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Autore: emmegili    01/04/2017    2 recensioni
- Hai intenzione almeno di dirmi come ti chiami o dovrò tirare ad indovinare?
- Hai intenzione di smettere di interrompermi mentre leggo o devo imbavagliarti?
- D’accordo, tirerò ad indovinare.
- D’accordo, mi toccherà imbavagliarti.
- Sei davvero adorabile, te l’hanno mai detto?
- Sei davvero un rompipalle, te l’hanno mai detto?
--
Ma Oliver... Oliver non muove un muscolo, nemmeno gli occhi. Mantiene lo sguardo fisso nel mio, come un salvagente nel mare in tempesta. Ogni volta che sto per affogare, mi aggrappo alla sua sicurezza.
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Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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When you go, I can't watch you leave
Just promise me you'll sneak out when I'm asleep
And when you go, and you're miles down the road
I'll wake up wishing everything was just a dream

Act Like You Love Me - Shawn Mendes

49.
 
Rachele
Quando entro nella stanza e mi ritrovo sette paia di occhi addosso, sussulto per la sorpresa.
- Oh, pensavamo fossi morta. –sospira sollevato Ed, con un marcatissimo accento che fa ridacchiare Allie.
Gli faccio una linguaccia, sorridendo.
- Ha ragione. –conviene Scott, la bocca stracolma di frittelle. Lancio un’occhiata scettica a Jay, lì accanto. Lui mi sorride impacciato, scrollando le spalle.
- Frittelle? –Oliver mi scivola accanto, porgendomi un piatto di frittelle cosparse di zucchero a velo.
Gli bacio una guancia e prendo un dolcetto, sedendomi al tavolo.
- Qualcuno mi spiega perché ogni mattina questa casa è più popolata di un grattacielo di New York? –domando, allungando il cartone del succo di frutta ad Arianna, che sventola la mano in aria cercando di attirare la mia attenzione.
- Perché vi amiamo e non riusciamo a stare senza di voi. –assicura Cami, prendendo un’altra frittella.
- Chi ha cucinato, stamattina? –chiedo, notando la quantità industriale di dolcetti sparsi in giro per la cucina.
- Jay ed Oliver! –risponde tutta orgogliosa Arianna.
- Davvero? –quasi mi strozzo.
Oliver mi passa accanto e mi batte la mano sulla schiena.
- Non capisco tutto questo stupore. –sottolinea offeso –L’ultima volta l’ho vinta io, la gara di cucina...
Gli lancio un’occhiataccia, che lui ricambia con un sorriso trionfante. Mi scompiglia affettuosamente i capelli, annodandoli.
Brontolando, sfilo l’elastico nero che porto sempre al polso e li lego in una coda morbida, fulminando Oliver con lo sguardo.
-OMMIODDIO, TI HA MANGIATA VIVA?
Mi volto di scatto verso Jay, che, scioccato, ha ancora la bocca aperta dopo il grido disumano che ha lanciato.
Sia io che Oliver lo fissiamo con tanto d’occhi, senza capirci un accidente. Scott ridacchia sommessamente, mentre tutti i presenti pian piano assumono un’espressione esilarata.
Lancio un’occhiata ad Oliver che, dopo qualche secondo, fa una smorfia, coprendosi il viso con la mano. Impreca sottovoce.
- Ehi, che c’è? –gli sibilo. Lui stringe i denti e mi guarda.
- Ehm. –bofonchia.
- E così è questa la cosa importantissima che dovevate fare ieri sera. –commenta quasi offesa Arianna, sorseggiando piano il succo.
In breve faccio due conti, e la mia mano scatta sul mio collo, a coprire la macchia violacea.
- Non ci vedo nulla di strano. –scrolla le spalle Ed –Se non altro non è una vecchia scorbutica arrapata.
Il silenzio cala sulla stanza, e dopo qualche secondo ne approfitto per cambiare argomento.
- Che volete fare, oggi? –cinguetto, spiluccando una fetta di crostata.
- No, no, no, non cercare di cambiare argomento, signorina sono-troppo-carina-e-innocente-per-fare-sesso. –mi blocca Jay, incrociando le braccia al petto con un sorrisetto.
Alzo gli occhi al cielo, sbuffando.
- Cosa vuoi, ancora? –sbotto, allargando le braccia.
- Da quant’è che va avanti, questa storia? –inquisisce, interessato.
- Non sono affari tuoi. –ride Oliver, per poi sorridermi e farmi un occhiolino.
- Oh! L’avete visto? L’avete visto? –salta su Ari, indicando Oliver come se fosse posseduta –L’occhiolino! Io direi almeno un mese.
Mi alzo dal tavolo, esasperata, e ripongo la tazza nel lavello.
- Un mese? –ripete Scott colpito.
A fior di labbra, stando attenta a non farmi beccare, sorrido.
Oliver mi passa accanto, diretto verso la credenza. Mi lancia un’occhiata, che sostengo senza problemi. Dopo qualche secondo, scoppiamo a ridere.
 
