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Autore: LadyLicionda    31/03/2017    0 recensioni
Eiko Wadsworth scopre improvvisamente di soffrire di Disturbo Dissociativo dell'Identità, ovvero personalità multipla. I suoi problemi iniziano quando realizza che ogni personalità è dotata di una volontà propria, di desideri propri e di ambizioni uniche. Come se non fosse abbastanza, ognuna di loro si scopre ben presto innamorata di una persona diversa. Riuscirà Eiko a mantenere il suo segreto e a destreggiarsi fra le attenzioni romantiche di sette irresistibili ragazzi senza soccombere ai capricci delle sue eccentriche personalità? NOTA BENE: Per questa versione è previsto un finale multiplo (uno per ognuno dei ragazzi di KNB). Il rating potrebbe cambiare con il progredire della storia. I personaggi di KNB appartengono all'autore originale Tadatoshi Fujimaki, tutti gli altri sono personaggi creati da me.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiseki No Sedai, Nuovo personaggio, Taiga Kagami, Yukio Kasamatsu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTENZIONE: In questo capitolo si menziona più volte il tema della morte.

 

 

 

 

Capitolo 9

“Io non sono come te”

 

 

 

 La suoneria del cellulare interrompe bruscamente il mio sonno, avvisandomi che un nuovo giorno è iniziato. Ancora intorpidita, mi sollevo dal materasso. Porto una mano dietro la nuca e una calda umidità bagna le mie dita. Un velo di sudore ricopre la mia pelle e minuscole gocce di acqua scivolano dal mio collo fino all’incavo della gola. Un’intensa agitazione pervade il mio corpo mentre inizio a boccheggiare. Sento il cuore battere furiosamente e nella mia testa si addensano le ultime ombre di un incubo. Non ricordo cosa ho sognato, ma il sentimento di angoscia è ancora nitido e pulsa dentro di me. Martella nel mio petto e nel mio stomaco, nel mio cranio e nella mia gola, nelle mie braccia e nelle dita dei miei piedi. Avvicino le mani al viso solo per notare il forte tremore che mi impedisce di controllarle. L’interno della mia bocca è secco come un deserto africano e sulla lingua percepisco un sapore di acidità. Questa giornata non promette nulla di buono. Di solito non sono una persona che crede nelle premonizioni, ma il disagio che provo in questo momento potrebbe essere un campanello d’allarme. Un ammonimento a rimanere a casa, al sicuro. Potrebbe essere il mio istinto primordiale che urla per mettermi in guardia da un pericolo. E l’incubo sbiadito che aleggia nella mia memoria potrebbe essere una visione del futuro che mi attende. Ma cosa mi aspetta esattamente? Cosa ho visto nel mio sogno? Se non riesco a ricordare, forse non dovrei dare troppo peso alla questione. Forse è solo la mia instancabile paranoia che ancora una volta cerca di sedurmi con le sue illusioni. Si, è sicuramente così. Ho accumulato più stress di quanto avessi creduto e adesso il mio organismo sta tentando di disfarsene lasciando al mio subconscio il compito di gestirlo. È esattamente questo. Nulla di più. Nulla di cui preoccuparsi. Nulla a cui prestare attenzione. Nulla di cui preoccuparsi. Nulla…

 

***

 

Arrivo in classe poco prima del trillo della campanella. Mi trascino fino al banco con passo fiacco e mi lascio cadere sulla sedia come un sacco pieno di farina.

«Hai una cera orribile, Eiko. Che cosa è successo?».

Mayumi compare al mio fianco, salutandomi con una smorfia di stupore.

«Questa notte non ho dormito bene», le rispondo con voce monotona e priva di energia. Sento ancora la bocca impastata e le parole si aggrovigliano fra i denti. Ruoto gli occhi verso di lei, notando qualcosa di insolito.

«Sei piuttosto in ritardo questa mattina».

Mayumi posa la cartella sul banco e si siede di fronte a me. «In ritardo? Non direi. Sono a scuola da almeno un paio di ore. Questa mattina c’erano gli allenamenti della squadra di basket. A proposito, che fine ha fatto Kise? Ero sicura che stesse camminando dietro di me».

«Saaaafe!».

La porta dell’aula si spalanca annunciando l’arrivo di Kise. La divisa in disordine, i capelli arruffati sulla testa e il volto esausto sono sicuramente opera delle sue ammiratrici. Come fanno ad essere così energiche già di primo mattino?

