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Autore: killian44peeta    01/04/2017    0 recensioni
L'Acqua pulì le anime, il Fuoco le purificò, la Terra distrusse i rimasugli del dolore dai loro occhi, l'Aria permise la libertà, la Luce diede speranza per un futuro migliore... mentre il Buio...
Esso si nascose, vergognandosi di non poter aiutare in alcun modo, ma piano piano, questo sentimento si trasformò in odio e l'aiutare non fu più una sua intenzione, ciascuno aveva fatto la sua parte tranne esso.
Dopo molto tempo passato in attesa, avvenne quello che doveva accadere per fare quello che voleva, nacquero sei bambini allo stesso momento e subito dopo ne seguì un altro.
Il Buio risvegliò gli Spettri.
Poi però si rese conto di quello che aveva commesso contro la vera propria volontà.
Qualcuno gli aveva fatto qualcosa.
Ed ecco che sentì una canzone, una specie di litania che lo avvolse in un laccio.
Riuscì a comprendere facilmente cosa doveva fare, si precipitò dai bambini, uno alla volta li raggiunse tutti, non c'era distanza di nascita tra loro, solo il settimo era uscito dopo, ma i sette erano stati benedetti tutti allo stesso momento dalle proprie madri.
Non ce n'era uno simile all'altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Silver

Will rimase a guardare sua madre per gli ultimi, brevi secondi, prima di aiutarla a tornare in camera da letto.

Intanto, mentre aspettavamo, continuavo a guardare la casa, ammirandone ogni particolare.

Passarono diversi minuti prima che lui tornasse indietro, senza dire nulla.

Tacemmo per parecchio tempo, osservandolo, immobili, poi ci fece segno di seguirlo e obbidimmo, inoltrandoci in quell'abitazione gigantesca.

Era immensa, non come il collegio o la mia vecchia casa che aveva 5 stanze in tutto, di grandezze microscopiche.

Aveva quattro bagni, sei stanze da letto, di cui una occupata dalla madre, cinque salotti, due cucine, due librerie-archivii e una stanza dei giochi.

Era così grande che era facilissimo perdercisi dentro.

C'era però qualcosa che non mi quadrava.

E con qualcosa... intendevo il numero delle camere.

Se una era occupata, ne rimanevano cinque, fin'ora noi Elementi eravamo stati cinque con Morgan, ma adesso c'era anche Will ed eravamo... sei.

O uno dormiva con la madre di Will o ci sarebbe stata una convivenza di letto.

Perlopiù le uniche femmine, per ora, eravamo io e Diana, piú ovviamente la madre, mentre loro erano quattro.

Ci avrebbero sicuramente messe nello stesso letto.

-Diana, Silver, dormirete insieme stanotte- fece Morgan - Lo stesso vale per Guy e per Task, per Will é casa sua, puó fare quello che vuole, io staró sul divano, meglio non disfare troppe stanze-

"Ah, già. Dimenticavo che Morgan fosse abituato alle buone maniere"

Almeno ero soddisfatta un po', non ero l' unica a dover fare una convivenza notturna.

Mi dispiaceva solo un pochino per Guy, avevo già visto Task in un letto e... faceva un po' paura.

Diciamo che valeva la stessa cosa un po' per me, ma io non mi ero mai trovata nella posizione in cui era stato lui.

Sperai che almeno, nelle stanze ci fossero dei letti doppi, o a castello, ma non era così.

Erano tutti uniti, non ce n'era neanche uno staccato.

Scegliemmo la stanza piú vicina al bagno, era molto simile alle altre, con le pareti azzurre, appoggiate alle quali c'erano scaffali grigi con dentro delle palline di vetro colorate.

Il pavimento era di mogano e il letto aveva tutte le coperte bianche e traspariva incredibilmente lucentezza.

Il materasso era soffice, il morbido necessario per ammorbidire le nostre schiene ancora ammaccate e quando mi ci appoggiai, mi sentii immediatamente rilassata.

La stanza dei ragazzi era con gli stessi colori di un tramonto, le pareti arancioni, gli scaffali gialli chiari e il letto rosso sangue, aveva la nostra stessa disposizione nei mobili, e uguale pavimentazione.

La stanza centrale era quella di Will, completamente diversa dalle altre, c'erano diversi quadri e molti, molti scaffali.

