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Autore: Knuckster    30/03/2017    3 recensioni
Evento Argus. Il fenomeno che ha sradicato dal suolo di Mobius un'intera civilizzazione, che ha intrappolato il Clan di Nocturnus nei meandri di Twilight Cage, che ha sconvolto il mondo come lo si conosceva in maniera del tutto imprevista. Ma è davvero solo questo? Sonic the Hedgehog e i suoi compagni, per la prima volta, si ritrovano ad affrontare forze universali ed eterne molto più grandi di loro. Un gruppo di membri eletti di un pericoloso Cenacolo sta preparando il terreno per l'arrivo della misteriosa entità Argus... ed una cosa è sicura: dopo il suo avvento, nulla sarà più come prima.
Sonic e il suo gruppo hanno davvero quello che ci vuole per fermare questa nuova immortale minaccia?
01/03/2019 - STORIA COMPLETATA. A partire da adesso, ci sarà una revisione completa, capitolo per capitolo, con correzioni al contenuto e al layout, riassunte volta per volta in note a piè pagina. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno seguito questa storia gigantesca per tutti questi cinque anni!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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La legge della giungla (Terza parte)

      Se c’era una cosa di cui si era stufato, si diceva Charmy lungo la strada del ritorno, era che la sua posizione all’interno dell’Agenzia di Detective Chaotix finiva sempre con l’essere relegata a quella di facchino, o ancora peggio, tuttofare. Stava diventando una fastidiosissima abitudine il fatto che dovesse essere sempre costretto lui ad andare a comprare le ciambelle dal fornaio.

Era troppo pretendere che fosse Vector ad alzare il sederone e andare a prenderle, no? Era fin troppo occupato ad oziare, spaparanzato sulla poltrona, con i piedi poggiati sulla scrivania, tra le varie scartoffie inutilizzate. Figurarsi poi chiedere ad Espio di interrompere i suoi noiosissimi esercizi di meditazione per dedicarsi a qualcosa di così venale come comprare dolciumi. E Charmy non sapeva neanche con esattezza cosa volesse dire “venale”, ma era quello che ripeteva sempre il suo collega quando battibeccava con Vector.

E a proposito di Vector, perché finiva sempre che lui si spazzolava la maggior parte delle ciambelle, nonostante fosse Charmy ad andarle a prendere quasi ogni giorno? Era una vera ingiustizia! Ma quella volta le cose sarebbero andate diversamente. Avrebbe sganciato i dolci non appena Vector avesse promesso di trattarlo con maggior rispetto. Magari di assegnargli un caso di indagine in solitario (non che ce ne fossero tanti tra cui scegliere) o magari dargli una postazione nell’ufficio tutta sua, con un computer dove avrebbe potuto giocare quando e come voleva.

E se così non fosse stato, Charmy conosceva un bel po’ di modi per tormentare Vector fino al punto da costringerlo a cedere a qualunque richiesta. Conosceva almeno cinque modi diversi di fare il solletico e un paio di scherzi niente male che non aveva ancora avuto modo di sperimentare. Era sempre più convinto, mentre varcava la soglia dell’ufficio, che sarebbe stato tutto diverso quel giorno… anche se non nel modo che credeva lui.

- Va bene, adesso basta! - declamò ad alta voce appena entrato, sventolando in alto la confezione in cartone che conteneva le ciambelle - Qui la musica deve cambiare, altrimenti quelle con la glassa al cioccolato me le pappo tutte io! -

Era così concentrato nel preparare mentalmente il suo discorso di riscossa che, sulle prime, neanche si rese conto che l’ufficio non era nelle stesse condizioni in cui l’aveva lasciato. Non appena si accorse che sembrava che un ciclone si fosse abbattuto lì dentro, trasalì leggermente.

