccio e mi tirò fino a tornare dentro la vegetazione, ci allontanammo di molti metri e temetti volesse farmi del male, ma, percorso un po' di spazio, mi lasciò andare. – Ora parla! – Ordinò.
Lo guardai intimorito cercando però di non mostrare la mia paura. Era minaccioso. Lunghi capelli rossi gli scendevano disordinati fino alle spalle e gli occhi dello stesso colore erano pungenti e penetranti. Sul viso aveva alcune cicatrici, simbolo, credevo senza sbagliarmi, di battaglie contro intrusi. – Abbiamo volato quasi una settimana per giungere qui, l'abbiamo fatto per chiedere il vostro aiuto. – Sussultò.
– Aiuto? Che genere di aiuto? – Mi interruppe frettoloso di sapere.
– Vogliamo, con ogni intenzione, fare guerra ai Domatori che ora comandano, usano, sfruttano e sottomettono quelli della nostra specie. Il mio Domatore ha riunito sotto la sua voce molti Domatori buoni ed altrettanti Draghi, però non siamo sufficienti, abbiamo bisogno dell'aiuto dei Draghi Liberi per riuscire a vincere, per riuscire finalmente a sconfiggere il tiranno. Il vostro aiuto sarebbe prezioso, potenti e forti come siete. – Lui sembrò passarsi le mie parole tra i denti e poi scoppiò in una fragorosa risata, dura ed inflessibile.
– Nessun Drago Libero vi aiuterà! Andare in un luogo pieno di Domatori che possono domare? Un pazzo lo farebbe! Un pazzo! – Abbassai il capo in silenzio. – Come vi è mai potuto venire in mente di chiedere una cosa del genere a dei Draghi Liberi?
– Mi chiedo come possiate voi invece non considerare nemmeno la cosa. Anni, anzi secoli abbiamo passato a combattere contro i Domatori, vita o morte: questa è la scelta, ora vi chiedo perché la scelta non potrebbe essere un'altra? – Dovevo riuscire a farlo ragionare. – Potrebbe essere giunto il momento di dover trovare una pace, un accordo, ho conosciuto i Domatori che sono agli ordini di Nowell, buoni e gentili sono, amano i Draghi come se fossero loro simili, niente potrebbe distruggerli di più della loro morte. Ho sentito l'urlo disperato di uno di essi con queste mie orecchie, mai nella mia vita ho udito qualcosa di così straziante. Forse non potete capire, ma avere un Domatore non è la cosa peggiore che possa capitare, essere domato dai fedeli del Re è di gran lunga peggio.
– Credi che non lo sappia? Ho perso molti dei miei uomini! Tanti sono stati presi dai Cacciatori di quegli infidi mostri! – Mi afferrò per la maglia. – Ed ora tu mi dici di fidarmi di altri mostri che dicono di essere migliori di questi?! Sei un pazzo!
– Forse hai ragione, ma ancor più pazzo di me è il Re che governa ora sul trono, ci domerà tutti se sarà necessario, non ha riguardo. – Mi lasciò andare grugnendo.
– Mettere in pericolo i Draghi Liberi di questa tribù per aiutare i Domatori … è assurdo. – Abbassai lo sguardo. Sospirai.
– Sono sicuro che sapete che è la scelta migliore, sebbene sia pericolosa. – Dovevo tirar fuori il mio asso nella manica. – Forse però ho giudicato male la gente della Terra dei Vulcani, in fondo non potevo basarmi su un solo Drago per giudicarne molti. – Sussurrai noncurante aspettando che lui abboccasse.
Si voltò avendo udito chiaramente le mie parole. – Conosci un Drago della Terra dei Vulcani? – Domandò interessato. Annuii.
– Sì, egli è il mio maestro. – Sembrò calmarsi improvvisamente. Sospirò e si fece vicino.
– Egli com'è? – Chiese calmo.
– Un uomo eccezionale, il Drago più straordinario che io abbia mai incontrato. La sua voce sembra fiamma ed i suoi occhi sono gentili. Questa è la prima tribù che visito, sono venuto qui poiché egli era uno di voi una volta. – I suoi occhi si sollevarono stracolmi di speranza e mi sentii diventare stranamente importante. Sembrava che quella singola affermazione l'avesse cambiato.
