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Autore: There is always hope    30/03/2017    0 recensioni
La mia storia si colloca tra la fine della 3A e l'inizio della 3B di Once Upon A Time. Sappiamo che Killian è riuscito a sfuggire al sortilegio lanciato da Regina, Snow e Charming, per poi essere tornato nel nostro mondo in cerca di Emma grazie ad un fagiolo magico, datogli da Barbanera in cambio della Jolly Roger.
Ho sempre provato ad immaginare come fossero andate veramente le cose, così ho scritto questa storia.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barbanera, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, William Spugna
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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"Idiota!" Mi dissi. "Sei proprio un grandissimo scemo!" Come mi era potuto venire in mente di baciarla? La situazione era estremamente delicata e io avevo mandato tutto in pasto ai pesci perché non ero capace di controllarmi. 

Come avrei potuto convincerla adesso? Avevo combinato una catastrofe. Eppure credevo davvero che il mio bacio avrebbe funzionato.

Mentre pensavo tutto questo scendevo le dannate scale di quel maledetto palazzo, così non vidi nemmeno che a metà della terza rampa c'era un borsone e vi inciampai, capitolando giù per il resto degli scalini e finendo con la faccia sul pavimento. Mentre valutavo i danni, udì una voce: "Mi scusi tantissimo! Ho lasciato il borsone un attimo e sono rientrato a prendere una cosa. Sta bene?" Alzai gli occhi e vidi un uomo di fronte a me, che mi guardava preoccupato. Il tizio era grassoccio e non molto alto, con capelli castani e indossava occhiali quadrati. La sua faccia mi ricordava quella di un furetto.

Il mio primo istinto fu quello di alzarmi e picchiarlo, ma cercai di dominarmi e, mettendomi in piedi, risposi: "Tutto bene. Non guardavo dove mettevo i piedi, colpa mia."

L'uomo disse: "Sicuro? Se ha bisogno posso portarla in ospedale" 

Cosa? OSPEDALE? Mai! Avevo già passato dei giorni orrendi in uno di quegli orrendi buchi puzzolenti, a Storybrooke; non avevo alcuna intenzione di ripetere l'esperienza, piuttosto sarei andato in giro con una gamba rotta.

"No, grazie. Sto bene, davvero. Dovrei proprio andare" risposi. Ma quel tipo non voleva saperne. "Lasci almeno che le offra qualcosa per scusarmi!" disse. In effetti non avrei rifiutato un bel bicchiere di rum... o anche una bottiglia intera. 

L'uomo mi fece entrare in casa, mi condusse in quella che doveva essere la cucina e mi invitò ad accomodarmi su una delle sedie intorno al tavolo. 

"Gradisce qualcosa in particolare?"

"Ha del rum?"

Mi guardò, stupito. "No... mi dispiace. Non bevo alcolici. E poi non le sembra un po' presto per bere del rum?"

Oh, grandioso! Ero capitato in casa di un aspirante omicida (quella caduta mi aveva provocato parecchie ammaccature) e per di più astemio. Le cose non sarebbero potute andare peggio. Dannazione! 

Stranamente riuscì a mantenere una certa calma, probabilmente perché ero stanco morto e non avevo voglia di ribattere; l'uomo disse: "La vedo molto provato. Ha dormito nelle ultime ore?" 

Diversamente da come era accaduto con il tizio in cui mi ero imbattuto qualche ora fa, l'istinto mi disse che potevo fidarmi di questo tipo, perciò risposi: "Ad essere sincero non chiudo occhio da un bel po'. Mi servirebbe proprio una bella dormita."

"Casa sua è qui vicino?" chiese.

"No" dissi "abito molto lontano da qui." E non poteva nemmeno immaginare quanto! 

"Ha un posto dove stare?" 

"Ehm... no." risposi.

 L'uomo, tutto sorridente (chissà cosa trovasse di comico nella mia situazione), mi disse: "Guardi, voglio proprio sdebitarmi con lei per il piccolo incidente di poco fa. Le offro il mio divano per qualche ora e, se vuole, anche la mia doccia" (stava per caso insinuando che puzzavo?!) "Faccia come se fosse a casa sua!"