La scrivania era stata rovesciata e tutti i fogli erano sparpagliati alla rinfusa per terra. La lampada da studio giaceva, rotta, sul pavimento e la poltrona di Vector era stata ferocemente dilaniata, fino a farne uscire quasi tutta l’imbottitura. Anche il distributore dell’acqua era rovesciato e il boccione aveva perso quasi metà dell’acqua che conteneva, dispersa in un’ampia pozzanghera ai suoi piedi. Le tende erano state strappate e tirate giù con violenza, fino a far precipitare anche l’asta metallica che le reggeva. A rendere lo scenario ancora più inquietante, si sentivano degli strani rumori provenire dal bagno, la cui porta era accostata. Era qualcosa a metà tra uno forte schiocco e un soffio.

- R… ragazzi? - chiamò debolmente Charmy - Cos’è successo? -

Non ci fu alcuna risposta. Non c’era traccia dei suoi colleghi da nessuna parte.

- Avanti, smettetela! - protestò l’ape, con la voce che tremava piano - Non mi piacciono questi scherzi idioti. Dove vi siete nascosti? -

Charmy sapeva che le modeste dimensioni dell’ufficio non consentivano a nessuno di nascondersi senza venire individuato facilmente, quindi una parte di sé era anche consapevole che nessuno stava tentando di fargli uno scherzo o di spaventarlo… almeno non intenzionalmente. L’unico posto in cui Vector ed Espio avrebbero potuto nascondersi era il bagno, ma quei rumori sospetti non lo invitavano certo ad affacciarsi.

- Venite fuori! - esclamò ancora - O vi giuro che queste ciambelle ve le tiro in faccia! -

Quello schiocco sinistro cessò di colpo. Tutto taceva e Charmy sentiva l’urgente bisogno di andare in bagno… ma non in quel bagno. No! Sicuramente c’era un mostro orribile che lo stava aspettando, ansioso di divorarlo in un sol boccone. Eppure, per quanto strano fosse, la fantasia infantile di Charmy corrispondeva parzialmente alla realtà.

La porta si aprì con un violento schianto e Vector ne uscì con un balzo. Contrariamente a quanto Charmy si era aspettato, però, non venne fuori con un “Buh!” o con una tromba da stadio per fargli uno scherzo di pessimo gusto. Era a quattro zampe e si muoveva oscillando in maniera strana. Aveva rivoli di bava che gli colavano dalla bocca (più del solito, si intende) e uno sguardo avido e affamato.

- Che cosa ti… aaahhhh!!! -

La giovane ape non fece neanche in tempo a terminare la frase che Vector si avventò su di lui, costringendolo a prendere il volo e a lanciargli addosso la scatola delle ciambelle. Quello che ormai era diventato un coccodrillo affamato, spazzò via con la coda tutti gli ostacoli che si frapponevano tra lui e la sua preda. Provò ancora una volta a mordere Charmy, facendo schioccare quella spaventosa bocca piena di denti aguzzi.

Con le lacrime agli occhi per la paura, Charmy si precipitò fuori dall’ufficio, urlando a squarciagola. Vector lo seguì, tentando ancora di sollevarsi sulle due zampe per divorarlo in un sol boccone. L’apetta era così concentrata nell’evitare gli attacchi del suo collega, totalmente impazzito, che neanche si rese conto che qualcosa di viscido e appiccicoso gli si era attaccato al collo.

Sempre più agitato, si guardò addosso e vide che una specie di fune rossastra coperta di saliva lo aveva colpito al braccio. No, non era una fune! Era - e qui urlò ancora più forte - la lingua di Espio, abbarbicato su un albero lì vicino, che stava tentando di catturarlo per inghiottirlo.

- Siete diventati pazzi!!! - gridò Charmy, divincolandosi a più non posso.

Riuscì, con un forte strattone, a liberarsi e, senza guardarsi alle spalle, volò all’impazzata il più lontano possibile da quello che aveva l’aria di essere un terribile incubo.


- Pare che il tuo piano stia procedendo nel migliore dei modi. Immagino sarai soddisfatta dei risultati -

Il tono con cui Morrison stava commentando le immagini sui monitor del rifugio ipertecnologico era privo della solita premura che aveva quando si rivolgeva a Necronomica. Quest’ultima, tuttavia, non sembrò rendersene conto, rapita com’era dalle scene che i suoi robot-spia stavano riprendendo direttamente in città.

