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Autore: Robin Stylinson    30/03/2017    1 recensioni
«Sei un'incendiaria, Allen. Ed io il tuo protettore.»
Il Demonium era segnato dalla "Diciannovesima" profezia. Tutto era nelle mie mani e avrei fatto il possibile per salvarmi da Enkeli ma soprattutto da Harry perché quando ti innamori di qualcosa di cui hai paura, capisci che niente e nessuno potrà salvarti all'infuori di te stessa.
Genere: Sentimentale, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Stavo camminando per William Street.
Ero in ritardo, come sempre. Ma non importava.
Eileen mi aveva letteralmente buttato giù dal letto con una sua telefonata. Era il primo giorno d’estate eppure quella ragazza dai capelli lunghi e scuri lavorava. Faceva la barista in un piccolo caffè che si trovava all’angolo di Avenue Place. La mia migliore amica mi aveva chiamato dicendomi che aveva una notizia importantissima da darmi. Mi aveva urlato di vestirmi e correre da lei che avrebbe finito il turno di lì a un’ora.
La famosa strada che portava il nome di Shakespeare era una via piuttosto antica, aveva quel non so che di retro. Aveva dei negozi piuttosto piccolini ma bellissimi da vedere, come la bottega della musica. Aveva i serramenti colorati di una tinta rosso fuoco. Le vetrine, che coprivano tutta la facciata del negozio, erano pulite alla perfezione e in bella vista c’erano le due chitarre elettriche autografate da chissà quale celebrità della musica rock. Sulla porta c’era l’insegna al neon, rossa anche quella, con la scritta “open” che lampeggiava. L’uscio era sempre semi aperto, in attesa che qualche cliente entrasse per comprare un vecchio CD. L’interno era completamente tinteggiato di grigio scuro, dei dischi di vinile erano appesi alla parete mentre i CD degli anni novanta erano sistemati con ordine nei bassi scaffali di mogano un po’ ruvidi al tatto. Avevano un colore che assomigliava vagamente a quello delle nocciole. Nell’aria aleggiava il profumo del legno vecchio, quell’inconfondibile odore di antico che rilasciava il parquet scricchiolante.
Ero quasi arrivata alla tavola calda, sapevo già che Eileen mi avrebbe completamente urlato addosso. La puntualità non era mai stata il mio punto forte, soprattutto se, prima di uscire di casa, dovevo fare un milione di cose.
Indossavo un paio di shorts di jeans, una canottiera blu, un maglioncino color burro tutto traforato e intorno al collo avevo una sciarpa di lino, aveva lo stesso colore del cioccolato. Ai piedi, le converse bianche, facevano gli ultimi passi prima di aprire la porta del bar.
Ero arrivata al Blue Cafè. Il nome non c’entrava nulla con la struttura. Infatti, il locale, era interamente costruito con mattoni il cui colore ricordava la terracotta. I serramenti erano color vaniglia e, sulla vetrata che lasciava intravedere l’interno, c’era un enorme adesivo posto sulla parte superiore con scritto “CAFÈ”.
La porta vetro era spalancata e accanto ad essa c’era un cavalletto con appoggiata sopra una lavagnetta sporca di gesso. C’era scritto qualcosa e, nonostante alcune lettere fossero sbiadite, si poteva leggere “Blue Cafè – Caffè americano, cappuccino o cioccolata e brioches a 2,50 £”.
Entrai quasi in punta di piedi, come se non volessi farmi notare da nessuno. Mi guardai attorno ed Eileen non si vedeva. Decisi di andarmi a sedere in un angolino aspettando che la ragazza mora dagli occhi azzurri come il cielo si decidesse a staccare il turno e a parlarmi della sua famosa notizia. La poltroncina su cui ero seduta era un po’ nascosta, dall’entrata non si vedeva e, solo quando il bar era affollato, qualcuno si sedeva li. Era piuttosto isolato e tranquillo, ci venivo quando volevo scrivere, quando mi serviva il profumo di caffè per iniziare a stendere il nuovo capitolo di un libro o semplicemente quando volevo solo staccare la spina e rilassarmi davanti al portatile.
