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Autore: Tsukuyomi    06/06/2009    9 recensioni
L'ennesimo ritorno alla vita dei Gold Saint, costretti dalla dea a tenere un diario. L'intento vuole essere comico e abbondano le parolacce. Probabilmente si tratta di un Death Mask un po' personale, è come lo immagino io.
"Per quale recondito motivo io, Death Mask di Cancer devo tenere un diario? Ma me ne può fregare qualcosa di meno? Per i posteri dice la dea. “Sarà utile per i vostri successori” dice lei. "
- FANFIC MOMENTANEAMENTE SOSPESA -
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Death Mask Journal 6 Giugno
“Potete cominciare con ‘Caro Diario’…” Potrei cominciare con ‘Vaffanculo’.
Da oggi, per volere della dea Atena, tu, inutile agglomerato di carta, sarai il custode dei miei più intimi pensieri e sentimenti. Bello. Ma guarda se... Sono arrabbiato, irritato e forse addirittura incazzato per questa storia. Per quale recondito motivo io, Death Mask di Cancer devo tenere un diario? Ma me ne può fregare qualcosa di meno? Per i posteri dice la dea. “Sarà utile per i vostri successori” dice lei. Poteva iniziare con questa boiata con la prossima generazione direttamente. Sì, oppure poteva iniziare con quella precedente, non che sarei stato più contento, ma almeno mi sarei rassegnato appena conquistata l’armatura. Secondo la nostra dea dovremo scrivere tutto ciò che ci passa per la mente, ma ovviamente prima dobbiamo presentarci. Dobbiamo far capire chi siamo, chi eravamo. Da quando siamo nati a quando per forze di causa maggiore non ci saremo. Oh come non riesco ad ingoiare questo rospo. La “dolce” creatura che è l’incarnazione di Atena in terra ha avuto addirittura un piccolo appunto per me, solo per me: “Mi auguro che utilizzerai un linguaggio meno volgare e scurrile di quello che utilizzi quotidianamente”. Sono rimasto di merda.
Ma devo far capire ai prossimi sfigati chi ero o devo recitare la parte del bravo bambino? Comunque sarò una testa di cazzo anche qui. Scriverò tutte le parolacce che mi verranno in mente e forse ne inventerò di nuove. Così, per ripicca. Il prossimo cavaliere del cancro o si ammazzerà di risate leggendolo o preferirà spararsi sui coglioni. Non mi interessa. Comunque nessuno di noi ha preso particolarmente bene questa storia del diario, delle memorie, della propria biografia scritta senza essere voluta o  quello che è o come la si vuol chiamare. Devo dire che dare una punteggiatura ai pensieri è abbastanza difficile ed è anche abbastanza difficile annotarli considerando che il pensiero è leggermente più veloce della mano ma tanto a noi non importa o almeno a me non importa. C’è un tipo di scrittura che si chiama ‘flusso di coscienza’, scrivi esattamente ciò che pensi e come lo pensi. Ovviamente la tentazione di mettere punti e virgole e pause varie viene quasi spontanea ma se proprio devo fare questa porcata almeno cercherò di divertirmi.  Forse non l’avevo fatto intendere bene: NON POSSO RIFIUTARMI!!
Su 14 persone alle quali è stato chiesto (ordinato) di aggiornare, possibilmente quotidianamente un diario, solo due si sono mostrate appena appena più propense di me e degli altri compagni. L’hanno presa con filosofia e hanno detto “Servirà a fare un po’ di introspezione almeno”. Sion e Dohko, sarà che avete un milione e mezzo di anni per gamba, ma non riesco a condividere la vostra saggezza e la vostra buona volontà nell’impegnarvi in un compito che non si addice neanche lontanamente ad un guerriero.
Ho sentito dire che con l’abitudine la stesura di un diario diventa più semplice e più piacevole, che è normale che si provi imbarazzo davanti al foglio e non sapere cosa scrivere. Mah … sarà vero. Io so solo che mi sento un minchione. Però sto scrivendo. Ci sto riuscendo. Sarei fiero di me se solo me ne sbattesse qualcosa.
Che vita …
Beh, ho già scritto fin troppo oggi. Ho cose più importanti da fare: sputare per terra, ad esempio.
Ciao?
A domani. (forse)

