Crossover
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Autore: Ash Visconti    01/04/2017    4 recensioni
Europa, inizi del secolo XI: in pieno medioevo due cavalieri d’oro, Crysos dei Pesci e Acubens del Cancro indagano su alcune attività sospette di cavalieri rinnegati, ma ben presto si troveranno coinvolti in un’avventura che coinvolgerà loro e il misterioso Regno Argentato ed il Regno Dorato.
Crossover tra Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco e Sailor Moon. Nota AU inserita per il fatto che due universi condividono lo stesso universo.
Da un'idea originale di Suikotsu autore qui su EFP. La storia è da considerarsi in continuity con la sua fic "Le guerre degli dei". Non è necessario aver letto le sue fic per comprendere questa fic.
AVVISO: STORIA PER IL MOMENTO INTERROTTA.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14 - La Battaglia del Regno Dorato - Terza Parte



“Bene, Crysos, come va? Come sempre sei bello come solo un dio può esserlo. E vedo che godi di ottima salute”.
Megaleìo, il capo dei cavalieri d’argento esiliati dal Grande Tempio dopo aver perso le armature. Si trovava in quel momento di fronte ad una sua vecchia conoscenza: Crysos dei Pesci.
Quest’ultimo era rimasto a dir poco scioccato nel vederlo, mentre una fila di ricordi belli e brutti gli tornavano in mente.
“C-credevo che…” balbettò.
“Fossi morto?” concluse l’altro. “Suvvia, non è facile uccidere un cavaliere d’oro, sebbene io non abbia mai ricevuto l’investitura e la corazza, a differenza tua”.
Gli occhi del moro si posarono sull’armatura d’oro dei pesci.
“Debbo dire che ti dona quella corazza, si intona coi tuoi capelli…” disse prima di fissare il biondo con sguardo serio.
“E’ morto vero? Il nostro maestro. Altrimenti non indosseresti la sua armatura”.
“Due mesi fa…” mormorò Crysos ancora scosso.
Megaleìo annuì, serio.
“Pace all’anima sua”.
Il moro non parlò per un po’ e Crysos, decidendo di parlare lui infine.
“Allora, i Rinnegati li comandi tu”.
“Invero, rispondono a me. Ma suvvia! “Rinnegati”… Che brutta parola, solo perché non facciamo più parte del Grande Tempio”.
“E che cosa sareste invece?”
“Cosa siamo?” Megaleìo incrociò le dita delle mani. Non indossava alcuna armatura, solo  semplici vesti ed un mantello sulle spalle.
“Siamo coloro che cambieranno il mondo, coloro che rovesceranno il mondo così come la maggior parte degli uomini lo conosce. Ecco chi siamo!”
Il biondo scosse la testa, continuando a fissare sconvolto l’ex cavaliere.
“Perché, perché fai tutto questo? Cos’è che vuoi?”
Megaleìo fece un verso sarcastico.
“Non lo immagini? Eppure è ovvio, per te che mi conoscevi così bene. Dopotutto sai che è successo l’anno scorso, no?”
Il biondo rifletté un attimo, poi scosse di nuovo la testa.
“No. Quello che vuoi fare è una follia… va contro i nostri valori…”
“Ma davvero? E sei quei valori sbagliano? Te lo sei mai chiesto amico mio?”
 
 
All’interno del palazzo reale il duello tra Zoisite, guardia del Principe Ednymion, e Daniel del Corvo, ex Cavaliere di Atena, era ancora in corso.
Quest’ultimo aveva bombardato il guerrieri del Regno Dorato con coltelli e corvi per poi cercare di colpirlo con un pugno tirato con tutte le sue forze.
Zoisite, benché distratto dai corvi, vide in tempo il colpo e si sposò così che il colpo si limitò a piantarsi nel muro dietro di lui.
Daniel sfilò il braccio con un grugnito, e vedendo l’avversario ansante, ne approfittò per sbeffeggiarlo.
