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Autore: Eustass_Sara    31/03/2017    1 recensioni
Sin da piccoli ci dicono che l'amore è bello, che può farti soffrire ma che ti regala poi il doppio della gioia, che ha mille strade, mille facce e nessuna regola. Ci dicono la classica frase fatta "gli opposti si attraggono", sorridendo e poi ci dicono che alcune cose sono inconciliabili persino per l'amore. Cose come bene e male, ad esempio.
Ma nessuno ci dice che gli opposti si attraggono sempre e comunque.
Nessuno ci dice che l'amore, così sregolato e potente, non può essere controllato.
Questo è ciò che impareranno una giovane strega e un ladro.
Lei che ha votato i suoi poteri al bene.
Lui che ha votato le sue qualità al male.
Una storia d'amore non voluta, non cercata, ma che ha bussato alla loro porta lo stesso. Una storia complicata, sofferta, oscura, fragile e salda al tempo stesso. Una storia che in genere non viene raccontata ma che io cercherò di raccontarvi lo stesso con i momenti più dolci, i più sofferti, i più cruciali, i più spensierati.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raven, Red X, Robin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6.



-Corvina?-

Il suo nome pronunciato con esitazione e durezza al tempo stesso, le causò un lungo brivido lungo la schiena. Sapere che a pronunciarlo in quel modo era stato Robin, la irrigidì da capo a piedi. Onestamente Corvina era spiazzata da quell'improvvisata: Robin, il leader dei Teen Titans, aveva appena bussato due colpi alla sua porta per poi entrare, dire il suo nome e chiudersi la porta stessa alle spalle, il che era una novità assoluta.

Lo guardò brevemente da sotto il cappuccio: era sospesa nel vuoto, le gambe incrociate e gli indici e i pollici di entrambe le mani erano giunti fra loro, segno che stava meditando.
La giovane strega sapeva del suo leader quanto bastava per affermare a occhi chiusi che doveva esserci sotto qualcosa di grosso o, perlomeno, un argomento molto serio per spingere il moro a entrare nella sua stanza senza nessun preavviso in quel modo. La bocca del leader stesa in una linea piatta e i suoi movimenti lenti che sembravano voler nascondere tensione allo stato puro, furono una conferma allarmante.
Qualcosa preoccupava Robin, ma cosa? Perché entrare in quel modo nella sua camera? Quelle quattro mura erano off-limits, se non era Corvina stessa ad aprire la porta al prossimo, voleva dire nessuno doveva entrarvi.

Quella stanza era il suo piccolo mondo che aveva il sapore di Azarath, la sua terra natia. Dolore, paura, sofferenza, sicurezza, lacrime, calma. Era un rifugio e un inferno al contempo, dove la giovane strega si abbandonava ai timori e ai pensieri. Ogni cosa che riempiva quella stanza era un frammento di lei stessa, a cominciare dai vecchi libri ormai pieni di polvere, fino agli oggetti stregati che custodiva gelosamente; evitare che i Titans entrassero lì significava tenerli lontani da quegli oggetti pericolosi, ma anche lontani da lei stessa. Coi suo tormenti e i suoi poteri, pericolosi più di quanto i suoi amici fossero disposti a credere, Corvina non era esattamente una persona da tenere vicino e lei era la prima a saperlo.

Non erano cose che si potevano spiegare, ma in qualche modo i Titans avevano capito e rispettato sempre quella sua scelta. C'erano anche stati alti e bassi, momenti in cui avevano insistito per strapparla dalla sua camera e dalla solitudine in cui lei si chiudeva, ma nessuno di loro si era mai azzardato a entrare così, senza preavviso e permesso.
La cosa non le piaceva.

-Devo parlarti.-

Corvina abbandonò le mani in grembo, non osando togliersi il cappuccio né avvicinarsi a Robin. Rimase seduta nel vuoto senza spiccicare parola, mentre il leader faceva qualche passo avanti nella sua stanza senza nessuna remora, timore o ripensamento. La osservava da dietro la sua maschera, le braccia lasciate lungo i fianchi e Corvina sospettò che il ragazzo non stesse stringendo le mani a pugno solo per non darle cenni di nervoso.

Il capo moro di lui si voltò a destra, fissando con finta insistenza la sua libreria piena di tomi, boccette e strumenti antichi, probabilmente cercando il modo più civile e diplomatico di iniziare quella che sembrava una discussione aspra.
Se non fosse perché era Robin e perché aveva un assoluto rispetto nel suo leader, la giovane strega a quest'ora l'avrebbe già cacciato dalla sua camera.

