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Autore: Lady Five    29/03/2017    6 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Raflesia ricomparve poco più di tre ore dopo. Si era cambiata d'abito e appariva molto più rilassata.
Harlock, che stava fissando lo spazio in piedi davanti a una grande finestra, si voltò.
“Ti sei già alzata? Hai riposato abbastanza?”
La regina accennò un sorriso un po' imbarazzato. Non era avvezza a quelle attenzioni... non da parte di una persona non addetta al suo servizio, perlomeno.
“Mi basta poco per ricaricarmi. Però adesso ho fame... Mangiamo qualcosa.”
Che cosa mangiano i Mazoniani? si chiese Harlock con una certa inquietudine.
Raflesia prese da un armadietto una scatola, una bottiglia e due bicchieri.
“Non è un gran pranzo, ma al momento preferisco non farmi preparare nulla dalle cucine... non si sa mai.”
Nella scatola c'era qualcosa di simile a delle gallette e nella bottiglia una specie di vino. Ma Harlock era un tipo di poche pretese. Povera Raflesia! Non può né dormire né mangiare tranquilla!
“Hai della musica?” le chiese.
Raflesia lo guardò di traverso.
“Cos'hai in mente?”
“Niente di romantico, stai tranquilla. Voglio neutralizzare eventuali cimici nascoste. Con la musica alta, nessuno potrà sentirci.”
La donna sospirò, schiacciò un piccolo pulsante sul bracciolo della poltrona e subito nella stanza si diffuse una dolce melodia, a un volume tale da confondere eventuali ascoltatori non invitati, ma da permettere a loro due di parlare.
Harlock le riferì le ipotesi di Clarice.
“Allora l'aleph potrebbe esistere davvero...” mormorò la regina.
“Non lo sappiamo. La mia è solo un'idea. Mi preoccupa di più il fatto che, per avere una minima speranza di trovarlo, dobbiamo costruire un palazzo di quelle dimensioni!”
Raflesia si abbandonò sullo schienale e chiuse gli occhi. Rimase alcuni secondi in quella posizione.
“Ce ne preoccuperemo quando sarà il momento... Aspettiamo di avere qualche conferma dalla dottoressa Jones e gli altri...”
Harlock cambiò argomento.
“Tu invece che cosa hai scoperto a proposito di Lavinia?”
“Non molto, per la verità. Secondo Gudrun, nel suo piano, qualunque fosse, non è coinvolto nessun altro. Ho perquisito personalmente il suo alloggio, ma non ho trovato nulla di sospetto. Ho preso il suo computer e questo piccolo comlink... ma non sono in grado di accedere ai dati e al momento non mi fido di nessuno.”
Raflesia si alzò e porse i due oggetti ad Harlock.
“Il mio primo ufficiale è un hack..., cioè, è un asso in queste cose. Non credo sarà un problema per lui scoprire che cosa c'è dentro. Se tu ci autorizzi, ovviamente...”
“Certo che vi autorizzo, che domande! Per quanto possa sembrare assurdo, siete gli unici amici fidati che ho!”
Harlock non seppe trattenere un sorrisetto.
“Perché stai facendo tutto questo? - chiese la regina con sincero stupore - Insomma, tu e i tuoi uomini ci state aiutando rischiando anche la vita, tu sei rimasto qui per delle ore, adesso ti prendi quest'altro incarico... e quando parli del castello dici che dobbiamo costruirlo... insomma, perché?”
Il capitano alzò il bicchiere nella sua direzione.
“La risposta l'hai data tu un po' di tempo fa, non ti ricordi? Noi terrestri siamo degli inguaribili sentimentali e questo ci mette sempre nei guai... La verità, Raflesia, è che ho fatto una promessa e non ho posto condizioni. Faremo tutto quello che possiamo perché tu e il tuo popolo troviate un posto dove stare. E questo è tutto. Ma ora vorrei andare un attimo da Clarice... sono preoccupato per il mio astrolabio!” aggiunse, per alleggerire un po' la tensione.
“Vengo anch'io. Speriamo ci siano novità positive.”
Davanti alla porta del quartier generale degli scienziati, c'era Kei, che si irrigidì nel vederli arrivare.
Ancora insieme! Cosa stanno combinando questi due?
All'uomo non sfuggì il lampo di contrarietà che attraversò per un attimo i suoi occhi cerulei.
“Kei! Che cosa ci fai qui?”
“Eravamo preoccupati! Avevi detto che saresti tornato presto, invece sei sparito da ore e non abbiamo più avuto tue notizie! Temevamo ti fosse successo qualcosa!”
“Non era il caso di agitarsi! Comunque puoi tranquillizzare il tuo collega. Anzi, anticipagli che avrà del lavoro extra da fare!”
Avrebbe voluto aggiungere che nessuno doveva lasciare l'Arcadia senza la sua autorizzazione e che lui invece poteva fare quello che gli pareva, senza rendere conto a nessuno, ma decise di non infierire. Non adesso, perlomeno.
In quel momento si spalancò la porta e sulla soglia apparve una Clarice più euforica del solito.
“Harlock! Ho sentito la tua voce! Meno male che sei già qui! Vieni subito, abbiamo fatto una scoperta sconvolgente a proposito del tuo astrolabio!”
Entrarono tutti e tre.
Al centro della stanza, su un grande tavolo, era posto l'antico strumento, circondato dagli altri studiosi, che lo osservavano parlottando tra loro.
“Abbiamo trovato un'incisione, lungo uno dei cerchi … Non si vede a occhio nudo, è troppo rovinata, ma abbiamo esaminato l'oggetto con il macroscopio a scansione elettronica e l'abbiamo letta senza ombra di dubbio!”
“E che cosa dice?” chiese Raflesia con impazienza.
Il dottor Werner proiettò su uno schermo un'immagine ingrandita dell'iscrizione:

