Videogiochi > The Elder Scroll Series
Segui la storia  |       
Autore: TheLoneDarkness    29/03/2017    1 recensioni
Il Sangue di Drago è ormai leggenda, Skyrim non è più quella di un tempo, l'orgoglio nord è sopito ormai, ma non distrutto. Saewen è una ragazza che vive a Solitude, sembrerebbe una comune ragazza, se non presentasse tratti tipici di Aldmeri e Nord. Sebbene la ragazza non sia una nord, trascorre molto tempo a immaginare le storie del passato, ascoltare leggende sul Sangue di Drago e a sembrare una nord. In un clima di tensione tra Impero e Thalmor, ribellioni e il ritorno di alcuni draghi, quale ruolo avrà questa fanciulla? E soprattutto, quale legame ha con Alduin e il Sangue di Drago?
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Si avvicinò di nuovo alla bandiera. Lei era nata trenta anni dopo gli eventi del sangue di drago e della guerra civile, dieci anni dopo la seconda guerra, perciò non aveva mai visto la Skyrim di un tempo, non conosceva le leggende e la cultura di quel paese, che gli Aldmeri avevano messo a tacere. Quello che conosceva, lo sapeva per aver ascoltato alcuni bardi nelle taverne, ma non era certo che quello che raccontavano fosse vero: ormai il sangue di drago era diventato una leggenda e le sue gesta erano state talmente cantate da essere in parte inventate.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alduin, Altri, Vilkas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- Seorith - 
 
 


















La prossima tappa era il villaggio di Rorikstread, dove si sarebbero fermati per trascorrere la notte. Fermarsi per le vie di Skyrim non era sicuro, e avrebbero dovuto farlo in futuro.
Superato l’accampamento di banditi, poco dopo trovarono un cartello. Saewen si fermò a leggere le indicazioni.  Dovevano continuare per la via che portava a Whiterun e Markarth, che poi si sarebbe diramata. La ragazza pensò che non si era mai allontanata da Solitude, e che aveva spesso sognato di viaggiare in tutta Skyrim, esplorare rovine nanesche, andare a Whiterun o visitare l’Accademia di WinterHold, ma sapeva che non poteva farlo. Il motivo non era solo quello di essere una serva dei Thalmor, ma c’era anche il fatto che non avrebbe saputo difendersi, e le strade di Skyrim erano tutt’altro che sicure. Certo poi nelle sue fantasie non era contemplato un viaggio attraverso Skyrim in compagnia di un nuovo padrone e del suo esercito.
Stavano fiancheggiando una piccola collina rocciosa quando Saewen notò un cervo che correva nella loro direzione. Lo vide passarle accanto e ne ammirò le potenti corna, poi lo osservò mentre correva in direzione del fiume. Si ricordò della bandiera di Solitude nel vedere quella maestosa figura e diventò malinconica.
 “Stai pensando a casa?”
Saewen si voltò verso Kiytald e annuì.
 “Stavo pensando alla mia bandiera a Castel Dour”
 “Adesso hai l’opportunità di vedere cose che altrimenti non avresti potuto. Quella era solo una bandiera, adesso hai un intero mondo da esplorare”
 “Non se continuerò ad essere una serva”
Kiytald sorrise.
 “Chissà, la vita è imprevedibile”
Saewen lo guardò. Cosa intendeva con quella frase? Forse volevano fare di lei qualcosa di diverso da una schiava?
Proseguirono fino a una grande curva che continuava in una salita.
Saewen non udì il grido di un soldato e rimase immobile ad ammirare la grande cascata d’acqua che scivolava giù dalla montagna fino a cadere sul fiume. Se lo avesse costeggiato, sarebbe riuscita a tornare a Solitude. Distratta, non sentì un suono alla sua destra, e qualcosa la colpì. Gridò, e vide un lupo che le aveva appena morso la gamba destra. Saewen diventò paonazza, poi vide un soldato abbattere la bestia con un potente fendente. La lama dello spadone lacerò il collo del lupo le cui ossa scricchiolarono. La bestia cadde a terra senza emettere alcun suono, in una pozza di sangue.
 “Presto, soccorsi!”, disse il soldato.