– Devo essere chiaro con te, strano Drago, il mio odio verso i Cacciatori è più duro rispetto a tutti quelli della mia specie, essi hanno catturato e portato via un Drago da questa tribù, egli era il futuro capo, forte e possente era la sua voce come quella di nessuno. Egli fu catturato per proteggermi, era il mio primo volo e mi sono spinto troppo lontano. Lui mi seguì. Presero lui e non me. Egli era mio fratello, il mio debito mai verrà saldato. – Certo comprendevo con più chiarezza la sua difficoltà ad allearsi ai Domatori.
– Anche l'uomo che io conosco è importante per me, al pari di un padre forse. Potrebbe essere però che l'uomo che tu credi morto in realtà sia ancora in vita. – Lui scosse la testa.
– Troppo bello egli era per essere stato domato da qualcuno di povero, forse è stato venduto ad un nobile. – Disse passandosi una mano tra i capelli. – Mio fratello ed io siamo puri da molte generazioni. – Sussultai. La mia espressione mi tradii e lui si avvicinò veloce. – Cosa ti è venuto in mente? – Domandò veloce.
Ero titubante. Certo sarebbe stata una strana coincidenza, ma forse nemmeno così tanto. – Come si chiamava vostro fratello? – Sussurrai guardandolo negli occhi. Lui si fece immobile.
– Sono anni che non pronuncio il suo nome. – Confessò ed i suoi occhi divennero tristi. – Il nome di mio fratello era Jethro. – Non avrei mai pensato che una cosa del genere potesse accadere, eppure avrei dovuto immaginarlo, in fondo non era molto vasta la tribù ed essendo Jethro così puro doveva per forza essere ricordato, ma addirittura suo fratello, capo della sua tribù. Forse lui doveva avermi compreso fin dal principio.
– Egli è il mio maestro, Jethro è il nome del Drago che mi ha reso tale, la sua voce la porto nel cuore e se potessi ve la farei ascoltare, ma non credo di avere dubbi, lui stesso mi raccontò di essere puro sia da parte di madre che di padre, ma mai avrei immaginato che egli avesse un fratello. – Jaxon sembrò non capire immediatamente le mie parole, ma poi si portò una mano alla bocca e rimase in silenzio con gli occhi spalancati per molti minuti.
Infine rivolse ancora a me il suo sguardo. – Dunque tu mi dici che lui è fedele alla tua causa? Che egli è stato domato? Da chi? Il suo Domatore com'è? – Voleva certo sapere il più possibile sul fratello che credeva morto.
– Sì, lui è fedele alla causa mia e di Nowell, mi ha dato molti consigli … – Sussurrai e la voglia di rivederlo si fece pressante nel mio cuore. Cercai di scacciarla. – Ed egli è stato domato molti anni fa da una donna di nome Wren, è molto buona e gentile, inoltre è molto amica del mio Domatore. Però … – E la mia voce si fermò.
– Però cosa? – Saltò su lui feroce.
– Non so se questo possa essere per te una buona o una cattiva notizia … – Lo guardai negli occhi. – Lui è un Drago Consacrato da molti anni. – Ancora una volta mi rivolse uno sguardo smarrito ed incapace di dire qualcosa di sensato. – Posso dire, senza sbagliare, che ciò che c'è tra Jethro e Wren è qualcosa che non esiste tra molti, il loro amore è …
– Amore? – Ruggì tristemente. – Amore tu chiami quello?! – Potevo capire che lui non comprendeva.
– Chiamo amore ciò che deve essere chiamato con quel nome, se tu li avessi visti diresti lo stesso. – Certo sarebbe stato troppo dirgli che avevano anche tentato di avere un figlio e ancor più di troppo sarebbe stato dirgli che suo fratello non poteva più volare.
– Non posso credere che sia così cambiato … – Sussurrò con gli occhi lucidi e per la prima volta il suo volto divenne vulnerabile.
– La nostra causa è cara a tutti i Draghi con un po' di buonsenso. Un buon padrone è ciò che ognuno di noi dovrebbe avere, un buon padrone è peggio che essere liberi, ma se dovessero avere la meglio i Domatori del Re presto non ci sarebbe più alcuna libertà. Jethro attende il mio ritorno e sarei felice di portare suo fratello con me, il suo viso è fiero e nobile è ancora il suo animo non disonora la tua famiglia, ma la onora più di quanto chiunque possa immaginare. – Si avvicinò e mi guardò negli occhi critico.
