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Autore: katyjolinar    30/03/2017    1 recensioni
Nella scienza l'effetto farfalla si riscontra quando, tentando di riprodurre un esperimento, si cambia un particolare apparentemente insignificante, e alla fine si ottiene uno stravolgimento inaspettato.
Noi conosciamo la storia dei nostri eroi. Ma cosa succederebbe se un particolare apparentemente insignificante cambiasse?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I giorni passarono, e le ore di luce aumentarono gradualmente.
Hiccup, lentamente, si fece accettare dai berkiani come nuovo capo, cosa che rese il suo lavoro più semplice, almeno dal punto di vista della gestione del villaggio.
Sì, perché, essendo lui un giovane capo celibe, questo attirava l'attenzione di molte delle coetanee non sposate, e spesso non era semplice liberarsi di loro. Ma per fortuna c'era Astrid a farlo per lui, la maggior parte delle volte: bastava un suo sguardo o una parola per far allontanare la pretendente di turno, di solito; sì, perché alcune di loro si erano fatte furbe, e si approcciavano al castano solo quando la sua guardia del corpo non era nei paraggi, e tra queste c'era Testa Bruta.
Hiccup riusciva, di solito, ad allontanarle gentilmente, e con la Thorston, che continuava a vantarsi della sua conquista avvenuta la sera di Snogglethog, aveva deciso di ignorarla e non dare corda ai suoi "deliri", ma con l'avvicinarsi della festa del Vanadhoth, la festa dell'amore, dedicata a Freya, che cadeva a metà febbraio, diventava sempre più difficile disfarsi delle pretendenti con facilità, per cui dovette decidere, a malincuore, di non separarsi mai dalla sua guardia del corpo.
Questo significava meno libertà per entrambi, e vedere Astrid sempre più nervosa.
Al giovane dispiaceva vederla così, la vedeva che stava soffrendo la mancanza di libertà, ma non poteva fare molto, anche perché lei non glielo lasciava fare, dal momento che gli sguardi omicidi non li riservava solo alle altre ragazze, ma anche a Hiccup stesso.
E, nonostante lui volesse parlarle su alcune cose importanti, non riusciva mai a trovare il momento giusto.
Doveva parlare da solo con lei, chiarire delle cose sospese da tempo, ma il momento doveva essere perfetto, non dovevano esserci interferenze esterne, e loro dovevano essere tranquilli, senza altre preoccupazioni.
La mattina del Vanadhoth i due giovani giravano per il paese, controllando che tutto procedesse bene, scortati dai loro draghi.
Tutti i berkiani erano indaffarati nelle faccende quotidiane, ma appena vedevano passare il capotribù si fermavano per salutarlo. Per fortuna non erano previsti festeggiamenti grossi, che coinvolgessero tutto il paese, altrimenti il ragazzo sarebbe andato fuori di testa nel cercare di tenere tutto sotto controllo.
Quella era una festa intima, che veniva festeggiata all'interno del nucleo famigliare, con le persone che si amavano, non c'era bisogno di grandi festoni, bastava solo la presenza, una parola, un dono a qualcuno speciale.
In realtà Hiccup non aveva mai onorato quella tradizione, non era uno che le seguiva, di solito, ma stava pensando di fare un'eccezione.
Eh, sì, quello era l'anno delle prime volte per lui, un anno decisamente speciale.
Astrid, invece, era nervosa.
Per lei il Vanadhoth di quell'anno non sarebbe stato affatto speciale, perché avrebbe significato dover fare più lavoro del solito, a tenere lontane le altre ragazze dal capotribù... sempre che a lui non fosse venuto in mente di portarsene a letto un'altra, come era successo a Snogglethog. In tal caso poteva solo sperare di non avere Hiccup tra le mani prima che la sua rabbia gelosa non fosse sbollita del tutto.
Lo seguiva, in silenzio. Si accorse, passando, che il castano non era l'unico ad attirare gli sguardi, ma anche lei si stava sentendo addosso gli occhi dei coetanei di sesso maschile di Berk.
Sorrise; aveva indossato la sua alta uniforme, e sapeva che quel vestito piaceva parecchio agli uomini. Chissà che non fosse servito ad avere una piccola rivincita sul suo capo? O magari a farlo ingelosire?
