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Autore: FriNet    30/03/2017    1 recensioni
Cinque anni orribili. Era questo che Aphrodite stava ancora attraversando in quella maledetta scuola.
Da quando vi era entrato tutto era andato per il verso sbagliato. Tutto.
Era diventato la vittima preferita dei bulli di tutte le classi.
Nei primi anni, quando ancora era così sciocco da portarsi a scuola i soldi, veniva puntualmente: preso da parte, insultato, talvolta malmenato e derubato di quei pochi spiccioli che sarebbero dovuti servire per la colazione.
Col tempo aveva imparato a lasciare, saggiamente, i soldi a casa e portarsi un panino o una brioches.
Anche quelle opzioni ogni tanto andavano a farsi benedire dentro al water, tirate li amorevolmente da certi gemelli che non voleva conoscere più di tanto.
Aveva poi perso il conto di quante paia di occhiali avesse ricomprato…Un paio si ruppero quando Milo, arrabbiato con Camus, decise di tirargli qualcosa in faccia.
Ed il povero Aphrodite ebbe solo la sfiga di trovarsi li, infatti i suoi occhiali vennero afferrati, lanciati con forza in faccia a Camus per poi cadere a terra e disintegrarsi in pezzetti piccoli.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Aquarius Camus, Pisces Aphrodite, Sagittarius Aiolos, Scorpion Milo
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questa One Shot ad una mia carissima amica <3 For you my love
P.s. La mia mente è contorta. Perdonatemi tutte.


Cinque anni orribili. Era questo che Aphrodite stava ancora attraversando in quella maledetta scuola.
Da quando vi era entrato tutto era andato per il verso sbagliato. Tutto.
Era diventato la vittima preferita dei bulli di tutte le classi.
Nei primi anni, quando ancora era così sciocco da portarsi a scuola i soldi, veniva puntualmente: preso da parte, insultato, talvolta malmenato e derubato di quei pochi spiccioli che sarebbero dovuti servire per la colazione.
Col tempo aveva imparato a lasciare, saggiamente, i soldi a casa e portarsi un panino o una brioches.
Anche quelle opzioni ogni tanto andavano a farsi benedire dentro al water, tirate li amorevolmente da certi gemelli che non voleva conoscere più di tanto.
Aveva poi perso il conto di quante paia di occhiali avesse ricomprato…Un paio si ruppero quando Milo, arrabbiato con Camus, decise di tirargli qualcosa in faccia.
Ed il povero Aphrodite ebbe solo la sfiga di trovarsi li, infatti i suoi occhiali vennero afferrati, lanciati con forza in faccia a Camus per poi cadere a terra e disintegrarsi in pezzetti piccoli.
Al primo anno, almeno, poteva contare sull’aiuto del suo migliore amico, Death Mask, ma a Gennaio del secondo dovette trasferirsi in Italia con la propria famiglia.
Quindi si sentì ancora più solo e….ancora più sfigato.
Ma doveva tenere duro. Quell’anno era l’ultimo, mancavano pochi mesi e se ne sarebbe andato. Lontano… Sperava. 
Si sedette al solito posto che no, non era in fondo a destra vicino alla finestra, ma in prima fila . Centrale.
Ovvero quello dove non puoi copiare durante le verifiche, dove gli occhi del professore ti sono sempre addosso, dove per tutta la lezione hai l’ansia.
Che schifo insomma.
Sospirò appoggiando la guancia sul banco freddo attendendo l’arrivo del professore.
Quest’ultimo non tardò. Dopo qualche  minuto, il professore era in piedi dietro la cattedra.
Un uomo sulla trentina, dagli occhi verde e un sorriso rassicurante. Che aveva da sorridere? Nessuno in classe lo sapeva dato che la scuola faceva schifo a tutti.
“Buongiorno a tutti ragazzi, mi presento. Il mio nome è Aiolos e per un breve periodo di tempo sarò il vostro supplente di matematica. Il vostro professore è in osped-“
Nemmeno il tempo di finire la frase che tutta la classe esultò.
“Gli sta bene a quel vecchiaccio! Finalmente gli saranno arrivati tutti gli accidenti che gli ho mandato!”
“Milo dai, non essere cattivo…però…Hai ragione! Se lo merita, dopo quel maledetto tre che mi ha abbassato la media gli ci stava!”
Camus e Milo si diedero il cinque continuando ad esultare. L’unico ancora al suo posto era Aphrodite a cui non importava nulla. Tanto…supplente o no, sei aveva e sei sarebbe rimasto.
Il povero Aiolos, invece, fu alquanto inorridito e allo stesso tempo sorpreso di quella scena… Forse un giorno dei ragazzi avrebbero esultato se lui fosse stato in ospedale? Non voleva pensarci… Scosse la testa e battendo le mani sulla cattedra urlò alla classe di far silenzio.
Dopo poco si placarono le acque. Aphrodite iniziò a fissare Aiolos annoiato. Era molto giovane per fare il professore…ma poi quale sadica idea gli era mai venuta in mente per diventare prof di matematica?
Sentendosi osservato Aiolos guardò il suo nuovo allievo. E gli sorrise.
Per tutta risposta Aphrodite distolse lo sguardo.
 