Alla fine, vista l’imminente partenza di Arianna, Cami e Ed, abbiamo deciso di trascorrere la giornata a casa. Domani partiranno, e voglio godermeli ancora un po’.
Il sole splende e fa piuttosto caldo, immergere i piedi della sabbia tiepida è un piacere.
Scosto i capelli dal viso, cercando di assimilare più luce che posso. Sdraiate accanto a me, Cami e Arianna chiacchierano allegre, giocherellando con la sabbia.
- Io propongo –annuncia Oliver, piazzandosi davanti a noi –Di…
- Spostati, che interferisci tra me e la mia leggera abbronzatura primaverile. –piagnucola Ari, gesticolando come un’ossessa.
- Sbaglio o ho sentito la parola “propongo”? –saltella eccitata Allie alle nostre spalle.
Oliver mi guarda, chiedendo aiuto, e io mi limito a scrollare le spalle, divertita.
Fa un passo a destra, spostandosi da davanti al sole, e apre la bocca per continuare il discorso.
Indossa dei pantaloni corti e una maglietta estiva, le braccia incrociate al petto. Ha i capelli spettinati e un sorriso impaziente.
- Noi non proponiamo. Noi sfidiamo. –interviene Scott, appoggiandosi alla spalla dell’amico. Oliver gli lancia un’occhiata furba, poi trattiene una risata.
- Noi sfidiamo voi ragazze ad una partita di beach volley. –conclude Ed, con aria da macho, spuntando da dietro i due. Accenna con la testa alla sua sinistra, dove Jay ha appena terminato di montare una rete da pallavolo.
- Oh, eravamo così impegnate a ciacolare che non ce ne siamo nemmeno accorte. –bofonchia Cami, schermandosi il viso dal sole con una mano.
- Ci sfidate, eh? –mi schiarisco la voce, alzandomi in piedi e avvicinandomi pericolosamente ad Oliver. Sostengo il suo sguardo di sfida, le braccia incrociate al petto.
- Sissignora. –ribatte lui, con un sorrisetto.
- Bene. –sfilo l’elastico nero dal polso e mi lego i capelli, fregandomene del succhiotto in piena vista.
- Oh no, si sta legando i capelli. –sussurra Scott.
- Ci stiamo legando i capelli. –puntualizza Allie, raccogliendo i capelli in uno chignon disordinato.
Anche Arianna e Cami, in breve, sono pronte.
- Bene. –ribatte Oliver, sorridendo con gli occhi socchiusi. Mi squadra da capo a piedi, poi annuisce.
- Avete voluto la guerra? E che guerra sia. –assicura combattiva Arianna, allungando i muscoli delle braccia.
Raggiungiamo il campo di gioco e ci posizioniamo. Maschi contro femmine.
- Chi comincia? –domanda Jay, facendo saltellare la palla da una mano all’altra.
- Prima le signore. –concede Oliver, rubandogliela e lanciandola a me, in battuta.
- Allora forse la cavalleria non è morta del tutto. –grido, dal fondo del campo.
- Nah. Siamo dei veri e propri gentlemen. –sorride Scott.
Siccome sono impegnati ad elogiare la loro cavalleria, non si accorgono del fatto che ho lanciato la palla e l’unico che tenta di acchiapparla, Ed, la manca.
Ari ridacchia malefica, battendomi il cinque.
 