                                Friderico II Imperatori a Constantia   

“È in latino, la lingua della cultura del tempo. Dice A Federico II Imperatore da parte di Costanza - tradusse Clarice - che potrebbe essere la madre, ma più probabilmente la prima moglie1 (avevano lo stesso nome), di Federico, autrice del dono. Ma la presenza di questa dedica dimostra un fatto inequivocabile!”
Poiché tutti continuavano a tacere, senza capire la portata della notizia, la donna gridò trionfante:
“Il tuo astrolabio, Harlock, è proprio quello di Federico! È incredibile, ma è così, non c'è ombra di dubbio!”
Tutti i presenti volsero lo sguardo sul capitano, che non riusciva ancora a capacitarsi di quanto stava ascoltando.
“Ma... non potrebbe trattarsi di una copia più recente? O un falso? Succedeva, no?” balbettò incredulo.
“Possiamo fare ulteriori verifiche sulla datazione del metallo, certo. Ma io non credo, Harlock, io penso proprio che sia l'originale! In fondo, hai detto tu stesso che questo oggetto appartiene da sempre alla tua famiglia, no?”
“Sì, ma... non so da quanto tempo esattamente. Stiamo parlando di millenni fa... Non credo sia possibile risalire a fatti così distanti nel tempo...”
Clarice tacque qualche istante, come folgorata da un pensiero improvviso.
“Tu sei di origine tedesche, no?” gli chiese.
“Sì... alla lontana... Ma cosa c'entra ora?”
Il capitano si rese conto che gli occhi di tutti i presenti erano puntati su di lui.
“Federico, tra legittimi e illegittimi, ebbe una ventina di figli...”
“Sono felice per lui... ma continuo a non capire che cosa questo abbia a che fare con me... Ehi, non starai mica insinuando che....?”
“Perché no? Potresti essere un suo discendente... Sarà praticamente impossibile dimostrarlo, ma... non è un'ipotesi così assurda, no?”
Harlock era strabiliato. Di stranezze ne aveva viste e sentite tante nella sua vita, ma quella decisamente le batteva tutte! Ma non doveva perdere la testa. Stava per dire qualcosa, quando Raflesia spiazzò tutti:
“La profezia...” mormorò guardandolo, non meno sconvolta di lui.
“Che cosa? - intervenne subito Clarice - Quale profezia?”
“Secondo una nostra antica tradizione, nel codice c'è una specie di profezia... qualcosa che riguarda la salvezza di Mazone... Nel caso in cui ci fossimo trovati in grave difficoltà, sarebbe giunto qualcuno ad aiutarci... qualcuno che non apparteneva però al nostro popolo... Ho sempre pensato fosse solo una leggenda, ma ora... Non avete trovato nulla in proposito?”
“No, ma in realtà molte frasi del Voynich ci sono ancora piuttosto oscure... Però ora le esamineremo in quest'ottica... magari diventeranno più chiare... possiamo leggerle insieme, maestà, il vostro aiuto ci sarebbe prezioso!”
“Sì, volentieri. Mettiamoci subito al lavoro!”
Harlock recuperò rapidamente lucidità. Quando Raflesia gli aveva accennato alla profezia, non gli aveva detto tutto... forse perché allora non ci credeva più di tanto. Ora, velatamente, gli aveva fatto intendere di pensare che il salvatore di Mazone fosse lui... No no, qua bisognava subito correre ai ripari!
“Un momento, vediamo di darci tutti una calmata! I miei antenati potrebbero essere venuti in possesso dell'astrolabio per mille altre vie! Potrebbero averlo acquistato, trovato o perfino rubato! Non significa che avessero legami di parentela con l'imperatore!”
Il capitano appariva piuttosto alterato.
“Ma certo, Harlock - intervenne Clarice in tono conciliante - È solo una delle tante possibilità, è ovvio. Ma la cosa davvero importante per il nostro scopo è che questo sia proprio l'astrolabio di Federico! Ti avvertiremo subito se scopriremo qualcosa di nuovo.”
L'uomo decise che era meglio tornarsene sull'Arcadia e dare a Yattaran il portatile e il comlink di Lavinia. Ma prima prese un attimo in disparte Raflesia.
“Credo che con loro sarai al sicuro. Ma più tardi posso mandarti un paio di miei uomini a sorvegliare il tuo alloggio, quando vai a riposare.”
“No, meglio di no. Non voglio attirare troppo l'attenzione e non voglio mandare dei segnali di debolezza. Anzi, devo rischiare e coinvolgere qualcun altro nelle mie indagini, da sola non ne verrò mai a capo. Me la caverò, non preoccuparti per me. Piuttosto fammi sapere se trovate qualcosa di utile nel computer di Lavinia.”
“Lo farò. A più tardi.”