- Non sai neanche quanto - replicò, deliziata.

Anche se la qualità delle immagini non era delle migliori, era comunque facile contemplare tutti i disordini che si stavano scatenando nelle ultime ore. Le forze di polizia erano state sguinzagliate in ogni dove, nel tentativo di contenere la furia impazzita dei mobiani predatori più grossi, accaniti su ogni cosa e persona che si trovavano davanti perché animati da una fame primitiva e incontrollabile. Le ambulanze sfrecciavano su e giù per la città e il pronto soccorso traboccava di casi di emergenza, tra feriti gravi e vittime di aggressione.

- Tutto questo non è che il principio - commentò Necronomica - Il numero dei mobiani carnivori è più che sufficiente per mettere in scacco chiunque cerchi di contenere la loro avanzata. E quelli non carnivori, invece, diventeranno ben presto inoffensivi. Rimarranno soltanto gli umani a far fronte a questo problema e non ci vorrà molto prima che anche loro vengano sopraffatti -

- E se nel frattempo qualcuno scoprisse la fonte dell’epidemia? - suggerì Morrison, sforzandosi di suonare casuale.

- Sarà già troppo tardi - replicò lei, mentre si divertiva alla vista di una tigre selvaggia che assaliva un paio di agenti di polizia - Non riusciranno mai a capire cosa sta succedendo e a trovare un antidoto efficace. E, seppur ci riuscissero, fino ad allora avremo già raggiunto il nostro scopo. Tutti i deboli saranno stati spazzati via e solo i più forti rimarranno in vita. E noi sceglieremo i più degni perché possano diventare come noi -

- Sei davvero convinta che un massacro sia la scorciatoia migliore? - incalzò l’istrice, ben attento a come utilizzava le parole.

Necronomica era fin troppo soddisfatta per badare all’insistenza del suo accolito, per cui rispose in maniera molto tranquilla e pratica.

- Non conto soltanto su quanto scompiglio i nostri vivaci animaletti riusciranno a creare. Gli effetti del virus sono stati progettati perché vengano debellati da un sistema immunitario robusto. In altre parole, ci saranno alcuni soggetti che riusciranno spontaneamente a tornare al loro stato originario. E una volta individuati, ci penserai tu a portarli qui perché possano far parte della nostra famiglia -

- Gli organismi più forti - riassunse Morrison, quasi in un mormorio - I soggetti migliori. Era questo che abbiamo sempre cercato. Solo… non mi aspettavo che si arrivasse a tanto -

- Ti stai forse ammorbidendo? - lo provocò Necronomica, con una punta di irritazione nella voce metallica - Fino a poco tempo fa non avevi alcuno scrupolo nell’uccidere i tuoi bersagli, se fosse stato necessario. In che modo tutto questo è diverso da ciò che facevi di solito? -

- La mia coscienza è in grado di convivere con un assassinio, ma non con una carneficina. Un tempo tu ed io avevamo dei saldi principi -

- Coscienza, Morrison? - ripeté lei, voltandosi a guardarlo con aria truce - Principi? Guardaci attentamente. Siamo delle infallibili macchine di precisione, il perfetto connubio tra organico e inorganico. Qualunque tipo di sentimento non è che un difetto di programmazione. E qualunque cosa fossimo in passato, ora non lo siamo più. Tienilo bene a mente la prossima volta che avrai voglia di dire stupidaggini -

Il tono con cui aveva parlato non ammetteva repliche e Morrison lo sapeva bene. Necronomica tornò ad osservare gli schermi in silenzio, mentre il suo braccio destro, sempre più perplesso, continuava a chiedersi fin dove si sarebbe spinta la sua signora, sicuro che la risposta non gli sarebbe per niente piaciuta.