Lo guardò, restando alle sue spalle. Il giovane camminava con la schiena dritta, fermandosi di tanto in tanto per parlare con qualcuno, ed era cordiale con tutti; di tanto in tanto si voltava indietro, probabilmente per assicurarsi che lei gli fosse ancora appresso, e ad Astrid sembrò che, un paio di volte, il suo sguardo fosse caduto sulla scollatura, che solitamente non era così ampia.
Si fermarono di nuovo per strada. Adelaide Jorgenson si era avvicinata, con un cesto tra le mani, con aria timida. Astrid si fece subito avanti per proteggere Hiccup dall'ennesimo assalto di una ragazza, ma il giovane la fermò, prendendole saldamente la mano.
"Dimmi, Adelaide." la incoraggiò il castano "Hai bisogno di qualcosa?"
La brunetta arrossì, prendendo una mela dal cesto e porgendogliela.
"Un regalo, capo." disse, timida "Perché sei sempre gentile, anche quando mio padre o mio fratello ti fanno arrabbiare."
"Grazie, ma non ce n'era bisogno." ringraziò il capotribù, prendendo il dono, per poi sorridere a Moccicoso, che si era avvicinato e aveva ordinato alla sorella di tornare a casa, in un tono che non ammetteva repliche "Non dovresti essere così duro con tua sorella."
"Si, certo, come no!" ringhiò l'altro, puntandogli il dito contro "Tu vedi di stare lontano da mia sorella! Lei non finirà nel tuo letto, chiaro?"
Hiccup alzò gli occhi al cielo. Prima o poi avrebbe dovuto fare due chiacchiere con Testa Bruta, per chiarire alcune cose riguardo quella fatidica notte. Aprì la bocca, pronto a replicare, ma Astrid lo aveva preceduto, afferrando il dito del moro e storcendoglielo finché non lo vide a terra, ad implorare pietà.
Il capo le mise una mano sulla spalla, attirando la sua attenzione.
"Basta così, Astrid." ordinò, riprendendo a camminare.
Astrid lo seguì, senza perderlo d'occhio. Il giovane si rigirò la mela tra le mani per un po', prima di prendere dalla fondina il proprio coltello e tagliarla a metà, offrendone un pezzo alla sua guardia del corpo.
La giovane esitò, ma alla fine accettò il dono e mangiò la sua mezza mela, con calma, mentre camminavano lungo la via centrale.
Dopo un po', una bambina bionda sui quattro anni corse da loro, fermandosi di fronte al ragazzo, un po' intimorita, e guardando alternativamente lui e il suo drago. Hiccup si abbassò alla sua altezza, guardandola.
"Hai bisogno, piccola?" chiese, tranquillo.
"Posso toccare il drago nero?" domandò la biondina, dopo averci pensato un po' "Zio Gambe dice che posso, ma devo chiedere al capo."
"Ah, tu sei Eir, la nipotina di Gambedipesce!" la riconobbe Hiccup "Certo che puoi. Vieni qui..."
La prese in braccio, avvicinandosi a Sdentato, che si lasciò toccare dalla piccola. Eir fece un urletto felice, seguendo le indicazioni del castano, e quando lui la mise in groppa al Furia Buia non riusciva a smettere di ridere dall'emozione di stare seduta in groppa al drago del capotribù.
Astrid li osservo, avvicinandosi di qualche passo. Hiccup era tranquillo, non mollava la bambina e le spiegava tutto ciò che poteva dirle sui draghi, e lei sembrava pendere dalle sue labbra, facendo domande e carezzando la testa e abbracciando il collo dell'animale; lui sembrava completamente a suo agio in mezzo ai bambini, lo aveva visto già altre volte spiegare le cose sui draghi alla classe di Gambedipesce, e sembrava anche molto attento a loro, evitava che si potessero fare male e non li perdeva mai di vista.
La bionda si sorprese a pensare che in futuro sarebbe stato un ottimo padre, e questo le provocò uno strano malessere interno.
Lui era il capotribù, ed ora era uno scapolo molto ambito. Questo significava che, prima o poi, qualche re delle isole vicine avrebbe proposto un'alleanza con Berk, proponendo un matrimonio tra una donna sua parente, figlia o sorella, e il capo della loro isola. E Hiccup avrebbe potuto accettare.
