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Autore: Kicca    31/03/2017    0 recensioni
Un Orchetto rovinò a terra ai piedi di Monica che osservò disgustata il ventre lacerato. Alzò lo sguardo e quello che vide la pietrificò. Il cuore iniziò a batterle ancora più velocemente. Non riusciva a credere ai suoi occhi. “Sto sognando! E’ l’unica spiegazione plausibile!” pensò non staccando gli occhi di dosso all’individuo davanti a lei. Nonostante l’oscurità riusciva benissimo a vedere due orecchie a punta che spuntavano tra la lunga e folta chioma nera.
Spero che la storia vi piaccia! Mi raccomando recensite! :D
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J. R. R. Tolkien, mentre i nuovi personaggi e luoghi sono di mia proprietà, quindi se li volete usare o prendere come spunto, prima siete pregati di chiedermelo. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

ERINTI


CAPITOLO 21: EDORAS.

Nonostante il mal tempo che l'aveva accompagnata per tutto il viaggio e la neve che l'aveva ostacolata il primo giorno, Monica era arrivata ad Edoras in cinque giorni riuscendo a recuperare molto una volta raggiunto l'Isen. Da lì, l'Antica Via Sud passava direttamente dentro una foresta che si estendeva appunto quasi fino ad Edoras. La cosa la rese alquanto perplessa visto che ricordava benissimo che non vi era alcuna foresta in quella zona, almeno fino alla Guerra dell'Anello. Sinceramente non ricordava proprio se sulla mappa che le aveva mostrato Alyon giorni prima ci fosse segnalata, dato che non vi aveva badato molto. Comunque grazie agli alberi che costeggiavano la Via su entrambi i lati, la neve a terra non era molto alta e quella che era continuata a cadere si fermava sui rami. Quindi era andata abbastanza spedita. Ed a quanto sembrava, la foresta che aveva lasciato da poco non era l'unica cosa che fosse cambiata: la città si era ampliata molto ed ora vi erano case anche sulla pianura attorno al colle su cui sorgeva il Palazzo di Meduseld. Riusciva a vederlo distintamente, nonostante non vi fosse molta luce a causa dei nuvoloni e al fatto che iniziasse ad avvicinarsi il tramonto: era completamente d'oro. Poi un'altra cosa attirò la sua attenzione. Sulla distesa alla destra del colle, sotto le mura della città, vi era un enorme accampamento. Le bianche e grandi tende che lo componevano si mimetizzavano con il bianco della pianura innevata. Intuì che era lì che si era stabilita momentaneamente la gente di Imladris. Ebbe una fitta al cuore. Continuò comunque la sua cavalcata fino ai cancelli della città. Una volta sotto le mura rallentò l'andatura della cavalla.
Vi erano due Uomini nelle cotte di maglia a far la guardia: avevano già avvistato la viaggiatrice, in lontananza, e ora le sbarravano la strada. Certo, erano alquanto sorpresi di vedere un Mearas.
- Chi siete? - chiese quello a sinistra con tono perentorio – Nessuno straniero può passare, per ordine del Re. -
“Ti pareva.” pensò la ragazza facendo una smorfia – Sono solo una viaggiatrice stanca. Tutto qui. Vengo da Tharbad e sono in cerca di un tetto sulla testa e di un posto caldo. Per non parlare di un buon boccale di birra. - riferì.
- Non possiamo ospitare estranei. É in corso un consiglio importante a cui partecipano tutti i più alti rappresentanti dei Popoli Liberi della Terra di Mezzo. - disse l'altro con tono solenne.
Il cuore della ragazza perse un battito “Hanno già iniziato?!”. Imprecò tra sé e sé. - Oh, questo non lo sapevo. E dire che mi era stata decantata molto bene la città da un mio amico. “Devi assolutamente andare ad Edoras.” mi è stato detto “I miei amici vi ospiteranno sicuro.” ha aggiunto, ma a quanto pare si sbagliava. - le era balenata in mente un'idea e sperava funzionasse, altrimenti avrebbe dovuto in un modo o nell'altro entrare ad Edoras e l'idea che aveva in testa non le piaceva data l'esperienza dell'ultima volta.
- Chi è questo vostro amico di Tharbad? - chiese il primo incuriosito.