“Sei già stanco? Ti facevo più grintoso!”
“Non preoccuparti” commentò Zoisite puntandogli contro la spada. “Tra poco laverò il mondo dalla tua presenza!”
Quello sbuffò.
“Che paroloni! Mamma mia, come sei monotono. Come ti dissi l’ultima volta che ci siamo incontrati, ho avuto un’infanzia difficile”.
“Oh, vedi piantarla con le tue scuse!”
Daniel ghignò.
“Giusto, perché te ne dovrebbe importare qualcosa dei miei problemi?”
“I tuoi problemi non ti danno il permesso di violentare delle donne!”
“Tipo quella che ho preso come ostaggio la prima volta che sono stato qui?”
“Esatto!”
L’uomo rimase un attimo in silenzio per poi dire: “A dir la verità abusare di lei non è mai stata la mia intenzione, nemmeno lontanamente”.
“Come?”
“Gliel’ho fatto intendere soltanto per terrorizzarla, tutto qui” prosegui quello con un espressione assai seria sul volto.
Sul volto di Zoisite apparve invece un’espressione perplessa, benché non abbassasse la guardia.
“Ma… sei serio?”
“Ti sto dicendo la verità, non sono perfetto, questo non lo nego, ma almeno sono onesto quando parlo. Non era mai stata mia intenzione violentare quella donna, volevo solo guardare il terrore nei suoi occhi, bearmi della sua paura ed al culmine ucciderla spezzandole il collo. E basta. Non era mai stata mia intenzione soddisfare le mie voglie con lei. D’altronde dovevo rubare qualcosa senza perdere troppo tempo, no? E comunque se voglio soddisfare  i miei gusti personali… beh, le prostitute esistono per questo,  no?” concluse scoppiando in una piccola risata.
“Tu sei pazzo!”
“Dici? E’ vero, ultimamente ho questa abitudine, ma che ci posso fare?”
Rimase un attimo in silenzio poi disse: “Sai, poco dopo aver ricevuto la mia armatura ed essere stato nominato cavaliere, ho ucciso in Tessaglia un gruppo di banditi che terrorizzava la regione. Il loro capo era uno che amava fare collane con le orecchie delle persone che uccideva. Era pazzo? Lo faceva per puro sadismo? Oppure era solo un freddo calcolo per incutere paura? Chi lo sa; quello non mi diede mai una risposta sulle sue azioni, anche perché lo uccisi prima che mi sorgessero nella testa queste domande. Ma ora dimmi, tra me e quell’uomo chi è peggio?”
Zoisite rimase in silenzio, parecchio perplesso. In sé non pensava che quell’uomo davanti a lui stesse mentendo con quanto appena detto. In ogni caso le riflessioni le avrebbe lasciate per dopo.
“Che ne dici se la risposta la formulo quando tu sarai morto?”
Daniel sorrise e sfoderò altri coltelli.
“Son qui che ti aspetto, avanti!”
 
 
Nel frattempo il duello tra Kunzite ed Imor proseguiva senza che nessuno dei due avesse la meglio sull’altro: l’elfo oscuro si impegnava al massimo per superare l’avversario, ma questi in fatto di potenza non era da meno.
Non avevano ancora usato nessun colpo basato sul cosmo o sulla magia: il combattimento si svolgeva meramente su armi bianche. Kunzite usava la spada, Imor la grande mazza che impugnava nella mano destra e l’imponente scudo che imbracciava con la mano sinistra.
Imor indietreggiò, e, dopo aver tirato indietro il braccio destro, tirò una mazzata tanto forte che avrebbe staccato di netto la testa di Kunzite dal corpo se quest’ultimo non si fosse abbassato in tempo. Il colpo di mazza si limitò a spaccare il muro interno del corridoio.
“Però, sei forte!” fu quello che seppe dire l’uomo.
“E non hai ancora visto niente, umano!”
Allontanatosi con un balzo e concentrato il cosmo sul grande scudo caricò l’avversario come un ariete vivente, ma questi fece una scivolata sul pavimento del corridoio passando a lato all’attacco.
