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Autore: Francy_Kid    31/03/2017    4 recensioni
Chat Noir, la Belva Nera, un ragazzo che ha il potere di distruggere tutto ciò che tocca: una maledizione che lo vede essere temuto da tutti. Solo una ragazza, Marinette, sarà in grado di conoscerlo meglio e capirlo.
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•MariChat•
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INIZIATA: 9 Marzo 2017
CONPLETATA: 20 Marzo 2018
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Maestro Fu, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 4



Marinette non si mosse.

Le sembrava di essere tornata in quel vicolo dov'era stata aggredita.

Ora, davanti a lei c'era Chat Noir e aver letto tutti quei giornali appena prima di incontrarlo non aveva giovato al suo coraggio, ma era proprio ciò che voleva: incontrarlo.

La ragazza, lentamente, chiuse la botola che conduceva nella sua stanza, girandosi verso il giovane e sedendosi per cercare di fargli capire che sarebbe rimasta ferma –anche perché le tremavano le gambe–, siccome sembrava abbastanza nervoso.

Lo guardò senza dire nulla mentre se ne stava in piedi ad un paio di metri di distanza da lei, guardandola con curiosità ed un pizzico di paura.

Il silenzio regnava tra di loro, interrotto dal rumore delle macchine che passavano lungo la strada, ignari di quello che stava accadendo ad un paio di piani sopra le loro teste.

«Chat Noir...» sussurrò lei, vedendolo raddrizzare le orecchie di quello che sembrava essere un costume, rimanendone subito affascinata. «Sei in grado di muovere le orecchie?!»

Che domanda stupida, pensò lei subito dopo.

Il biondo abbassò lo sguardo imbarazzato, annuendo leggermente con la testa.

Marinette lo guardò con occhi luminosi e la bocca aperta, assumendo un'espressione di pura meraviglia. «È fantastico!»

Fu la volta di Chat guardarla con curiosità, pur non nascondendo il suo stupore.

La ragazza notò che aveva il volto ancora bagnato dall'acqua che gli aveva schizzato, per via delle gocce trasparenti che gocciolavano dalle bionde ciocche ribelli; voltando il torso verso sinistra, si ricordò di un telo mare che aveva portato sull'attico per quando prendeva il sole e, recuperdolo da sopra la sedia a sdraio, lo allungò al ragazzo.

«Mi dispiace di averti schizzato addosso l'acqua, ma credevo fossi un topo d'appartamento... mentre invece sei un gatto.» aggiunse, volendo sdrammatizzare un po' la situazione, per poi volersi menare mentalmente per la schifosa battuta che aveva appena fatto.

Sicuramente Chat la credeva una stupida, pensò lei con il braccio teso.

Per sua più grande sorpresa, il ragazzo sorrise divertito, per poi piegare le gambe e poggiare le mani a terra, avvicinandosi a lei come se fosse un micio curioso.

Almeno capiva ciò che diceva.

Chinando il capo in un ringraziamento silenzioso, prese il telo mare per asciugarsi il viso, mettendosi seduto a gambe incrociate, questa volta un po' più vicino a lei.

La corvina lo guardò incuriosita: era un ragazzo normale, eppure si comportava come un gatto.

Non sapendo che cosa dire, gli chiese la prima cosa che le venne in mente: «Hai fame? Mio papà prepara dei croissant buonissimi.»

Nell'udire la parola "croissant", le orecchie nere del biondo si raddrizzarono nuovamente e sollevò gli occhi dal telo, facendo sorridere la ragazza nel notare le sue pupille dilatate per la meraviglia.

«Quale gusto vuoi? Ci sono vuote, –scosse la testa.– alla gianduia, –scosse ancora la testa.– al cioccolato...» si interruppe, vedendolo annuire. «Perfetto. Aspettami qua, torno tra cinque minuti.»

Marinette aprì la botola e scivolò in camera sua, scendendo dal soppalco per andare verso l'apertura che collegava la sua stanza al resto dell'appartamento, fermandosi per una piccola pausa quando notò il cuore batterle all'impazzata.

Non riusciva a credere che stava parlando con Chat Noir, colui che terrorizzava Parigi e ricercatissimo dalla polizia; eppure lei non era spaventata, ma esaltata.

Le faceva una strana sensazione parlare con lui.

L'adrenalina nel sapere che stava mettendo a repentaglio la propria vita la faceva sentire libera ed entusiasta.

Sorrise.

Mai aveva pensato di provare una cosa del genere.
 

—•—•—

 

Chat Noir rimise al suo posto il telo mare, sistemandosi i capelli ancora leggermente umidi, per poi tornare a sedersi dov'era prima, osservando la botola da dov'era entrata la ragazza.

E se fosse andata a chiamare la polizia? E se, invece, avesse preso un'arma? E se fosse scappata?

Il felino scosse la testa, scacciando quei brutti pensieri.

Sapeva che era gentile, l'aveva notato dai suoi occhi.

I suoi incantevoli occhi azzurri, bellissimi quanto lei.

Mai prima d'ora aveva pensato che qualcuno gli avesse mai più rivolto la parola visto ciò che era, eppure quella ragazza gli stava persino offrendo da mangiare!

Ne stava approfittando, lo sapeva, ma non riusciva a resistere ai dolci; sopratutto perché aveva diminuito le porzioni di cibo visto che dove si nascondeva era quasi finito.

«Scusa se ci ho messo un po', ma salire le scale con dei bicchieri pieni di succo non è il mio sport preferito.» ridacchiò la corvina, sbucando dalla botola e risvegliando il ragazzo dai suoi pensieri.