«Oh! Eiko-cchi!!!».

Non appena gli occhi d’ambra di Kise si accorgono di  me, il sorriso torna sul suo volto perfetto. L’aria stremata e dimessa di pochi istanti fa è presto – troppo presto – sostituita da un nuovo, travolgente entusiasmo.

«Non so perché, ma mi basta guardarti per sentirmi di nuovo pieno di energia! Questa giornata non poteva iniziare meglio di così!!!», le sue lunghe braccia si stringono attorno alle mie spalle imprigionandomi in un vigoroso abbraccio.

«Ki-Kise, così mi soffochi».

«Ah! Scusami! Stai bene!?», Kise si allontana da me lasciandomi respirare. Rispondo con un cenno del capo mentre si sistema nel banco accanto al mio. Mentre le mie attenzione sono ancora rivolte a lui, Mayumi prende la parola.

«Eiko, sai forse se è successo qualcosa ad Akashi?».

«Perché me lo chiedi?», la interrogo a mia volta.

«No, niente. È solo che questa mattina, durante gli allenamenti, sembrava molto più serio del solito. Ha anche chiesto ai ragazzi, a me e a Satsuki di raggiungerlo in palestra dopo le lezioni. Ha detto che aveva qualcosa di urgente e importante da comunicarci. Ah, ovviamente ha convocato anche te».

Ovviamente. Dopo tutto è proprio di me che vuole parlare. Quindi vuole mettere in atto il suo piano il prima possibile. Vorrei poter dire di essere d’accordo con lui, ma sono ancora un po’ preoccupata. È davvero giusto coinvolgere Mayumi e tutti gli altri? Anche se mi ha dato la sua parola di tenerli al sicuro, c’è sempre una minima probabilità che le cose non vadano come previsto e se dovesse accadere il peggio…

«Eiko? Mi stai ascoltando?».

La mano di Mayumi si posa sulla mia spalla, facendomi riemergere dai miei pensieri.

«Si! Si, ti sto ascoltando».

«Allora? Non sai davvero niente?».

Deglutisco pesantemente mentre osservo il sopracciglio destro di Mayumi inarcarsi con sospetto.

«No, non so niente, mi dispiace», non credevo che pronunciare queste parole sarebbe stato così difficile, ma che scelta ho? È meglio che sia Akashi a rivelare la verità. Io non saprei da dove iniziare.

Delusa, Mayumi sospira sonoramente mentre la campanella dichiara l’inizio della mattina.

 

***

 

Le lezioni terminano, così come la giornata; sui volti dei miei compagni di classe i segni della stanchezza o della noia lasciati dalle estenuanti spiegazioni dei professori. Mayumi raccoglie i quaderni inserendoli nella cartella tra uno sbadiglio e l’altro. Neanche Kise sembra essere in piena forma e i suoi movimenti rallentati sono la prova della sonnolenza che sta cercando di sedurre il suo corpo. Io, al contrario, benché non possa definirmi completamente sveglia, mi sento ancora piuttosto attiva. Se non altro abbastanza da accorgermi dei due ragazzi nel corridoio.

«Yo, Eiko».

«Aomine. Siete ancora qui?».

«Visto che siamo tutti diretti in palestra, abbiamo pensato che potevamo andare insieme», spiega rapidamente Kuroko.

«Mi sembra un’ottima idea. Stavamo giusto per avviarci anche noi», risponde Mayumi afferrando la cartella.

Mentre camminiamo, la mia mente è distratta e non presta attenzione ai discorsi dei ragazzi. Ad ogni passo l’ansia e l’incertezza crescono nel mio cuore. Come reagiranno alle parole di Akashi? Vorranno ancora essere miei amici? Che diritto ho di coinvolgerli? E se per colpa mia qualcuno finisse col farsi male? Come potrei giustificarmi davanti alla sua famiglia? Ma non è detto che accettino di aiutarmi. Giusto, anche se si tratta di una richiesta del capitano, possono sempre rifiutare. Devono rifiutare. In tal caso nemmeno Akashi potrebbe costringerli.

«Secondo voi di cosa vorrà parlare Akashi-cchi di così urgente?».

L’improvvisa domanda di Kise mi fa sussultare.

«Non lo so, ma lo scopriremo presto», risponde Aomine spalancando la porta della palestra.

L’ampio salone è illuminato a giorno ma, oltre a noi, non vi è nessun altro.