Nei giorni seguenti i pensieri di Aphrodite cambiarono radicalmente. Molto, molto radicalmente.
 “Mi scusi, professore…”
“Si, Aphrodite?”
“Non riesco a capire bene cosa c’è scritto qui.”
“Perdonami, scrivo un po’ male. E’ il tuo voto. Due.”
Aiolos aveva fatto fare all’intera classe un compito di matematica e….tutta la classe era rotolata giù. Come un pallone in discesa.
Due…ora si che sarebbe stata dura passare l’anno. No signore! Niente gli avrebbe impedito di uscire da quella maledetta scuola. Nemmeno quel nuovo professore! Avrebbe tenuto duro, lui!
Il giorno seguente Aphrodite era li, con aria di sfida. Quaderno sul banco e penna in mano. Aveva deciso di prendere tutti gli appunti possibile e studiarseli per bene.
Dopo poco che iniziò la lezione di matematica, le sue buone intenzioni andarono perse.
Sarà stato perché odiava la matematica, sarà perché aveva un gran sonno…oppure semplicemente perché si stava concentrando troppo sul professore.
Per la prima volta in quei dannati cinque anni, qualcosa lo stava coinvolgendo in quelle ore di lezione. E lui, anche se sapeva la risposta, sperava davvero fosse la materia.
 
La ricreazione era un momento dove, Aphrodite, doveva stare in guardia. Non sapeva mai chi potesse saltar fuori a fare cosa.
Il ragazzo era seduto tranquillo su una panchina del grande giardino, quando un urlo lo chiamò. La voce non prometteva niente di buono.
“Aphhhhhhhroditeeeeeeeeee!”
Con un balzo, Milo, andò di fianco al sopracitato sfoderando uno dei migliori sorrisi.
“Come stai?”
“Fino a pochi attimi fa stavo b-“
Gli occhiali fuxia e fini di Aphrodite vennero tolti, e li, a quest’ultimo, sorse qualche dubbio se Milo non avesse uno strano fetish per gli occhiali. Tuttavia era il problema minore il fetish di Milo…
Ora doveva riprenderseli. Cosa ardua visto che vedeva soltanto sagome sfocate.
“Saresti così gentile da ridarmeli?”
“Eh? Perché?”
“….lo chiedi anche?”
Aphrodite sentì Milo correre lontano. Alzò una mano in aria e disse.
“Se mi dici quante sono queste te li ridò! Dai che ce la fai!”
Il ragazzo dai capelli celesti, ancora seduto sulla panchina (nemmeno ci pensava a muoversi), aprì la bocca per dire un numero a caso. Magari ci avrebbe preso.
“Ah, se sbagli li rompo!”
Ma la richiuse immediatamente. Ormai un altro paio di occhiali erano volati via. Sotto i suoi occhi…più o meno.
Sentì altri passi avvicinarsi.
“Milo.”
La voce calma e ferma di Aiolos chiamò l’altro ragazzo. Milo ci pensò bene prima di replicare. Già in comportamento aveva un voto bassissimo, che non diremo per pietà, non voleva altre punizioni.
Con espressione pentita, anche se non lo era affatto, consegnò gli occhiali ad Aiolos. Corse poi da Camus urlandogli che era colpa sua…anche se quest’ultimo non sapeva nemmeno di cosa.
“Ecco i tuoi occhiali, Aphrodite”
“Gra-“
Il professore, con un gesto dolce, rimise gli occhiali ad Aphrodite. Si era ritrovato improvvisamente Aiolos troppo vicino. In classe erano sempre separati da banco e cattedra, ed averlo li, davanti a lui…l’aveva ammutolito in qualche modo. Arrossì leggermente mentre l’altro si sedette accanto a lui.
“Potevo metterli da solo…”
“Scusa, abitudine. Ho un fratello più piccolo e mi piace coccolarlo…ma santo cielo è diventato così irascibile! Come cerco di toccarlo sembra mi ringhi contro”
“Oh…beh…coccoli qualcun altro.”
Aphrodite volle sbattersi una mano in fronte, ma evitò accuratamente. Aiolos si girò a guardarlo.
“Ho letto le schede della vostra classe, sembra che questi occhiali ti abbiano causato parecchi problemi. Perché non metti delle lenti a contatto?”
“Ho un po’ paura…”
“Potresti approfittarne per cambiare un po’ stile. Magari mettere su questo bel volto un sorriso. Che dici?”
La campanella suonò, chiaro segno che la ricreazione era conclusa e che rincominciavano le ore di prigionia per tutti.
Aiolos si alzò pronto per rientrare.
“Professore!”
Quasi urlò Aphrodite, facendo voltare Aiolos.
“Vorrei delle ripetizioni.”
Questa volta la convinzione di Aphrodite…era rimasta chissà dove. Forse nella tasca destra dei pantaloni. Ma gli andò bene. Il professore accettò.
 