L’elfo si fermò quando sfondò qualcosa.
Rialzatosi, Kunzite vide che la porta della sala dei trofei era in frantumi e capì che l’elfo non voleva tanto travolgere , ma arrivare subito alla porta.
“Mi piace combattere contro di te, umano, ma la missione viene prima. Ehi, Corvo!”.
“Arrivo!” gridò quello, e corse verso la sala trofei mentre i corvi trattenevano Zoisite. Anche Kunzite si precipitò sul posto.
“Non te lo permetterò!”
L’elfo sbatté il suo avversario contro il muro usando lo scudo, poi, individuata la statuetta che cercavano (Daniel gli aveva fornito descrizioni dettagliate) e si lanciò per afferrarla.
“Ferm… !”
Il cavaliere del corvo saltò sulle spalle di Kunzite atterrandolo.
“Giù, bello!”
Un attimo dopo, la statuetta d’oro fu tra le mani dell’elfo.
“Ce l’hai? Dai forza, scappiamo!”
Imor si lanciò contro una finestra, la sfondò e cadde all’esterno del palazzo.
“Fuga dalle finestre, un classico!” esclamò Daniel correndogli dietro.
“Non facciamoli scappare!”
Kunzite si lanciò dietro ai due, seguito a ruota dal compagno. Tuttavia due corvi gli furono addosso.
“Fermi dove sie… Ah, dannazione!”
Daniel scagliò anche dei coltelli verso Zoisite che li deviò con la spada, mentre il suo compagno eliminava a spadate i pennuti.
“Li trattengo io, tu vattene, presto!” gridò rivolto all’elfo.
Gettando solo un rapido sguardo, Imor strinse la presa sulle armi e sull’oggetto e corse cominciò a correre il più lontano possibile dal palazzo e dalla città stessa.
Le due guardie del Principe non poterono seguirlo finché davanti a loro c’era Daniel.
“Se volete arrivare a lui, dovete prima superare me!”
“Ed è  quello che faremo!” dichiarò Kunzite.
“Provateci!” replicò quello, per poi puntare l’indice destro verso di loro. “Avanti miei piccoli amici!”
I corvi, gracchiando, attaccarono i due guerrieri che però si liberarono facilmente, uccidendo le bestiole.
“Ci fai solo perdere tempo!” ringhiò Zoisite.
“Ma è proprio questa l’idea!”
Caricato il pugno di cosmo si lanciò contro Kunzite, che aveva intuito essere il più pericoloso dei due, gridando: “Ala Nera!”
Il colpo preso Kunzite in pieno petto: non fu molto potente, ma l’onda d’urto fu sufficiente a far cadere centinaia di piume dai corvi che si appiccicano al corpo del guerriero.
“Che diamine…” fece Kunzite e subito si rese conto che le piume (solo gli déi sapevano perché) erano diventate molto pesanti e difficili da staccare, ora era incapace di muoversi, inerme a subire i colpi del Cavaliere del Corvo. Ma costui ne approfittò per concentrarsi su Zoisite.
“Bene adesso siamo di nuovo uno contro uno!”
I due si scambiarono attacchi e contrattacchi, ma d’un tratto, una forte esplosione di cosmo li fece voltare: il guerriero del regno dorato si era liberato dalle piume bruciando quello che lui chiamava “spirito combattivo”.
Daniel sbarrò la bocca per lo stupore.
“Eh?”
“Bel trucco, ma ho molte risorse!”
“Fanculo!”
Lo scontro proseguì: ma apparve subito chiaro che, Daniel, in netta inferiorità, non avrebbe letto a lungo.
Caricata di cosmo la spada, Zoisite riuscì a menare un fendete che spaccò il coprispalla sinistro del cavaliere.
“Merda!” imprecò quello facendo un balzo indietro. “Ma che ha combinato il fabbro?”
“Chiudiamo questa storia! Forza Zoisite!”