I quadri non erano dipinti, ma erano piuttosto dei contenitori di vetro con dentro delle piume, con la specifica classificazione dell' uccello da cui proveniva, gli scaffali erano invece pieni zeppi di libri voluminosi sulla scienza e dei disegni che ritraevano specifiche razze di animali.

In fondo alla casa c'era una porta spalancata che dava l' accesso al giardino dietro alla casa, dove erano coltivati diversi tipi di albero e altre piante che non mi erano del tutto riconoscibili, da cui si vedeva benissimo il cielo.

I salotti erano ben occupati da qualche divano e altri scaffali con dentro vasi di ceramica e altri libri.

Ce n'erano così tanti che avrei potuto davvero perdermici lí dentro per leggerli tutti.

Al collegio c'era stato il reparto bibliotecario a cui non permettevano l' accesso se non al personale, ma io riuscivo ad infiltrarmici comunque.

Le cucine erano invece piene di ingredienti e di pensili, il porta spezie era letteralmente stracolmo di boccette, perlopiù anche ordinate, erano davvero tantissime.

Si andava dall' aneto allo zenzero, dal sommacco al pepe rosa, dal cumino nero al ginepro.

Poi erano presenti anche le erbe aromatiche come lo scalogno e il cerfoglio.

Will ci fece fare un tour vero e proprio, spiegandoci cosa avevamo il permesso di toccare e cosa invece no.

Mi sembrava di essere quasi in un castello da come veniva messa la roba, in uno dei corridoi che portavano da un salotto ad un altro c'erano delle statue e delle monete, probabilmente molto antiche, posate dentro a degli scrigni di vetro.

Era pomeriggio tardo quando finimmo di girare completamente la casa.

Non ci volle molto prima che arrivasse l'ora di cena.

Will si mise ai fornelli, subito dopo aver aiutato la madre a lasciare il letto.

A lei fece un brodo dal colore verde scuro e profumato, a noi invece preparó un piatto a base di diverse qualità di formaggio, ritagliati a triangoli per farli assumere una forma a cerchio, riso allo zenzero e tuberi.

Era la prima volta da tanto tempo che mangiavo così e mi stimoló un po' di buon'umore.

Si fece presto sera inoltrata, per prima fu la madre ad andarsene a letto, poi mentre io e Diana decidevamo di fare lo stesso, vidi Morgan che lanciava occhiate storte alla finestra.

Si sdraió sul divano e socchiuse gli occhi, lasciandoli leggermente sollevati.

-Andate a dormire, ora-

Annuimmo tutti e ci dirigemmo verso le stanze che avevamo scelto.

Arrivati, io e Diana ci infilammo sotto le coperte e tentammo di dormire.

Appena fummo entrambe nel letto, inizió la lotta.

Non seppi per quanto tirai, sentendo lei che opponeva una testarda resistenza senza eguali.

La coperta veniva strattonata a destra e a manca, con piú forza possibile, ma quando finalmente molló la coperta, ne riafferró un pezzo nuovo e riprese a tirare.

Facemmo un combattimento, ben poco silenzioso, tentando si ottenere più coperta dell' altra.

-Mollamene un po' ! Ce l' hai tutta tu!- mi disse Diana con tono innervosito 
-Ma che diavolo stai dicendo! Sei tu quella che ne ha di più! - ribattei, altrettanto innervosita

-Se se, come no- borbottó lei

-E lasciala!- dissi, tirando con maggiore forza per poi continuare con tono duro -Così rimango scoperta!- sbottai

-Io sono già scoperta!- disse

Mi girai verso di lei -Non lo sei-

-Sí invece, guarda- aveva una mezza gamba di fuori

-L'hai spostata adesso!-

-Ma... quanto sei stupida?!-

-Stupida? Mi dai della stupida?-

-Certo! Non puoi non essere una stupida a dirmi una cosa simile !-

Ricominciammo entrambe a tirare la coperta, talmente tanto che il letto tremava sotto ai nostri movimenti rabbiosi, sembrava quasi che da un momento all' altro sarebbe crollato a terra e la coperta si sarebbe strappata.

Tutte e due volevamo la nostra parte e non intendevamo mollarne neanche un solo pezzo.

Mi arrotolai buona parte di essa addosso e continuai ad opporre una dura resistenza.

