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Autore: cool_stuff    31/03/2017    1 recensioni
[Monsta X]
[Monsta X]"Per tre mesi dopo la comparsa dei soldati, i sette ragazzi si erano organizzati formando “il Clan”; avevano imparato a conoscersi meglio e a fidarsi gli uni degli altri.
Avevano voglia di vivere, di ricominciare, insieme."
-Tratto dal primo capitolo-
[Quando ho provato a dare un senso al video di All In che mi è piaciuto da impazzire...
Aggiornerò ogni venerdì per mantenere una certa continuità (?) BUONA LETTURA e fatemi sapere cosa ne pensate~]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altri
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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[Come promesso eccomi qui again con un nuovissimo capitolo, spero vi piaccia!!
Baci, Ara~]

BLACK ARMY

Già da due anni prima della caduta, nella cittadella, giravano voci su militari vestiti di nero che vagavano per il mondo conquistando e distruggendo città. In un primo momento venivano raccontate storie per strade, parevano leggende per quanto dettagliate fossero, ma nessuno conosceva davvero quale fosse la realtà. 
Man mano che il tempo passava la paura e la voglia di scoprire, di capire, aumentava angustiando il cuore di anziani, adulti, ragazzi bambini, uomini e donne: “Cosa stava succedendo?”, “Cosa sarebbe accaduto nel mondo? E come sopravviverne?”.
Approssimativamente due anni e forse qualche mese dopo, quella che per settant’anni fu la Repubblica di Corea, ebbe modo di conoscere la verità che si celava dietro quei racconti così crudi.
“L’Armata Nera” venne chiamato l’esercito, vestito appunto interamente di nero, che invase il territorio di Corea partendo dalle coste. Saccheggiarono intere città prima di stabilirsi definitivamente nelle case disabitate di famiglie andate in rovina o che avevano preferito scappare piuttosto che subire, come la famiglia di Jooheon.
I Militari neri avevano portato, più che distruzione in sé e per sé, odio, paura, angoscia ed egoismo: per salvarsi la pelle, il popolo era pronto a tradire, mentire, rubare, addirittura uccidere se ciò avesse aiutato.
Non c’era che dire: il mondo stava decisamente cambiando.

-Se ti aspetti che ti chieda scusa per ieri hai sbagliato di grosso- disse Minhyuk sull’uscio della porta di casa sua. Hyungwon aveva dormito da lui quella sera, il padre era rimasto fuori casa probabilmente a bere in chissà quale vicolo sudicio ed il più alto aveva sviluppato una forte paura del buio quindi aveva preferito di gran lunga sgattaiolare sul divano del fidanzato invece che rimanere da solo. 
-Non mi aspetto nulla da te.- disse Hyungwon tenendo il volto basso sapendo di star mentendo a se stesso.
Sapeva benissimo che Minhyuk era davvero l’unica persona da cui invece si aspettava moltissimo, lo aveva scelto come sua metà proprio per questo motivo e lo amava, Dio se lo amava!
Il biondo platino trattene a stento le lacrime, sentì tutti quegli anni passati a tentare di proteggere l’altro in nome dell’amore che provava, scivolargli addosso come se fosse pioggia.
-Devo andare. Sfrutto l’alba per andare a cogliere i Delphinium.-
Ma in questo momento non si poteva permettere di essere debole, da leader, il Clan contava su di lui.