Sapeva che sarebbe tornata.

«Mi sono dimenticata di chiederti che gusto volevi di succo, quindi spero ti piaccia il succo d'ananas.»

Chat annuì, vedendola mettergli davanti un piatto con un croissant è un bicchiere pieno di liquido giallo.

Chinò ancora il capo per ringraziarla, prendendo il dolce tra le dita ed annusandolo per sentire se fosse avvelenata.

Era assurdo! Quella dolce ragazza non poteva avvelenarlo!

Marinette ridacchiò nel vederlo agire esattamente come un gatto, per poi sorridere quando prese un morso.

Chat sbarrò gli occhi non appena il sapore del cioccolato mescolato alla pasta leggera gli esplode in bocca; prese un secondo morso, facendo un verso di quello che sembrava un miagolio di felicità.

«Ti piace?» domandò lei per chiederne conferma, ricevendo una risposta affermativa.

I due fecero quella che si poteva chiamare cena –siccome erano le otto passate di sera– e poi tornare a guardarsi l'un l'altro, entrambi curiosi.

Marinette voleva sapere tutto di lui, ma chiedergli il perché aveva distrutto delle case e delle strade, senza parlare delle aggressioni alle persone; così, optò per una tra le prime che si pose.

«Quanti anni hai?»

Chat chinò la testa di lato, alzando un sopracciglio.

«Lo so che è una domanda stupida, ma vorrei conoscerti meglio...»

Il biondo sorrise non appena la vide arrossire, pensando ancora a quanto fosse dolce; alzò entrambe le mani, tenendo tutte e dieci le dita aperte, per poi abbassarne due.

«Diciotto.» dedusse, facendolo annuire. «Anch'io ho diciott'anni. A luglio diciannove.»

Il ragazzo si indicò, per poi guardarsi attorno per cercare un modo per come dirle il suo mese di nascita.

«Anche tu a luglio?» domandò, e lui scosse la testa. «Beh, ho altri undici mesi da indovinare. –ridacchiò.– Dimmi il numero del mese.»

Chat alzò dieci dita.

«Ottobre.» rispose e lui annuì.

La tranquillità che regnava tra i due venne spezzata dal rombo di un tuono; il felino alzò il capo ad osservare il cielo, notando le nuvole scure di un temporale primaverile muoversi velocemente sopra le loro teste; subito abbassò le orecchie e digrignò i denti, soffiando minaccioso.

Marinette seguì il suo sguardo, ricordando l'atteggiamento di poco prima e capendo il perché si fece così nervoso: odiava l'acqua.

Il ragazzo acattò in piedi, seguito dalla corvina –sempre restando a debita distanza–

Una goccia cadde sul pavimento dell'attico, lasciando una chiazza bagnata.

Il biondo, con velocità felina, saltò sulla ringhiera, appollaiandosi come l'animale di cui portava il nome, per poi guardare verso Marinette e poi ancora verso il terreno.

La ragazza, capendo ciò che voleva fare, sbarrò gli occhi spaventata.

«Aspe–»

Chat non la ascoltò e si lasciò cadere verso il terreno, senza nemmeno provare a fermare la sua discesa veloce.

Marinette sussultò, trattenendosi dall'urlare il suo nome per non essere scoperta, e corse verso la ringhiera, preparandosi al peggio.

Non vide nessun corpo spappolato sul marciapiede, anzi, Chat Noir era sparito: nessuna impronta e nessun segno.

Era come se non fosse mai stato lì.

Sentendo un'altra goccia caderle sulla testa, decise che sarebbe stato meglio rientrare prima che il cielo si fosse aperto proprio mentre era fuori, recuperando le stoviglie sporche e riparando la sdraiato con un telo impermeabile.

Riuscì a rientrare appena prima che gocce enormi bagnassero la città, sedendosi sulla chaise longue a fissare la strada su cui affacciava l'oblò.

Sospirò, sperando che Chat Noir fosse arrivato in qualunque posto alloggiava prima che abbia iniziato a piovere, per poi far tornare i suoi pensieri su quello strano momento che avevano condiviso.

Entrambi erano nervosi –e si vedeva!– per quello che lui era e perché fare nuove conoscenze non era molto facile per nessuno dei due, pensò lei.

Eppure, non le era per nulla sembrato una belva, aggiunse distrattamente al suo discorso mentale, mentre disegnava sul vetro appannato la figura di una stella, le era sembrato più un gattino curioso.

Al solo pensiero le venne da ridere, anche se era ciò che pesava.

Si era ricordata di quanto difficile, sebbene breve, fosse stato comunicare con lui.

Da quanto sedusse dal loro incontro era muto, e lei non sapeva nemmeno il linguaggio dei segni; doveva trovare un modo per comunicare.

Alzandosi dalla chaise longue, camminò fino alla scrivania, iniziando a cercare l'oggetto più adatto per il suo scopo.

Rovistando tra i vari quaderni che aveva –quasi tutti usati per disegnare schizzi di abiti–, finalmente, ne trovò uno nuovo di zecca, sperando solo che la sera successiva sarebbe venuto a farle visita.



 

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E siamo giunti al termine del primo incontro amichevole (chiamiamolo così) tra Marinette e la Belva Nera.

Chat si comporta più da gatto che da ragazzo, manco Catwoman!

Il prossimo capitolo sarà un po' corto perché introduce il secondo incontro tra i due, e questa volta durerà un po' di più xD

Le cose si faranno presto interessanti, non temete ;)

A venerdì :3

Francy_Kid

  
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