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Autore: alessandroago_94    30/03/2017    3 recensioni
Questa è una raccolta di poesie molto semplici. Ognuna narra di sentimenti, di luoghi e di situazioni diverse tra loro, insomma, ci sarà un po’ di tutto. Ringrazio già tutti coloro che vorranno entrare e dare un’occhiata a questi miei piccoli scritti.
Genere: Generale, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il parco delle lacrime

Questa è una poesia molto particolare, spero vi possa piacere.

Gustatevela, poi nelle mie note d’autore, a fine componimento, potrete soddisfare ogni vostra curiosità a riguardo.

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PARCO DELLE LACRIME

 

 

 

 

 

 

 

 

Il saggio merlo diffonde il suo melodico canto

dal ramo alto dell’abete.

Arzigogola,

il dolce suono del suo fischio d’amore s’espande

in quel che è un parco

delle lacrime.

 

Buona natura, dal ramo propeso

verso occidente, verso un tiepido sol

che nel cielo si erge

al di sopra delle nuvole

dello sconforto umano.

 

È un parco, ciò che circonda

il Visitatore, che con la valigia di un malato in mano

si reca verso l’immenso edificio

che nel complesso naturale è incastonato,

oasi di dolore

e di realtà brutale.

 

Contrasto;

il merlo sull’albero rompe ancora la quiete

di chi tra le mura vicine,

a meno di cento passi, piange.

La natura un giorno potesse

assorbire dolore e morte in un canto

d’uccelli, posati su un prugnolo selvatico.

 

I fiori di primavera profumano,

ma il loro è un profumo amaro per chi

il parco attraversa, lungo l’unico sentiero

che si fa strada d’asfalto.

Ad attenderlo, oltre, solo il gemito umano.

 

La prova è l’albero in fiore

che ammassa i figli del reale.

Su di esso, mentre dai suoi rami placidi osservano

il flusso implacabile e continuo di chi sta male,

di chi entra e di chi esce,

di chi piange e di chi, sollevato per buone novelle,

sorride tenuamente.

 

Ove non c’è più spazio per

l’umana spensieratezza di un uomo ancora giovane,

c’è un mondo fatto di verde che rinasce,

metafora, ossimoro,

il tutto farcito di rumori

che il bugiardo poeta definirebbe

onomatopeici, se li includesse nelle sue opere.

 

Perché dalla natura e dal grande

parco silenzioso, dove gli uccellini si dilettano

 e gli alberi verdeggiano e fioriscono,

resta solo spazio per un piccolo angolo d’universo

che tra le sue schiere vegetali e animali vive,

come un organo infetto strappato dalla città

e messo a marcire fuori dalle sue mura antiche.

 

Il Visitatore cammina, agli uccelli e ai profumi

che sanno di vita

più non pensa;

nella sua testa risuona solo il suono delle sirene

di un’ambulanza lontana, mentre il verde

tutto assorbe, come spugna.

Che al dolore sia data libertà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

Salve a tutti ^^

Questa che avete letto è una poesia molto, molto particolare. Prima di tutto, è ispirata ad un luogo realmente esistente, al quale ho attribuito io un nome con il quale lo identifico, ed inoltre si basa su sensazioni ed emozioni che ho provato di recente, e che mi sono rimaste impresse fintanto che non ho scritto questo componimento.

Per aiutarvi a comprendere meglio il testo, vi spiego un po’ cosa mi ha ispirato.

Dunque, come avrete capito, il soggetto sul quale ruota il componimento poetico è un parco; ebbene, si tratta del verde e silenzioso parchetto(in questo momento dell’anno parzialmente in fiore) che circonda il grande ospedale di Forlì. In realtà non è considerato un parco, ma gli alberi piantati lì tanti anni addietro, agli albori della struttura, ormai sono diventati di una magnificenza sublime e ribollono di vita. Questo ampio spazio verde è parecchio vasto, e prima di giungere all’ospedale bisogna attraversarlo, e c’è l’apposita strada asfaltata, e se lo si fa a piedi e durante il giorno si è avvolti da un silenzio incredibile, interrotto solo dal canto degli uccelli, in modo particolare dei merli. Il parcheggio, infatti, è lievemente distante dalla struttura.

La struttura stessa è immensa e in periferia, limitrofa anche alla zona protetta del Ladino, ovvero un lembo di bosco primigenio rimasto inalterato da millenni.

Insomma, questo contrasto abnorme che si crea tra natura-vita-eternità, e uomo-dolore-sofferenza mi ha da sempre colpito, e durante una mia gravosa visita dei giorni scorsi, mi ha lasciato amaramente ispirato.

Il titolo del componimento, ovvero Il parco delle lacrime, si riferisce al fatto che quel parco, per l’appunto, lo si attraversa molto spesso col magone in gola, come potrete immaginare, o soffrendo. Lo si può definire un parchetto, un grande giardino, un’oasi verde, tuttavia, nella mia ispirazione, ho scelto di dargli lo spessore che più mi resta impresso.

Ecco qui spiegata la poesia! Spero vi sia piaciuta. Mi sembrava corretto dire due parole su di essa e spiegarvela un po’, per farla comprendere meglio.

Grazie di cuore per tutto e a tutti, e a giovedì prossimo.

 

 

   
 
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