- Garion Pietragrigia… - ma non fece in tempo a continuare che le due guardie esclamarono per la sorpresa.
- Quel farabutto di Garion… se ne è andato due anni fa e non è più tornato a trovarci! - esclamò quello di destra.
- E, diteci, come sta? - chiese il compare.
- Oh, bene… in questi giorni è impegnato a spalare la neve davanti casa sua. E la sera se ne va nella locanda migliore della città a tracannare birra e a cantare canzoni allegre. - raccontò lei.
I due scoppiarono a ridere – Si è ridotto così… e pensare che era uno dei migliori di noi. - ricordò uno.
- Non potete biasimarlo se dopo la morte del figlio ha deciso di lasciare. - aggiunse la ragazza – Ora, se non vi dispiace, vi saluto… a quanto pare non posso trovare un po' di riposo qui. Mi toccherà viaggiare ancora di notte. -
I due si lanciarono un'occhiata incerta – Aspettate! - la fermò quello di destra – Forse potremmo chiudere un occhio su di voi. Infondo conoscete bene Garion e non è bello che una ragazza giovane come voi vada in giro da sola di notte, di questi tempi. -
- Siete stata fortunata che non vi siete imbattuta in qualche creatura del Male. - aggiunse l'altro – Se avete un po' di pazienza andrò a sentire alle locande se c'è un posto libero per voi. Ma non vi garantisco niente, perché con tutte le persone che ci sono qui ad Edoras sarà difficilissimo. - disse prima di allontanarsi.
- Non dovreste chiedere permesso al Re, se posso entrare? - chiese interdetta.
- Sì, ma è talmente impegnato che non ha sicuramente tempo di starci a sentire. Tra l'altro sembra che il clima del consiglio non sia proprio disteso. Pare che ieri, che era il primo giorno, sia andato avanti fino a tarda sera e ci siano stati degli screzi tra gli Uomini e i Nani. La situazione è grave. Avrete sicuramente sentito dell'attacco ad Imladris. - lei affermò con il capo cercando di non mostrare l'agitazione che la stava cogliendo.
“A quanto pare Morwen è già entrata in azione.” pensò stringendo i pugni “Devo sbrigarmi!”.
- Dove avete trovato questo cavallo? - domandò ad un tratto l'altro.
- Oh, non l'ho trovata io… è lei che ha trovato me. - rispose sorridendogli.
Lui la guardò sbalordito. Stava per aggiungere qualcosa, ma il compare tornò riferendo che, come aveva immaginato, le due locande erano completamente piene.
Alla ragazza crollò il mondo addosso. Già si immaginava quella notte a scalare il muro di cinta, che poi non sapeva nemmeno come, dato che era sprovvista di corda.
- Sentite… - cominciò l'Uomo con cui aveva chiacchierato fino a poco prima vedendo l'aria sconsolata della ragazza – Io ho una stanza libera in casa mia. Potreste venire a stare da me. - propose.
- E cosa dirai a tua moglie? - l'altro era sorpreso.
- Beh… non penso che mi ucciderebbe se le chiedo se possiamo ospitarla. Invece credo che lo farebbe se le dicessi di aver negato l'ospitalità ad una ragazza che viaggia da sola. - spiegò quello – Per lo più è amica di Garion e credo che se l'ospitassi in casa mia mi sarebbe anche più facile tenerla d'occhio. Scusate, ma di questi tempi meglio essere prudenti. - proferì quest'ultima frase rivolto alla ragazza che si disse felice della proposta e gli diede pienamente ragione.
Quindi attesero il cambio del turno di guardia, che si tenne poco dopo, e i due si diressero a casa di quello. Tra l'altro, Monica era stata presentata come sua nipote alle due nuove guardie, per tagliar corto.
La moglie di Leonard, Emmeline, fu veramente contenta che il marito avesse deciso di ospitare la ragazza.
- Non riesco nemmeno ad immaginare che una giovane donna possa andare in giro da sola, con i tempi che corrono! - esclamò. Monica la ringraziò infinitamente per l'ospitalità. - Figurati mia cara. Mi dispiace solo che Edoras non sia una città movimentata come Tharbad. Nonostante negli ultimi vent'anni sia cambiata moltissimo, dopo la Guerra dell'Anello. Si è allargata e sono venuti a vivere qui anche diversi commercianti. La maggior parte della popolazione però è formata da guerrieri Rohirrim e le loro famiglie. -
- Scusate la domanda strana, ma gli Elfi accampati fuori della città sono liberi di entrare come e quando vogliono? - chiese.