Il sole sta ormai tramontando, quando battiamo i ragazzi per la sesta volta.
- Vi. Abbiamo. Stracciati. –urla Allie, mentre ci sediamo sulle sedie del portico. I ragazzi si abbandonano sul dondolo, feriti nell’orgoglio.
Scott sorride.
- Direi di sì. –mormora, incredulo.
- Effettivamente, statisticamente parlando, sono le ragazze che giocano a pallavolo. –conviene Ed, passandosi una mano tra i capelli.
Ridacchiando, Cami si offre di portare da bere per tutti e scompare in casa.
Quando ritorna e mi poggia il bicchiere di succo sotto il naso, lo stomaco mi si rivolta.
- Scusate –riesco a dire, prima di dover correre in bagno.
Vomito anche l’anima. Non riesco a tenere nello stomaco nemmeno un pezzo di frittella di questa mattina.
- Ehi, baby girl. –sento Oliver raggiungermi. Mi tiene i capelli raccolti dietro alla nuca, di modo che non mi diano fastidio.
Mi accarezza la schiena con dolcezza, preoccupato. Quando alla fine mi appoggio al muro, mi sorride.
In due nanosecondi Arianna piove nella stanza, porgendomi un bicchiere di acqua.
- Bevi un po’. –mi sollecita, quando vede che esito a prendere la tazza.
- Chissà come mai… -mormora Oliver, pensieroso, senza staccare la sua mano dalla mia schiena.
Arianna socchiude gli occhi, sospettosa, ma poi, con un gesto noncurante della mano, liquida il dilemma con le frittelle.
- Mi dispiace tanto. La prossima volta lascio cucinare Ari, promesso. –mi assicura, sfiorandomi una guancia.
- Figurati. –gli sorrido, flebile –Tanto l’ho sempre detto che cucino meglio io.
Lui scoppia a ridere.
- Incredibile. E’ rompipalle pure dopo aver vomitato un fiume intero. –sospira divertita Arianna.
- Andiamo fuori, così prendi un po’ di aria fresca. –suggerisce Oliver, accompagnandomi di nuovo in terrazza.
Scott mi porta una coperta e me la sistema sulle spalle, mi arruffa i capelli e poi torna a sedersi sul dondolo, lanciandomi un’occhiata di tanto in tanto.
- Non pensavo facessero così schifo, le nostre frittelle… -mugola Jay dispiaciuto, facendomi ridere.
- Non preoccupatevi. –gracchio, schiarendomi la gola –Sono solo giramenti di pancia. Non morirò.
Cami sbuffa un sospiro, guardandomi poco convinta.
- Speriamo solo che tu possa accompagnarci all’aeroporto, domani. –mormora.
- Certo che ci sarò. –affermo, risoluta –A costo di vomitare fuori dal finestrino per tutto il tragitto.
 
Oliver
Fisso il soffitto, prendendo un respiro.
Accanto a me, Rachele dorme beata. Allungo un braccio, a raggiungere la sveglia sul comodino.
Sono le sette e mezza. Devo alzarmi per andare a lavorare. Shelia Angel ha proposto di collaborare per un singolo, dobbiamo accordarci su un paio di cose.
Bacio la tempia di Rachele, poi scivolo fuori dal letto. Esco dalla stanza badando a non fare rumore.
Come entro in salotto, Blue alza la testa dal pavimento sul quale è accoccolato e scodinzola.
Gli accarezzo la testa e accendo il cellulare. Apro il frigorifero e ne prendo una mela rossa, che addento infilando una felpa.
Esco sulla terrazza. Fa fresco. Mi riempio i polmoni di aria pulita. C’è qualcosa di diverso. Lo sento. Ma non so spiegarmi cosa.
 