– Dovrei mandare a morte i miei Draghi per rivedere un fratello che ha scelto di non essere più tale? – Lo afferrai saldo per la maglia poiché l'ira improvvisamente si impadronì di me.
– Egli è un Drago migliore di chiunque dei tuoi! Se non mi seguirai morirete comunque o peggiore sarà il vostro destino! Se vinceremo sarà la pace! Come puoi non capire?! – La mia voce ruggì senza controllo e l'aria sferzò le piante intorno a noi. Jaxon si raggelò e le sue mani tremarono di paura vedendo la mia rabbia. – Jethro è il mio maestro … non permetterti di insultarlo ancora. Inoltre tu stesso gli devi la libertà che ora vanti di avere.
– Che Drago mai può possedere una voce così … – Sussurrò ancora stretto tra le mie mani. Lo lasciai e lui barcollando si rimise dritto. – Chi sei tu, ragazzo?
– E dire che tuo fratello ha risposto in fretta. – Senza dire altro mi diressi verso la radura. Arrivato trovai tutto il posto pieno di Draghi, nessuno volava, tutti erano fermi a terra. Mi osservavano pronti a seguire con interesse ogni mia mossa. Poi un uomo si divise dal gruppo, era anziano ma la forza fuoriusciva ancora dalle sue membra come se la irradiasse, mi ricordò mio nonno.
– Se non fosse davanti a me non crederei a ciò che sto vedendo. – Disse con voce possente. – La memoria della nostra gente parla forte e chiaro nella mia mente. Dopo secoli di silenzio il nostro Re è tornato. Il Cielo ha finalmente mandato una voce. – Sicuro e senza sembrare vecchio si sollevò. – Signore del Cielo, Re del Vento, accetta la fedeltà di un umile servitore. – Ruggì e tutti gli altri lo seguirono. Jaxon uscì dalla vegetazione alle mie spalle e mi osservò severo.
– Difficile è che mio padre sbagli. – Sussurrò abbassando il capo. – Non posso negare di aver sospettato, mio signore. – Nowell allora si fece vicino mentre anche il capo della tribù si univa agli altri e tutti si inginocchiavano a me.
– Direi che è andata inaspettatamente bene, non credi? – Mi voltai e lo guardai. Nemmeno io ne sembravo davvero persuaso.
 
La sera era calata sulla montagna che emette fumo e tutti sembravano tranquilli come se io non fossi nemmeno arrivato. I bambini avevano assediato Nowell per tutto il pomeriggio, i suoi capelli rossi venivano tirati e le sue spalle scalate come rocce. Lui immobile si lasciava fare di tutto. Non avrei mai creduto che potesse essere in grado di giocare con dei bambini in modo così spensierato. La sua risata era chiara quando, dopo aver urlato per spaventarli, essi ritornavano a tormentarlo. Perfino io non attiravo tanta attenzione, anzi, la mia presenza sembrava intimorire tutti. Quando il sole calò, per tutta la radura vennero accesi fuochi. La voce calda dei nostri ospiti bastava a far accendere una vibrante fiammella che scaldava tutti quanti. Insieme le madri ed i padri cullarono i loro bambini fino al sonno liberando finalmente il mio Domatore che stanco venne a sdraiarsi accanto a me. In silenzio fissavo i fuochi intorno a noi e pensavo a quanto quel luogo fosse stupendo.
– Se posso permettermi, mio padre vorrebbe parlarvi. – Disse la voce di Jaxon alle mie spalle. Mi voltai ed annuii. Dunque mi alzai. – Ad entrambi … se il Domatore non è troppo stanco. – Guardai Nowell che si sollevò silenzioso e mi seguì fin dentro la tenda del padre di Jaxon.
Mi sedetti davanti all'uomo che, con un pallido sorriso, attendeva il mio arrivo. – Molto lieto di conoscervi, il mio nome è Nivek. – Mi presentai chinando profondamente il capo visto che era anziano e molto più importante di me.
– Salute a voi, lieto di incontrarvi e di parlarvi, il mio nome è Faron. – Rispose lui chinando il capo, cosa che non avrebbe dovuto fare visto che ero molto giovane. – Ho parlato con mio figlio Jaxon ed egli dice che sei allievo del mio figlio perduto, Jethro … è vero? – Chiese con una nota gioiosa nella voce.