- Oh, sì. - le rispose Leopold seduto al tavolo con lei, mentre Emmeline era intenta a prepararle la stanza – Sono accampati proprio fuori dei cancelli ovest della città. Di solito anche lì vi sono due guardie appostate, ma con gli Elfi a due passi, in questi giorni non c'è nessuno. -
Lei si irrigidì. Quindi Morwen poteva entrare ed uscire dalla città indisturbata. Ragionò, fissando il fuoco scoppiettare nel camino. Doveva assolutamente raccogliere informazioni e c'era solo un modo per farlo. - Leopold, vi dispiace se vado a fare un giro dopo cena? -
Quello scosse la testa con veemenza – No, di certo! Anzi, se volete vi accompagno e andiamo a berci qualcosa alla locanda. - propose entusiasta.
- Leopold! - urlò la moglie entrando nella stanza con due occhi che lanciavano fiamme – So perché vuoi andare alla locanda! Vuoi andare a vedere lei! - gridò avanzando minacciosa.
- Ma no cara. É stata Helena a dirmi che vuole andare a farsi un boccale. - spiegò alzando le mani e gesticolando agitato.
- Frequentate le locande? Così giovane? - chiese sbalordita lei.
- Diciamo che mi piace dilettarmi con della buona birra, ogni tanto. – rispose sorridendole – Comunque sì, signora, posso confermarglielo. - si sbrigò a rispondere la ragazza dopo che aveva ricevuto occhiate supplichevoli dall'uomo.
Ovviamente Monica non poteva di certo presentarsi con il suo vero nome, visto che Morwen lo conosceva. Il primo che le era venuto in mente era stato quello, dato che la sua missione somigliava molto alla conquista di Troia, solo che lei non doveva prendere in assalto la città, ma salvarla.
La donna parve calmarsi e annunciò che la stanza era pronta. Quindi si mise a cucinare lo stufato.

La casa che accoglieva Monica si trovava molto vicino ad una locanda situata al centro di Edoras, comodamente raggiungibile da tutti in poco tempo. L’altra locanda si trovava nella zona nuova, quella periferica.
La ragazza era fuori della porta ad aspettare l'uomo che stava salutando la moglie, la quale si era raccomandata con la giovane di tenerlo sotto controllo. Era completamente avvolta nel mantello grigio pesante e si era calata per bene il cappuccio sul volto.
Quando furono pronti, si avviarono verso la locanda. Per strada incontrarono alcuni Uomini che andavano nella stessa direzione. Salutarono Leopold e guardarono incuriositi la figura incappucciata accanto a lui.
In pochi minuti erano fuori dell'entrata. Sopra la porta vi era l'insegna in legno che diceva “La Botte Piena”.
Anche qui, come ogni locanda che si rispetti, già da fuori si potevano sentire le voci di coloro che erano all'interno. I due quindi entrarono: era strapiena. La ragazza fece vagare velocemente lo sguardo sui presenti. Fortunatamente non vi erano presenti orecchie a punta o Uomini che aveva incontrato ad Imladris. Doveva stare comunque attenta: se Morwen aveva iniziato a soggiogare gli Uomini, quella stanza allora poteva rivelarsi un pericolo per lei.
Stavano per andare al bancone ed ordinare lì da bere in attesa che si liberassero dei posti, quando qualcuno chiamò Leopold. Era il compagno di guardia del pomeriggio. Fece gesto di andare là, poi indicò due posti vuoti accanto a lui sulla panca. Era seduto ad un tavolo con altre persone.
Questi allora si diressero là e si accomodarono al tavolo. Ci fu un giro di presentazioni, ma la ragazza si ricordò solo il nome del compagno di Leopold: Wynfred. Erano tutti Rohirrim.
- É strano che una ragazza così giovane si palesi in un posto simile. - disse uno stupito.
- É mia nipote, è venuta oggi in visita e resterà qui per un po' di giorni. Si chiama Helena e viene da Tharbad. - spiegò Leopold.