Sinceramente Aphrodite non seppe dire se fosse stato un bene o un male fare quella proposta.
Alla fine, si, la sua media salì e riuscì a tornare al sei per miracolo…ma i giovedì passati da Aiolos erano diventati per lui una specie di problema. E si era stufato di chiamarlo Professore, come si era stufato di essere soltanto un semplice numero sul registro, e, stando alle date, fra poco sarebbe anche finito il periodo d’insegnamento di Aiolos.
Doveva fare qualcosa, Aphrodite, voleva fare qualcosa. Anche se sinceramente non aveva la minima idea sul cosa. Anzi l’idea la aveva ma era: azzardata, folle e…disperata.
“Dichiararsi eh…”
Passò giusto qualche settimana, e la media del sei era ormai ristabilita, quel giorno tuttavia era anche l’ultimo in cui Aiolos avrebbe fatto supplenza.
Entrò con aria serena, e con il solito sorriso.
“Penso che già lo sappiate, ma oggi è il mio ultimo giorno di lezione con voi…mi sono trovato bene con tutti quanti. E’ stato davvero un piacere fare la vostra conoscenza…spero che in questo piccolo lasso di tempo sia riuscito a farvi apprezzare di più la matematica.”
Qualcuno si soffiò il naso. L’intera classe si girò a guardare. Milo stava lacrimando. E Camus lo consolava.
“N…non è come sem…bra…è che, mi ha fatto arrivare al sei e….è l’unica suf…sufficienza che ho….mica mi dispiace che va…via…sobh…”
“Si Milo, lo sappiamo bene. Lo sappiamo.”
Disse Camus, con aria impassibile, accarezzandogli la testa.
Anche Aphrodite provò tenerezza per Milo, strano, dato che fino a qualche settimana prima, se solo avesse potuto, lo avrebbe scaraventato giù da un precipizio.
Iniziò la lezione di matematica e, fra numeri e lettere, cervelli che fumavano e altri che si trattenevano per non addormentarsi, passò finalmente quell’ora.
Ma se tutte le altre erano state lunghissime da sopportare, questa era volata via  in un batter d’occhio.
Aiolos mise i libri in ordine e li sistemò nella sua borsa. Andandosene guardò Aphrodite sorridendo leggermente.
Soltanto quando fu uscito dalla classe, e la sua figura non fu più visibile nel corridoio, Aphrodite si alzò di scatto correndogli dietro più veloce possibile.
La classe pensò, all’unisono, ad un improvviso attacco di dissenteria… insomma chi è che correrebbe fuori dalla classe, quasi cadendo, se non per andare in bagno?
 