Shownu, Kihyun, Hyungwon, Wonho, I.M e Jooheon, come avevano stabilito il giorno prima, scesero per le stradine grigie e spoglie per cercare di avere un contatto ravvicinato con le guardie che non avevano ancora ricevuto il Cambio. 
(Ogni settimana i militari ruotavano, ritornando sulle proprie navi lasciando spazio ad altri che prendevano quasi subito il loro posto.)
Indossavano tutti abiti estremamente comodi per potersi arrampicare o muoversi con più libertà. La cittadella era un agglomerato di case che si sviluppava in altezza; non vi erano mai stati tanti colori ma ultimamente pareva che anche quei pochi tetti rossi, arancioni o color legno pregiato, fossero più smorti.
Jooheon, con la sua solita maglia nera attillata e la sua coppola a quadri blu, camminava stretto a Kihyun con un braccio attorno alle sue spalle minute; avanti a lui c’era Shownu che sembrava molto preso in una conversazione con Hyungwon, o forse stava semplicemente tentando di tirargli su il morale. Invece indietro, a poco più di un metro da lui, camminavano I.M e Wonho troppo persi nei loro pensieri per scambiarsi due parole.  
-Ci stiamo divertendo, tutto molto bello ma forse dovremmo dividerci ed andare a compiere quello per cui mi avete fatto alzare all’alba questa mattina- disse con un tono vagamente acido Kihyun bloccandosi all’improvviso tanto che Jooheon e gli altri due dietro per poco non caddero.
-Sempre simpatico tu, eh- disse ridendo Wonho, poi con un salto scese dal muretto dove stavano camminando tutti e continuò: 
-Comunque si, forse è meglio se ci dividiamo. Ehm… siamo pari, tre e tre?-
Gli altri si guardarono, voltando a destra e sinistra il capo e poi annuirono.
-Io, Wonho e Kihyun torniamo verso il confine del nord. Shownu, Jooheon e Hyungwon, voi andate verso la costa, lasciamo il difficile a voi molto volentieri- disse I.M facendo un occhiolino accompagnato da un cuore fatto non le due dita della mano.
-Non ti voglio mai più vedere.- E questa fu l’ultima cosa che disse Jooheon prima di trascinare via gli altri due verso il mare. 

Camminarono per più di due ore fino ad arrivare ad un punto evidentemente molto vicino al porto, per via del pungente odore di acqua salata. Svoltato l’angolo, sulla strada principale, notarono una bancarella composta da scarpe di tutti i tipi: stivali, sandali, scarpe da ginnastica.
A vendere vi erano due uomini sulla mezza età, vestiti interamente di bianco e appena di fronte a loro, intenti a minacciarli con lunghe armi, quattro uomini dell’Armata Nera.
Bingo.
-Oh oh oh ma guardate un po’ che abbiamo qui!- urlò Jooheon piazzandosi subito davanti la bancarella in segno di protezione.
I quattro uomini si irrigidirono di poco ma a parte questo non sembrarono dare segni di debolezza, neanche parlarono. Indossavano un’uniforme tutto d’un pezzo, un giubbotto anti-proiettili che andava a coprire il busto e la schiena ed un casco, anch’esso nero, con una visiera trasparente che cadeva sui loro occhi.
Shownu si sedette sulla tavola di legno, circondato dalle scarpe e senza distogliere lo sguardo dai “nemici” nemmeno un secondo.
-Dov’è finita la gentilezza verso dei poveri anziani indifesi?- poi si accorse di quello che aveva appena detto e si girò verso i quest’ultimi 
–Senza offesa…-
Jooheon si avvicinò al più giovane delle Guardie e si puntò l’estremità della mitraglietta che il più alto aveva tra le mani, sulla fronte, poco più sopra della visiera del cappello che tanto adorava. Aveva uno strano sorrisetto sulle labbra, come se fosse fuori di sé, come se amasse la scarica di adrenalina che si era ampliata per tutto il corpo data dal desiderio di ripicca e di morte.
Mentre i suoi amici provocavano con azioni e parole e le guardie rimanevano al loro posto quasi senza dir nulla, a parte qualche ammonizione, forse sia per paura sia per pietà, Hyungwon cacciò dalla tasca uno stelo adornato da piccoli fiori bluastri di Delphinium.
Il suo volto era così tranquillo e sincero, non arrabbiato. Annusò quel mazzetto prima di avvicinarsi alla quarta Guardia rimasta in disparte e posarglielo nel taschino dell’uniforme nera come il buio di cui tanto aveva paura ed odiava.
“Ciò che voglio io non è guerra, ma Pace. Spero solo che questi fiori aiutino a comprenderlo.”
  
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