Gli Uomini iniziarono a riempirla di domande sulla sua famiglia e sulla città. Domande anche abbastanza difficili a cui rispondere, soprattutto riguardanti quest'ultimo tema, dato che non sapeva minimamente come fosse la città, tranne quel poco che aveva visto all'arrivo e alla partenza.
Ma cercò di tenersi sul vago e di cambiare argomento quando vedeva che le cose si facevano difficili.
Sta di fatto che l'andare nella locanda quella sera fu molto proficuo e capì anche perché Emmeline fosse contraria che il marito vi si recasse: la cameriera che vi lavorava era giovane, bella ed indossava un vestito particolarmente scollato. Inutile dire che tutti gli Uomini stravedevano per lei.
Lì al tavolo vi erano sedute le guardie che erano incaricate di controllare le porte del Palazzo d'Oro e, forse grazie al liquido ambrato, si erano lasciati scappare diversi dettagli. A quanto pare anche quel giorno vi erano stati degli screzi tra i partecipanti.
Se il giorno prima i toni accesi furono tra gli Uomini del Mark e i Nani di Moria, quel giorno sembrava che le discussioni accese avessero compreso anche gli Elfi di Eryn Lasgalen, conosciuto fino alla Guerra dell'Anello come Bosco Atro, tant'è che Sire Thranduil aveva lasciato il consiglio, a metà giornata.
- In pratica stanno lì dentro tutto il giorno a litigare. - riferì una delle guardie della porta – A quanto pare Sire Eomer ha accusato i Nani di Moria di essere la causa dell'apparizione dei Troll-Talpa. Durin allora ha accusato noi Rohirrim di non saper gestire bene la faccenda Orchetti nelle nostre terre perché a quanto pare ultimamente sono stati molti gli attacchi alle porte di Moria. Poi oggi pare che Durin abbia chiesto il motivo di quel consiglio: non ritiene di dover aiutare la razza degli Elfi, dato che questi non sono mai stati cordiali nei confronti del suo Popolo e che più volte gli hanno voltato le spalle quando serviva loro aiuto, soprattutto il Re di Eryn Lasgalen. C'è voluto l'intervento di Gimli il Nano per placare gli animi dei suoi. -
- In effetti ha detto delle cose giuste. - intervenne il collega – “Se continuiamo a rivangare le cose del passato non riusciremo mai ad affrontare il Nemico del presente”. - ripeté quello.
La serata andò avanti ancora un po', poi Leopold e lei si congedarono. Quest'ultima, una volta nella sua stanza, poté rimuginare su quello che aveva sentito. Per il momento non era successo ancora niente di grave, ma vedeva che la situazione stava peggiorando con il passare del tempo. Probabilmente Morwen avrebbe stretto la sua morsa nei giorni successivi: doveva fare in fretta. Il fatto che avesse conosciuto le due guardie che erano appostate alle porte del Palazzo poteva essere un vantaggio, anche se non ne ricordava i nomi.
Decise che ci avrebbe pensato l'indomani mattina. Era stanchissima per la cavalcata che aveva fatto in quei giorni. Aveva avuto pochissimo tempo per riposare, avendo limitato le soste e di sicuro i posti in cui aveva trovato riparo non erano accoglienti come quel letto. Crollò immediatamente.

La mattina seguente, la ragazza venne svegliata da Emmeline che le aveva chiesto se le andava di accompagnarla a fare un giro al mercato. La donna le spiegò che ogni giovedì i commercianti dei villaggi vicini e della stessa Edoras si riunivano in piazza ed allestivano dei banchi dove mettevano in vendita la loro merce.
Era un'usanza che aveva preso piede da pochi anni, ma, a quanto sembrava, era molto utile e vi partecipavano un sacco di persone. Con il fatto che in quei giorni vi era il consiglio, avevano deciso di allestire il mercato solo i commercianti di Edoras. Quindi non era grandissimo come al solito. Senza contare che, con tutta quella neve, sarebbero stati comunque in pochi a partecipare.
Ovviamente, in giro per il mercato, si potevano sentire le lamentele dei commercianti i cui affari ne avrebbero risentito negativamente.
L'unica che era su di giri era Monica. Era affascinata da tutte quelle bancarelle ed anche se non doveva comprare niente, si fermava ad ognuna a vedere cosa proponessero.