Arrivò qualcuno con delle medicazioni. Pulirono la ferita della ragazza e fecero alcuni impacchi con delle erbe, poi la fasciarono. Saewen si alzò barcollando, e gridò. La ferita le stava dolendo, e cadde in terra. la sua gamba non era pronta a sostenere il peso.
 “Dovevi stare attenta”, la rimproverò Kiytald, “Non siamo a Solitude. Il pericolo si nasconde ad ogni angolo”
 “E tu avresti dovuto sorvegliarla. Mi serve viva per quando arriveremo a Falkreath, Kiytald. Non perderla più di vista”, gli disse Siddgeir, palesemente irritato.
Saewen provò a rialzarsi, invano. Con un sospiro, kiytald la fece salire a cavallo, facendola sedere dietro di lui.
 “Per oggi proseguirai così. Domani ritornerai a camminare, quindi cerca di riposarti”
 
Ricevettero un’imboscata poco dopo, quando, salendo sulla collina, giunsero ad un incrocio, nel quale prendendo la via a destra sarebbero giunti a Markarth e Karthwasten, mentre a dritto sarebbero giunti a Whiterun e nel Falkreath.
Alcuni banditi si erano ben nascosti dietro alle rocce, e la comitiva si accorse della loro presenza solo quando una freccia trafisse un soldato e un’altra colpì un cavallo, che stramazzò al suolo.
Tre banditi uscirono allo scoperto e si lanciarono all’attacco. Erano armati solo di spade corte, e dovevano essere proprio temerari, o stupidi, se pensavano di poter sconfiggere la guardia di uno jarl, a meno che non avessero rinforzi.
Kiytald scese da cavallo, urlò alcuni ordini e si lanciò all’attacco. Saewen lo osservò combattere contro un bandito dalla pelle molto chiara, i cui capelli biondi erano radunati in una cresta sulla testa. Indossava indumenti di pelliccia, sembrava quasi provenisse dal passato. Saewen non aveva mai visto abiti simili. Per essere un semplice bandito, se la stava cavando molto bene, ed era molto bravo a parare i colpi di Kiytald. Saewen impugnò l’arco. Era sicura che avessero rinforzi. Anche gli arcieri dello jarl erano sull’attenti, mentre alcuni soldati proteggevano Siddgeir.
Saewen si guardò attorno, attenta. Cercò di eliminare i suoni della battaglia per concentrarsi su fruscii o suoni esterni al combattimento. Aveva sempre poseduto un ottimo udito che superava di molto quello dei suoi conoscenti, perciò lo udii: un piccolo fruscio dietro una roccia davanti a lei. Impugnò l’arco e incoccò una freccia. Sentiva la tensione nell’aria. I suoni della battaglia si ovattarono, lo sguardo di Saewen era fisso dinnanzi a lei. Tese l’arco, e quando fu sicura, scoccò una freccia. Il dardo sibilò, volò oltre la testa di Kiytald e passò a un palmo dall’elmo di un soldato, poi fece centro, conficcandosi nel collo dell’arciere nemico. Saewen sussultò, poi iniziò a tremare. Era già la seconda persona che uccideva nello stesso giorno. Non aveva mai pensato di poter uccidere qualcuno, eppure lo aveva fatto. quello che più la sorprendeva, però, era il piacere che ne aveva tratto. Era come se fosse nata per uccidere, si sentiva in colpa per non provare alcun rimorso, anzi, aveva il desiderio di uccidere ancora qualcun altro.  ne ebbe l’occasione. C’erano almeno altri tre arcieri, che, notando di essere stati scoperti, iniziarono a far volare dardi. Saewen ne intercettò uno diretto verso di lei. Abbassò la testa e la freccia si conficcò nell’armatura del soldato dietro di lei. La ragazza, celermente, incoccò l’arco e scoccò un dardo, uccidendo il suo assalitore, mentre gli altri due venivano eliminati dagli altri soldati.
Dopo poco, Kiytald e gli altri tornarono vincitori.
 “Ben fatto. Vedo che sei molto brava con l’arco”
Saewen sorrise.
