Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |       
Autore: With H    01/04/2017    0 recensioni
Sui titoli e le note di alcune canzoni di Jack Savoretti si sviluppa una storia d'amore un po' complicata.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La canzone che stava partendo fu interrotta bruscamente e cambiata con un’altra. Sebbene si ostinasse ad avere alcuni brani sulla playlist dell’iPhone, non riusciva comunque ad ascoltarli e quindi li cambiava appena sentiva le prime note: un gesto meccanico che ormai ripeteva da un po’, ma che a volte - come quella - rischiava di essere particolarmente irruente ed era un miracolo che non avesse ancora distrutto il suo smartphone.
Inspirò profondamente e si guardò allo specchio, solo un occhio particolarmente attento avrebbe notato l’espressione tirata ed indurita dalla mascella serrata ed il pulsare frenetico della carotide dovuto al battito accelerato del suo cuore; più evidenti invece erano gli occhi rossi a causa di un po’ di shampo - ma poi non troppo differenti da com’erano nell’ultimo periodo a prescindere se si fosse o meno lavata i capelli - ed i boccoli ancora leggermente umidi che le cadevano folti e con riflessi ramati sulle spalle arrivando fino al seno. Osservò i suoi capelli ricci con un moto di soddisfazione: quel giorno erano venuti proprio bene, quasi come a volerle dare man forte per il suo scopo.
Si spostò nella parte living/notte del suo piccolo monolocale indossando solo un completino bianco finemente ricamato, non che importasse qualcosa l’intimo che indossava perché nessuno l’avrebbe visto, ma era un altro piccolo dettaglio per il suo scopo.
Il suo scopo, aveva preso a definirlo così da qualche giorno. Quella sera sarebbe andata a fare aperitivo insieme alla sua ex collega e ad un ragazzo che aveva lavorato con loro nello stesso periodo e di cui lei era stata per sei mesi l’amante. Le si inumidirono un po’ gli occhi a pensare a lui, ma si impose di ritornare in sé.
Il loro rapporto, ancora prima che sfociasse in altro, era sempre stato bello sin da quando si erano conosciuti nelle mura grigie dell’ufficio in cui lei aveva fatto uno stage un anno prima e lui era un collaboratore esterno. Avevano sempre scherzato e lavorato bene insieme e poi, dopo l’estate precedente, lui aveva prima iniziato a punzecchiarla e poi a flirtare chiaramente con lei e, alla fine di Settembre, l’aveva baciata per la prima volta, al piano superiore di un Mc Donald’s nel primo pomeriggio come dei ragazzini e soprattutto incurante del fatto che fosse fidanzato da svariati anni.
Era stata tormentata dal senso di colpa e non aveva voluto vederlo per circa dieci giorni, poi l’aveva invitato a casa sua per parlare e si era resa conto che il suo corpo reagiva alla presenza di lui senza che lei potesse fare niente. Alla fine erano diventati amanti e, nei mesi successivi, non solo aveva constatato che ormai non era più una relazione esclusivamente fisica, ma anche che lui era diventato la prima persona a cui pensasse sempre, il primo a cui raccontasse le cose belle e quelle brutte e questo la spaventava perché aveva dato solo ad un altro uomo - il suo primo amore - tutto quel potere ed era finita male.
Il rapporto di lui con la sua ragazza, già incrinato da tempo, era stato ancora più precario nell’ultimo periodo, le aveva chiesto una pausa e si era levato la fedina che portava; questo l’aveva resa incredibilmente felice perché aveva iniziato a sperare che potessero finalmente avere una relazione normale insieme. Ma alla fine era stato restio a lasciare la fidanzata ancora per un po’, forse perché dopo anni passati insieme era comunque complicato lasciare una persona.
Poi il vuoto: da un momento all’altro lui aveva smesso di farsi sentire spesso, era diventato stranamente freddo e distaccato per telefono e lei, dopo quasi due mesi che non si erano più visti, iniziava a rendersi conto che tutto stesse finendo.
Infine lui aveva acconsentito a vederla ancora, nello stesso posto dove sei mesi prima l’aveva baciata e, appena si erano incontrati, aveva capito che c’era qualcosa che non andava: era teso e l’aveva salutata semplicemente sfiorando le guance contro le sue, come se fossero appena conoscenti; le si strinse lo stomaco e represse la sensazione di nausea e le lacrime che le bruciavano prepotentemente gli occhi.
Dopo mezz’ora in cui entrambi avevano parlato di quello che stavano facendo - lui lavorava moltissimo, lei invece ancora alla ricerca di un lavoro -, alla fine le aveva svelato di aver lasciato la ragazza. La fiamma di speranza che si accese nel suo petto durò il tempo di una piccola scintilla, poco dopo lui proseguì rivelandole che stava attraversando un periodo difficile, che la sua storia era finita peggio di come si aspettava e non aveva voglia di frequentare nessuna ragazza che non fosse solo un’amica di vecchia data o di cui non gli importava niente. Lei aveva annuito ed accettato senza dire niente perché sapeva che non poteva fare altro, l’aveva salutato con un sorriso forzato ed aveva aspettato di trovarsi da sola in un parco prima di dare sfogo a tutto il suo dolore. Aveva pianto a lungo e poi era tornata a casa intirizzita e devastata ed era andata a letto senza nemmeno cenare, restò sveglia al buio, con le braccia strette attorno a sé come se quel gesto potesse impedirle di cadere a pezzi mentre ripensava a tutti i momenti vissuti con lui: quando le rubava la penna in ufficio, quando la provocava per messaggio mentre lei ancora stava lavorando distraendola e facendole rischiare di essere sorpresa mentre sorrideva, quando l’aveva baciata la prima volta, tutte le volte che avevano fatto l’amore a casa sua che lui ormai conosceva a memoria; i momenti in cui avevano parlato dei loro progetti, l’unica volta che lei era andata a casa sua e come l’aveva baciata e guardata l’ultima volta che si erano visti prima di quel giorno, quando sembrava che lui provasse davvero qualcosa, che avessero ancora tanto tempo insieme.