Emmeline, invece, aveva una piccola lista in mano ed ora si era fermata a parlare con il macellaio. Stava per raggiungerla, quando una bancarella attirò la sua attenzione: vendeva gioielli fatti con materiali diversi. Si avvicinò a dare un'occhiata. Era intenta ad osservarli quando qualcuno le si fermò accanto. Erano in tre. Voltò meccanicamente lo sguardo verso di loro e rimase a guardarli rapita per la loro bellezza. Erano dei ragazzi e dovevano avere più o meno la sua età. Quello accanto a lei era moro, molto alto, con due occhi grigi penetranti. I capelli lunghi gli arrivavano alle spalle. Indossava una tunica blu scura con il disegno di un albero bianco sul petto. Quello in mezzo era biondo, i capelli leggermente più lunghi del primo, gli occhi azzurri. Anche l'ultimo era moro con capelli lunghi, gli occhi grigi e doveva essere il più grande.
Riportò l'attenzione sui gioielli, ma ogni tanto lanciava loro delle occhiate da sotto il cappuccio.
- Oh, è un piacere vedervi qui, principe Elfwine! Ed anche voi, Elboron, siete cresciuto moltissimo! - esclamò il commerciante appena li aveva notati: era indaffarato a sistemare dei sacchi sotto il bancone.
- Buongiorno Hartwig! - lo salutò quello al centro – Siamo venuti a fare due passi con il principe Eldarion. - spiegò indicando il compagno moro accanto alla ragazza.
Mentre il commerciante salutò a dovere anche il principe di Gondor, esprimendo tutta la sua felicità nell'avere la possibilità di conoscerlo, Monica si era irrigidita non appena aveva udito i tre nomi. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi in una situazione simile. Anche perché pensava che i personaggi più importanti fossero tutti al consiglio.
Elboron sembrò leggerle nella mente – Oggi il consiglio inizierà dopo pranzo, quindi ne abbiamo approfittato per fare una passeggiata. -
Quella notizia non le piaceva per niente: se il consiglio non era in atto voleva dire che tutti erano liberi e vi era un'altissima possibilità di essere vista. E non voleva che succedesse. Doveva avvisare tutti, ma nello stesso tempo doveva mettere Morwen in condizione di non inventarsi scuse e magari coglierla sul fatto. Se parlava anche solo con uno dei suoi amici, ci poteva essere la possibilità che Morwen lo venisse a sapere e che potesse preparare una mossa controffensiva. Era da un po' che stava rimuginando sul come fare e l'unica idea che le era venuta in mente era quella di comparire durante il consiglio e smascherarla davanti a tutti.
Stava proprio pensando a questo quando una voce familiare la fece sussultare. Le venne da piangere. Non resistette dal voltarsi leggermente, con cautela, e lo vide. Elrohir era a pochi metri da lei e sorrideva felice. Ma quando voltò ancora di più la testa vide che non era solo: c'era Morwen con lui e lo teneva a braccetto. In quell'istante il panico si impadronì di lei. Oltre al fatto che stava rischiando tantissimo, vedere quella scena l'aveva sconvolta. Ricordava benissimo che Elrohir non andava per niente d'accordo con Morwen e non la poteva sopportare. Quindi perché ora le permetteva di tenerlo sottobraccio senza batter ciglio? E purtroppo l'unica risposta che le veniva in mente era decisamente pessima. Voleva dire che Morwen aveva giocato le sue carte e stava facendo sul serio. Questo non andava affatto bene. Si doveva allontanare immediatamente da lì, ma in quel momento arrivò un gruppetto di Nani. Avevano tutti e tre lunghe barbe e capelli bianchi, tranne uno che aveva ancora qualche sfilza rossiccia. Salutarono i presenti ed iniziarono a chiacchierare.
- Ma guarda un po'… il mercato oggi è proprio affollato. - esclamò Morwen con il tono piatto.
- Credo abbiamo avuto tutti la stessa idea. - replicò Eldarion.
- Beh, noi Nani ne stiamo approfittando per vedere se troviamo qualcosa di interessante, vero Dwalin? - fece l'altro nano dalla barba bianca.
