Capitolo 10
Non erano nemmeno le sei di mattina quando
la chiamata arrivò in casa Snart avvertendo le due nuove teste della Checkmate
che l'attacco programmato degli Stati Uniti d'America nei confronti di New
Themyscira non era andato come a buon fine. I velivoli statunitensi, infatti,
erano stati intercettati da aerei invisibili delle amazzoni e abbattuti.
Quella che era stato dunque un attacco pianificato con minuzia di
particolari e attenzioni negli ultimi mesi dallo Stato Maggiore in
collaborazione con la Checkmate e supervisionato dal Presidente, si era
trasformato nella manciata di pochissime ore nello scoppio di una guerra
mondiale.
Se la missione delle Leggende era dunque quella di trovare Eobard Thawne e
impedire le sue macchinazioni, ben presto le loro priorità cambiarono a fronte
delle notizie sopraggiunte e costringendoli a dar manforte ai loro compagni di
quel tempo, ben consci di non potergli voltare le spalle.
Anche i giovani però volevano fare la loro parte. Donald e Dawn scortarono
dunque i cugini alla Checkmate per tenerli al sicuro, contro le proteste di
Jai per niente felice di dover rivedere
i suoi genitori adottivi, nel momento in cui sopraggiunse la notizia che una
delle prime vittime che si era registrata nella battaglia di New Themyscira era
proprio loro madre: Iris West-Allen. Questo se possibile mosse ancor di più il
loro desiderio di buttarsi fitti nello scontro unendosi così alle Leggende in
partenza con la Waverider per quella che una volta era la Gran Bretagna. Con
loro anche tutti gli altri giovani eroi: Cyborg, Green Arrow, Speedy, Firestorm
e sorprendentemente Black Canary che aveva dismesso i panni di Huntress e aveva
trovato il coraggio di raccogliere la sua eredità.
Il grande piano di Eobard Thawne stava dando i suoi frutti, tanto ci aveva
lavorato per fare sì che quel futuro vedesse il più possibile la caduta e
sconfitta degli eroi facendoli però passare per le peggiori pene dell’inferno.
Aveva dato potere alla Corte dei Gufi e questi avevano spezzato i miti dei
suoi più acerrimi nemici da Star a Central City, aveva raccolto la frustrazione
di William Clayton e dopo averlo indirizzato alla Lega degli Assassini lo aveva
trasformato in una macchina omicida, aveva ordito dietro i due grandi imperi di
Queen Diana e Aquaman per portare a quella guerra… e tutto per cosa? Solo per
sconvolgere il tempo, per costringere le Leggende in quel luogo e in quell’ora
e poter finalmente cancellare dall’esistenza il futuro di Flashpoint così
facendo avrebbe ottenuto due grandissime vittorie: la prima era aver
indirizzato il Flash Nero verso a sconvolgimenti temporali ben più consistenti
del suo esistere e di conseguenza dandogli una missione con cui tenerlo
occupato e dall’altra in un colpo solo si sarebbe liberato di tutti i suoi
avversari più fastidiosi. Il mondo sarebbe stata una tabula rasa su cui
scrivere una nuova storia: la sua.
Appena la Waverider arrivò a solcare i cieli inglesi la prima immagine che
fu sotto lo sguardo di tutti fu quella di un'isola che ricordavano diversa per
edifici e struttura e che adesso invece brulicava di una skyline molto più
simile all'Antica Grecia piuttosto che alla Gran Bretagna. Le amazzoni
solcavano i cieli con i loro velivoli invisibili con una tecnologica
sconosciuta e una potenza di fuoco impensabile.
Il tempo per le chiacchiere e il tergiversare era finito, adesso su quel
campo di battaglia si giocavano tutto dalla salvezza del mondo a quella del
tempo stesso.
Stein era rimasto alla Checkmate ben deciso a non abbandonare il fianco
della figlia e a dare il suo sostegno tecnico, mentre con somma sorpresa di
tutti il nuovo Firestorm per quel giorno era nato dalla fusione di Jax e Jason.