Una volta giunti sulla cima della salita, Saewen si voltò un attimo indietro, e vide il paesaggio verde di Skyrim, avvolto da una fitta foschia che impediva di riconoscere i dettagli del paesaggio. Dritto davanti a loro, invece, si faceva tutto più roccioso. Attraversarono una gola e poi finalmente lo videro: Rorikstread.
 
Si accamparono vicino al paese formato solo da pochissime case, quattro o cinque. Erano capanne dai tetti di paglia, e gli abitanti vivevano prevalentemente di agricoltura, anche se una dimora aveva una recinzione per gli animali. Saewen osservava il paesaggio oltre la tenda, mentre la stavano medicando. La ferita, abbastanza superficiale a dire la verità, iniziava a dolerle meno. La ragazza non fece a meno di pensare che quella era la prima notte che dormiva lontano da Solitude.
Cercò di alzarsi, rimase ferma in piedi e poi iniziò ad arrancare fuori dalla tenda, finché non riuscì a camminare abbastanza bene. Anche se il dolore era stato alleviato, la ragazza non poteva fare a meno di zoppicare. Si erano accampati a sinistra di Rorikstread, in un punto innalzato. Non c’erano pericoli nella zona. Saewen si sedette su una rupe, e lasciò penzolare nell’abisso le gambe. Davanti a lei c’erano alti monti appuntiti che sembravano toccare il cielo e le nuvole. Sulla sinistra, invece, c’era un grande falò, anzi, una pila di fuoco. Lì vicino camminavano alcuni mammuth.
 “è un accampamento di giganti”, le spiegò Kiytald.
Da quando era lì?
 “Sono pericolosi?”, chiese Saewen, timorosa.
 “Basta solo non provocarli. Tengono molto ai loro mammuth”, spiegò Kiytald.
Seguì qualche minuto di silenzio.
 “Una volta”, raccontò kiytald, “Quando ero solo un bambino, i draghi volavano sul cielo di Skyrim, incutendo terrore e disperazione. Vedi quei monti là?”
Kiytald indicò l’altura che Saewen stava osservando poco prima.
 “Una volta quello era il territorio di un temibile drago. Si chiamava Vuljotnaak. La sua tomba è ancora intatta, avrai occasione di vederla. Dovremmo passare di lì per arrivare a casa”
Una tomba di un drago?
 “E ci sono ancora i resti?”
Kiytald rise.
 “Certo che no. il Sangue di drago lo ha ucciso chissà dove. Magari potremo incontrare il suo scheletro, ma la tomba sarà vuota”
 “Vorrei tanto essere vissuta in quell’epoca, dominata da draghi e avventure”
 “Fossi in te, non ne sarei così desiderosa. Oltre alle avventure c’erano anche il terrore e la disperazione”, disse Kiytald.
 “Posso chiederti perché mi avete presa? Ci sono alcune cose che non tornano”
 “Abbiamo chiamato un mago per curare la tua ferita. Domani dovrai rimetterti in cammino”
Kiytald non aveva risposto alla sua domanda, anzi, aveva deviato argomento. Saewen emise un sospiro.
Un uomo vestito di una tunica blu ma avvolto da un mantello di seta di color cobalto si avvicinò ai due e guardò in silenzio la ferita della ragazza. Formulò un incantesimo e la ferita iniziò lentamente a rigenerarsi. Saewen osservò stupita il procedimento.
 “Lui si chiama Seorith. È un mago alla corte dello jarl, ma non ci ha seguiti fino a Solitude. Era in missione qui vicino e ha deciso di attenderci a Rorikstread”
Il mago, il cui volto era nascosto dal mantello non proferì parola.
 “Non ama molto discutere con gli sconosciuti o con chi non ritiene degno”, spiegò Kiytald. Seorith si allontanò.
 “Molto simpatico”, disse Saewen.
Kiytald sorrise.
 “Non dà un’ottima impressione, all’inizio. Lo riconosco, ma è un ragazzo in gamba”
 “è un nord?”
 “Non vuole sia riferita la sua identità. Stranezze dei maghi”
Kiytald si alzò e si pulì l’armatura.
 “Faresti bene a tornare nella tua tenda. Domani partiremo presto”
Saewen annuì e si alzò, sollevata per la ferita guarita.
Quando entrò nella tenda, notò con dispiacere che non era sola.