– È così, egli è l'uomo che mi ha reso un Drago. Sono il suo unico allievo. – Lui annuì.
– Quale immensa gioia è per me, che ormai sono alla fine dei miei anni, sapere che il figlio che credevo morto, il mio primo figlio, è vivo e sta bene. Non solo porti notizie interessanti, ma anche le più gradite. – Sembrò quasi sfuggirgli una lacrima e rividi nei suoi occhi quelli di Jethro tanto che una morsa mi strinse il cuore. Mi mancavano i suoi consigli come se mi mancasse il respiro. – Tu vuoi molto bene a mio figlio, sono nel giusto, non è così? Jaxon mi ha detto che lo reputi pari a tuo padre. – Sollevai lo sguardo.
– Non pari, signore, poiché io un padre non l'ho mai avuto, ma esattamente come tale. – Risposi. Annuì felice.
– Speravo che anche lui provasse la gioia di avere un figlio. – Aggiunse a cuore aperto. Mi sentii in imbarazzo.
– Non so, a dire il vero, se la cosa è reciproca. – Dissi. Faron scoppiò a ridere.
– Oh, mio caro ragazzo, certo che lo è! Nessun Drago della Terra dei Vulcani addestrerebbe altri se non il proprio figlio! Come a mio tempo io addestrai Jethro e poi Jaxon, così lui poteva soltanto addestrare un Drago che fosse, nel cuore o nel sangue, suo figlio. – Le parole di quell'uomo mi commossero.
– Allora si può dire che siamo figli adottati dalla stessa famiglia. – Aggiunse Nowell ridacchiando.
– Che cosa intende dire? – Lo freddò Jaxon cupo.
– Ah … – Intervenni io per salvare la situazione. – … la Domatrice di Jethro è affezionata a Nowell tanto quanto un figlio, così almeno sostiene Jethro stesso. – Entrambi sembrarono straniti dalla cosa, ma, fortunatamente, senza farci caso, proseguirono.
– Mi ha anche detto che è un Drago Consacrato, è così? – Chiese ancora Faron. Annuii. – E che tu hai parlato di amore … – Sussurrò come se fosse proibito.
– E ho parlato, signore, poiché è ciò che ho visto. – Rimase in silenzio pensandoci con attenzione e poi sospirò.
– Se però come dici lei è una brava donna, così almeno mi è parso di capire, allora credo che non ci siano problemi. Inoltre mi fido del giudizio di mio figlio, lui non si sarebbe Consacrato o innamorato di una donna qualunque. – Concluse. Mi sembrò che mi venisse tolto un peso dalle spalle.
– Se mi permettete … – Disse allora Nowell ed io pregai non stesse per dire cose che non sarebbero andate a genio ai due. – … perfino tra Domatori è difficile trovare un legame tanto unico come quello che c'è tra Jethro e Wren, essi sono indivisibili. – Il padre ridacchiò e, con occhi gioiosi, si sporse per accarezzare il capo a Nowell.
– I tuoi capelli sono molto belli. – Ora capivo: i Draghi della Terra dei Vulcani avevano un'attrazione folle per i capelli rossi, bambini o anziani non importava. Qualunque cosa Nowell avesse detto sarebbe stata scusata dai suoi capelli.
– E la sua voce è bizzarra, non credi, padre? – Disse allora Jaxon allarmandomi.
– Sì, simile a quella di un Drago. – Borbottò Faron. – Hai detto che è un Solitario, giusto?
– Sì, lo è. – Risposi.
– E che sotto il suo comando si sono riuniti Domatori per combattere il Re Orrendo, è così? – Annuii. – Perché dunque si sono riuniti sotto di te, Domatore? – Credevo che se Nowell avesse risposto che tutto era per via dei capelli rossi nessuno avrebbe fatto domande, ma il Solitario non intendeva ingannarli e quindi la sincerità sarebbe stata l'unica via.