Lui insieme a Ray, con l’armatura di Atom, si lanciarono fuori dalla nave e si
buttarono a capofitto nello scontro affrontando tutte le amazzoni che incrociavano
il loro cammino. Partì un combattimento senza esclusione di colpi che però non
faceva presagire nulla di buono considerando l’alto numero di elementi
dell’esercito nemico e la loro veemenza nella lotta. Le amazzoni che non ci
stavano pensando due volte a distruggere qualsiasi cosa incontravano decise a
respingere gli invasori a tutti i costi. Gli stessi che da quanto sapevano
loro, per via delle malelingue fattagli arrivare da Thawne, si erano alleati
con l’esercito di Aquaman per distruggerle.
Qualcuno però stava osservando tutta quella distruzione con un ampio
sorriso sul volto, da uno dei palazzi più alti della capitale.
William si era allenato duramente per arrivare a quel livello, lui che alla
morte della madre era venuto a conoscenza delle sue origini e che per questo si
era spinto a divenire quello che era oggi: Black Archer.
Conosciuto come uno dei più temibili mercenari in circolazione, aveva fatto
del sangue la sua ragione di vita. Non aveva mai perdonato suo padre per il suo
abbandono portandolo a un odio che una volta fomentato a dovere lo aveva
trasformato nella più letale delle armi.
«WILLIAM!» urlò Connor, la freccia puntata contro quel fratellastro che gli
aveva rovinato l'esistenza. Il giovane non aveva potuto fare a meno di
dividersi immediatamente dal gruppo appena la Waverider aveva toccato terra.
Era finito il tempo delle attese e del rimuginare sul passato… era arrivato il
tempo di agire e di far pagare a quel maledetto assassino tutto il male che
aveva fatto alla sua famiglia prima con i suoi genitori e poi con i suoi
padrini.
Lui che suo padre aveva accolto a braccia aperte nella Checkmate dopo la
morte della madre solo per recuperare il tempo perso e fare sì che tutti e tre
i suoi figli crescessero insieme, ma quello che ciò aveva causato era stata
solo un’invidia cieca dovuta al fatto che ai suoi occhi Connor e Mia avevano
tutto quello che invece doveva essere suo. Lui che si sentiva più come un
randagio verso cui si stava facendo carità, invece che un figlio e un fratello
che veniva incondizionatamente amato.
«Guarda chi si vede... il degno erede di nostro padre!»
«NON OSARE NOMINARLO!»
«Altrimenti?»
William non fece nemmeno in tempo a chiederlo con quel suo solito ghigno
strafottente che la freccia di Connor era già scoccata andandosi a ficcare
dritta nella sua spalla. Questo però non lo più, anzi se possibile lo divertì
ancora di più, quando togliendosela la buttò a terra con fare provocante.
«Tutto qua? Questo è tutto quello che nostro padre ti ha insegnato?»
«Oh no… mio padre mi ha insegnato anche questo!» e così dicendo aveva già
scoccato l’ennesima freccia puntando alla testa, ma lo stesso aveva fatto
William. Due eccellenti arcieri che avevano avuto l’onore di essere addestrati
dal più grande di tutti e che per questo vide le loro frecce entrare
perfettamente in rotta di collisione e distruggersi l’un l’altra.
William non si lasciò impressionare e nemmeno Connor così che i due
correndosi incontro l’un l’altro iniziarono un feroce corpo a corpo senza
esclusione di colpi che mostrava quanto abilmente entrambi fossero stati
allenati. Ma la forza di Connor era nulla contro la scaltrezza di William.
Colpi bassi e ben assestati che portarono velocemente Green Arrow a cedere
sotto i colpi del suo avversario. Black Archer fece però fece un errore: si
fermò tronfio già pregustandosi la vittoria, dando così modo al suo rivale di colpirlo
in volto… sempre più forte fino a non lasciargli scampo se non fosse stato che
il suo fratellastro amava giocare sporco e gli bastò recuperare il coltellino
che teneva nascosto nello stivale per accoltellarlo e averla vinta.
William spinse il corpo di Connor all'indietro togliendoselo di dosso e
pulendosi il sangue dalla bocca scoppiò in una fragorosa risata.
