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Autore: Le_sorelle_Laclos    31/03/2017    5 recensioni
Forse, se Josephine non avesse sostenuto sua sorella Oscar, insegnandole ad ascoltare il proprio cuore e spingendola di fatto ad accettare l'amore di André, non sarebbe successo nulla di irreparabile alla famiglia Jarjayes. Ma Josephine non è pentita di ciò che ha fatto, tutt'altro: il destino della sorella minore non poteva che essere fuori da ogni schema, come sempre da quando è nata. Ma per quanto riguarda il destino della stessa Josephine? Esiste davvero anche per lei quella felicità completa che Oscar le scrive di aver trovato? E come si può sperare in un futuro felice, quando, già all'inizio del 1787, la Francia sembra destinata a scivolare inesorabilmente verso il baratro?
Dopo le Le amicizie pericolose, continua lo scambio epistolare tra Oscar "Françoise" Grandier e Josephine de Jarjayes de Liancourt.
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Sorelle Jarjeyes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cara Sorella...'
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12. Josephine

  

 

Parigi, 10 marzo 1787

  

Cara Madame Grandier,

 

 

Che dirti? Sul fronte delle battaglie familiari, stante la partenza di nostro padre per il sud, tutto è fermo ed immoto.

Ho invece passato dei pomeriggi interessanti.

Senza tediarti sul come io abbia avuto modo di esservi invitata: mi sono recata alcune volte in Rue D’Auteuil, al 59. Ti dice qualcosa questo indirizzo? Dubito che tu non lo conosca, e sarai fiera delle mie nuove frequentazioni.

Mi sono dunque recata più volte da Madame Anne-Catherine de Ligniville Helvétius e debbo dire che per me è stata un’esperienza nuova. Mi sono sentita come una scolaretta, a udire grandi menti conversare di soggetti sui quali avrei faticato a mettere insieme più di due frasi. Eppure, vi si respirava un’aria talmente frizzante, quasi che le produzioni intellettuali di cotanti cervelli fuoriuscissero dai loro crani e rendessero l’atmosfera stimolante come quando si mettono le erbe essenziali nei profumatori.

Scrittori hanno letto le loro produzioni, Lavoisier, che ha avuto la gentilezza di riconoscermi, ha raccontato dettagli delle sue ultime scoperte, ma, soprattutto, molto si è parlato e discusso della situazione in cui versa la Francia.

Sono sicura che tu saresti stata entusiasta, al mio posto. Talvolta mi pareva quasi di rileggere alcune delle tue frasi, sull’uguaglianza delle persone, sui diritti, sulla possibilità di decidere per sé e per la propria vita. Mi sono immaginata te e André nello stesso salotto, certa che avreste avuto modo di dialogare su un piano di parità. Chissà, magari prima o poi succederà!

 

Ho avuto modo di parlare a lungo, soprattutto, con uno scrittore che avrai sicuramente udito nominare, Jean-Antoine Roucher. Non abbiamo avuto modo di discutere della sua opera più famosa, “Les mois”, perché ha avuto modo di raccontarmi diffusamente i problemi che sta avendo con Le Harpe per l’ammissione all’Academie Française. Non credevo che essere accettati richiedesse compromessi come quelli che mi ha raccontato. Pensa che gli è stato espressamente richiesto di smettere di pubblicare le Quattro lettere a Malesherbes di Rousseau, pena la perdita della poltrona. Ovviamente, non ha accondisceso.

È una persona che frequenteresti volentieri, credo. Molto diretta, molto sicura delle sue idee.

Abbiamo avuto modo di parlare a lungo, nel salotto di Madame Helvetius oppure al parco delle Tuileries, dove mi ha accompagnata per una passeggiata. E posso assicurarti che anche a me pare pieno di spirito ed intelligenza.

Credo anzi che mi stia facendo una leggera corte, cui, ad essere sincera, non disdegno di prestare attenzione.

Fa piacere suscitare l’interesse di un uomo di fine spirito, anziché quella dei soliti vanitosi che si vedono a corte (e nei miei salotti, a onor del vero).

 

Ora abbandono la penne, sto appunto per recarmi ad Auteuil.

Attendo tue notizie e ti abbraccio forte.

 

Josephine de Liancourt.

 

 

 

 

 

 

   
 
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