7 Giugno
Ok agglomerato inutile di carta. A noi due. No, non ci riesco. ‘Caro diario?’

8 Giugno
[Scarabocchi]

10 Giugno
Ok, mi rassegno. Devo scrivere un maledetto diario e lo farò. Sì, cazzo, lo farò.
Che cosa si scrive su un diario? Un po’ tutto immagino. Che fesseria disumana. Ci sto provando ma non mi riesce. Non posso improvvisarmi scrittore. Io che ho problemi a lasciare un appunto per avvertire qualcun altro anche solo per dirgli “Sono passato a trovarti e non c’eri”. Non ho mai saputo che cosa scrivere. Mai. Forse mi faccio troppi problemi ma vorrei evitare di doverlo fare. Oh dèi dell’Olimpo, mi sembra una tale idiozia. Forse potrei scrivere il motivo che mi costringe a questa stesura. Beh, io e i miei compagni cavalieri d’oro siamo stati riportati in vita pochi giorni fa: il primo di giugno per l’esattezza. Era una giornata di sole, come oggi, e c’era un caldo soffocante. Il mio, anzi i nostri, spiriti erano stati sigillati all’interno di un masso al quale sono state date le nostre fattezze. Non sapevamo dov’eravamo, sapevamo perché eravamo lì e sapevamo che ci saremmo rimassi per sempre. Beh, chiaramente ‘per sempre’ è durato poco. Siamo rimasti sigillati un anno, giorno più giorno meno.
Credo che il primo giorno di Giugno sia stato il più bello della mia vita. Non solo potevo riabbracciare la vita, ma potevo rivedere i compagni di tante battaglie, uomini che considero fratelli. Non so come siano andate le cose o cosa sia successo, nessuno di noi ha osato chiedere né il perché né il percome.
Ricordo solo il buio, la sensazione di aver vicino gli spiriti di persone a me conosciute ma non potevo sentirli realmente. Una sensazione di … vuoto, un vuoto orrendo. Poi una luce accecante assieme ad una sensazione di calore talmente intensa che mi avrebbe tolto il respiro, se solo avessi respirato. In un istante mi son trovato ad aprire gli occhi, bruciavano come l’inferno. Li coprii con le braccia.
D’un tratto mi resi conto che le cose erano cambiate. Percepivo la brezza e il sole sulla pelle che credevo di non avere più, considerando che mi era rimasta solo l’anima e che per giunta era sigillata nel nulla, percepivo  un odore familiare di vegetazione e mare, sentivo che ero dentro dell’acqua, o almeno c’erano i miei piedi e percepivo, no, sentivo chiaramente delle urla. Urla di gioia però. Che succedeva? Avevo paura a guardare, a scostare le braccia e vedere cosa stava succedendo. Non ce la feci. La curiosità uccise il gatto, beh, io ero già morto, neanche la curiosità mi avrebbe potuto uccidere.  Tolsi lentamente le braccia che mi coprivano il viso e nel mentre aprivo gli occhi in modo che si abituassero alla nuova luce. Quando potei vedere … beh, non ci sono parole per descrivere quello che provai quando li vidi. Loro. Erano tutti qui.
I miei compagni, i miei amici, i miei fratelli. NUDI.