«Salutami papà quando lo vedrai all'inferno!»
Quella guerra, già apparentemente persa in partenza, però era solo la prefazione
di una nuova minaccia in quanto il cielo venne ben presto oscurato da grandi
serpenti marini metallici che solcarono le loro teste. Aquaman stava scendendo
in guerra e lo stava solo facendo in virtù del fatto che credeva che quella
guerra gli sarebbe arrivata in casa, dando però così manforte alle amazzoni
nella loro convinzione che gli americani fossero alleati del loro più acerrimo
nemico.
«Le cose si stanno mettendo davvero male…» a dar voce al pensiero di tutti
era stata Sara che aveva subito compreso l’entità di quegli eventi. Ormai non
restava loro di fare solo una cosa: combattere.
«Ray hai visto?»
«Sì le cose sono appena peggiorate… sono arrivati Nate e Amaya?»
Atom che era in volo con Firestorm era anche in comunicazione radio con il
resto degli eroi, ma in quel preciso momento stava parlando con Sara. Tutti
sapevano che fossero in cerca di potenziale aiuto, ma solo Ray sapeva a chi
avevano deciso di rivolgersi.
«No, purtroppo no… e ho paura che se arriveranno senza rinforzi saremo
spacciati…»
«Voi andate! Qui ci pensiamo noi!» fu la voce di Laurel quella che
interruppe il flusso di pensieri della madre, che voltandosi fu solo orgogliosa
di vederla in quelle vesti che le appartenevano, lei che aveva appena scoperto
che oltre ad essere un’abile ginnasta possedeva anche una voce da “urlo”.
«Ce la fate?»
«Che domande…» esclamò quasi offesa Speedy che affiancando l’amica iniziò a
tirare frecce con una precisione millimetrica, nello stesso momento in cui la
voce di Black Canary faceva i primi danni.
Ci fu solo un momento di tentennamento e poi tutti gli eroi si divisero,
c’era tanto da fare e pochi di loro per riuscirci.
Le due ragazze si guardarono sorridenti, ad entrambe era mancato quel
lottare fianco a fianco e farlo per una causa così importante dava loro ancora
maggior fiducia. Così mentre Mia era occupata a salvare alcuni abitanti
intrappolati, inglesi che da anni vivevano sotto la tirannia delle amazzoni e
adesso ne pagavano lo scotto, Laurel continuava ad usare la sua voce per tenere
lontano il maggior numero di avversari di entrambi gli schieramenti.
Snart e Lily stavano seguendo in presa diretta tutto quello che stava
succedendo dalla sala di controllo della Checkmate e stavano guidando gli
agenti che stavano arrivando sul territorio nemico, pronti ad entrare in azione
e combattere una guerra che il semplice esercito non sarebbe mai stato in grado
di affrontare.
«Pedoni negli edifici, bisogna occuparsi dei civili sulla linea di fuoco.
Usate gli scantinati e le metropolitane per tenerli lontani dalla superficie…»
ordinò Lily con lo sguardo scuro ben puntata sullo schermo.
«Torri stabilite un perimetro, Alfieri voi sarete il supporto aereo…
Cavalli voi quello a terra…» concluse Snart con le braccia ben conserte a fare
quello che sapeva fare meglio: pianificare una strategia.
Intanto anche i Tornano Twist erano occupati ad abbattere qualsiasi cosa si
metteva sul loro cammino fermandosi solo quando un numero consistenti di
detrattori li accerchiarono.
I due passarono velocemente al corpo a corpo agevolato dalla loro velocità
e la possibilità di lanciare fulmini, ma considerando che la loro velocità non
era così stabile e così forte questo non gli dava la possibilità per poterlo
fare a lungo.
Ma un flash più forte e saettante degli altri arrivò ben presto a dare
manforte loro, facendo sì che con la sua maestria e la sua celerità li
liberasse da quella grande orda che li aveva attaccati. Fu solo quando si fermò
che i due gemelli rimasero stupefatti di scoprire chi fosse.