Quello dall'aria più anziana affermò – Saremo pure vecchi, ma abbiamo ancora dei buoni occhi. E non solo quelli, giusto Bofur? -
I due si lanciarono uno sguardo d'intesa mentre Gimli, il terzo Nano rideva divertito prima di iniziare a parlare con Eldarion.
- Non credo che troverete molto in mezzo a quei gingilli di basso livello. - commentò Morwen altezzosa – Per non parlare della puzza che viene dal banco del macellaio… la sua carne deve essere scaduta. -
- Mia Signora… non vorrei contraddirvi, ma i miei gioielli sono tutti fatti a mano, la maggior parte da me, usando materiali pregiati. Vi pregherei quindi di non chiamarli “gingilli di basso livello”. Perfino Dama Eowyn e la Regina stessa si servono da me. - replicò l'uomo alterato – E le garantisco che la carne del mio amico è la più pregiata che ci sia nei dintorni. - l'occhiata che le lanciò non era delle migliori.
Pronta fu la replica dell'Elfa – Se quello che si trova in questo mercato è roba di ottima qualità, allora capisco il degrado di questa città puzzolente, che è peggiorata da quando sono arrivati certi Nani. -
Ad intervenire, fu proprio il principe Elfwine, questa volta. Si disse ferito dalle parole dell'Elfa. Il commerciante invece aveva iniziato ad urlare e ad imprecare contro la razza degli Elfi. I Nani avevano preso le difese degli Uomini e anche loro si stavano accanendo contro i due Elfi.
Monica era l'unica che aveva capito cosa stesse succedendo ed era completamente nel panico. Non poteva certo intervenire, ma stava perdendo la pazienza nel sentire l'Elfa continuare ad insultare i presenti e per di più Elrohir che le dava ragione. Poi accadde tutto in un attimo: Dwalin insultò pesantemente l'Elfa. Elrohir estrasse la sua spada puntandogliela contro, Elfwine ed Elboron lo imitarono in difesa del Nano. La ragazza mosse un passo per mettersi in mezzo, ma Eldarion la precedette.
- Ora basta! - esclamò perentorio – Siamo venuti qui per trovare una soluzione a quello che è successo, non per combatterci. - lanciò un'occhiataccia rivolta allo zio.
L'intervento sembrò riportare il buon senso tra i presenti. La ragazza tirò un sospiro di sollievo anche nel constatare che non tutti erano finiti con l'essere soggiogati dall'Elfa. Comunque ne approfittò per dileguarsi era rimasta fin troppo tempo lì.

Emmeline si accorse durante il pranzo che la ragazza fosse tesa, cupa e completamente immersa nei suoi pensieri. Le chiese se andasse tutto bene, ma l'altra le disse che non si doveva dar pena per lei. Per distrarla un po', la donna le chiese di farle un favore: portare il pranzo a suo marito. Quella accettò di buon grado.
Non che morisse dalla voglia di andare a trovare Leopold, ma aveva bisogno del suo aiuto. Innanzitutto doveva farsi ripetere i nomi delle due guardie della porta del Palazzo e quali turni avrebbero fatto in giornata. Poi voleva informarsi se vi fossero altre uscite o entrate. Doveva agire quel giorno, non poteva permettersi di perdere altro tempo. Ed aveva circa un'ora prima che il consiglio iniziasse. Si diresse all'entrata sud con passo veloce e in pochi minuti raggiunse la postazione. Leopold e Wynfred furono felici di vederla e il primo la ringraziò. Poi iniziarono a chiacchierare e Monica cominciò a chiedere informazioni riguardo il Palazzo. I due Rohirrim sembrarono sorpresi da tutte quelle domande specifiche, ma lei non aveva tempo di rigirarci intorno.
Fu così che quelli iniziarono ad insospettirsi. Ma non ebbero tempo di farle delle domande. Ad interromperli furono rumori di zoccoli in lontananza. Si voltarono verso la valle e videro una figura arrivare al galoppo in sella ad un destriero imponente. Solo quando fu a pochissimi metri da loro, frenò il cavallo nero che cavalcava. Le due guardie fissarono l'animale sbalorditi, ma subito portarono la loro attenzione sulla figura incappucciata che teneva in mano un lungo bastone bianco.
- Chi siete? Nessuno straniero può passare, per ordine del Re. - annunciò Wynfred.