Avrei pianto se avessi avuto ancora lacrime da versare, ma quelle le ho esaurite da tempo.  Mi guardai attorno. Erano tutti lì. Tutti nudi. Nudi come vermi e con delle espressioni di meraviglia stampate sul volto tanto ebeti che li avrei presi in giro per sempre se non fossi stato nelle loro stesse condizioni.
Non ero l’unico a girarsi da una parte all’altra per cercare di capire dove fossi. Anche Saga  faceva lo stesso, finché i nostri occhi non si incontrarono. Ci guardammo a lungo e poi mi sorrise. Ricambiai. E io che pensavo che mi sarebbe saltato al collo per rimandarmi da dove ero appena arrivato. Pensavo male. Mi sentii toccare un braccio e trasalii : “Bentornato Death Mask” – era Shiryu, il ragazzo che mi aveva sconfitto e ucciso nella battaglia delle dodici case. Credevo che avrei provato rancore eterno nei suoi confronti, ma anche qui sbagliavo. Lo guardai e annuii. Non sapevo che dirgli. Grazie?
Altri cavalieri di bronzo si erano precipitati attorno a noi, ma prima che loro si avvicinassero mi accorsi che alcuni di noi si fissavano le mani come se fossero chissà quale meraviglia del creato, altri che si abbracciavano e ridevano, altri che caddero in ginocchio (tra i quali Shura) e addirittura uno (Milo) che prese una rincorsa di diversi metri per sferrare un pugno contro il naso di un altro (Camus), urlandogli frasi tipo ‘rifatti ammazzare da un poppante’, ‘coglione’, ‘ riprova a lasciarmi solo così un’altra volta e ti faccio un culo tanto’ e altri improperi di varia natura. Mi mancava un uomo all’appello. Aphrodite. Il mio migliore amico assieme a Shura. Dov’era?
Beh, era lì anche lui. Mi coprì gli occhi con le mani e lo sentii dire ‘Indovina’. Mi voltai di scatto e me lo ritrovai a tre millimetri dal naso. Volevo abbracciarlo ma non ne ebbi il tempo. Fummo interrotti da Shiryu e Shun. Tra una chiacchiera e l’altra con i bronzetti ci ritrovammo tutti vicini e…ABBRACCIO DI GRUPPO!
Mai era accaduto prima. Neanche da ragazzini. Uniti come una squadra di rugby avevamo le braccia sulle spalle di due compagni. Io stringevo a me Shura e Aphrodite. Ridevamo. Ridevamo come pazzi. Saga disse: “Al tre”. Sapevamo cosa dovevamo fare, senza bisogno da aggiungere altro. E al tre urlammo, all’unisono, tutti. I Bronze ridevano con noi, finché uno di loro (Hyoga) ci fece notare che avevamo tutto all’aria. Quando prendemmo coscienza della nostra nudità ci ritrovammo i cloth addosso. Eccetto due di noi che si dovettero coprire con dei drappi. Sto parlando di Sion e Kanon. Ci fu una festa, informale. Anche questo non era mai successo. Nessuno di noi si soffermò a pensare su quello che era accaduto.
Fatto sta, che siamo di nuovo qui a riempirci i polmoni di ossigeno e a scaldarci le membra al caldo sole di Atene. Non mi è mai piaciuto il sole. Mi ferisce gli occhi. Ma questa, è un’altra storia.