«Papà!?» chiesero all’unisono terribilmente sorpresi della sua presenza, ma
ancor più di come sembrava essersi ripreso completamente. Il viso era
invecchiato, ma aveva di nuovo vigore, come il suo sguardo era acceso di nuova
energia quanto velato di tristezza. Aveva saputo di Iris e non c’era sconfitta
più grande di non averla potuta rivedere un’ultima volta, quanto più per dirle
che era tornato da lei questa volta per restare. Un ultimo colpo imprevisto
arrivò dal cielo, mentre corpi privi di vita cadevano segno che qualcuno li
aveva affrontati. Fu così che anche Supergirl mostrò la sua presenza, toccando
di nuovo terra e affiancando il suo amico di vecchia data.
«Mi spiace essere scappata l’ultima volta, ma…»
«Io e Kara abbiamo affrontato anni difficili, ma ora siamo pronti a tornare
in pista!»
«E io e Donald siamo felicissimi di questo!» esclamò Dawn non potendo fare
a meno di avvicinarsi al padre e abbracciarlo, prima che questo prese in mano
la situazione o almeno ci provò.
«Come siamo messi lassù Supergirl?»
«Non bene… se non facciamo capire a Queen Diana e Aquaman che sono stati
usati non ne usciremo vivi…»
«Danvers ha ragione!» notò Martin mettendosi in mezzo, dopotutto le
comunicazioni erano sempre aperte per rimanere tutti in contatto uno con
l’altro.
«Suggerimenti Professore?»
«Signor Allen due di voi devono riuscire ad avvicinare la Regina amazzone e
il Re Atlantideo se si renderanno conto di essere stati usati forse parte degli
scontri cesseranno e potrete concentrarvi sul vero problema di tutto…»
«Thawne!» esclamò Nate palesando così la sua presenza sul campo di
battaglia, accanto a lui Amaya, ma non solo anche un nemico di vecchia data di
Flash.
«Piacere di rivederti Flash…» esclamò mentalmente Grodd, questo lasciò il velocista un attimo scossò, ma
capì ben presto di aver di fronte qualcuno molto diverso da come lo ricordava.
Non sapeva cosa in quegli anni era successo affinché fosse possibile, ma se
adesso era lì come alleato non lo avrebbe rifiutato.
«Loro sono Re Grood, Lionheart, Killer Croc e Pantera Bianca… Sono qui con
i loro eserciti pronti a darci manforte…» esclamò Amaya, non lesinandosi di
voltarsi un solo attimo a guardare l’uomo che amava al suo fianco.
«Wow quindi è questo l’aiuto che eravate andati a cercare…» osservò Sara
che seppur era da tutt’altra parte aveva udito tutto.
«Dobbiamo fare contenimento, ma qualcuno deve avvicinarsi a…» Barry aveva
appena ripreso la parola, tentando di fare il punto della situazione, ma Rip lo
interruppe.
«Ci penso io ad Aquaman…»
«E io a Queen Diana…» aggiunse
immediatamente Sara. Allen assentì se loro si sarebbero occupati della
questione principale a loro il resto.
«Speedy recupera tuo fratello e con Cyborg e Black Canary occupatevi delle
azioni isolate: schemi e occhi su tutto!»
«Ricevuto!» risposero prontamente quelli chiamati in causa, mentre dalla
Checkmate arrivavano le indicazioni direttamente dal Re Nero.
«Firestorm, Atom, Supergirl e Flash occupatevi del perimetro, ogni cosa
supera i tre isolati o la distruggete o la rimandate indietro!»
Barry assentì e dopo un veloce sguardo ai suoi compagni, uno un poco più
persistente degli altri sui suoi figli, scomparve con Kara per raggiungere il
resto dei suoi compagni e fare ciò che era stato ordinato loro.
«Commander Steel, Vixen, Pantera Bianca e Killer Croc a voi rallentare gli
avversari, mentre a terra tutto è in mano vostra Tornado Twist, Heath Wave,
Lionheart e Re Grood…»
Nemmeno a dirlo che già tutti si erano buttati spediti nelle posizioni a
cui erano assegnati.