Zoisite plasmò rapidamente tra le mani una palla di fuoco abbastanza grande.
“FLAME GLOBE!”*
Daniel sbarrò gli occhi e, non riuscendo ad evitarla, si protesse la faccia incrociando le braccia.
“Argh! Merda!” gridò dopo il colpo. “Io odio il fuo…”
Non finì la frase, che Kunzite agì.
“LIGHT SCYTHES!”
Generate dal guerriero delle falci dorate si scagliarono contro Daniel investendolo da ogni parte.
Kunzite aveva messo tutta la sua energia spirituale nell’attacco ed ecco che le lame spaccarono la corazza e colpirono il nemico come nessun altro avversario aveva fatto finora.
Quando tutto si chetò videro che il cavaliere d’argento era ridotto in condizioni spaventose: l’armatura incrinata e spaccata in più punti, una gravissima ferita all’addome da cui uscivano ettolitri di sangue; era palese che sarebbe presto morto dissanguato.
Sputando sangue, cadde in ginocchio davanti ai due.
“Idiota, che credevi di fare affrontandoci da solo?” esclamò Kunzite. “Adesso morirai di certo e chissà se ai tuoi compagni ne importerà qualcosa!”
 “N-non… non mi importa di morire…”
Si chinò in avanti, stringendosi il busto grondante di sangue.
“I-l Capo… S-se il mio sforzo… il mio sacrificio… a-aiuterà i-il Capo nel suo scopo…”
Posò la mano destra a terra per sostenersi, mentre con la sinistra si stringeva inutilmente la ferita.
“Mi… mi sta bene, lo faccio p-per Me…”, poi con un’ultima smorfia di dolore sul volto deturpato dalle ustioni, cadde a terra in avanti, morto.
 
 
“Catena di Andromeda!”
Era in corso anche lo scontro tra Georgios della Balena, un altro cavaliere rinnegato, con Jamal della Freccia e Tiya di Andromeda, i cavalieri che avevano accompagnato Crysos nel Regno Dorato.
Tiya aveva lanciato il suo colpo segreto contro Georgios, che però lo parò senza difficoltà col piccolo scudo che aveva al braccio sinistro. L’arma impattò sulla piastra senza arrecare troppo danno.
Muovendosi a velocità supersonica superiore a quella del cavaliere di bronzo la colpì con un calcio che la mandò a gambe l’aria.
“Cosa credi di fare, ragazzina? Non è mai accaduto che il bronzo abbia battuto l’argento!”
“Che ne dici se ci pensa un altro argento?”
Jamal si fece avanti tentando un pugno, ma Georgios si fece indietro, afferrò per il polso Jamal e lo lanciò in aria.
Prima aveva adocchiato in quel cortile una fontana piena d’acqua che capitava giusto a buon momento.
“Getto d’acqua devastante!”
Aprendo entrambe le braccia, creò un getto d’acqua ascensionale simile al soffio dello sfiatatoio di una balena. Con un gridò, Jamal si rese conto che l’enorme pressione del getto l’aveva immobilizzato. Ricadde verso il suolo, ma ancora immobilizzato non riuscì a far nulla, e Georgios concluse l’attacco colpendolo sulla testa con un potente pugno.
Jamal finì a terra stordito e l cavaliere della balena si concentrò su Tiya.
Questa lo fissava guardinga, ma l’avversario non si mosse.
“Vattene ragazza, con me non puoi vincere e questo è un fatto”.
Tiya non si mosse ancora, la maschera che indossava non faceva trasparire le eventuali emozioni che provava.
“No” rispose semplicemente.
“Mpf, d’accordo allora, come preferisci”.
Prima che avanzasse l’ex cavaliere della balena fu scosso da un’ondata di energia. Voltandosi vide che nel cortile era giunto un giovane moro armato di spada.
“E tu chi sei?” disse al nuovo venuto.