Hiccup notò il repentino, quanto impercettibile, cambiamento d'umore della giovane, per cui rimise a terra la bambina, congedandola con il pezzo di mela che lui ancora non aveva toccato, e le si avvicinò, guardandola negli occhi. Lei gli riservò uno sguardo ostile, come ormai succedeva spesso dopo Snogglethog, e poi guardò da in'altra parte, cosa che il ragazzo interpretò come un segno di disagio.
Ma quella giornata doveva essere felice per tutti, non poteva permetterle che il suo pessimo umore prendesse il sopravvento, per cui si guardò intorno, assicurandosi che nessuno avesse bisogno di lui in quel momento, la afferrò per il polso e la trascinò verso casa, liquidando le sue proteste con un'occhiata autoritaria.
Entrò nella capanna e si chiuse la porta alle spalle, guardando Astrid, la quale stringeva i pugni, evitando di guardarlo.
"Oggi è un giorno di festa, lo sai." disse il castano, avvicinandosi "E non mi piace vedere facce nervose o tristi in un giorno come questo."
"Sto bene." obiettò la giovane "Sto facendo il mio lavoro, devo essere concentrata."
"E lo stai facendo molto bene." ammise lui "Però devi stare più rilassata, davvero." si passò una mano tra i capelli, pensieroso, cercando un modo per farla tranquillizzare, e fece un passo verso di lei, facendo un lungo respiro "Sai che a me non piace molto seguire le tradizioni, ma vorrei almeno seguirne una."
"Cosa?" domandò la bionda, alzando gli occhi verso quelli dell'altro.
"Sì... insomma... oggi è Vanadhoth, ed è tradizione fare dei piccoli doni alle persone a cui si vuole bene." spiegò Hiccup, avvicinandosi ancora "Io e te siamo praticamente cresciuti insieme, e siamo amici da anni... Posso dire che sei la mia migliore amica e ci tengo a te, per cui vorrei farti un regalo, se me lo permetti."
La ragazza annuì debolmente, incantata dallo sguardo ipnotico del suo capo. Il ragazzo le posò una mano sulla guancia, passandole il pollice sulle labbra, poi si abbassò e vi posò le proprie, restando leggero.
Si allontanò, notando che aveva chiuso gli occhi, abbandonandosi a lui, quindi decise di osare di più.
La baciò di nuovo, mordendole leggermente il labbro inferiore, cosa che provocò, in lei, un piacevole brivido lungo la schiena e la fece abbandonare ulteriormente tra le sue braccia. Hiccup sorrise tra sé, approfondendo il bacio e godendosi il momento.
Gli piaceva il sapore delle labbra della bionda. Erano dolci e morbide. E irresistibili.
Ma se ne voleva ancora doveva parlarle, dille ciò che doveva dirle da tempo, chiarire su ciò che era successo.
Si allontanò nuovamente, posandole un ultimo leggero bacio sulle labbra, ma non la mollò.
"Astrid, devo dirti una cosa... è importante." sussurrò. 
La giovane annuì, mordendosi leggermente le labbra, come se quel gesto prolungasse le sensazioni che aveva provato poco prima, quando la mente si era completamente svuotata, durante quell'intenso bacio.
Hiccup aprì la bocca, facendo un respiro profondo, ma la porta si spalancò, interrompendolo. Astrid si liberò agilmente della presa e fece un passo indietro, stringendo i pugni, e guardò verso l'entrata, dove un allarmato Worff stava cercando di prendere fiato, evidentemente a seguito di una veloce e faticosa corsa.
"Che succede, comandante Worff?" chiese il castano, assumendo quell'aria autoritaria che stava imparando a tenere nelle situazioni in cui era richiesto.
"Incubo Orrendo fuori controllo, capo." riferì l'uomo, indicando fuori "Ha incendiato casa Jorgenson."
"Moccicoso..." borbottò il capotribù, seguendo fuori il capo delle Guardie "Andiamo, dovrò fare due chiacchiere con mio cugino!"
Corse fuori, maledicendo mentalmente il pessimo tempismo dei suoi sottoposti.
Ma evidentemente per gli Dei non era ancora giunto il giorno in cui Hiccup potesse finalmente fare quel discorso, e la cosa lo infastidiva parecchio, perché non era più sicuro di riuscire a trovare il momento perfetto per farlo.
   
 
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