Appoggiai la borsa grigio verde vicino ai miei piedi. Era una piccola cartella con un manico a tracolla e le fibbie argento. Mi chinai per prendere l’i Phone bianco dalla tasca esterna. Lo stavo cercando solo con il tatto, sperando di riuscire a infilare la mano nella tasca senza dover aprire tutto. Il mio intento andava fallendo, così mi abbassai del tutto per vedere se riuscivo a far scivolare le dita più velocemente.
Afferrato quel maledetto cellulare, mi rimisi composta e, con mia grande sorpresa, mi ritrovai davanti Eileen. Sorrideva a trentadue denti. Non l’avevo mai vista così felice, con gli occhi lucidi. La guardai perplessa mentre si slegava il grembiule marrone. Lo sbatté sul tavolo, scostò una sedia e di tutta fretta si sedette.
«Sei pronta per la grande notizia?» disse Eileen rossa in volto.
«Non si usa più salutare?» replicai io facendo la finta offesa.
«Okay, scusa» fece un gesto veloce con la mano. «Allora?! La vuoi sentire questa bella notizia o non t’importa?»
Parlava troppo veloce per i miei gusti. Si sfregava in continuazione le mani sudate rigirandosi tra le dita l’anello nero. Quel famoso anello che avevo anche io, quell’anello che avevamo comprato insieme.
«Certo, dimmi.» ruotai gli occhi. «Mi hai sbattuto giù dal letto il primo giorno di vacanza. Spero per te che sia veramente bella.»
«Ti ricordi quella villetta bianca? Quella dove i miei ci passavano l’estate qualche anno fa?»
«Certo, era quella dove una volta di nascosto avevamo fatto una festa, giusto?» Ero un po’ confusa.
«Sì, è quella» disse la ragazza con le lacrime quasi agli occhi «Potremmo passarci l’estate io e te, senza andare sempre in quello squallido campeggio come ogni anno!» Stava parlando del Dolphin. «Però c’è un problema.»
Mi stavo per alzare per andare ad abbracciarla, per fare quegli stupidi salti di gioia che facevamo prima che qualcosa di stupendo accadesse.
«Che succede?» chiesi con aria sospettosa. Eileen stava cercando di nascondermi qualcosa. Il suo viso si fece più pallido.
«Hai presente mio fratello?»
«Che ha fatto?!»
«Tranquilla non ha fatto niente, è solo che…» Eileen abbassò lo sguardo e fece un respiro profondo «Non prendertela con me, okay?»
Dopo quelle parole, puntò i suoi occhi color oceano nei miei di un verde appena accennato.
«Va bene, ma ora dimmi che succede.»
«Viene anche lui in vacanza con noi.» La mora si accasciò leggermente sulla sedia mentre si copriva il volto con il suo grembiule.
«Cosa?» urlai. Mi resi conto di aver alzato un po’ troppo la voce così, prima di dire altro, mi guardai attorno. «Cosa?!» ripetei a voce più bassa prima di sbattere un pugno sul tavolo.
«Avevi detto che non ti arrabbiavi.» mi ammonì la mia migliore amica.
«Noi in vacanza con quello?! Ma stiamo scherzando?!»
«È pur sempre mio fratello»
«Ti devo ricordare cosa è successo?» alzai le sopracciglia in modo da spronare la mia migliore amica a pensare.
«È cambiato, credimi.»
A quell’affermazione aggrottai la fronte.
«E se dovesse succedere di nuovo?» domandai piuttosto sconvolta.
«Vedrai che non succederà. Fidati di me.»
Costudivamo un enorme segreto, se qualcuno lo avesse scoperto, sarebbe stata una rovina, anche se ero convinta che Eileen mi stesse nascondendo qualcos’altro. Un ragazzo non può cambiare da un giorno all’altro, c’era sotto qualcosa.
«Partiamo domani.» disse in fine la mia migliore amica.
  
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