- Attenti! Attenti! Tenetelo fermo! Stringete le cinghie! -

- Qualcuno pensi all’altro, presto! -

Central City era nel caos più totale. Mobiani impazziti, agitati dalle urla della folla, scorrazzavano per le strade, sfogando la propria ira su tutto ciò che trovavano davanti. Un gorilla esagitato stava correndo qua e là, più spaventato che pericoloso, rovesciando senza ritegno ogni ostacolo sul suo percorso di fuga. La gente scappava al suo passaggio, tra grida di panico e spintoni. Le forze di polizia (in quel frangente strategicamente tutte umane) stavano cercando di accerchiarlo e di renderlo inoffensivo utilizzando dei tiranti, quasi come degli accalappiacani.

Nel frattempo, un leone in cerca di prede era piombato di fronte ad un camion che trasportava materiale infiammabile. Il conducente, nel tentativo di sterzare all’ultimo minuto, aveva perso il controllo dell’automezzo, rovesciandolo rovinosamente sull’asfalto. I vigili del fuoco erano tempestivamente intervenuti per contenere le inevitabili fiamme e prevenire un’esplosione.

Le aree di maggiore pericolo, dove gli scontri tra polizia e mobiani impazziti erano ancora in atto, venivano recintate in modo che il pubblico non potesse avvicinarsi e rimanesse in una posizione di sicurezza, per quanto possibile. In mezzo a tutta questa confusione, si fecero strada tre individui più che determinati nel fare la propria parte per cercare di mitigare i disordini che stavano decisamente sfuggendo di mano a tutte le autorità competenti.

- Omega, vai a dare una mano a spegnere l’incendio - ordinò Shadow the Hedgehog al suo compagno robotico.

- Negativo. Il livello di divertimento è maggiore nell’alimentare il fuoco che nel spegnerlo - fu la risposta meccanicamente lamentosa.

- Non discutere! Hanno bisogno di aiuto! -

Palesemente riluttante, il robot si diresse a passi pesanti verso il camion in fiamme, ritirando i suoi fucili nell’incavo delle braccia e preparando gli estintori interni.

- Sai, vero, che non facendo più parte della G.U.N. non hai alcuna autorità diretta su di lui? - gli fece notare Rouge, con un sorrisetto che voleva dissimulare l’agitazione che provava in quella situazione surreale.

- Allora sono fortunato che lui non abbia mai badato tanto a queste sottigliezze - commentò Shadow, di getto, mentre si guardava intorno per capire il metodo migliore per agire - Questo vuol dire che non mi darai retta neanche tu? -

- Non serve dare ordini, sai? Basta chiedere con gentilezza -

- Allontana quella gente da lì! - intimò il riccio nero, indicando un gruppo di persone spaventate a poca distanza dal punto dell’incendio.

- Dimenticavo che tu e la gentilezza siete distanti anni luce - commentò lei, seccata, prima di aprire le ali e affrettarsi verso la sua destinazione.

Shadow la ignorò, più concentrato sul gorilla impazzito che continuava a dare diversi grattacapi agli agenti. Avevano stretto un laccio attorno al suo collo, ma la sua forza bruta, alimentata dalla paura, era molto più grande di quella dei suoi aguzzini, sballottati qua e là e gettati a gambe all’aria.

Con un rapido scatto, si fece strada nella confusione e si preparò a caricare un Chaos Spear per stordire il gorilla. Poi, con un tuffo al cuore, si ricordò che, per qualche strano motivo, erano diverse ore che non riusciva più ad esercitare il suo potere. Strinse il pugno, ma non riuscì a produrre neanche una scintilla e, frustrato, imprecò sottovoce.

Qualcosa doveva pur fare, si disse, quindi si preparò a scaraventarsi sul gorilla per cercare di stordirlo. Prima che potesse agire, però, quello che sembrava un proiettile blu spuntò fuori dal nulla e colpì l’animale impazzito sulla nuca. Emise un forte lamento e piombò al suolo a peso morto, dando modo agli agenti di stringere una morsa più sicura su di lui.

- Niente paura, è arrivata la cavalleria! - esclamò Sonic, con un ghigno, avvicinandosi spavaldo a Shadow.