Lo guardai, imbambolato. Le persone di questo mondo erano proprio stupide! Non aveva paura che potessi fargli del male, rubare qualcosa o fare anche di peggio? Certo, mi sarebbe piaciuto recuperare le forze e, magari, una bella rinfrescata non sarebbe stata una cattiva idea... e poi sarei potuto restare vicino ad Emma, cosa che mi rendeva poco più sereno. Oltretutto, sentivo di potermi fidare di quell'uomo, quindi accettai. 

"Ne sono felice! Il mio nome è Adam Kitsis, comunque."

"Killian Jones, per servirla"

L'uomo scoppiò a ridere. "Ma che strano modo di esprimersi! Fa per caso parte di una compagnia teatrale? Dai vestiti si direbbe di sì" 

Compagnia teatrale? Mi aveva preso per un dilettante allo sbaraglio? E come osava criticare il mio linguaggio e i miei abiti? Ma si era guardato allo specchio? Decisi di non replicare, limitandomi a sorridere... cosa che mi riuscì malissimo, per due motivi: non sentivo più i muscoli del viso e cercavo di non farmi travolgere dalla rabbia. Quell'uomo stava mettendo a dura prova la mia già limitata pazienza. Lui non se ne accorse nemmeno e continuò a parlare come se nulla fosse.

"Allora... A sinistra, in fondo al corridoio, troverà il bagno, mentre a destra c'è il salotto dove potrà distendersi sul divano. Qui troverà del cibo" mi indicò una di quelle scatole metalliche dove la gente teneva il cibo al fresco "Io devo andare al lavoro, tornerò verso mezzogiorno; si riposi signor Jones, mi raccomando!" 

"La ringrazio infinitamente, signor Kitsis, cercherò di recarle meno disturbo possibile." Risposi io. Lui mi fece un altro fastidiosissimo sorriso tutto denti e, salutandomi, uscì.

 

Dopo essermi fatto una lunghissima doccia, andai a stendermi sul divano, che era davvero comodo. Osservando quella casa si capiva che il signor Kitsis doveva passarsela bene e un po' lo invidiai. Di certo non aveva problemi come sortilegi e tentare di ripristinare la memoria di qualcuno; la vita in quel mondo era molto più semplice rispetto a quella del mio. Pensai a quanto accaduto poco prima con Emma e il mio stomaco sprofondò: non avevo nessunissima possibilità di farle ricordare chi fossi, e adesso ero perfino bloccato in quella città senza un modo per andarmene. Maledizione!

Senza accorgermene, forse per la troppa stanchezza, forse perché volevo sfuggire per un po' alla vita reale, mi addormentai. Fu un sonno pieno di sogni, o meglio incubi: Barbanera che mi inseguiva brandendo la sua spada e urlando minacce… Emma che scappava via da me, in lacrime… uomini con in mano scatoline rosse che gettavano fiamme dagli occhi…

Mi svegliai al rumore di una porta che sbatteva. Aprii gli occhi e mi ritrovai davanti il signor Kitsis, sempre con quel suo sorriso stampato in viso. Che nervi…

“Signor Jones! Vedo che ha seguito il mio consiglio; qualche ora di riposo può fare solo bene, quando si hanno dei problemi da risolvere.”

“A lei chi dice che ho dei problemi da risolvere?” biascicai, mezzo addormentato.

“Oh, andiamo signor Jones, le si legge in faccia che qualcosa la tormenta. Si sfoghi pure, se vuole. So essere un bravo ascoltatore e magari potrei darle qualche consiglio. Intanto mi segua in cucina; ho una fame da lupi e vorrei che si unisse a me per un bel pranzetto. Che ne dice?” mi disse Kitsis. Mi alzai e lo seguì. Lui iniziò a preparare da mangiare e io mi accomodai al bancone della cucina, senza proferir parola.

“Allora, signor Jones, vuole raccontarmi cos'è che la turba tanto?”

Quell'uomo non era solo irritantemente ottimista, ma anche un grandissimo ficcanaso, quindi non avevo per niente voglia di raccontargli i fatti miei; ma la mia bocca si mosse incontrollata e, come da un'altra dimensione, udii me stesso parlare.