«Dov’è Akashi?», pronuncia Mayumi, dando voce a tutti i nostri pensieri. «Visto che è stato lui a chiederci di venire, dovrebbe essere già qui».

«Akashi arriva subito».

La voce squillante di Momoi si alza alle nostre spalle. Le sue mani stringono un plico di fogli considerevolmente spesso.

«L’allenatore lo ha trattenuto, ma dovrebbe essere qui a momenti».

«Un’altra riunione?», domanda Mayumi.

Momoi annuisce, massaggiandosi la base del collo intorpidita. Essere l’assistente dell’allenatore sembra un lavoro più faticoso di quanto appaia. Al suo posto avrei sicuramente rinunciato dopo il primo giorno.

Molto presto anche Midorima e Murasakibara si uniscono al gruppo, convocati dal capitano, mentre di Akashi non si vede neanche l’ombra.

Forse gli è successo qualcosa? Un sospetto agghiacciante mi balena in testa? E se il sogno della scorsa notte avesse voluto avvisarmi proprio di questo? Non è possibile. Non deve accadere. Aizawa non ha motivo di prendersela con Akashi perché sono solo io la persona che odia. Ma devo accertarmene di persona.

Le mie gambe si mettono in moto e mi guidano verso la sala professori, dove dovrebbe trovarsi Akashi. Dietro di me sento le voci di Mayumi e Satsuki diventare sempre più lontane e infine tacere. Come ho potuto essere così ingenua? Aizawa è pericolosa e folle. Lo sapevo fin dall’inizio. Akashi non è mai stato al sicuro. Nessuno dei miei amici lo è. È stato un errore coinvolgerli. Spero solo di arrivare in tempo.

Salgo la rampa di scale avanzando due gradini alla volta. Il desiderio di salvare Akashi è l’unica forza che muove le mie gambe pesanti. Raggiunta la cima della scalinata i miei occhi scorgono l’allenatore della squadra di basket mentre si appresta a lasciare la stanza.

«Professore!», la mia voce esplode in un’eco che si propaga per il corridoio solitario.

«Wadsworth? Non lo sai che non si corre per i corridoi?».

«Dov’è Akashi?», lo interrogo, ignorando il rimprovero. Il mio respiro è affaticato e per un attimo la figura del professore perde nitidezza. No, non devo svenire.

«Akashi? Se stai cercando Akashi si è già incamminato verso la palestra. Mi aveva chiesto il permesso di usarla per una riunione straordinaria con i ragazzi della squadra».

«Ne è sicuro? Mentre venivo qui non l’ho visto».

«Non saprei. Avrete preso due strade diverse. In fondo ci sono tanti modi per raggiungere le palestre».

Non va bene. Ad ogni secondo che trascorre la paura cresce, così come la mia disperazione. L’unica cosa che posso fare è ritornare indietro percorrendo una strada diversa. Se sono fortunata, forse lo raggiungerò. Mentre riprendo a correre per la scuola, infilo una mano nella tasca della gonna cercando il cellulare: devo avvisare Mayumi e gli altri perché si mettano alla ricerca di Akashi.

«Eiko, ma dove sei finita?», Mayumi risponde immediatamente alla telefonata.

«Akashi è in pericolo! Non riesco a trovarlo da nessuna parte!», sono le prime parole che escono dalla mia bocca.

«Che stai dicendo? Akashi è appena arrivato e dovresti tornare anche tu».

«Cosa hai detto?». I miei piedi si fermano, inchiodando la mia corsa sfrenata. «Sei sicura? È davvero lì con voi?».

«Si, è qui. Insomma, Eiko, che ti prende? Perché sei così agitata?».

Akashi sta bene? Per fortuna i miei timori erano infondati. La mia mano si abbassa e il pollice interrompe la chiamata. Sollevata, collasso sul pavimento per riprendere fiato. Mi sto lasciando condizionare troppo dal mio sogno. Akashi è troppo intelligente per cadere in una trappola di Aizawa. È evidente che oggi sono più paranoica del solito. Devo calmarmi o farò solamente preoccupare i miei amici. Farò meglio a ritornare prima che Akashi pensi che mi sia davvero successo qualcosa.