Lei mi guardó male -Visto che ce l' hai tutta tu?!-

-É il contrario-

-Vuoi sempre avere ragione, eh ?-

-No. Io ho ragione !-

Continuammo a bisticciare per un bel po' di tempo, quando smettemmo di litigare eravamo completamente sfinite e ci addormentammo.

Guy

Era... impossibile.

Ma decisamente impossibile.

Non riuscivo ad addormentarmi affatto, Task, mentre dormiva, o almeno in un letto, sembrava il motore di una di quelle macchine che utilizzavano gli imprenditori di industrie.

Russava e lanciava calci, si dimenava, s'agitava, scalciava e parlava.

Sembrava un mezzo matto!

Se avessi potuto, davvero, dal nervosismo che stavo man mano accumulando, gli avrei gridato contro.

Peccato che qualcuno mi aveva tolto completamente la voce.

Sbuffai, schivando una manata e lo sentii appoggiare una gamba alla mia vita.

Tiró la testa all'indietro, alzando le mani in aria e facendo uno sbadiglio che poteva tranquillamente fare invidia a quello di un leone.

-Tze- dissi, senza emettere alcun suono.

Mi spostai verso il bordo e lui, girandosi, fece barcollare il letto, facendomi quasi scivolare dall' angolino.

Altro che dormire... avrei probabilmente sofferto di una pungente insonnia!

Continuó a scatenarsi nel letto e quando, con tutto lo spazio che aveva, si attaccó al mio fianco, lo spintonai giù dal letto.

Lui cadde con un tonfo e si sveglió di scatto.

-Perché lo hai fatto?!-

-Ben ti sta, così la pianti e stai piú fermo la prossima volta- avrei voluto dirgli, mettendomi le mani sui fianchi .

-L'hai fatto apposta?- chiese, guardandomi male

Annuii con soddisfazione, alzandomi in piedi mentre lui mi scoccava un occhiataccia e si rimetteva a letto.

Una volta dopo che lo fece, ci volle poco prima che si riaddormentasse pesantemente e che il motore che c'era in lui tornasse a disturbarmi.

Arrabbiato, o forse piuttosto esasperato e innervosito, girai in silenzio per la stanza, avanti e indietro, talmente tanto disperato che lo avrei ucciso seduta stante.

A denti stretti e barcollando leggermente, afferrai la maniglia al buio e spalancai la porta, passando attraverso allo spazio tra la parete e la porta.

Esplorai il corridoio e diedi una veloce occhiata alle altre camere, tutti dormivano profondamente, Diana e Silver erano attaccate una all'altra, con le coperte quasi staccate dal materasso e loro decisamente scoperte.

Rimboccai loro le coperte in modo un po' più decente e scossi il capo con un sospiro.

Will era beatamente addormentato, nella sua stanza c'era un silenzio rilassante come pochi, decisamente pacifico.

Morgan era sul divano e sembrava aver preso sonno in un modo abbastanza leggero, anche se era sul divano.

Decisi di andare fuori di casa alla luce della luna e percorsi diverse stanze, raggiungendo quella di ingresso e, una volta uscito, socchiuderla, così che io potessi rientrare tranquillamente.

Il paesaggio notturno era ben illuminato dal cielo stellato.

L' aria serale era fredda, gelida, congelava le ossa e mozzava completamente il respiro.

Gylnis, Hurricane e Jade, anch'essi, parevano stati presi dal mondo dei sogni.

Strinsi la mascella e mi avviluppai meglio la maglia addosso, cercando di respirare tranquillamente, osservando il giardino e il bosco di lato, ma soprattutto facendo caso al pendio scosceso ma percorribile che saliva dopo alla strada centrale, avvicinandomi al cancello che mi divideva da essa.

Dopodiché tornai indietro, dirigendomi verso le mura della casa, adagiandomi tra l'erba e appoggiando la testa ad essa, rimanendo lí, immobile, per quello che mi parve un minuto scarso.

Seguii con lo sguardo il pendio e, appena vicino ad un albero vidi una figura nera avvicinarsi, coperta da mantello.

Sentii i suoi passi avvicinarsi man mano, grazie al silenzio assoluto che pareva regnare incontrastato.

Si avvicinó a me, superando l' entrata del cancello lentamente e con passo leggero.

Giunto lí, si tolse quel cappuccio, quello che era attaccato in modo un po' stravagante, pendendo tutto verso sinistra, al mantello.