– I capelli rossi che tanto vi piacciono li ho ereditati da mia madre. – Disse calmo. – Lei era una donna molto buona, bella e forte, ma era, prima di ogni altra cosa, un Drago. – Avvertii chiaro lo spettro di quell'abominio invadere gli occhi di Jaxon e Faron che subito divennero neri di rabbia e tristezza. – Lei era il Drago preferito del Re che voi chiamate, con ogni ragione, Orrendo. – Il silenzio era tanto denso da rendere l'aria quasi irrespirabile, ma saggi erano i Draghi dei vulcani e l'avrebbero fatto finire di parlare. – Dunque io sono Solitario, Mezzo Drago e Principe, rappresento, così credo, ciò che di più strano possa esistere su questo mondo. Tuttavia chiaro è il proposito che ho in mente ed è distruggere tutto ciò che quell'uomo, con il suo odio e la sua crudeltà, è riuscito a creare. Non è vendetta ciò che voglio, ma pace. Mia madre non potrà mai essere vendicata, ma posso fare in modo che nessun altro Drago soffra come lei. – La voce di Faron flautò nel silenzio che seguì la voce di Nowell. Egli si tolse la benda e mostrò che non mentiva. Mostrò loro l'occhio del Mezzo Drago. Faron sembrava gemere di dolore. Era fermo con il capo chino e la voce che emetteva note singole.
– Quale orribile destino … – Sussurrò poi. – … che dolce animo tu hai, Domatore, Solitario, Mezzo Drago o re. Tante cose sei, ma ne sembri una sola. La tua voce guida come quella del tuo Drago, un Lungo Sguardo e un Perfetto Uccisore sono alleati e compagni, credo che nulla possa rappresentare questa unione che voi ci chiedete più di voi stessi. Io so dov'è il mio posto e non abbandonerei mai mio figlio, sebbene lontano.
– Anche io so dove schierarmi. – Confermò Jaxon. – Che il Cielo sia testimone della mia risposta.
Chinai profondamente il capo. – È un grande onore sentire queste parole e un'immensa gioia potervi ringraziare.
– Devo dirti una cosa, però. – Intervenne Faron. – Ciò che volete fare richiederà più di una tribù di Draghi, intendi forse visitare tutte le tribù? – Domandò.
– Volevo, se entrambi siete d'accordo, chiedere a voi di informare le tribù minori, così che sentendo la vostra voce possano unirsi a me ed io risparmiare tempo. – Fu stupito dalla mia richiesta, ma poi il suo sguardo si addolcì.
– Senza dubbio, sarò felice di essere il tuo messaggero. – Concluse chinando il capo. – Dunque presumo che abbiate intenzione di partire in fretta, giusto?
– Sì, è nelle mie intenzioni. – Risposi.
– Come mai, se mi è consentito chiedere, tanta fretta? – Sia lo sguardo mio che di Nowell si fece buio e fu lui a voler parlare.
– Uno dei nostri è morto sei giorni fa e tre sono stati gravemente feriti, non so se questo sia dovuto ad un caso o se il Re sa già che tramiamo qualcosa, in ogni caso dobbiamo essere veloci e silenziosi. I miei compagni Domatori si stanno occupando di riunire quanti più fedeli alla causa tra le nostre schiere, noi invece siamo partiti perché Nivek vola veloce e …
– … e ha la Voce del Cielo, sì, me ne sono accorto come credo se ne accorgerà qualsiasi altro Drago Libero. Tu, Domatore, hai domato un Drago estremamente prezioso ed altrettanto nobile, credo che per metà sia stata fortuna e per l'altra metà, non posso fare a meno di crederlo, destino. – Faron sorrise dolcemente. – Ora, se posso chiedere, quel vostro compagno che è morto era un Drago?
– Sì, purtroppo sì. – Il vecchio Drago ridacchiò e lasciò sia me che Nowell di sasso.
– Oh, scusate, davvero … Non intendevo ridere della morte di un mio simile, perdonatemi, davvero … Solo che un Domatore chiami “uno dei nostri” un Drago è una cosa molto strana. – Si alzò e tutti ci alzammo insieme a lui. – Avete la mia fedeltà, entrambi voi. – Si avvicinò e mi prese una mano. – Spero che tu voglia informare mio figlio che sono felice di sentirlo vivo. Aspetto con ansia il giorno in cui lo rivedrò in piedi sulle sue due gambe. – Si avvicinò ancora e mi abbracciò. – Un caro ragazzo sei, Nivek, e mi hai reso un padre felice. – Sorrisi senza riuscire ad esprimere in altro modo la felicità che mi avvolse. Quell'uomo era così simile a Jethro che non potevo fare altro se non affezionarmi a lui in qualche modo. Mi lasciò andare lentamente e mi guardò negli occhi.