Jai intanto approfittando del grande caos che vi era alla Checkmate non
aveva avuto difficoltà ad allontanarsi da era stato portato con la sorella per tenerli
lontani da tutto quel disordine. E adesso se ne stava lì con le braccia lungo i
fianchi e osservava la schiena di suo padre combattendo contro l’istinto di corrergli
incontro e quando Snart si voltò fu così che lo vide. Che lo fronteggiava
orgoglioso e algido cercando di nascondere invece la battaglia interiore che lo
divorava quella che da una parte lo rendeva furioso nei suoi confronti e quella
che lo rendeva estremamente orgoglioso. La seconda ebbe la meglio e in un flash
era già di fronte a lui, non era mai stato in grado di lasciarsi andare a gesti
di affetto, ma dopotutto proprio questo lo aveva unito così tanto a Leonard che
adesso lo guardava imperturbabile.
«Non dovresti essere qui…» fu l’unica cosa che si sentì di dirgli.
«Ma se non ci fossi venuto non mi sarei mai reso conto di quanto mi sono
sbagliato…» esclamò quello asciugandosi con la manica della felpa gli occhi,
per niente felice che lui potesse vederlo così fragile.
«Ti ho incolpato per quello che è successo ai miei genitori, ma facendolo
li ho feriti. Loro hanno fatto una scelta legata a ciò che sapevano giusto e
oggi mi rendo conto che così è stato… Oggi tantissime persone dipendono dalla
tua guida per sopravvivere e vincere questa guerra, persone che hanno eseguito
i tuoi ordini senza esitazione… dunque perché dovrei averne io?»
Era strano vedere come un bambino così piccole fosse così saggio e maturo,
ma di fatto Jai non era mai stato davvero così ingenuo. E fu quello che sciolse
il cuore di Lily, mentre abbracciandolo guardò per un momento suo padre alle
spalle del figlio e questo sorridendogli non ebbe più dubbi in merito al fatto
che seppur quello non era il futuro che per lei aveva sperato era tuttavia il
più adatto.
Speedy stava correndo con i suoi compagni di squadra senza smettere di
tirar frecce, loro compito era non solo eseguire gli ordini, ma anche ritrovare
Connor cosa che accadde poco dopo.
«Connor!» urlò la sorella andandogli incontro super preoccupata a
controllare immediatamente come stesse.
«Chi è stato?» chiese Cyborg senza giri di parole.
«William!» rispose altrettanto Queen.
«Non dovevi cercarlo…»
«Ma dovevo!»
«Ragazzi non vorrei disturbare, ma ci stanno addosso!» fece notare Laurel
non mancando però di fare un sorriso all’amico contenta di vedere che tutto
sommato stava bene, in quanto la ferita non aveva toccato organi vitali.
«Black Canary ha ragione e per la cronaca… sono felice di vederti con
addosso questo costume finalmente…»
Connor fece l’occhiolino all’amica, prima che uno sciame di amazzoni sui
loro velivoli passasse sopra le loro teste.
«Atom hai un po’ di gentaglia alle calcagna…»
«Lo so, cerco di allontanarli dalle strade… e per la cronaca: virano in
maniera imbarazzante!»
«Ti consiglio allora un angolo stretto!»
«Agli ordini Mia Queen!»
Mia aveva appena cercato il contatto radio con Ray non potendosi lesinare
di sorridere alla sua ultima esclamazione. Credeva che avrebbe davvero fatto
fatica a fare a meno di quella sua ironia tanto spontanea quanto a tratti
ingenua. Un sorriso interessato comparve sul suo volto, lo stesso che non
sfuggì minimamente all’occhio di falco del fratello…
Atom aveva seguito il consiglio che gli era stato dato e come lui anche
Firestorm e Supergirl lo fecero avendo così velocemente degli ottimi risultati.
«Ehm ragazzi qualcuno è libero?» chiese un Barry dalla voce decisamente
concitata.
«Perché sono contro uno squadrone a Piccadilly e avrei davvero bisogno di
aiuto!»