Era Diana.

Sobbalzai, con il cuore che mi si fermó in gola.

"Ah no " pensai tra me e me "Stavolta non mi fregano, Diana era dentro e non sono passati neanche due minuti da quando sono uscito dalla sua camera, é impossibile che sia lei"

-Dammi la mano- mi disse, con tono dolce, delicato, quasi in un sussurro.

Nella mia testa continuai a negare, dicendomi che questa non era lei e che di certo non avrebbe potuto trasportarsi dalla camera al pendio così in fretta se nemmeno l' avevo vista uscire.

Eppure mi venne naturale porgergliela, nonostante lo facessi in maniera del tutto contraria ai miei desideri e con mio pieno stupore sentii un lieve pizzicore su di esse, quando infiló, altrettanto dolcemente, le sue dita tra le mie.

Ad un tratto capii dal suo sguardo che era veramente lei, era troppo dolce e sincera per non essere lei.

"Non capisco... era in camera e..."

Bloccai istantaneamente il mio pensiero, per poi sbattere le ciglia e aggiungere un altro motivo contro al fatto che quella fosse veramente Diana.

"Lei non mi chiederebbe mai la mano, le ho tolto il veleno, é vero, ma non lo farebbe mai... e quello sguardo non puó essere riferito a me... tantomeno mi si avvicinerebbe fino al punto di sedersi sulle mie ginocchia" cosa che fece subito dopo aver strinto le mie mani con le sue.

-Cosa succede?- chiesi

Mi sorpresi a udire la mia voce, mi uscí di bocca un po' roca e lugubre.

Contai mentalmente tre secondi prima di tentare di scrollarmela di dosso e provare a scappare, ma ne le mie braccia ne le mie gambe si mossero affatto.

-Come cosa succede ?- chiese lei, gli occhi indaco e la voce limpida che trasparivano incertezza e confusione

-Non é naturale!- dissi-Come mai ti comporti così?-

Lei aggrottó leggermente la fronte, guardandomi ancora con parecchia indecisione, per poi abbandonarsi ad un semplice sorriso -Perché ti amo, no?-

Rimasi a bocca spalancata, quasi paralizzato.

Dovevo avere l'espressione più idiota che avessi mai avuto.

Lei mi abbracció e come cosa altrettanto inaspettata, mi diede un bacio lieve a fior di labbra.

"No... aspetta... cosa ?!" ciò che pensai mi uscí di bocca in modo soffocato, quasi non avessi piú aria nei polmoni per dire qualcosa ad alta voce.

Lei rise divertita, come se tutto questo fosse normale, cosa che invece era tutt'altro e discese ancora su di me, posando un secondo bacio, stavolta più appassionato.

Quando si staccó da me, ne desiderai improvvisamente un altro e allo stesso momento ero ancora più confuso e senza parole.

"Cosa cavolo sta succedendo? "

La mia testa non funzionava come doveva e non riusciva a dare una spiegazione logica a tutto questo.

Al posto di aiutarmi, con lei seduta sulle gambe, il mio istinto mi portó a tendermi a mia volta e a baciarla anche io.

"Nulla ha senso" mi dissi, continuando però a baciare quelle sue candide labbra, provando un immensa felicità.

Più la baciavo e piú volevo continuare.

Questa gioia mi attraversava l' intero corpo, percorrendolo con scariche elettriche.

Anche se tutto sembrava così poco naturale, continuavo ad esserlo, non capendone minimamente il motivo... finché lei non prese fuoco.

Fu avvolta da lingue di fuoco color notte, che la bruciavano, lei gridava e urlava, disperatamente, mentre tentava e mi implorava di spegnere le fiamme.

Non sapevo come fare, afferrai un secchio d'acqua ad un lato del giardino e le gettai l' acqua addosso, senza ottenere alcun risultato.

Tentai davvero in tutti i modi, ma niente.

Quando attraversai con la mano, per sbaglio, una delle fiamme nere, io non mi feci niente.

Urlavo a mia volta, con tutta l' aria che avevo nei polmoni, provando a spegnere le fiamme che le consumavano la carne, bruciavano i capelli, che le lasciavano uscire grida di puro dolore.

Chiedevo aiuto a gran voce, ma nessuno rispondeva.