– Posso dire, signore, che suo figlio ha preso molto da lei. – Dissi. Lui ridacchiò.
– Spero non troppo. – Confessò. Si voltò verso Jaxon e gli fece cenno di farsi avanti. – Intendete continuare ora verso quale tribù? – La sua domanda mi prese alla sprovvista e non seppi cosa rispondere. – Presumo che vorrete visitare anche la tribù dell'altro vulcano, esatto? Se fosse così allora permettete che chieda a mio figlio di accompagnarvi. Jaxon vi guiderà in quella direzione e cercherà di far riflettere quel testone di mio fratello. – Ridacchiò. – Inoltre credo di insegnarti una cosa dicendoti che i puri sangue sono pochi, fidati quando ti dico che sono tutti imparentati, dunque non stupirti troppo, eh? – Mi diede una pacca sulla spalla. – Mio padre e suo fratello divisero la tribù perché altrimenti sarebbe stata troppo grande ed era pericoloso muoversi in molti. Io e mio fratello eravamo molto uniti, ma poi mio zio morì senza eredi e così Gareth dovette prendere il suo posto. Gareth è mio fratello maggiore e governa la tribù che un tempo fu del fratello maggiore di mio padre, vivono sotto il secondo vulcano. È un gran testone, ma forse, vedendo Jaxon, vi farà parlare. – Sospirò. – Ed una volta che avrai parlato anche a lui non resteranno dubbi. – Ridacchiò di nuovo.
– Grazie, è davvero troppo gentile. – Dissi chinando il capo.
– Ma ora basta chiacchierare, si è fatto tardi, andate a dormire e domani resterete qui, dovete riprendere le forze. Poi partirete. Jaxon vi farà vedere la vostra tenda. – Lo ringraziammo ancora ed uscimmo accompagnati dal fratello di Jethro. Ci guidò così in una tenda che avevano preparato per noi.
– Grazie molte, Jaxon, per tutto. – Lui annuì.
– Sì, grazie a te, Nivek, per la tua voce e tutto il resto. – Borbottò allontanandosi. Lo sentii sbadigliare ed il sorriso mi venne spontaneo. Era diverso da Jethro per quanto riguardava il carattere, ma in quanto a cuore erano molto simili. Mi dissi che dovevano volersi molto bene se uno era stato pronto a perdere tutto quell'amore e quella famiglia per l'altro.
Entrai nella tenda e mi sdraiai al fianco di Nowell che era già steso a terra. Si avvicinò e mi sfiorò la mano. – Non preoccuparti, si rivedranno. – Sussurrò.
– Non avrei mai pensato di vedere il padre ed il fratello di Jethro, non avrei mai pensato di sentirmi così immeritevole di conoscerlo. Avrebbe potuto essere amato dalla sua gente, dalla sua famiglia … invece … – Sussurrai.
– Altri lo amano, giusto? E tu, mi sembra di capire, sei uno di questi. Non preoccuparti, amico mio, Jethro è felice, ne sono sicuro. – Mi voltai per guardarlo negli occhi.
– È assurdo, non credi? Draghi Liberi e Draghi Domati non possono nemmeno incontrarsi e vivere in pace gli uni con gli altri, i genitori divisi dai figli, i fratelli dai fratelli, tutto questo è così sbagliato. – Si voltò su un fianco e sospirò.
– È colpa di noi Domatori, ma finalmente alcuni di noi hanno capito, tutti intendiamo riparare a questo torto ed abbiamo bisogno della fiducia dei Draghi per farlo, sebbene non ce la meritiamo minimamente.
– Lo so, e poi finalmente ci sarà la pace. – Strinsi il polso di Nowell. – Poi finalmente tutti saranno liberi di essere ciò che desiderano.
– Sì, questo è ciò che sogno ogni notte … – Sussurrò piano e voltandomi lo trovai già addormentato. 

Nivek ha conosciuto la famiglia di Jethro ed ha conosciuto la prima tribù. Tutto è solo al principio e la missione sembra più difficile di quello che credevano.
Lui, in fondo, non è un Re, ma solo qualcuno che ci somiglia, no? 
Cosa succederà a Nivek ed alle sue convinzioni, alla sua consapevolezza di sé? Spero vogliate scoprirlo insieme a me!
Grazie mille per seguire la storia!
Iwon Lyme
   
 
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