Il riccio nero gli rispose in maniera piuttosto eloquente roteando gli occhi in segno di fastidio. Stavano arrivando, di corsa, anche gli altri amici di Sonic, visibilmente provati e preoccupati.

- Quando hai finito di metterti in mostra, vedi di dare una mano - lo ammonì Shadow, ferocemente.

- Servirà a poco se prima non capiamo cosa sta succedendo e come fermarlo - ribatté Sonic, fattosi improvvisamente serio.

- Il tuo geniaccio di fiducia non ha nessuna idea? -

- Tails al momento è troppo occupato a lisciarsi il pelo in gabbia. Dobbiamo cavarcela da soli -

- Davvero fantastico - commentò Shadow, sarcasticamente.

Knuckles, Amy, Silver e Mighty li raggiunsero in quel momento, trafelati.

- La situazione sta degenerando in fretta - disse Mighty, allarmato.

- Shadow, hai avvertito qualche cambiamento in te? - domandò subito Amy - Silver e Mighty hanno perso le loro abilità speciali e pensiamo che possa essere collegato a tutto il resto -

Il riccio nero, molto riluttante, fu costretto ad ammettere che effettivamente c’era qualcosa che non andava anche in lui.

- Non riesco più ad esercitare il Chaos Control - rivelò, digrignando i denti.

- Potrei quasi abituarmici - intervenne Sonic, in tono di scherno.

- E’ una faccenda seria, Sonic! - protestò Amy - La crisi peggiora di minuto in minuto! -

- Sì, sì, lo so - ribatté lui - Sentite, senza Tails c’è solo un altro cervellone in circolazione che possa aiutarci a capire che sta succedendo -

- Non starai mica parlando di Eggman? - chiese Knuckles, incredulo.

- Rivolgersi al dottore è l’idea più balorda che tu abbia mai avuto - replicò Shadow, velenoso - Non aspetterà altro che sfruttare la cosa a suo vantaggio -

- Non mi sembra ci siano molte altre alternative - protestò Sonic - E poi, in fondo, ci ha aiutato a sconfiggere Morrison. E’ come se avessimo una specie di tregua adesso. Se poi avete un’idea migliore, sarei lieto di ascoltarla -

Bastava guardarsi intorno per capire quanto velocemente stessero precipitando le cose. Tutti loro, inconsciamente, si rendevano conto che avevano bisogno di tutto l’aiuto possibile, anche dalle fonti più improbabili, perché, andando avanti di quel passo, i danni sarebbero potuti diventare irreparabili.

Proprio nel momento in cui Shadow apriva bocca per dire la sua, un urlo fanciullesco fendette l’aria e una macchia sfocata di colore gli passò davanti agli occhi. Si trattava di uno spaventatissimo Charmy, con le lacrime che gli rigavano il volto e la voce resa più acuta dalla paura.

- Meno male che vi ho trovato! - strepitò, fuori di sé - Vector ed Espio hanno tentato di mangiarmi! E qui intorno stanno tutti impazzendo! Mi stanno inseguendo! Mi vogliono inghiottire! -

Prima che il piagnisteo della piccola ape cessasse, Rouge e Omega si avvicinarono al gruppo.

- La situazione è sotto controllo laggiù - disse Rouge, poi il suo sguardo si posò su Charmy.

Improvvisamente, un istinto sopito e primordiale si fece largo nelle sue viscere. Sentì una strana acquolina in bocca e una famelica sensazione divampò nel suo stomaco, come se fosse stata costretta a non toccare cibo per anni e anni.

- Un succulento… grassoccio… insetto ronzante… - mormorò, senza alcun controllo.

- Eh? - chiese Charmy, pallido come un cencio.

Sotto gli sguardi inorriditi degli altri, Rouge piombò sul povero Charmy, costringendolo a cacciare un urlo straziante. Per un soffio, sfuggì alle fauci del pipistrello affamato e volò via, fuori di sé dalla paura, zigzagando come un pazzo senza vedere dove andava.