“Sono venuto da molto lontano in cerca di una persona, la cui famiglia è… in una brutta situazione. Sapevo che sarebbe stato difficile trovarla e farmi ascoltare, ma le cose sono andate anche peggio di quanto pensassi. Lei non si ricorda minimamente di me e io non so...”

“Come fa a non ricordarsi di lei? Non la conosce bene?” mi interruppe Kitsis.

“ Non proprio; diciamo che lei ha...ecco… dei problemi di memoria” risposi.

“Problemi di memoria? Ha per caso avuto un incidente e perso i suoi ricordi?”

“Beh, si… una cosa del genere”. Che situazione assurda!

“Mi dispiace molto, deve essere difficile accettare che una persona a cui si tiene molto si dimentichi di noi. Però le voglio dire una cosa: non si arrenda, signor Jones! Lei è una persona forte, l' ho capito dal suo sguardo; non si lasci bloccare da un ostacolo, per quanto arduo da superare possa essere! Sa come si dice, la speranza è l'ultima a morire”.

Stavo per chiedere al signor Kitsis se per caso fosse parente di Biancaneve, ma riuscii a trattenermi e dissi, invece :“Grazie, signor Kitsis. Terrò care le sue parole.”

“Di nulla!” rispose. “In questi casi tornerebbe utile un bell'incantesimo per recuperare la memoria, come accade nei film, vero?” disse, sorridendo.

Le sue parole fecero scattare una molla nella mia mente: non avevo la più pallida idea di cosa fosse un film, e in quel momento non me ne importava più di tanto, ma quello che aveva attirato la mia attenzione era stata l'espressione “incantesimo per recuperare la memoria”.

CHE RAZZA DI SCEMO! Ero proprio uno stupido, maledizione! Mi alzai di scatto e andai a cercare il mio pastrano, che avevo lasciato sul divano; lo afferrai e iniziai una ricerca frenetica in ogni tasca. Ad un tratto le dita afferrarono ciò che cercavo e lentamente portai l'oggetto davanti i miei occhi. Si trattava del flaconcino che mi era stato spedito insieme al biglietto che chiedeva di andare a cercare Emma. All'inizio non mi ero reso conto di cosa potesse trattarsi e ne avevo anche dimenticato l'esistenza, ma le parole del mio nuovo conoscente avevano risvegliato qualcosa nella mia testa: dentro quella boccetta c'era la pozione della memoria! Non potevo esserne totalmente certo, ma era l'unica spiegazione possibile. Cos'altro sarebbe potuto essere?

“Signor Jones, si sente bene?” Alzai lo sguardo; Kitsis mi osservava con aria preoccupata.

“Si, sto benissimo! Ho appena avuto un'illuminazione e tutto grazie a lei!” risposi, euforico.

“Grazie a me? Ma cosa ho fatto? E che cosa ha in mano?” chiese lui, confuso.

Ovviamente non potevo spiegargli tutto, mi avrebbe preso per pazzo; ma gli feci un grandissimo sorriso, per fargli capire che era tutto sotto controllo.

“Signor Kitsis, vorrei chiederle un ultimo favore. Potrei abusare della sua ospitalità per qualche altra ora?” chiesi.

“M..ma certo! Mi fa piacere vederla più sereno e sono lieto di esserle stato d'aiuto, anche se non ho idea di come abbia fatto.” disse lui.

“Grazie davvero e si consideri fortunato, perché ricevere un ringraziamento da parte mia è davvero difficile! Ma lei mi ha salvato da una situazione davvero disastrosa.”

Kitsis mi fece un altro di quei suoi sorrisoni, ma stavolta non provai nessun fastidio: gli ero davvero grato.

“Di nulla, signor Jones. Adesso però mettiamoci a tavola, muoio di fame e, a giudicare dai rumori che provengono dal suo stomaco, direi che anche lei ha bisogno di mettere subito del cibo sotto i denti!”

Lo seguii in cucina, affamatissimo e incapace di smettere di sorridere.

   
 
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