-Ultimamente sei strana, Corvina. Più del solito.-

Già l'inizio mise in allerta i suoi sensi e i suoi poteri si agitarono nervosi nelle sue vene, fluendo rapidi e solleticandole i polpastrelli delle dita. Con un autocontrollo ferreo, Corvina si costrinse a reprimere il suo istinto, la sua magia e tutte le sensazioni conseguite a quella misera frase del leader; non chiuse neanche gli occhi, come invece avrebbe voluto fare, giusto il tempo per prendere un profondo respiro. Ad un occhio esterno e ingenuo, sembrava impassibile e composta. Corvina sperò che, pur essendo senza ingenuità, nemmeno Robin avesse compreso qualcosa del suo reale stato.

-Ho solo una domanda da farti e vorrei che tu mi rispondessi sinceramente. È successo qualcosa con Red x?-

Quella domanda ebbe il potere di congelarla, sia fisicamente che mentalmente. Come aveva collegato la sua presunta stranezza con Red x? Perché proprio lui? Di concreto non era mai successo nulla con quel ladro, su questo Corvina non mentiva e avrebbe potuto dirlo a voce alta senza paura, ma era innegabile che i suoi pensieri ultimamente erano molto puntati su Rosso. A cominciare da chi ci fosse dietro quella maschera, per esempio, fino ad arrivare a pensieri più illogici visto che erano ladro e Titan: si chiedeva perché rubava, da quanto e... e pensava alla loro somiglianza. Si, alla somiglianza che la giovane strega sentiva di avere con quell'umano, una somiglianza che forse non esisteva, o forse si, che la ossessionava e che era pericolosa. Una somiglianza che la attraeva e Corvina ne era conscia.

Se proprio doveva essere sincera, allora doveva confessare non solo la malsana attrazione priva di sentimento che aveva per quel ladro, ma anche un qualcosa che lei faceva da un po' di tempo a questa parte all'insaputa dei suoi amici. O almeno, sperava che nessuno se ne fosse accorto.
Negli ultimi combattimenti contro Red x, senza porsi domande a cui poi avrebbe dovuto dare risposte scomode, aveva preso la malsana abitudine di non fare mai sul serio con il ladro. Cercava di non ferirlo, qualche colpo lo mirava a vuoto e quelli con cui doveva colpirlo per forza per non destare sospetti, li lanciava deboli e in punti in cui Rosso non avrebbe ricavato niente più che lividi.

Lo fissava con odio, lo inseguiva, proteggeva i suoi amici e sé stessa, ma poi combatteva male contro di lui. Combatteva per finta. Non si era mai chiesta il perché, non voleva ricevere delle riposte che le avrebbero fatto male e probabilmente, se si fosse decisa a rifletterci per davvero, avrebbe trovato subito la risposta o comunque un'ipotesi concreta e fattibile. Ma era codarda in quel lato e si, si vergognava profondamente ad ammetterlo a sé stessa.

-No, non è successo nulla. Avrebbe dovuto, forse?-

Si odiò come mai in vita sua, dopo quella risposta. Concretamente parlando non aveva mentito, fra lei e Red x non era successo nulla, ma c'era della menzogna in quelle parole che aveva pronunciato con una facilità disgustosa. Non avrebbe dovuto sorprendersi, in fondo: mentiva sui propri poteri, sulla propria condanna*, su chi era davvero, quindi non era mai stata sincera del tutto. Tuttavia quando i suoi amici le chiedevano qualcosa, lei rispondeva al massimo della sincerità, complice il fatto che non aveva mai dato loro modo di fare domande scomode; aveva sempre cercato di non dire troppe bugie, di limitarsi a quelle su di sé e i suoi poteri, invece ora stava mentendo su un qualcosa di nuovo e diverso.

Perché qualcosa con Red x era successo e poco importava il fatto che fosse concreto o meno, che lui ne fosse consapevole o ignaro. Semplicemente Corvina sapeva di combattere male di proposito, sapeva che se avesse fatto sul serio gli avrebbe fatto male e sapeva che quest'ultima cosa non la voleva.
Il sospiro pesante di Robin la riportò alla realtà.

-Spero di sbagliarmi, Corvina, lo spero davvero.-

-Ma...?-

-Ma ho l'impressione che tu ti comporti con Red x diversamente da come fai di solito.-

Una piccola, grande parte di sé, morì non appena Robin terminò la frase. Corvina fremeva dalla voglia di cambiare postura, camminare per la stanza, mordersi il labbro inferiore o le pellicine delle dita, ma ciascuno di quei gesti erano sinonimo di nervosismo e nel compierli si sarebbe automaticamente tradita da sola. A fatica, mantenne la sua aria imperturbabile e seria, dipingendosi sul volto uno sguardo scettico e sfrontato che sembrava dire “ma fai sul serio?” al leader dei Teen Titans.
Peccato che, nella penombra della stanza e ben nascosti dal cappuccio, quegli occhi possedevano una luce tremula di paura. Tipica negli occhi di chi teme di essere stato colto in flagrante.