11 Giugno
Non ci posso credere. Questa porcata del diario è stata consigliata a Milady da uno psicologo che ha consultato lei IN PERSONA perché dopo varie pene dell’inferno (reali) patite  per espiare le cazzate fatte in vita, dopo il tormento (durato fortunatamente solo un anno)dell’irrequietezza dello spirito che mai avrebbe trovato pace perché così era stato deciso, dopo una seconda nascita le sembravamo un po’ STRANI. STRANI? STRANI!? Ma porco cane maledetto. STRANI? Questa donna mi prende per il culo e io la lascio fare. Non ci credo. STRANI. Ma volevo vedere lei al posto nostro. STRANI.
Forse avrei dovuto dirle: “Milady, mi sento strano, non è che chiama uno psicologo per vedere se ho tutte le rotelle a posto?” e gli altri avrebbero detto “Sì, anche noi ci sentiamo STRANI. Chiami lo strizzacervelli.”
Neanche gliel’avessi chiesto io di riportarmi in vita. Ha fatto senza chiedere per riportare in vita il suo fidanzato. Visto che ormai stava resuscitando si sarà detta: “Dove resuscita uno resuscitano altri quattordici.”

Sono incazzato nero.
Me ne vado. Se puoi brucia.

12 Giugno
Non hai preso fuoco ancora? Muoviti.

15 Giugno
Lo strizzacervelli è venuto al Santuario. Mai ho visto una persona ridere tanto. Anche Milo in confronto ha un contegno. Non so come abbiamo fatto a tenere quella montagna di muscoli di Aldebaran e soprattutto non so come quell’uomo con gli occhi da vitello e una dolcezza nauseabonda da diabete nell’animo abbia quasi attentato alla vita di quel pazzo che si è messo a deridere quattordici soldati, allenati, capaci di uccidere con la punta di un dito 50 persone assieme. Mah.
Aldebaran è sempre stato un pezzo di pane. Paladino dei più deboli, grande cuoco tutto samba e “cacao meravigliao”. Il primo e probabilmente unico brasiliano che io abbia trovato quasi simpatico. Ho detto quasi.
Comunque quell’ometto, alto un metro e uno sputo col volto coperto da due bicchieri ha detto:
“Quando avrete scritto questi diari, sì, di questo vostro fantomatico ritorno alla vita (ridazza) e dei vostri stati d’animo, del vostro passato e di tutto quello che vi sembra giusto scrivere, consegnateli a me. Dopo averli letti potrò consigliarvi un aiuto più mirato e se necessario delle terapie farmacologiche. Sapete, gli psicofarmaci al giorno d’oggi fanno miracoli.” Ma vai a farti fottere, minchione.
Quando ha pronunciato quelle parole mi son dovuto mordere la lingua tanto forte da farla sanguinare e,come se non bastasse mi son dovuto infilare le unghie nella carne per distrarmi ed evitare di saltare addosso a quel lurido porco ignorante che si crede il nuovo Freud che potesse crepare con tutti gli accidenti del mondo che si spendesse in medicine i suoi onorari sicuramente vergognosamente stratosferici e che si dissolva nel nulla.
Ho rotto la penna.
Presumo di dovermi calmare.
Sai che voleva fare il maiale? Mandarci da uno psichiatra. Già mi vedo coi capelli a zero  la camicia di forza stretta addosso buttato nell’angolino di un angusta celletta buia con la bava che mi cola copiosa sulle gambe perché son tanto rincoglionito dai farmaci che non so neanche dove sono stato parcheggiato. Volevo staccargli la testa … a morsi. Però forse pazzo lo sono. Mi fa quasi ridere l’immagine che ho di me in manicomio. Oh, quanto li farei dannare. Forse è il fatto di rompere i coglioni al prossimo che mi tira su il morale. Sì, mi divertirei al solo sapere di dargli disturbo. Sì, sì. Non posso essere pazzo. Un po’ folle al limite ma non pazzo. Un pazzo non si rende conto di essere pazzo, no? O sì? Secondo me no. Se ti dico che sono pazzo penseresti che io stia scherzando, mentre se mi vedi  a parlare con un albero dici “è pazzo”. Beh, non avrei coscienza di interloquire con un albero. Credo …
Mi rendo conto solo ora che effettivamente sono pazzo. Sto scrivendo in un libro di fattura scadente e anche abbastanza bruttino come se stessi parlando con una persona. Però, forse pazzo non lo sono, però è sicuro che io non sto bene. No, non sto per niente bene.
 Oh mamma mia, come mi son ridotto! Mi sento un cretino. Che non lo sia davvero? O vale la stessa teoria della pazzia? Mah.
So solo quello che non sono. Ehi, mi ricorda qualcosa questa frase, ma non ricordo cosa mi ricordi. Poco male. Mah.
Direi che per oggi mi sono incazzato e sfogato abbastanza. Vado a fare una passeggiata. Il Santuario è una noia. Non posso andare neanche a fare un giro in città. Atena ci ha proibito l’uscita dal Santuario poiché per il momento il nostro equilibrio psico-fisico è instabile.
Ciao
Anzi, a sorpresa per i miei fans mi firmo anche.
Death Mask
   
 
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