Tornata da Milano e non
ancora pienamente consapevole di aver visto i ragazzi dal vivo, di aver cantato
con loro e aver desiderato che il concerto andasse avanti una notte intera, ho
avuto voglia di buttare giù due righe nosense.
Insomma, mentre ero lì in preda all’ansia (grazie a chiunque mi abbia
sopportata quel giorno) mi continuavo a dire che i ragazzi erano lì, nello
stesso posto in cui eravamo noi.
Con questo slice of life molto on the road spero di farvi sorridere regalandovi un po’ di
spensieratezza.
Fatemi sapere,
M.
Home
Bill alza il braccio in
segno di saluto, si volta prima verso sinistra, poi verso destra, sorride alla
folla urlante mentre si congeda dall'ennesimo show appena terminato, sente gli
applausi che lo seguono fin fuori dalla scena, l'emozione che gli ruggisce nel
cuore. Appena imbocca il retro delle quinte, il suo assistente gli passa un
asciugamano e lui si tampona il viso, è sudato e ha voglia di una doccia calda
ma è estremamente soddisfatto della serata. Milano è sempre stata una città
favolosa, li ha sempre accolti con estremo calore ed anche questa sera non si è
smentita. Si è particolarmente sorpreso di come tutti, ma davvero tutti, abbiano cantato l'intera Durch den Monsun in tedesco. Non riesce
mai a capacitarsi di come riescano a ricordarsi tutte le parole di ogni
canzone, anche quelle più vecchie quando lui stesso spesso fa fatica.
Si ferma vicino alla
parete del lungo corridoio e vi si appoggia con la schiena, prende un grosso
respiro mentre l'adrenalina continua una corsa per tutto il suo corpo: non
gliela fa sentire, la stanchezza, quella che si è accumulata durante quei
giorni di tour. Se pensa che ha ancora un mese di girotondo per l'Europa, però,
non riesce a non esserne felice. È quella la sua vita ed è composta –e resa
migliore- da coloro che lo accompagnano ogni giorno attraverso essa.
Un importante componente
di quella famiglia un po' allargata sta camminando verso di lui con passo
ciondolante. Sicuramente gli sta per
venire un crampo al polpaccio, pensa Bill. Succede sempre a fine show.
Gustav gli sorride e quando gli è accanto gli da una pacca sulla spalla, una di
quelle che fanno ridere Bill. Però poi si massaggia la parte colpita mentre segue
con lo sguardo il suo amico e lo vede prendere subito il telefono. Sorride. Sicuramente
sta per chiamare la moglie per sapere se la bambina si è addormentata. Dice che
ultimamente fa un po' fatica, forse saranno i denti che le danno fastidio, o
chissà. Bill non si intende molto di bambini, ma aspetta che la nipotina
acquisita compia un anno per farle un bel regalo, uno di quelli da zio
preferito. Deciderà con Tom cosa comprarle.
La folla adesso applaude
più forte, Bill è sicuro che suo fratello e quel matto di Georg stiano facendo
il loro saluto ai fans, buttando acqua ovunque, ovviamente. Pochi minuti dopo,
ecco Tom che arriva insieme all'amico di una vita, i due si spingono e ridono,
sono esausti ma sono felici, proprio come lui.
“Ottimo show, andiamo a
festeggiare, Queen B” gli sorride il bassista facendogli l'occhiolino e Bill
cerca di dargli un calcio. Adora scherzare con Georg, è sempre tutto così
divertente con lui “anche se hai stonato cantando ti offro dello champagne”
continua prendendolo in giro.
“Ehi! Io non ho stonato!”
finge di indignarsi Bill e questa volta il calcio riesce a darglielo davvero.
Gli viene da ridere e Georg scappa un po' più in là divertito. Continua a
canticchiare una loro melodia e raggiunge la fine del corridoio, sparendo
dietro una porta.
Soli, adesso, i due
gemelli si abbandonano ad un sorriso e Bill si stacca definitivamente dalla
parete. Sugli occhi ambrati di Tom cade un ciuffo di capelli che fa sbuffare
l'altro, le mani sui fianchi esili.
“Te l'ho detto che dovevi
metterci una forcina” ripete. Glielo avrà detto mille volte ma niente…
“Non esiste” ride Tom e,
allo sguardo scocciato del fratello, gli posa un braccio sulle spalle “allora…
soddisfatto?”
“Molto” risponde Bill
mentre si lascia guidare da lui “se non fosse che non mi consideravi quando mi
avvicinavo a te…”
Tom continua a ridere e
stringe più forte il braccio attorno al collo del gemello, lo fa piegare
leggermente verso di lui e Bill oppone una blanda resistenza.
“Mi rovini i capelli,
scemo” borbotta cercando di non mostrare quanto in realtà apprezzi quelle
attenzioni, anche se un po' rudi. Ma d'altronde Tom è così. Prendere o
lasciare, e lui ha stretto una sorta di patto alla nascita: prendere.
“Ah. Scusatemi Queen B” e
mentre lo dice passa la mano libera tra i suoi capelli, spettinandoglieli. I
due ridono, sono felici. Forse è questa la vita che si erano immaginati? Sì, ma
non ci avrebbero mai sperato… vivere di musica, la forma d'arte migliore in
assoluto, per loro.
“Adesso andiamo. I
ragazzi ci aspettano.”
Continuano a pizzicarsi e
a infastidirsi a vicenda mentre percorrono gli ultimi metri che li dividono dal
ritorno sotto le luci della ribalta: molti fans li attendono per un brindisi e
per festeggiare con loro. Tom capisce bene che Bill vorrebbe solo dormire ed è
sicuro che anche quella sera crollerà in tempo record: saranno in viaggio per
Roma e dovranno dormire sul tourbus,
nelle loro cuccette.
Tom sa anche che quella
notte, probabilmente, Bill si sveglierà sentendo nostalgia di casa e si alzerà
per infilarsi nel suo letto e rimanere con lui, cullati dal ronzio continuo del
motore, sdraiati insieme.
Casa.
Ed entrambi sono
pienamente consapevoli di essere uno la casa dell'altro.
Fine