“Professore, professore! Si fermi…un attimo!”
Ormai fuori dall’edificio, Aphrodite riuscì a raggiungere Aiolos e lo prese per una manica della lunga giacca blu.
“Prof! Insomma, ma quanto cammina svelto?”
“Me ne stavo tornando a casa, mi aspetta mio fratello…”
Disse, non guardando nemmeno il ragazzo che gli teneva la manica.
“Beh…va bene, mi può guardare un attimo?”
Il più alto si girò a guardare Aphrodite. Non aveva un’espressione molto serena, anzi.
Sembrava quasi dispiaciuta.
Seguendo il suo scopo iniziale, Aphrodite ignorò tutto questo ed iniziò a parlare.
“Professore…io, credo… insomma che lei…da quando è arrivato, forse non subito. Anche perché non amo la matematica…”
Aiolos sorrise al farfugliare del suo, ormai ex, alunno e avvicinandosi un po’ gli diede un bacio sulla fronte.
“Mi sono trovato bene nella vostra classe, e sono sicuro che fra noi due ci sia stato un bel rapporto…ma ricordati che fra un insegnante ed un alunno non potrà mai esserci niente. Adesso torna in classe.”
Dopo queste parole Aiolos se ne andò, lasciando Aphrodite immobile e mezzo allibito. Poco dopo scoppiò in lacrime.
 
Il tempo ormai era passato e l’ultimo giorno di esami si era concluso.
Dopo il due di picchè che Aiolos aveva dato al caro Aphrodite, quest’ultimo aveva attuato, su se stesso un grande, cambiamento.
Sia di stile, che di pensiero.
Aveva tolto i suoi occhiali e messo le lenti a contatto, truccandosi leggermente sia sugli occhi che alle labbra, i suoi capelli si erano allungati ed i vestiti, che prima erano sempre in stile dai colori spenti e tetri, erano diventati attillati e dai colori più accesi.
Uscendo dalla classe si passò una mano fra i lunghi capelli celesti e sorrise. Era andata bene.
“Bleah…mi fai schifo…allontanati che mi appesti con questo orribile profumo di rose!”
Gli disse Milo mettendosi un libro davanti, come per ripararsi dal profumo.
“Senti, ma non ti aspettava Camus?”
“Come lo sai?!”
“Ultimamente parliamo molto…abbiamo studiato insieme scienze.”
Offeso, Milo corse via, ad incontrare un preoccupato Camus.
“Cosa dovevi dirmi, Milo? Perché hai aspettato fino ad oggi?”
“Perché avevo paura che questo potesse rovinare la nostra amicizia e…non volevo che succedesse.”
Camus deglutì piano e poi sospirò.
“Penso di sapere cosa vuoi dirmi.”
“Cos- davvero?”
“Si, ho passato molto tempo a studiare con Aphrodite e spesso sei saltato fuori tu…quindi… quindi finalmente ci sono arrivato Milo. Tu…”
Guardò Milo, con in volto una seria preoccupazione.
“Hai un fetish per gli occhiali, vero?”
Milo batté piano le palpebre e gli ci volle qualche istante per focalizzare la cavolata detta da Camus, poi con un urlo negò.
“Ti sembro il tipo?!”
“…si?”
“No! Ti ho chiamato qui per dirti che…che sono…innamorato di te!”
“Ah. Solo questo? E io che pensavo chissà cosa… Mi hai fatto preoccupare.”
“S…solo?”
Camus sorrise, stranamente.
“Possiamo uscire insieme.”
 
Aphrodite se ne stava andando da quella maledetta scuola che per anni aveva odiato.
Finalmente non avrebbe più avuto nulla a che fare con lei. Non sarebbe nemmeno tornato a vedere i risultati.
I scritti gli erano andati decentemente e gli orali anche, non aveva motivo di preoccuparsi.
Varcò il cancello felice, ma con una strana malinconia addosso.
“Sei cambiato parecchio.”
Si girò di scatto e trovò l’ultima persona che si aspettava di trovare. Il suo ex supplente di matematica, Aiolos.
“Che ci fai qui?”
“Sono venuto per te.”
Aphrodite assottigliò gli occhi guardando Aiolos, con odio.
“Si? Per me? Mi prendi in giro? Fino a un mese fa mi dici che fra professori ed alunni non può esserci nulla ed ora dici che sei venuto per me?”
Il più grande mise una mano sulla guancia dell’altro sorridendo.
“Sei uno studente ora?”
Aphrodite aprì leggermente la bocca dallo stupore, aveva ragione. Era uscito dalla scuola ed effettivamente non era più uno studente.
“Che dovevi dirmi quella volta?”
“Mi piaci, pro- Aiolos…”
   
 
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