«Resisti Barry, ti raggiungo immediatamente!» fu la risposta pronta di Kara
che aveva ritrovato in quella battaglia la sua forza e non solo quella fisica,
ma anche quella dell’anima che la morte di suo marito Mon-El, di sua sorella e
tutti i suoi amici le aveva portato via…
Anche Vixen stava combattendo senza darsi per vinta, seppur le forze
apparivano venir sempre meno e all’ennesimo atlantideo respinto era sull’orlo
dell’esaurimento, uno tale che per poco non la portò a colpire anche Nate –che
le comparve improvvisamente di fronte- prima di adagiarsi per un solo attimo
stanca e sporca contro un lampione.
«Tutto questo servirà a poco se i vostri amici non parleranno con Queen
Diana e Aquaman!» osservò Pantera Bianca dando così manforte alla sua stessa
nonna, la maschera che mai si era tolta da che li aveva incontrati le aveva
permesso di celare loro la sua identità, ma l’intesa che verso la sua ava
sentiva… quella non avrebbe mai potuto nasconderla.
«Queen Diana!» la voce altisonante di Sara risuonò nel mezzo dello scontro,
il suo bersaglio era a pochi passi da
lei poco distante dalla Torre di Londra lì dove già uno stuolo di amazzoni era
scattato per fare da scudo alla sua amata Regina, la stessa che però pareva al
contrario molto colpita di come quell’insulsa umana fosse tanto coraggiosa da
affrontarla.
«Parla in fretta, come vedi sono leggermente occupata…» il suo braccio
destro aveva già fatto per ribattere, ma la donna meraviglia aveva alzato una
mano e mettendola a tacere era arrivata a pochi passi da Sara.
«Mi fai parlare è già un passo avanti…» osservò la Leggenda con ironia.
«Devi ritirare le tue amazzoni»
«Divertente, prima compiete un atto di guerra contro il mio popolo e poi mi
chiedete di battere bandiera bianca? Giammai!» un solo colpo di frusta della
reale e White Canary venne sbattuta a metri distanza. Doveva aspettarselo, in
parte aveva ragione dunque non le rimaneva che fare una cosa: combattere.
Anche a Rip non era andata meglio dall’altra parte della città, mentre
faccia a faccia con Aquaman cercava di nascondersi dai colpi violenti
dell’acqua che lui comandava con il suo tritone.
«Sua Altezza lei deve ascoltarmi… Noi non appoggiamo le amazzoni!»
«BUGIARDO!» e l’ennesimo fiotto di liquido partì in direzione di Hunter che
vide il suo rifugio di fortuna distruggersi sotto i suoi occhi.
«Tutto questo è solo una macchinazione da parte dello stesso uomo che si è
alleato con suo fratello Orm…» il tritone stava di nuovo caricando la sua arma,
mentre la Leggenda con le mani alzate aveva chiuso gli occhi pronto a ricevere
il colpo di grazia che con sua grande sorpresa non sopraggiunse. Ebbe solo il
coraggio di aprire un occhio per scoprire che l’atlantideo si era congelato di
fronte a quel nome.
«Panthesilea?» chiese Queen Diana fermandosi dal colpire Sara che era a
terra sotto di lei.
«Sì. L’attentato e la morte di Vostra madre è stato solo il frutto di una
sua congiura con il Principe Orm…»
«Hanno ordito alle nostre spalle?» chiese Aquaman a Rip, mentre abbassando
il tritone adesso lo aveva preso per il colletto pretendo una spiegazione.
«Con l’appoggio della Corte dei Gufi…» spiegò Rip.
«… a loro volta appoggiati e messi al potere dalla stessa persona che vi ha
riempito la testa delle sue bugie…» continuò Sara.
Le due Leggende seppur distanti stavano effettuando lo stesso discorso, con
due esseri così potenti che avrebbero potuto ucciderli con un solo colpo.
«EOBARD THAWNE!» esclamarono entrambe le due potenze reali capendo quanto
fino a quel momento erano stati al giogo di un vile ingannatore.