Mi sollevo scuotendo la polvere dalla gonna e mi incammino verso la palestra. La scuola è silenziosa, ma io sono troppo impegnata a reprimere l’agitazione che mi domina per prestare attenzione. Cammino assorta nei miei pensieri, combattuta tra i miei sentimenti, rimuginando sull’assurdità di questa situazione. Prima di accorgermene, sono di nuovo all’esterno, nel cortile posteriore della scuola, che conduce ai club sportivi. A quest’ora non si vedono studenti in giro e i campi di allenamento giacciono nell’oscurità. Le uniche luci che brillano nel paesaggio serale sono quelle della palestra. Affretto perciò il passo, avvertendo di nuovo una profonda ansia. Il fruscio delle mie scarpe sul terreno riempie le mie orecchie e amplifica il silenzio che  mi circonda. All’improvviso sono costretta a fermarmi: il mio respiro si spezza in brevi e rapide boccate mentre il cuore inizia a pulsare frenetico. Conosco questa sensazione, è la stessa di questa mattina. Un sudore freddo scivola dalla mia fronte, bagnandomi le sopracciglia. Ordino al mio corpo di riprendere a muoversi ma si rifiuta di ubbidirmi. Resto immobile, osservando il profilo della palestra che si staglia davanti a me. Perché mi sono fermata? Che cosa mi sta succedendo? Mi sento strana. Che cos’è questa forza che spinge dal fondo della mia mente per emergere? No, non è una forza. Sembra più una voce. È fredda e cinica. È impaziente e irritata. Risuona nel mio cervello facendo vibrare il mio cranio. Il dolore è insopportabile. Cado sulle ginocchia prendendo le tempie fra le mani. Vorrei urlare per chiamare aiuto, ma la mia voce si rifiuta di uscire. Anzi, è come se venisse risucchiata nella gola, per sprofondare nello stomaco. Sento che sto per perdere conoscenza.

«Ciao, Eiko».

Un nuovo suono si leva alle mie spalle. È una voce femminile. La riconosco. Piegata dal dolore che tormente la mia testa, mi volto indietro. Aizawa. La ragazza che ha promesso di punirmi, che ha minacciato di uccidermi, è ora in piedi di fronte a me; la sua minuta figura velata dalla penombra della sera.

«È lei?».

Una seconda voce, maschile, spezza il silenzio. Aizawa non è sola. Due ombre la accompagnano e sembrano emanare un’aura minacciosa. Che si tratti di due studenti? Due complici di Aizawa? È troppo buio per vedere i loro volti.

«Sei sicura di volerlo fare?», l’ombra sulla sinistra si rivolge ad Aizawa.

I miei occhi scorrono su di lei. Non posso leggere l’espressione sul suo viso ma sono quasi certa che stia sorridendo con malizia, o almeno così mi suggerisce la sua voce.

«È la giusta fine per un rifiuto come lei».

Le sue parole sono cariche di veleno e di eccitazione. Sono parole di compiaciuta perfidia. Eppure non mi spaventano. In questo momento non ho paura di Aizawa, né di quello che potrebbe farmi. Il mio terrore scaturisce invece dall’interno del mio stesso corpo. Nella mia testa si addensano pensieri sadici, immagini di pura crudeltà, desideri nati da una insana perversione. Questa non sono io. Non posso essere io.

Chi diavolo sei? Esci dalla mia testa!

«L’unica che deve togliersi dai piedi sei tu».

Di nuovo quella voce. Sto forse impazzendo?

Una fitta potente come una scarica elettrica attraversa il mio cervello facendomi piegare sul terreno. Apro la bocca solo per emettere un grido muto. Perché non riesco ad urlare?

«Che cosa le prende? Aizawa, che cosa facciamo?».

«Ci atteniamo al piano, idiota».

«Ma…».

«Niente ma. Vi ho pagati per terminare il lavoro».

Mentre il mio corpo si contorce nel dolore, i complici di Aizawa iniziano a mostrare incertezza.

«Che cosa fate lì impalati? Prendetela!», ordina Aizawa.

I due ragazzi si chinano su di me e mi sollevano con forza, trascinandomi all’interno della scuola. Sono troppo debole per respingerli. Il dolore ha prosciugato tutte le mie energie. Non riesco più a distinguere le voci dei miei rapitori. Che cosa posso fare?

«Te l’ho detto. È arrivato il momento che tu ti faccia da parte».

Ancora quella voce? Non so a chi appartenga, ma sembra sentire i miei pensieri. Continua a dirmi di farmi da parte, ma cosa vuol dire? Più mi sforzo di riflettere, più sento la mia coscienza affievolirsi. Se adesso perdessi i sensi sarei alla completa mercé di Aizawa. Non posso svenire.