“Sono il Principe Endymion, figlio di Re Endymion ed erede al trono del Regno Dorato, e ti garantisco invasore, che se non ti arrenderai immediatamente la tua vita terminerà qui ed ora!”
Georgios imprecò mentalmente: Daniel aveva raccontato che quel tizio era più forte di un cavaliere d’argento, inoltre avvertiva che era davvero molto forte. La faccenda si faceva molto difficile… Però non poteva fuggire, non prima di avere la certezza che il furto della statuetta fosse riuscito.
Approfittando della distrazione, Tiya lanciò contro ancora una volta la Catena, ma Georgios la deviò con un semplice colpo dello scudo.
“Stupida, hai dimenticato che lo stesso colpo non funziona due volte sullo stesso cavaliere? Figuriamoci poi un colpo così debole!”
“Ahi… non scordarti di me!”
Il cavaliere della freccia si era rialzato, pronto a combattere.
“Hai la pelle dura, vedo” commentò Georgios serio. “Bene due contro uno”.
“Tre contro uno, vorrai dire”.
“Il cavaliere di bronzo non sarà mai al livello di un cavaliere d’argento come me”.
“Perché è una donna?”
“Nient’affatto. Semplicemente perché, di fatto, un cavaliere di bronzo non sarà mai al livello di un cavaliere d’argento. O almeno non oggi e non domani, semmai tra un anno, con costante allenamento. Ed ora in guardia!”
Lo scontro riprese. Il cavaliere rinnegato generò una forte emanazione di cosmo per tenere lontano Tiya e fece barcollare Jamal.
Endymion però resistette bene e contrattaccò con una potenza tale che fece sbalzare molto indietro l’avversario.
Georgios imprecò mentalmente, il principe pareva avere un cosmo molto superiore ad un normale cavaliere d’argento.
“Ti do un consiglio cavaliere, mi sembri un uomo migliore del ladro che ha cercato di rubare la statua alcun giorni fa, quindi ti offro ancora la possibilità della resa”.
Georgios digrignò i denti e gridò: “Resa? Neanche per sogno! E non fuggirò. Non deluderò Megaleìo!”
“Megaleìo? Chi è?”
“Non ti riguarda, principe! Sappi solo che è un uomo migliore di te! Combatti!”
Il Cavaliere della Balena si scagliò contro il Principe, tentando vari pugni, ma Endymion riuscì a pararli od evitarli senza troppi problemi. Un pugno colpì il Principe sulla spalla, facendolo indietreggiare.
Jamal si fece avanti e fu respinto da un pugno, Tiya tentò un attacco e Georgios provò a toglierla di mezzo col suo colpo segreto: La afferrò e la lanciò in aria.
“Getto d’acqua devastan… che?!”
Tiya era in qualche modo riuscito a riguadagnare l’equilibrio e, prima che il getto d’acqua arrivasse, era ritornata a terra lanciando la catena che fu però evitata.
“Non avevi detto che lo stesso colpo non funziona due volte con lo stesso cavaliere?”
Jamal saltò e piombò a terra colpendo con un calcio fortissimo l’avversario sul coprispalla destro, incrinandolo.
“Sei finito!” commentò il cavaliere della freccia tornato a terra.
Fu il momento del Principe, che sferrò vari colpì con la spada, riuscendo a danneggiare lo scudo e l’altro bracciale.
“Sei in disparità, non puoi vincere!”
“Non mi importa!” gridò il cavaliere rinnegato bruciando al massimo il cosmo e cercando di resistere.
Quando Endymion indietreggiò fu il turno di Tiya.
“Onde del Tuono!” urlò, bruciando anche lei al massimo il cosmo.
La catena dalla punta piramidale fu lanciata in un attacco a forma di zig zag che colpì il nemico al centro del pettorale, crepandolo.
Georgios barcollò, poi fu sbalzato indietro da un colpo di Endymion.
“Addosso!” urlò Jamal, e prima che l’avversario potesse reagire, lui e Tiya lo colpirono con un doppio calcio simultaneamente, sbattendolo contro un muro.