Rachele
Quando mi sveglio, Oliver è già andato a lavorare. Tutti sono in albergo a preparare le valigie e a sistemare le ultime cose. Ci ritroveremo davanti allo studio di registrazione di Oliver, per andare insieme all’aeroporto.
A casa ci siamo solo io e Blue. Sul tavolo c’è un post-it rosa acceso di Oliver: Buongiorno, bellissima. Sono a lavoro. Ci vediamo per le dieci. Dopo l’aeroporto possiamo andare a mangiare qualcosa fuori, che dici? Un bacio.
Sorrido, versandomi una tazza di latte.
Non riesco nemmeno a berne un sorso, che devo correre di nuovo in bagno per vomitare. Per fortuna, avevo appena legato i capelli.
Mi siedo sul pavimento, la schiena appoggiata al muro freddo. Prendo boccate d’aria, mentre Blue mi raggiunge e mi si sdraia sulle gambe. Lo accarezzo distrattamente.
Non ho mangiato nulla di strano ieri, a parte le frittelle. Che sia un virus? Ma, complessivamente, sto bene… E poi non è stagione da virus.
Un sussurro, un filo sottile, si insinua tra i miei pensieri. Di solito sono solo le mie paranoie. Ma se… avesse ragione?
 
Fisso la parete davanti a me con occhi vuoti, in preda al panico.
Ho controllato cinque, sei volte. E’ matematicamente impossibile che mi sia sbagliata sei volte, no?
Okay. Devo mantenere la calma. Continuo a fissare la parete della stanza, mi infonde tranquillità, mi fa credere che il tempo si sia fermato.
Le mani mi tremano mentre mi asciugo una lacrima. Prendo un respiro profondo, due, tre.
Lo sguardo mi cade sul cellulare, lì, sulle coperte del letto. Lo prendo in mano, esitante. Compongo il numero di Oliver, ma poi mi blocco. Che sto facendo? Non posso dirglielo così.
In uno scatto felino, raccatto carta e penna e faccio la cosa che proprio lui mi ha insegnato a fare: mi metto a scrivere.
Una lettera. La soluzione ai miei problemi è un pezzo di carta bagnato di lacrime, ora di disperazione, ora di un barlume di felicità.
Quando poso la penna sul tavolo, il foglio è già in una busta color avorio indirizzata A Oliver.
Mi asciugo le guance, ancora, poi infilo la lettera nella borsa.
In cucina, mi chino e bacio il muso di Blue, che inizia ad abbaiare come un ossesso senza ragione. Confusa ed incapace di farlo smettere, infilo la giacca nera di jeans ed apro la porta. Blue continua ad abbaiare disperato, grattando con le zampe sulla superficie di legno che ci separa.
Mi dirigo verso il ciglio della strada. Controllo un’ultima volta la presenza della lettera nella borsa, poi prendo il cellulare.
- Si, pronto? Vorrei un taxi, se possibile. –mi avvio sulle strisce pedonali –Sì, poco fuori Miami.
La vedo arrivare.
Mi blocco sul posto. Il telefono mi cade a terra, mentre l’operatore dall’altro capo continua a chiamarmi.
Un clacson.
Due fari accecanti.
E poi nulla.




 
Okay.
Ho deciso di cambiare il violetto in rosso, spero vi piaccia. Vi avevo premesso dei colpi di scena e mi si è letteralmente spezzato il cuore quando ho letto le vostre recensioni, perchè avevo già i capitoli pronti (questo e i prossimi). Non odiatemi. Amo i miei personaggi come se fossero delle persone reali.
​I prossimi capitoli saranno tutti piuttosto corti, quindi probabilmente aggiornerò più spesso.
​La strofa all'inizio è presa dalla canzone Act Like You Love Me di Shawn Mendes, ed è una delle mie preferite. Vi consiglio veramente di ascoltarla.
Un bacio,
​emmegili
   
 
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