«Smettila di opporre resistenza e levati di mezzo. Ho aspettato anche fin troppo».

Come posso fidarmi? Non so chi sei. Come sei entrata nella mia testa?

«Non ci sono entrata. Sono sempre stata qui».

Che cosa vuoi dire? Chi sei?

«Sono l’unica persona che può toglierti da questo casino».

Davvero? E come pensi di fare?

«Questo non ti riguarda. Una nullità come te non dovrebbe fare domande. Ti trovi in questa situazione perché hai voluto fare di testa tua. Se mi avessi lasciato fare a modo mio fin dall’inizio tutto questo non sarebbe successo. Sei un’incapace. Mi sono stancata di assecondarti. Da adesso prendo io il comando».

Comando? Si può sapere chi sei e cosa vuoi da me? «Sparisci!».

«Che diavolo succede, adesso?».

«Non lo so. Si è messa a urlare all’improvviso».

Per un attimo riesco di nuovo a percepire il mondo intorno a me. Il mio corpo è ancora pesante. La vista non è limpida ma sono sicura di essere all’interno della scuola. Probabilmente i due complici di Aizawa mi hanno trascinata fino a qui mentre ero svenuta. Quello che non capisco è perché si siano fermati all’improvviso. Con gran fatica sollevo la testa e un’ombra si abbassa fino al livello dei miei occhi, contrariata e piena di irritazione.

«Che cosa hai detto?».

Il viso rotondo di Aizawa prende lentamente forma a pochi millimetri dal mio naso. Le sue sopracciglia sono piegate in un’espressione di puro odio. Solo allora ricordo: la mia voce ha infine abbandonato le profondità della mia gola per irrompere all’esterno. Probabilmente Aizawa ha creduto che stessi parlando con lei. Ma non ho il tempo di spiegarmi. Con una mano afferra i miei capelli facendomi piegare la testa indietro.

«Come osi ordinarmi di sparire? Non sei che un inutile rifiuto. Non montarti la testa solo perché Akashi-sama ti ha rivolto la parola».

Il disprezzo nelle sue parole è la prova dell’odio che nutre verso di me.

Non avrei dovuto cercare di cambiare. Non avrei dovuto cercare di diventare qualcuno che non sono. Non avrei dovuto essere egoista e presuntuosa. Non si può cambiare la realtà. Io sono Eiko Wadsworth. Sono una ragazza solitaria, senza ambizioni, insicura e introversa. Sono passiva e non amo rincorrere sogni impossibili. Sono il tipo di persona che passa inosservata, di cui nessuno si accorge. Sono mediocre in tutto quello che faccio e non ho talenti. Ma, soprattutto, non ho rimpianti. Ho accettato fin da subito la mia mediocrità e ciò mi ha permesso di trovare un  posto in questo mondo. Perché allora ho pensato di poter cambiare? Una pecora non diventerà mai un lupo.

Amici? Sogni? Speranze? Desideri? Da quando ho iniziato a interessarmi a queste cose? Da quando ho deciso di ignorare il buon senso per correre dietro alle illusioni? È vero. È solo colpa mia se ora mi trovo in questa situazione.

«Finalmente l’hai ammesso».

Non so chi tu sia, ma avevi ragione. Peccato solo che sia troppo tardi per tornare sui miei passi.

«Non è troppo tardi».

Si che lo è. Sono senza forze e tra poco perderò di nuovo i sensi. A quel punto, Aizawa potrà fare di me ciò che vuole.

«Non se ti fidi di me».

Fidarmi di te? Vuoi che ti ceda questo mio corpo debole e vulnerabile? A che scopo?

«Io non sono come te. Io non sono debole».

Forse. Ma loro sono in tre e tu saresti da sola.

«Ti cosa ti preoccupi? Non hai forse deciso di arrenderti?».

Arrendermi? È vero che ho deciso di smettere di lottare per cambiare, ma non voglio che Aizawa l’abbia vinta. Una sconfitta del genere sarebbe troppo umiliante persino per me.

«Allora vogliamo la stessa cosa».

Perché mai dovresti aiutarmi?

«Non ho mai detto di volerti aiutare. Io non sono tua amica e non ho intenzione di diventarlo».

Allora perché sei venuta da me?

«Perché tu sei debole».

Vuoi dire che se ti lasciassi prendere il mio corpo potresti tirarmi fuori da questa situazione? Potresti punire Aizawa per avermi minacciata?