- Non sono uno straniero. Sono solo un vecchio che ha molta fretta! - esclamò quello abbassandosi il cappuccio grigio sulle spalle mostrando i lunghi capelli bianchi e due sopracciglia cespugliose che sovrastavano due occhi blu.
- Mithrandir! - esclamarono i due stupefatti – Pensavamo non avresti partecipato al consiglio. - aggiunse Leopold.
- Credo che in molti lo pensassero… ma eccomi qui! Ora, se non vi dispiace, vorrei rimediare. Già ho perso troppo tempo! - disse con tono burbero lanciando un'occhiataccia ai tre.
Le due guardie si scambiarono un'occhiata e lasciarono libero il passaggio. Questo le ringraziò ed entrò nella città. Monica era rimasta imbambolata a fissare il punto in cui fino a pochi secondi prima vi era lo Stregone. Poi il suo cervello si rimise in moto e iniziò a ragionare. Si voltò velocemente e senza salutare i due si mise all'inseguimento del vecchio.
Forse era l'unico che le poteva dare una mano e che avrebbe potuto crederle. Per quanto potesse essere forte Morwen, non poteva certo soggiogare la mente di Gandalf. Non riuscì a stargli dietro, ma fortunatamente lo incontrò ai piedi della scalinata che portava su al Palazzo. Lanciò uno sguardo veloce intorno a lei per vedere se vi fosse qualche viso conosciuto, ma erano gli unici presenti. Allora lo chiamò. Quello si arrestò e si voltò indietro corrugando la fronte. Era visibilmente spazientito.
- Mi dispiace farvi perdere altro tempo, ma ho una cosa da dirvi. - lo informò lei.
Quello la fissò contrariato – Mia Signora… qualunque cosa avete da dirmi sono certo che può attendere. Vado molto di fretta, come avete potuto udire poco fa. - e quindi iniziò a salire le scale.
Lei lo seguì e gli si parò davanti – Non può attendere, Gandalf… ne vale la vita di tutti i presenti qui ad Edoras. - sussurrò fissandolo seria.
Lo Stregone sgranò gli occhi blu sconvolto. Ora riusciva a vedere bene in viso la ragazza che aveva di fronte a lui. Quella faccia sotto il cappuccio la conosceva fin troppo bene. - Erdie. - sussurrò.
Monica sospirò e sollevò gli occhi al cielo: si era completamente dimenticata della sua somiglianza con l'Elfa. Ma a quanto pare questa volta era un punto a suo favore. Era riuscita a catturare la sua completa attenzione. - Mi dispiace deludervi, ma non sono Erdie. Mi chiamo Monica. - cominciò – Ma in molti mi dicono che somiglio a questa Elfa. Comunque, la questione di cui devo riferirvi è seria. -
- Monica… ho sentito il vostro nome. - la interruppe lui – Siete la ragazza che viene da un altro Mondo, giusto? Elrond mi ha raccontato di voi e dei vostri amici e della visita ad Imladris. -
Ora era lei ad essere sorpresa – Davvero? Oh, bene. Allora posso passare subito al punto senza dovervi spiegare cose superflue. - fece sollevata.
- Ma Elrond mi aveva riferito che eravate tornati nel vostro Mondo… come mai siete qui? - chiese quello scrutandola circospetto.
- Sono tornata per avvisare tutti del pericolo che correte… ma non sono arrivata in tempo. - spiegò rabbuiandosi. In quel momento iniziarono a cadere i primi fiocchi di neve.
Lui restò ad osservarla per alcuni istanti – Sapete qualcosa? -
E così la ragazza iniziò a raccontargli tutto a grandi linee e, mano a mano che procedeva, l'espressione sul viso dello stregone si faceva sempre più cupa e preoccupata. Quando terminò il racconto era decisamente turbato.
- Se quello che dite è vero, la situazione è anche più grave di quello che pensassi. - proferì riprendendo a salire i gradini, lei lo imitò – Ma almeno ora sono preparato. - dichiarò sorridendole – Dobbiamo sbrigarci. Seguitemi. -
A quanto pare aveva avuto di nuovo un colpo di fortuna, seppur minimo, in confronto a quello che li aspettava. Ora sarebbe iniziata la parte più difficile. Mentre si avviavano verso il portone, Gandalf le spiegò il piano che gli era venuto in mente.
   
 
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