-Non vedo perché dovrei.-

Però lo faceva comunque.

Il sospiro che Robin fece, mischiandolo con un sorriso strano, placò per qualche istante il tormento di Corvina. I suoi occhi violetti continuarono a seguire la figura del ragazzo, anche mentre quest'ultimo voltava la testa, tornando finalmente a guardarla negli occhi. Ora che si guardavano dritti in faccia con un'aria meno tesa, seppur in apparenza, alla giovane strega non sembrava più che il suo leader volesse tastare terreno, indagare e scoprire la verità. Perché era stato quello il suo atteggiamento, fino adesso: aveva palesato un'implicita accusa che in realtà Robin non voleva fare verso di lei perché lei era Corvina, una Teen Titans, un'amica e per quanto strana potesse essere non li avrebbe mai traditi.

Un sottile ma disturbante senso di colpa la colse, mentre qualcos'altro si ruppe in lei. Sapeva di avere la fiducia di tutti i suoi amici, non aveva mai dato loro modo di dubitarne e beh, lei era la prima a volere loro del bene, tanto che mai si sarebbe sognata di tradirli. Ma ciò che stava facendo alle spalle di tutti, di testa sua, a causa di sciocchi pensieri e sensazioni, era un tradimento a tutti gli effetti. Inutile menarsela con frasi fatte e giustificarsi: lei stava proteggendo il nemico.

Conoscendo i Teen Titans, se lei fosse stata tenuta sotto scacco in qualche modo e ricattata affinché proteggesse il nemico, loro l'avrebbero capita, aiutata e difesa, abbattendo il criminale di turno. Ma neanche Red x sapeva ciò che lei faceva: aveva iniziato tutto di sua spontanea volontà, esitando quando le si presentava l'occasione di colpire seriamente Rosso. Esitava, qualcosa le faceva tremare la mano e i suoi poteri, malgrado obbedissero ad ogni suo comando, non volevano davvero manifestarsi. Non contro quel ladro.
Poi erano arrivati i dubbi e i tormenti.

È un umano.

Cinque contro uno.

Mi basterebbe un colpo.

E se avesse una famiglia?

Qualcuno?

È giusto quello che facciamo?

Gli rovinerei la vita.

È simile a me.

Non è ciò che voglio.

Così simile...

Prima fingeva di essersi brevemente distratta, quanto bastava per perdere un'occasione; poi lasciava che alcuni dei suoi attacchi la colpissero; e ancora, a volte fingeva di colpire per pura casualità allo stesso tempo di un altro Titan, mandando le proprie sfere nere contro gli attacchi dei suoi amici; infine lanciava colpi deboli, non sfruttava nessuna delle buone ma rare occasioni che aveva di metterlo seriamente in difficoltà o k.o. Ognuna di queste cose erano iniziate con calma, erano sporadiche e fatte quando i tormenti le assillavano il cervello. Poi però erano divenute più frequenti, seppur di poco, Corvina aveva iniziato ad essere più seria e metodica, studiava il momento opportuno per compiere anche uno solo di quei gesti con la dovuta discrezione, falsa ingenuità, schermandosi con le solite occhiate d'odio e gli inseguimenti testardi che aveva sempre fatto nel tentativo di fermare una volta per tutte Red x.

Probabilmente non era sufficiente, probabilmente sarebbe stata scoperta a breve visto che Robin era entrato di colpo nella sua stanza col sospetto incollato addosso e probabilmente, aldilà dei suoi tormenti e dubbi, lei non era altro che una sciocca traditrice. Anzi, su quell'ultimo punto il 'probabilmente' era superfluo.
Davvero, era sciocco ciò che stava facendo, sciocco e sbagliato, ma...

Non riusciva a smettere.

-Scusami Corvina per aver... sospettato. Deve essere lo stress, ultimamente siamo tutti tesi.-

-Va bene così, non preoccuparti, solo...-

La giovane strega cedette: si morse il labbro. Come avrebbe dovuto finire quella frase? Con quali altre, false parole? La stretta dei denti sul labbro, aumentò, impedendo che altre sporche parole uscissero dalla sua bocca. Le sue mani tremarono e Corvina si costrinse a chiuderle in pugni stretti; li strinse, ferendosi i palmi con le unghie e cercando di far smettere quel tremore prima che Robin si preoccupasse. Il fatto di avere i suoi occhi puntati si di sé, non aiutava.