- Aspettami, piccola apetta! - gridò Rouge, con voce rauca, inseguendolo in volo con le mani protese - Non ti farò niente di male! -

Ci fu qualche attimo di silenzio inorridito prima che qualcuno si decidesse a parlare.

- Va bene, andremo tu ed io da Eggman - disse Shadow, rivolgendosi a Sonic - Siamo i più veloci, quindi faremo prima -

- Noi cercheremo di tenere a bada le cose qui - gli fece eco Mighty - Cercate di fare presto, prima che finiamo anche noi col perdere la testa -

- Omega, tu cerca di recuperare Rouge, senza farle del male - si assicurò Shadow.

- Affermativo - rispose il robot, aggiungendo poi: - Voi sacchi di carne siete strani -

Shadow ignorò ancora una volta il commento, poi si rivolse a Sonic.

- Diamoci una mossa -

- Sei sicuro di riuscire ancora a starmi dietro? - domandò ironicamente il riccio blu.

- Potrò anche aver perso il Chaos Control, ma non i miei pattini a reazione. Te lo ricorderesti se non fossi così asino! -

 


    Era stata senz’altro la decisione migliore quella di affidare a Sonic e Shadow il compito di fiondarsi, letteralmente parlando, al cospetto del dottor Eggman. Infatti, come i due ricci ebbero modo di constatare mentre sfrecciavano a velocità folle lungo le strade di Central City, diretti fuori città, la situazione peggiorava di ora in ora. La quantità di mobiani che stavano perdendo la testa in quel frangente era di gran lunga superiore alla capacità delle forze dell’ordine di contenere i disordini. Alcune volanti della polizia avevano addirittura preso a circolare per le vie per diffondere, con gli altoparlanti, un obbligo di coprifuoco. Rimanere barricati in casa era, secondo loro, il modo migliore per diminuire le aggressioni e il panico fintantoché non si fosse trovata una soluzione.

    Mai come prima di allora, Sonic sentiva che la salvezza di tante persone giaceva nelle sue mani… oh, e anche in quelle di Shadow. Fianco a fianco, ritrovandosi a tratti inconsciamente a gareggiare su chi fosse più veloce, attraversarono Central City, superarono la periferia e si addentrarono nelle campagne esterne, con un solo obiettivo in mente: raggiungere la base del dottor Eggman.

    C’erano stati entrambi diverse volte, per cui non fu difficile ricordarsi la strada da seguire. Impiegarono poco più di cinque minuti ad arrivare a destinazione e, cosa decisamente strana, non incontrarono alcun tipo di resistenza. Anzi, l’enorme portone metallico d’ingresso era spalancato, quasi come se il dottore si aspettasse visite da un momento all’altro.

    - Non mi piace questa storia - commentò Shadow, sospettoso, non appena si fermarono di fronte all’entrata.

    - Non abbiamo tempo per fare gli schizzinosi - ribatté Sonic - Entriamo lì dentro e, se si tratta di una trappola, sfasciamo tutto quello che ci troviamo davanti -

    Tuttavia, non trovarono alcun tipo di resistenza, né alcun tipo di pericolo che potesse far pensare ad una trappola. Trovarono praticamente tutte le porte spalancate ed ebbero facile accesso alla sala principale, dove Eggman li aspettava. Era seduto su una gigantesca poltrona fluttuante, come un re sul suo trono, e li accolse con le dita intrecciate e un ghigno soddisfatto stampato in viso. Orbot e Cubot erano accanto a lui.

    - Era ora che arrivaste - disse, con tono solenne - Vi stavo aspettando -

    - E non sta scherzando! - confermò Cubot - Sono ore ed ore che se ne sta lì impalato per accogliervi in questo modo. Deve averlo visto in qualche film -

    - Riesci sempre a rovinare i momenti migliori! - sbottò Eggman, mollando un ceffone sulla nuca del suo assistente robotico.