I giorni successivi erano stati avvolti dalla nebbia: mangiava a stento e qualche volta doveva reprimere l’impulso di vomitare e faceva poco altro mentre il vuoto si impossessava di lei.
Dopo una settimana era tornata per un po’ nella sua città natale dove la sua più cara amica di vecchia data aveva fatto in modo che per sei giorni non avesse nemmeno la possibilità di pensare: la trascinava a fare shopping facendole provare abiti succinti che non erano affatto nel suo stile, o a mangiare pizze e qualsiasi altra squisitezza della loro città, ma soprattutto la sera c’era sempre una festa da qualche parte dove andavano insieme, indossando i loro vestiti più belli e facendosi fotografare sorridenti con drink in mano o mentre ballavano spensierate con qualcuno. Quell’anno la primavera era scoppiata presto ed era stata subito calda e, trascorrere le serate vicino al mare, rinfrescata dalla brezza leggera ed annebbiata dai fumi di vino bianco freddo e di altri alcolici, le fecero pensare che sarebbe andato tutto bene, che le stava passando e quasi le sembrava che fosse già estate e che ormai lui era solo un ricordo appartenente al passato.
Poi era arrivata Pasqua e, ancora una volta era facile accantonare i sogni della notte in cui rivedeva la sua faccia e si svegliava piangendo, quando era circondata dai suoi più cari amici ed aveva la mente impegnata. Ma non durò a lungo, dopo le feste rientrò nella città dove ormai viveva da due anni e allora il peso della solitudine, dell’assenza di un lavoro e della lontananza da lui, le piombò di nuovo addosso. Finché il martedì successivo alle vacanze di Pasqua non ebbe una telefonata da parte di un’azienda a cui tempo prima aveva inviato una candidatura spontanea senza sperare troppo, la ricevettero a colloquio due giorni dopo e quella sera Cristina, la sua ex collega, le scrisse per proporle un aperitivo tra ex colleghi nel fine settimana.
Le faceva piacere rivedere Cristina, con la quale era rimasta in buoni rapporti anche dopo che entrambe avevano finito il loro stage durante il quale si erano trovate inevitabilmente ad allearsi contro il capo dispotico; si erano viste altre volte nel corso di quei mesi, ma naturalmente Cristina non sapeva niente di quello che era successo tra lei e lui e l’ipotesi di rivederlo, dopo poco più di un mese da quando era finita la loro storia, era troppo pesante per accettare. Prima aveva provato ad inventare scuse, ma Cristina - che faceva da portavoce per lui - le garantì che avrebbero trovato un giorno in cui tutti e tre sarebbero stati disponibili e che lei non poteva affatto mancare.
Il giovedì, incredibilmente, l’azienda le comunicò che l’avrebbero assunta a tempo determinato e che la settimana prossima sarebbe andata a firmare il contratto; questo le diede un po’ di forza per accettare l’invito.
E così ecco che a poco meno di due ore dall’appuntamento, aveva lo stomaco contratto e le lacrime che minacciavano continuamente rigarle il viso. Si sentiva un’anima travagliata e non era certa che sarebbe riuscita a nasconderlo.
Si mise seduta sul letto davanti all’armadio aperto alla ricerca di qualcosa da mettere: optò per una maglia bianca a maniche lunghe ricamato finemente che le lasciava scoperta una spalla e sotto degli aderenti pantaloni color cipria che le fasciavano le curve e sotto un paio di scarpe di cuoio scamosciate con il tacco quadrato; non era solita indossare i tacchi, ma quelli erano abbastanza comodi e non troppo alti e, dopo alcune prove a casa, era certa che sarebbe riuscita a camminare con contegno. Indossò degli orecchini di ambra e poi si fece un trucco leggero sulla stessa tonalità che le metteva in risalto gli occhi a mandorla. Sapeva che se avesse indossato quelle tonalità così chiare fino ad un paio di settimane prima, sarebbe sembrata un cadavere per il suo incarnato pallido, ma aveva preso abbastanza sole da avere la pelle ambrata che risaltava su quei colori chiari. Sua madre le avrebbe detto che era bella come le piccole pietre d’ambra che portava ai lobi delle orecchie e questo le diede un po’ di forza.
Per arrivare al luogo dell’appuntamento doveva prendere due linee della metropolitana, ma l’aveva fatto così spesso da sapere che non ci avrebbe messo molto più di mezz’ora; in treno sentiva molti sguardi su di sé, non era la prima volta ma non si sarebbe mai abituata e non riuscì ad allontanare il disagio di sentirsi vestita in modo troppo appariscente, anche se sapeva che non era affatto così.
Quando uscì dalla metro aveva il cuore che le batteva così forte da farle quasi male e la luce ancora forte che precedeva il tramonto non avrebbe nascosto tanto facilmente le sue emozioni. Arrivò per prima, come al solito e poi la raggiunse Cristina, facendole tirare un sospiro di sollievo.
Lui, come al solito, era in ritardo, così restarono ad aspettarlo mentre si raccontavano le novità degli ultimi due mesi. Poi le tornò la tachicardia, inspiegabilmente, e un attimo dopo Cristina salutò qualcuno alle sue spalle.
Per un attimo pensò che nemmeno al colloquio di qualche giorno prima era stata così in ansia, poi inspirò e si girò pronta a fingere di stare bene.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: With H