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Autore: queenjane    31/03/2017    1 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Nel gennaio 1913, si tenne uno splendido ballo per i 18 anni della principessa Catherine nel palazzo Raulov, a San Pietroburgo, uno spunto per anticipare le grandi  celebrazioni di quell’anno, era dal 1613 che i Romanov sedevano sul trono.
Parteciparono finanche le due granduchesse più grandi, con immenso sollievo di tutti la zarina Alessandra, invitata, dichiarò di essere indisposta e non presenziò.


I saloni erano colmi di fiori freschi, rose e gigli provenienti dalla mite Crimea, i vestiti preziosi che frusciavano, come le uniformi e i rinfreschi erano mirabili,i lampadari e le candele a profusione illuminavano la scena, una scena in una squisita commedia, un tableau vivant agli dei della pace.


Lo zar Nicola II, in alta uniforme, accompagnò le sue figlie al ballo e la principessa Ella sorrise nel vederlo, il suo piccolo sorriso intimo e segreto, che per un battito concedeva a lui solo, prima di rivestire la sua squisita maschera di allegria e buon umore, che vestiva nella buona e nella cattiva sorte.
Lei era vestita di un fumoso color blu, era sottile e flessibile, i capelli raccolti in alto e portava disinvolta perle e zaffiri, lui agile e leggero nei giri di danza, scrutando il favoloso profilo di Ella, il collo eretto e la sua carnagione perfetta.
(… lei sì che è una vera zarina, nell’aspetto  e nei modi, Maestà imperiale, come al solito e come sempre, mai una volta che si sia saputo che la pelle della principessa Ella si copra di chiazze rosse come quella di Alessandra,  la zarina, per non tacere del resto, confidarono a Marie, l’imperatrice vedova, che in segreto, tra sé e sé, si rammaricava che Ella da giovane avesse avuto tante buone qualità ma non rango sufficiente per aspirare alla mano dell’erede al trono, e Nicholas si era accontentato).
 
Quella sera mi sentivo una perfezione, leggera come una bolla di sapone, levigata, porgendo la mano da baciare.
Dall’alto del mio metro e settantadue, dominavo le pieghe spumose del mio vestito chiaro, un fiume di seta e chiffon, il corpetto incrostato di perle e argento che scintillava a ogni respiro, i drappeggi ad arte, mi davano più seno, portavo orecchini di perle e diamanti in coordinato con la tiara appuntata sui capelli e la collana sul collo
(Quando incontrai Andres, ero vestita da uomo, con i capelli corti, una rompiscatole incalzante, ma ero sempre io)
 
Le granduchesse erano vestite in tenui colori, rosa pallido e chiffon, una fascia di argento sui capelli, perle alle orecchie, gli occhi accesi e scintillanti di aspettativa mondana.
Ballai con lo zar, mio zio e tanti altri e poi arrivò il momento magico.
“Posso avere l’onore, Principessa?”
“Sì, Monsieur De Saint Evit”Era un giovane uomo che faceva parte dell’entourage dell’ambasciata francese, il profilo fermo e squisito come il principe di una antica miniatura, mi sorpassava di una mezza testa, robusto senza essere grasso,scuro di occhi e capelli, compito e elegante. Lui per me non era nulla e viceversa, me lo ripetevo, ma era solo un esercizio vano, mi attraeva in modo irresistibile.
Vorticammo, in perfetto accordo, le mie gonne che fendevano come una prua spumosa le acque costruite dai passi creati dai suoi piedi, inebriati e inebrianti.
Alla fine osservai che  i balli parevano essersi abbreviati, lasciai a malincuore la sua mano, come lasciando andare un pezzo di me ...
 
Buffo, lo avevo incrociato molte volte in quelle sere invernali, a teatro, a qualche concerto, apprezzandone la perfetta gentilezza, gli inviti per il mio ballo di compleanno erano stati distribuiti numerosi, lui era solo uno dei tanti …. Giusto, che mi doveva importare di lui, tornavo a ripetermi, ma lui mi piaceva e io piacevo a lui, poco ma sicuro, quello mi dicevo, cercando di sfumare i miei trasporti e le mie fantasticherie.
 
Dopo il mio flirt a 15 anni con Philippe, non avevo avuto più nulla, tranne che qualche simpatia che non oltrepassava i confini del lecito e del buon gusto, ancora dovevo iniziare a comprendere a fondo le regole di quel gioco, forse il più bello e antico del mondo, quello dell’amore.
“Sei splendida” Constatò Tatiana, quando ci ritrovammo per una pausa noi tre, un sipario di tranquillità, io che appoggiavo un vassoio con tra flute di champagne su un tavolino e mi tamponavo la fronte, le ciocche scure e suntuose dei miei capelli che viravano nel mogano alla luce delle lampade.
“Anche voi e state riscuotendo un successo immenso.”
“Hai ammiratori molto carini.”
“Tatiana, smetti di osservare quel bicchiere e brindiamo, invece.
“Appunto, il divertimento è appena iniziato.”
“Olga sei impossibile, tu, Catherine sei pazza”Tatiana aveva un temperamento serio e austero, la salvava dalla perfezione l’amore per le sete e i bei vestiti.
“ Cin  cin..”
“A proposito, Catherine, l’ultimo con cui hai ballato ti mangiava con gli occhi.” Catherine, amata e amatissima, un lupo, una leggenda.
“Evento comune stasera, no?-“Risi. Glissando che mi mangiavo anche io LUI con gli occhi.
“E tu altrettanto, lo sai che è prassi consolidata che poco tempo dopo il ballo ufficiale venga dato un annuncio di nozze?”Sorrisi, sposarmi io e con chi? Che si inventava?
“Sorella, non dire scemenze.” Intervenne Olga, uno strano puntiglio,  mentre io poi mi ritrovai a riflettere che Tatiana sapeva scorgere segni e sfumature molto meglio di tanti altri, minimi segnali irrilevanti ma era pur vero che, mancandomi un innamorato, perché dovevo perdere la testa per quel francese. Bugiarda, anche allora, per quanto giovane e inesperta, sapevo di essere una bugiarda.
“Catherine, mia sorella ti vuole bene e più o meno siete sempre state in pari” osservò mentre tornavamo alle danze, Olga che si era già avviata.
“Direi di sì. Non su tutto, non sempre.” disse “mia sorella” per rimarcare il concetto, ci riflettei a posteriori.
“Non sarà sempre cosi”Mi fermai per un momento, le sue parole contenevano l’eco di quelle pronunciate da mio zio, il mio padre putativo, tanto tempo prima, che un giorno la vita ci avrebbe separato, scrollai la testa e mi imposi di non pensarci.
“Intanto goditi la tua festa
Che terminò alle cinque di mattina, Saint- Evit lasciò il palazzo tra gli ultimi, la traccia delle mie nocche persa tra le sue. E già mi mancava, un presagio in questa vita che sarebbe stata tanta lunga, senza di lui.
 
   
 
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