Tutto era guerra e distruzione, mentre un lampo cadde sul campo di
battaglia: l'Anti-Flash, che con un ghigno compiaciuto si stava gongolando del
suo successo. In quel giorno e in quell'ora tutti gli eroi sarebbero caduti. Quelli
che erano rimasti, la loro eredità e gli unici che potevano viaggiare nel tempo
per cambiare le cose. Ma il suo era un trionfo breve in quanto senza che
potesse aspettarselo una lunga spada lo
trafisse alla schiena, non prima che questo però con la sua velocità riuscì a
prenderla e fare lo stesso con il suo avversario. Entrambi caddero a terra,
vinti di fronte alla vita che li stava abbandonando, mentre un urlo squarciò il
caos: «LAUREL!»
Sara aveva raggiunto il suo scopo, aveva parlato con Queen Diana e aveva
fatto la cosa giusta, ma come sempre quella le veniva ripagata nel peggiore dei
modi. Aveva assistito a quella scena troppo veloce senza riuscire in alcun modo
a fare qualcosa per impedire che per l’ennesima volta la persona più importante
della sua vita le venisse portata via.
Corse a perdifiato gettandosi in ginocchio di fianco al corpo morente della
figlia, mentre sollevandola appena prese a cullarla e a cercare il suo sguardo
così identico a quello di sua sorella.
«Ehi…»
«Shh, non ti sforzare…» ormai Sara piangeva eppure nonostante questo
cercava di sorriderle, come se potesse davvero darle un qualsivoglia conforto
sporca di sudore e sangue com’era.
«A-avrei preferito… e-essere una B-Black C-Canary migliore…» riuscì appena
a sussurrare Laurel, scoprendo che le costava moltissima fatica parlare.
«Lo sei stata… hai fermato Thawne…»
La ragazzina strinse forte la mano della madre poggiata sul suo ventre
cercando di non piangere, non voleva che lei per qualsiasi ragione si sentisse
in colpa e poi dopotutto pensava che preferiva di gran lunga morire così che
consumata dalla malattia un giorno dopo l’altro fino a diventare solo il
fantasma di quello che era stata.
«T-Ti voglio b-bene mamma…»
«Te ne voglio anche io Laurel…»
Il respiro della giovane divenne sempre più corto e tremante fin quando
dopo l’ennesimo spasmo cessò per sempre. Rip giunse in quel preciso momento,
felice che il piano fosse riuscito e di fronte all’evidenza che a quanto pare i
due regnanti stavano finalmente ritirando i loro eserciti mettendo fine a
quell’incubo, ma ogni proposito di gioia morì di fronte a una scena che non era
pronto a rivivere.
Per l’ennesima volta era costretto a vedere il corpo esamine di un figlio morire
in guerra, per mano di chi era stato così meschino da uccidere solo per il
gusto di farlo.
Immediatamente aveva raggiunto Sara e si era inginocchiato al suo fianco,
mentre i rumori della battaglia cessavano e gli eserciti si ritiravano.
Avevano vinto o forse no?
Fu in quel momento di infinita
disperazione e tristezza che la realtà prese a distorcersi e portare Sara e Rip
in una singolarità fuori dal tempo e dallo spazio.
Ancora scossi e feriti nel cuore quanto nella
mente i due si resero conto dello strano evento e alzandosi in piedi si
guardarono intorno. Il corpo di Laurel era scomparso come tutto ciò che li
circondava lasciando spazio solo a un’infinità di nebbia e luce che rendeva
impossibile sapere se quello fosse un luogo fisico o meno.
Incontro loro arrivò un’entità bellissima
e solare dalle fattezze di Laurel che per un momento illuse Sara che lei fosse
ancora viva, ma quando tentò di abbracciarla capì che anche lei era solo
un’illusione. Lei che sorrideva, serena e bellissima nel suo lunghissimo ed
elegantissimo abito di piume bianche.
«Esiste un segreto nascosto nelle pieghe
del tempo… non capite che la vostra missione era rivelarlo?»
La testa di Sara non era in grado di
affrontare un discorso di quella portata, non quando era stata prosciugata da
ogni forza per farcela e fu quando fece proprio per mandare quell’entità al
diavolo, maledicendola per la forma che aveva scelto, che Rip le mise una mano
sulla spalla prendendo lui la parola.