«Farei molto di più. Farei ciò che tu non avresti mai il coraggio di fare».

Non puoi farlo!

«Tu non puoi, ma io si».

Commetteresti un crimine!

«Preferisci allora che sia Aizawa a commetterlo? Sei davvero pronta a morire?».

Io… io non lo so. Sono stata egoista, è vero. Ho provato a cambiare ciò che sono e forse è giusto che paghi. Però…non posso accettare che Aizawa la passi liscia. D’altro canto non saprei come fermarla. Sono completamente sola e senza forze. Non riesco più a sentire il mio corpo.

«Mettetela sulla sedia e legatela stretta».

«Ma, Aizawa, è ancora cosciente».

«Non importa. Vorrà dire che la ucciderò con un unico colpo, invece di farla soffrire. Per sicurezza, però, chiudetele la bocca in modo che non possa urlare».

Non so neanche dove mi trovo. Non ho mai visto questa stanza. Sono davvero destinata a morire così? Se avessi creduto al sogno di questa mattina, le cose sarebbero andate diversamente? Andrebbero diversamente che riuscissi a salvarmi? Tornerei di nuovo ad essere la vecchia Eiko senza amici? Adesso che so cosa si prova, sarei davvero capace di rinunciare a Mayumi, a Satsuki, ad Akashi e a tutti gli altri? Perché sono così insicura? Perché sono così debole? Qual è la cosa giusta da fare?

«Lo sai qual è. Lascia che me ne occupi io».

Non posso. Sento che tu sei più pericolosa di Aizawa.

«Tu hai bisogno di me! Non hai altra scelta! Se non vuoi farti da parte, mi prenderò il tuo corpo e il tuo tempo con la forza».

Che cosa… No, smettila! Fa male!

«Aizawa!».

«Ma che diavolo…? Non le ho ancora fatto niente. Tenetela ferma!».

Fa male! Fa troppo male! Esci dalla mia testa! Non posso fidarmi di te.

«È inutile resistere. Te l’ho detto. Io non sono come te. Io non sono debole».

 «Aizawa, non riusciamo più a trattenerla!».

«Com’è possibile che due ragazzi non riescano a tenere a bada una stupida ragazzina? Siete degli incapaci! Tenetele la testa. Non so a che gioco tu stia giocando, Eiko, ma con me non funzionerà. Ti avevo avvertita di stare alla larga da Akashi-sama».

«Aizawa, quello è…».

«È solo un anestetico che ho rubato dall’infermeria».

Non posso svenire adesso. Non devo.

«A quanto pare non avrò bisogno di usare le maniere forti. Mi basterà aspettare che l’anestetico faccia effetto».

Non ti lascerò prendere il mio corpo.

«Non hai scelta. Tu sei debole. Ah! Ah! Ah! Finalmente. Le cose sarebbero dovute andare così fin dall’inizio. Una volta che avrò il totale controllo del tuo corpo farò ciò che tu non hai avuto il coraggio di fare».

Non lo permetterò. Non ti lascerò commettere un crimine usando la mia faccia.

«Ipocrita! Sappiamo benissimo entrambe che è quello che vuoi anche tu».

Non è vero!

 «Si che lo è. Altrimenti perché avresti ignorato l’avvertimento di Aizawa sapendo che sarebbe successo tutto questo? L’hai fatto perché volevi un pretesto. Perché sei troppo codarda per seguire i tuoi veri desideri».

Ti sbagli. Io non ho mai desiderato la morte di nessuno.

«Smettila di mentire! Mi fai vomitare. Se solo non fossimo costrette a condividere lo stesso corpo…».

Che intendi dire?

«Non l’hai ancora capito? Sei più stupida di quanto credessi. Bhe, non ha importanza. L’anestetico sta già facendo effetto. Tra pochi secondi potrò finalmente prendere possesso del tuo corpo. Il tuo momento è giunto al termine, Eiko. Da adesso in poi, il tuo tempo appartiene a me».

 

 

 

 

°°°

 

Nota d’Autrice:

Ciao ragazzi. Ritorno dopo tanto tempo con un nuovo, importante capitolo. Un capitolo che segna il primo punto di svolta all’interno della storia e spero sia riuscito a catturare la vostra curiosità. Vi ringrazio per avermi seguita fino a questo punto. Vi abbraccio tutti e vi auguro un buon fine settimana. ^^

   
 
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