Seduto per terra a leggere un grosso volume c’era Seorith.
 “Che ci fai qui?”
Forse sarebbe dovuta essere più educata, ma non le faceva certo piacere uno sconosciuto nella sua tenda: aveva subito troppi cambiamenti nell’arco di quelle ventiquattro ore.
Il mago non rispose. Forse non la riteneva degna. Saewen si sedette sul giaciglio.
 “Dovrei dormire, sai?”
Il mago le lanciò un’occhiata sprezzante, o almeno così Saewen credette, visto che aveva il volto nascosto.
 “E io devo leggere”
Almeno si era degnato di proferir parola.
 “Allora”, disse la ragazza alzandosi in piedi, “Vedi di farlo fuori dalla mia tenda”
 “Schiava dello jarl, schiava del mago”
 “Io non sono schiava di nessuno!”
Saewen digrignò i denti e strinse i pugni. Chi era quel tipo? Perché non accennava ad andarsene?
Era arrabbiata. Molto arrabbiata. Si sedette di nuovo sul giaciglio.
 “Vattene”
Il mago non la degnò della minima attenzione.
Quello che non sa è che anche io conosco alcuni di quegli stupidi trucchetti.
Saewen si concentrò e creò una fiamma con la mano destra, che lanciò contro il libro.
Seorith gridò, scottato dalle fiamme, e lasciò cadere il volume. Il fuoco si propagò nella tenda, fino a incendiarla. Seorith dopo un’imprecazione si difese dal fuoco, mentre Saewen si era rintanata in un angolo dove il fuoco non aveva attecchito: per sfortuna, l’entrata era sommersa dalle fiamme.
 “Certo che sei proprio stupido!”, gridò al mago.
 “Lo jarl non sarà felice della tua mattana”, rispose l’altro, pacato.
 “Se sei un mago spegni l’incendio!”
Sentì le grida dei soldati, poi le urla di Kiytald che ordinava a Seorith di fermare quel pandemonio. Saewen guardò terrorizzata le fiamme che stavano incedendo verso di lei.
Il mago sbuffò e formulò un incantesimo. Piano piano tutto il fuoco si spense e Saewen tirò un sospiro di sollievo.
 “Dovevi farlo prima, stupido! Sarei potuta morire!”
 “Chi è mal del suo mal pianga sé stesso”
Kiytald entrò in quello che rimaneva della tenda, palesemente adirato.
 “Cosa è successo qui?”, chiese Siddgeir che era appena comparso all’entrata.
 “Quel tizio si è appropriato della mia tenda”, protestò Saewen, pentendosi subito dopo per l’impulsività.
 “E tu hai pensato bene di dargli fuoco”, disse lo jarl prima di scoppiare a ridere.
 “Seorith condivide la tua tenda per ordine dello jarl”, spiegò Kiytald, furibondo.
 “Ah… davvero?”, Saewen arrossì.
“Beh, in tal caso”, sbottò poi, “Avrebbe dovuto dirmelo e questo baccano non si sarebbe creato!”
 “Seorith odia parlare con gli estranei”
 “E io odio avere uomini nella mia tenda!”, disse Saewen, incrociando le braccia.
Kiytald sospirò.
 “Vista la situazione, temo dobbiate dormire all’addiaccio. Che vi sia d’esempio”.
Lo jarl e il soldato se ne andarono.
“Maledetta ragazzina!”, protestò Seorith mentre cercavano un luogo riparato dove dormire. Era diventato stranamente loquace, almeno per quanto riguardava imprecazioni e offese.
Saewen si sedette all’ombra di un albero, ignorando il mago e guardò l’orizzonte, avvolto dalla cupezza della notte.
Sospirò.
Cosa ne sarebbe stato di lei?
 

NDA: L'immagine rappresenta Saewen che indossa l'armatura di vetro (armatura copiata da un immagine su internet). Non è quella che indossa nella storia. L'immagine è stata disegnata e colorata completamente a mano, ma poichè avendola fotografata è venuto fuori uno sfondo giallognolo ho dovuto colorarlo di bianco con gimp. Se avete problemi, non esitate a dirmelo. 

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > The Elder Scroll Series / Vai alla pagina dell'autore: TheLoneDarkness