Mi svegliai di scatto, bloccato dalla paura, con il sudore che mi scivolava per la fronte e il respiro affannato che si disperdeva tra l' aria gelata.

Tremavo, sia per la paura sia per il freddo opprimente.

"Ma che razza di sogno era?" mi chiesi

Per essere sicuro di non essere finito in un secondo sogno, provai a parlare.

Dalla mia gola non uscí alcun suono.

Non potei non sospirare di sollievo e quando mi alzai in piedi, sentii il mio corpo completamente indolenzito e rigido.

La temperatura doveva essersi abbassata di qualche altro grado, perché riuscivo a vedere il mio stesso respiro uscirmi dalle narici come fumo bianco.

Con gli occhi leggermente dilatati, osservai ancora il pendio, fortunatamente non c'era nessuno.

Rientrai nella casa di William con un deciso bisogno di dormire seriamente e al caldo.

Tornai nella camera che mi avevano predisposto, afferrai uno dei tanti cuscini sul letto e mi sdraiai a terra.

Anche se il pavimento sembrava aver assunto la stessa freddezza dell' aria al di fuori, finsi di aver sotto di me un materasso o dell' erba soffice, dopodiché mi tappai le orecchie al mio meglio.

Ci volle poco prima che crollassi, esausto, addormentandomi, non avendo altro che il nulla a farmi da compagno.

Il nulla e tre domande fisse che mi assillavano.

La prima era sul semplice fatto che nel sogno Diana mi stesse baciando, cosa ben poco normale in se.

La seconda di basava sulla felicità sconfinata che sentivo e sul desiderio di continuare quei baci.

La terza invece era concentrata su lei che prendeva fuoco.

Al mio risveglio conclusi dicendomi che non dovevo farci particolarmente caso, che un sogno era solo un sogno, e che di certo non dovevo rimuginarci su al punto di farne una mania, di certo lei non avrebbe mai fatto cose simili e ovviamente, visto che la odiavo, non avrei mai provato nulla di quello che avevo sentito così mio in quello stupido, stupidissimo sogno.

Era una conclusione che mi rasserenava, facendomi sentire soddisfatto e decisamente più rassicurato.

Mi ero svegliato ormai da un ora e mezza ma comunque non riuscivo a togliermi di testa la sua figura avvolta dalle fiamme nere, e soprattutto, non riuscivo a eliminare dalla mente quei baci.

Sentivo di star, a dir poco, impazzendo.

Era tutta colpa di quello stupido, irragionevole, irritante e inutile sogno.

Quando capii che non avrei avuto alcun tipo di tregua, mi alzai, rimisi il cuscino al suo posto e uscii dalla stanza di soppiatto, lasciando riposare Task ancora un po'.

Tornando in salotto, vidi che l'eroe era sveglio, fissava fuori dalla finestra con sguardo assorto.

-Da quando sei sveglio?- volevo chiedergli quando lui alzò la testa, notandomi e lui sembró capire la mia domanda muta.

-Da poco... ieri notte sei uscito e sei rimasto fuori per un bel po' di tempo- disse, piano

- Mi ero appisolato- feci capire

-Non riuscivi a dormire in camera?-

"No soprattutto per colpa del Fuoco " pensai, per poi scuotere il capo, lasciando che ci fosse un silenzio che parve lungo un eternità.

-Vuoi sederti?- chiese ad un tratto, prendendomi di sprovvista, spostando le gambe giú dal divano.

Annuii, con la schiena ancora irrigidita dalla notte per terra.

Mi sedetti in silenzio, non avevo niente da dire

Alle dieci del mattino precise, Luce, Acqua, Fuoco e Aria furono tutti in salotto, uno a uno ci raggiunsero.

Facemmo, in caso decisamente straordinario, la nostra cara colazione, una volta conclusa, Will uscí di casa per una decina di minuti, quando tornó indietro, era insieme ad una donna dal giovane aspetto, la quale si presentó come la nuova badante della madre di Will.

Fatto ció, recuperó i suoi vestiti e prese un po' di cibo e soldi dalla dispensa e subito dopo partimmo.

Eravamo sugli animali, Will momentaneamente sul Dratini per non tardare la partenza e procedevamo verso la foresta con ritmo abbastanza sostenuto, molto tranquilli, fino a che, una volta arrivati a circa venti passi, spuntarono dei banditi che ci assaltarono.

  
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