«Di cosa stai parlando? I Signori del
Tempo non hanno mai parlato di niente del genere…»
«Perché sono stati loro a nasconderlo…»
Rip si passò una mano sul viso chiedendosi
quante cose ancora avrebbe dovuto passare per colpa di quegli esseri eppure
cercò di mantenere la calma. Se non per lui quanto meno per Sara che era chiaro
che fosse troppo sconvolta per riuscire ad affrontare anche quello.
«Forze misteriose e malvagie hanno complottato
per indebolire il tessuto del tempo e separarne gli eroi… Lo avete visto anche
voi, esistono luoghi in cui questi sono stati spezzati, ma oggi voi ne avete
salvato l’ascesa…»
L’entità con le sembianze di Laurel li
guardò notando quanto i loro sguardi fossero cambiati, di come loro stessi si
erano evoluti e di come paradossalmente non se ne rendessero conto.
«Questo è stato possibile creando tre
universi, diversi, ma uguali. Siete stati messi alla prova, ma oggi vi siete
guadagnati il nome con cui un giorno tutti vi conosceranno. Le Leggende che
hanno gettato le basi per un nuovo mondo in cui sarete in grado di affrontare
le minacce oscure che vi aspettano…»
Per Rip e Sara fu impossibile capire
quelle parole, ma anche volendo non ebbero il tempo di farlo che un lampo di
luce li avvolse.
La fastidiosa sensazione di un colpo alla testa costrinse Sara ad aprire
gli occhi, confusa e dolorante per via dello strano sogno avuto.
Non era certa nemmeno che fosse tale, tanto che toccandosi la fronte guardò
la stanza da letto della Waverider incerta se alzarsi o meno. Era ancora a
contemplare i suoi stessi pensieri, quando la persona alle sue spalle le spostò
i capelli biondi da un lato del collo e lasciandole un bacio sullo stesso le
parlò con ancora la voce impastata dal sonno.
«Incubo?»
«O forse ricordo?» rispose Sara a quella domanda, voltandosi su un fianco
solo per potersi così trovare faccia a faccia con il suo interlocutore: Rip
Hunter. Non ricordava nemmeno come fossero arrivati a quel punto e nemmeno
quando un uomo aveva iniziato ad essere più importante per lei di una donna, ma
sapeva solo che tra le sue braccia poteva sentirsi quel canarino fragile che
non poteva mai mostrare di essere in fondo.
«Promettimi che la salveremo…» bofonchiò con un moto di tristezza che non
riuscì a spiegare, mentre spingeva il suo viso contro il dorso di lui.
«Chi?» chiese Rip abbracciandola forte a sé, ancora assonnato, ma non per
questo meno attento alle sue parole.
Sara non lo sapeva, l’unica cosa di cui era certa era di essersi svegliata
nell’oscurità senza smettere di pensare a lei. Al solco che le aveva lasciato
dentro, il suo viso sfuocato nei suoi occhi e la sensazione di mancanza che non
la lasciava.
Dal suo petto fino all’infinito risuonava il suo ricordo e quello che di loro era stato.
Stava perdendo la ragione di fronte alla consapevolezza che il suo nome era
in ogni parola, nonostante non lo ricordasse.
Così vicina eppure così lontana si stava afferrando al suo riflesso, seppur
tutto quello che di loro rimaneva erano solo echi d’amore…
Siamo giunti alla fine di una fan fiction
che mi ha trascinato nel vortice delle sue emozioni e che fino alla fine ha
scelto da sola che cosa raccontare e come concludersi. Non so se vi piace ciò
che ho scritto o come tutto si è concluso, sicuramente non metto “conclusa”
alla storia perché sono indecisa se proseguirla o forse anche semplicemente
deliziarvi con dei “missing moments”. Sicuramente sono molto curiosa di
scoprire cosa ne pensate chi fino a qui mi ha seguito e vi invito a rimanere
sintonizzati perché quello che ci sarà dopo il “Capitolo 10” anche per me è una
vera incognita…