    - Rimandiamo le pagliacciate a più tardi, testa d’uovo - intervenne Sonic - Abbiamo bisogno del tuo aiuto stavolta e vedi di gongolare dopo, perché non abbiamo tempo da perdere -

    - Piuttosto ironico che proprio voi, tra tutti, veniate strisciando al cospetto dell’illustre sottoscritto. Il vostro geniale marmocchio di fiducia è troppo impegnato a dare la caccia ai topi? -

    - Allora sai cosa sta succedendo in città - lo rimbeccò Shadow - Hai forse qualcosa a che farci tu? -

    - Spiacente deluderti, ma questo non è proprio il mio stile - disse Eggman - Tollero già a fatica la presenza di così tante palle di pelo, figuriamoci se poi sono anche allo stato selvatico. Se so qualcosa è perché ho occhi e orecchie ovunque. E anche se così non fosse… bè… mi è bastato dare un’occhiata alla mia ospite -

    Con la mano indicò una sezione della sala che Sonic e Shadow non avevano ancora notato. Chiusa in una gabbia ultra-tecnologica, con sbarre fatte di elettricità, c’era Megan Prower. Si guardava intorno con aria inviperita, muovendosi circospetta sulle quattro zampe, come in attesa di sferrare un attacco alla propria preda. I suoi occhi, come quelli di tutti i mobiani affetti dall’epidemia selvaggia, erano vuoti e iniettati di sangue.

    - Che cosa ci fa qui? - domandò Sonic, sconcertato nel vedere la sorella di Tails proprio lì, tra tutti i posti in cui poteva essere.

    - Ho ricevuto frequenti visite dalla tua amichetta negli ultimi tempi. Come ricorderai il suo aquilotto di fiducia è ancora sotto le mie cure. Dovresti ringraziarmi per la magnanimità e la gentilezza che ho dimostrato nel prendermi carico della sua salute -

    - Senza contare che potrebbe dimostrarsi un’ottima carta da giocar… - disse Orbot, prima che Eggman lo zittisse con uno schiaffone.

    Sonic si ritrovò a stringere i pugni per la rabbia. Non gli piaceva affatto che Eggman avesse messo le proprie mani su Megan e Forge e, soprattutto, che non stesse aspettando altro che usarli contro di lui nel momento più opportuno. Tuttavia, si disse, non era il momento giusto per occuparsi di quella faccenda. Le questioni più urgenti erano altre.

    - Faremo i conti dopo - gli assicurò Sonic, minacciosamente - Ora, se sai qualcosa che può aiutarci a risolvere il problema, parla -

    - E ti consiglio di farlo in fretta - aggiunse Shadow.

    Per niente intimorito da quelle minacce, Eggman si limitò a sorridere e ad incrociare le braccia, con fare di superiorità.

    - In effetti, come al solito, sono già un passo davanti a voi. Ho effettuato alcune analisi sulla vostra amica impellicciata e i risultati che ho ottenuto sono stati assolutamente sbalorditivi. Ricordi quando ti ho parlato del mio virus sperimentale, Sonic? -

    Il riccio blu sgranò gli occhi dallo stupore.

    - Si tratta di quello? - chiese, incredulo - E’ quello che sta causando tutto questo macello? -

    - Credevo che il suo scopo fosse di trasformare i mobiani in bio-mecanoidi - disse Shadow - Non di farli regredire ad uno stato selvaggio -

    - Gli effetti non sono quelli originari, è vero - confermò Eggman - Però non ho alcun dubbio. Nel sistema circolatorio della volpe ho trovato tracce dello stesso identico virus che ho progettato. Necronomica deve essersi presa la briga di modificarlo per adattarlo ai suoi scopi balordi. Si è appropriata del mio lavoro e ne ha prodotto una copia di basso livello. Non è oltraggioso? -

    - Immagino allora che saprai dirci cosa fa di preciso - incalzò Sonic, ignorando la domanda.

    - Questa versione del mio virus pare che agisca sul sistema nervoso mobiano su più piani, intaccando le capacità intellettive e quelle psico-fisiche del soggetto infetto -

    - In altre parole ci priva delle nostre abilità speciali e ci fa diventare dei primitivi - riassunse Shadow, comprendendo di colpo perché non riusciva più ad esercitare il Chaos Control.