I due pirati tornarono sull'Arcadia, ognuno con la propria navetta. Harlock andò subito da Yattaran e gli consegnò i due oggetti che gli aveva affidato la regina, spiegandogli la situazione.
“Mi metterò subito all'opera, capitano! Sarà un gioco da ragazzi! Finalmente sapremo chi c'è davvero dietro tutta questa storia!”
Harlock si ritirò nella sua cabina e si versò subito un bicchiere di vino, che bevve tutto d'un fiato. Non capiva perché si sentiva così confuso e preoccupato. Se anche la bizzarra teoria di Clarice fosse stata giusta, per lui non sarebbe cambiato assolutamente nulla. Anche se lui fosse risultato essere il “bis bis bis nipote” dell'antico imperatore... cosa sarebbe cambiato nella sua vita? Nulla. E quanto avrebbe inciso questo fatto sulla situazione che stavano vivendo in quel momento? Zero. Eppure il suo istinto gli suggeriva che quel dettaglio gli avrebbe portato un mare di guai.
Kei lo raggiunse.
“Non lasciare mai più l'Arcadia senza avvertirmi. Soprattutto per andare in un posto dove c'è un potenziale pericolo” le disse con voce severa.
Ma la ragazza non si lasciò intimorire.
“E tu non lasciarci per ore senza tue notizie! Sei il nostro capitano, non puoi sparire così! Per fare cosa, poi?”
“Non che la cosa ti riguardi, ma sono andato a trovare Gudrun, poi ho fatto la guardia a Raflesia mentre dormiva...”
“Cosa?!?”
“Era sfinita, non sa più di chi fidarsi e la sua gente ha bisogno di lei. E speriamo che nel portatile e nel comlik di Lavinia Yattaran riesca a trovare qualche informazione utile.”
Kei capì che, ancora una volta, doveva mettere da parte la sua gelosia. Anche se, con Raflesia, le riusciva molto difficile.
“Ti sento teso... c'è qualcos'altro che ti preoccupa vero?”
Harlock non rispose.
“Questa storia della discendenza da quel tipo ti ha turbato...”
“Sì, e non capisco perché. Non dovrebbe importarmene nulla, eppure c'è qualcosa che non mi lascia tranquillo...” confessò.
Kai lo abbracciò da dietro, poggiando la guancia tra le sue scapole.
“Se questa storia fosse vera... io dovrei sentirmi onorata!”
“E perché?”
“Vado a letto nientemeno che con il discendente di un imperatore!”
“Kei, per favore, non ti ci mettere anche tu!”

 

 

 

 

 

 

 

Nota dell'autrice

Questa della possibile discendenza di Harlock da Federico II era l'altra idea bislacca di questa fic, che mi si era piantata in testa un po' di tempo fa e, nonostante il mio impegno (giuro!), non se n'era più andata da lì. A quel punto non mi restava che assecondarla e vedere dove mi portava... Ma se volete chiamare la neurodeliri... vi capisco!

 

 

 

 

1 Federico ebbe tre mogli legittime, tutte morte prima di lui. La prima, Costanza d'Aragona, aveva 10 anni più di lui e si dice che sia stata l'unica che lui avesse amato, o almeno stimato. Rimane il fatto che lei è sepolta nella Cattedrale di Palermo, come Federico, mentre le altre due riposano nella cattedrale di Andria. Forse ebbe anche una moglie morganatica, Bianca Lancia, madre del prediletto Manfredi. I legittimi eredi al trono morirono anch'essi piuttosto giovani. L'ultimo fu l'infelice Corradino, nipote di Federico, fatto decapitare da Carlo d'Angiò appena sedicenne, nel 1268. La discendenza dell'imperatore è molto complessa. Di fatto, il sangue di Federico si è trasmesso in linea femminile: fu infatti una figlia di Manfredi, che si chiamava (tanto per cambiare!) Costanza, sposata al re d'Aragona, a rivendicare il regno dei suoi avi, riuscendo a riprendere il controllo della Sicilia (attraverso il marito). La storia di quel periodo è tanto affascinante quanto complicata! Spero di non avervi annoiato!

  
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