-Corvi-

-Esci. Per favore.-

L'obbligo usato per cavarsi di bocca quel 'per favore', non attutì molto il tono stretto e perentorio usato all'inizio. Eppure Robin non parve accorgersi di nulla, piuttosto scattò dritto, la mascella serrata e l'aria di uno che aveva appena realizzato un qualcosa di importante, grave. La preoccupazione con cui stava richiamando la giovane strega, morì all'istante lasciando spazio a dispiacere, senso di colpa e fretta, di chi vuole rimediare il più velocemente possibile a un danno fatto senza pensare.
Con grandi falcate, si diresse alla porta e uscì dalla sua stanza, facendo trapelare delle scuse sincere con un'ultima occhiata e un ultimo sorriso gentile.

Sola e con la porta chiusa, Corvina esplose. Un taglio gli si aprì sul labbro che prese a sanguinare, ancora stretto fra i denti e il tremore delle mani si fece più feroce; si buttò sul suo letto, trattenendo lacrime e singhiozzi, mentre il senso di colpa prese a dilagare in lei. Non serviva a niente chiedersi con severità cosa diavolo stava facendo, né serviva dirsi di smetterla immediatamente con quel gioco pericoloso. Non serviva a niente, perché lei avrebbe continuato ed era questo ad aumentare il suo senso di colpa.

Le scuse di Robin, la sua preoccupazione sincera e il suo sorriso gentile, invece, erano lame affilate che la trafiggevano ripetutamente. Non si meritava per niente la sua fiducia, la sua gentilezza, la sua preoccupazione, tutto. Di tutto ciò che il suo leader aveva da offrire, ed era davvero tanto, lei non meritava nulla. Prima lo meritava, prima di cedere a tormenti nati chissà perché e chissà per come, prima di iniziare a tradire i suoi amici e prima di scegliere di nascondersi e continuare, piuttosto che smettere e confessare.
Odiò sé stessa per starsi giocando tutta la sua vita, forse non bellissima, ma comunque felice e piena d'amicizia.
Odiò Red x e lo incolpò, in un mentale scatto rabbioso, di tutto ciò che rischiava di perdere.

E il suo senso di colpa crebbe ancora, perché era l'ennesima bugia: Rosso non aveva nessuna colpa e lei non lo odiava.

Considerato ciò che faceva, probabilmente, non lo avrebbe mai odiato.





Angolino Eustassiano_



Si, si, lo so, sono schifosamente in ritardo. Mi vergogno profondamente, sappiatelo. Mi vergogno sia per il ritardo che per il paesino del piffero in cui vivo, dato che qui internet va e viene, impedendomi di aggiornare la ff. Se non altro, per amor della mia pignoleria acuta, ho avuto tempo a sbocco sufficienza per sistemare, rileggere, rivedere e correggere il capitolo.
Oh si, anche per scriverne di altri, decisamente più allegri e vitali di questo xD
A proposito. Eccoci qui. Primo confronto fra Robin e Corvina. Anche in questo capitolo Red x non c'entra in maniera diretta (non appare, in crude parole), ma prima di arrivare a Robin vs Red x, volevo che il primo si confrontasse con Corvina stessa. Dopotutto è il leader e, nel tentativo disperato di rimanere IC, ho pensato che fosse da lui sospettare, del tipo “qualcosa non va”.
Malgrado poi, io abbia usato vari “stratagemmi” per il tradimento di Corvina, immaginatevi il tutto in maniera discreta e accurata al punto che nessuno si accorge/sospetta qualcosa. A parte Robin, ovviamente.
* = Qui faccio riferimento alla profezia di Corvina e, di conseguenza, al cartone. Per un veloce rinfresco della memoria, Corvina nasconde una profezia che le grava sulle spalle fin dalla nascita e che la vede come portale per l'ascesa del padre Trigon sulla Terra.
Nel complesso, ho cercato di restare IC il più possibile, pur considerando che l'OOC è inevitabile vista la coppia principale della raccolta.
Spero di aver scritto qualcosa di fattibile, dal punto di vista dei caratteri... soprattutto per quanto riguarda Robin. Con lui vado sempre in paranoia, o mi sbilancio troppo o troppo poco e credetemi, non avete idea di quante volte ho scritto quel pezzo. E quello del tradimento di Corvina. E tutto il capitolo.
….Sono pazza, lol.
Ok, ora scappo perché sono stanca, il lavoro mi ha massacrato e non linciatemi per questo capitolo un po'... brusco? Improvviso? Non so più come descriverlo, aiut-
Ma, se beccate errori di un qualunque genere, non esitate a farmeli notare u.u
E non esitate a recensire, io non mordo e non mangio. Ho più feeling con fragole, panna e cioccolato piuttosto che con la carne xD
Grazie per aver letto fin qui, alla prossima! <3
Kiss and Bye

Eustass_Sara












   
 
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