    - Precisamente! - confermò Eggman - E anzi, pare abbia un effetto più accelerato nei mobiani con istinti predatori, nonostante provochi gli stessi sintomi in tutti quelli affetti. Per voi, probabilmente, ci vorrà un altro po’ di tempo, ma finirete senz’altro a rovistare il terreno con il muso alla ricerca di lombrichi -

    Sonic si ricordò improvvisamente di Silver che mangiucchiava vermi e fu costretto a soffocare un moto di disgusto.

    - Ma com’è possibile che in così poco tempo così tanti mobiani siano stati contagiati? - insisté Shadow, sempre più irritato - Come ha fatto questo virus a diffondersi così rapidamente? -

    - Il vostro geniale dottor Eggman ha risposto anche a questo - rispose lo scienziato, tronfio - Ho dovuto rifletterci su, ma ho concluso che la via di diffusione più rapida non può che essere stata la rete idrica -

    - L’acquedotto? - chiese Sonic.

    - Oh, ma bene, come siamo perspicaci! Ebbene sì, la rete idrica si estende per tutte le città più grandi di questa regione, da Central City ad Emerald Town, da Station Square a Westopolis. E considerando che tutti noi facciamo uso dell’acqua per i nostri bisogni fondamentali… -

    - Una mossa dannatamente astuta - commentò Shadow, serio - Ho solo un dubbio. Sonic ha ancora la sua velocità. Perché lui non ne è stato affetto? -

    - Perché io non ho una dimora fissa - rispose subito lui - Vivo un po’ dove mi capita e quando ho bisogno di acqua, non uso quella dell’acquedotto. E Knuckles la stessa cosa, dato che vive su Angel Island dove non ci sono rubinetti da cui bere -

    - Vedo che avete unito tutti i puntini finalmente - li schernì Eggman, con aria di superiorità.

    - Bene, ora che sappiamo qual è la radice del problema, come la estirpiamo? - continuò Shadow, trepidante - Hai modo di preparare un antidoto? -

    - Fortunatamente per voi, conosco il mio virus meglio di quanto quella Necronomica pensi - disse Eggman - E con i campioni prelevati dalla volpe, posso lavorarci su abbastanza facilmente. C’è solo un ingrediente che manca all’appello e che non sarà facile recuperare -

    - E ti pareva! - sbottò Sonic - Con te c’è sempre la fregatura di mezzo. Di cosa si tratta? -

    - Mi serve il sangue di un mobiano che sia riuscito a resistere all’impulso selvaggio e a mantenere la propria mente lucida. Gli anticorpi prodotti dal suo organismo sono indispensabili per completare un antidoto che funzioni come si deve -

    - Bella roba! E dove lo troviamo un mobiano che non sia impazzito del tutto? -

    Eggman esibì il ghigno più sinistro del suo repertorio.

    - Ce n’è uno proprio in questa stanza. Qualcuno che ha fatto i conti con la parte più selvaggia di sé e, purtroppo per me, ne è uscito trionfante. C’è bisogno che quel qualcuno venga di nuovo sguinzagliato -

    Un lampo di comprensione baluginò nella mente di Sonic. Una prospettiva inquietante e terrificante che sperava di non dover mai più affrontare. Shadow, però, non aveva capito.

    - Di cosa vai blaterando? - domandò, seccato da quell’inutile vaghezza.

    - Sta parlando di me - disse Sonic, in tono piatto - Bisogna che torni ad essere Sonic the Werehog! -

Incredibile, ma vero! E' il momento che Sonic torni a fare i conti con la parte più selvaggia di sé. Riuscirà Sonic a sconfiggere di nuovo i suoi istinti più feroci? E sarà davvero saggio fidarsi del dottor Eggman? Ci si gioca il tutto per tutto nella prossima, decisiva, parte della storia.

Legacy of Argus - La legge della giungla (Quarta e ultima parte)

Data di pubblicazione: entro il 20 Maggio 2017

   
 
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