A questo punto Endymion si fece avanti.
“Ed ora tocca a me! Indietro voi, prima di essere coinvolti!”
Ringhiando per il dolore, Georgios si rialzò, la situazione era critica, vincere era diventato un’opzione impossibile, ma per orgoglio non intendeva scappare. Ma prima che potesse reagire in qualunque modo, si fece avanti il principe, che concentrò il cosmo sul palmo della mano sinistra creando una sfera bianca dalle dimensioni di una testa umana.
“Che…”
“SKY’S RAGE!”**
Il colpo modellato dal principe fu scagliato a velocità inumana contro Georgios, che non riuscì ad evitarlo e lo prese in pieno.
Il Cavaliere provò a pararlo mettendo gli avambracci davanti al viso, ma non servì a niente, il colpo fu lo stesso devastante: il Principe ci aveva messo tutta la sua forza, superiore a quella di un cavaliere d’argento normale.
Il nemico urlò di dolore mentre il colpo esplodeva con grande forza, danneggiando anche l’area intorno a lui.
Quando la polvere si diradò dal cortile un altro dei cavalieri rinnegati del Grande Tempio era morto.
 
 
“Dici che il mio piano è folle. Che i miei valori sono sbagliati” Megaleìo scosse la testa. “Ah, Crysos, lo sai che per me sono quelli del Grande Tempio a non avermi compreso?”
“I tuoi lacché…”
“Compagni di battaglia, Crysos, compagni di battaglia, non lacché!” lo corresse il moro.
“I tuoi compagni di battaglia” riprese il biondo, “hanno perso ogni diritto a portare le armature originali, e per un buon motivo!”
Megaleìo inarcò un sopracciglio.
“Mi consideri sempre nel torto?”
“Non proprio, ma…”
“Ehi, ehi, aspetta! Hai detto “non proprio”?”
“Dannazione!” gridò Crysos, “La tua rabbia è giustificata, ma le tue azioni ci fanno andare contro i valori che Atena ci ha insegnato dai tempi del mito! Eri uno di noi una volta! Avevamo lo stesso maestro! Siamo cresciuti e ci siamo allenati insieme!” Si batté un pugno sul petto. “Questa armatura poteva essere tua se non avessi tradito Atena ed il Grande Tempio!”
Lo sguardo di Megaleìo si indurì.
“Tradito? Attento con gli insulti, Crysos. Chi avrei tradito a conti fatti? Una Dea che si reincarna quando gli pare, lasciando i suoi fedeli alle prese con la stupidità del mondo e soprattutto degli uomini?
Sai perché siamo così pochi? Sai perché le poche reclute sono reclutate a Rodorio oppure tra orfani e derelitti sparsi per il mondo? Perché quale genitore affiderebbe a noi i suoi figli? Una volta eravamo eroi, ogni famiglia greca ci offriva i suoi figli affinché li addestrassimo, ogni giovane era entusiasta all’idea di unirsi a noi, ma questo accadeva secoli fa, quando Clistene cacciò da Atene il tiranno Ippia e fondò la democrazia.
Ora cosa siamo noi Cavalieri? Idolatri, pagani, seguaci di “una divinità falsa e bugiarda” oppure i servi di “uno dei tanti demoni venuti per traviare gli uomini e per distoglierli dalla Buona Novella”. Le cose sono cominciate ad andare a puttane sin da quando l’imperatore Teodosio chiuse i templi e dichiarò la fede in Cristo la sola ed unica vera fede! Quando la fede di questi cristiani si diffondeva dalla Palestina, come abbiamo fatto a non cogliere i presagi di quanto sarebbe accaduto? Noi, protettori della giustizia, ora proteggiamo un mondo che non ci ama e non ci vuole!”
Crysos rimase in silenzio di fronte allo sfogo dell’ex compagno di battaglie. Aveva già sentito, purtroppo, quei discorsi l’anno scorso, sapeva che erano originati dal dolore, ma sapeva che spingevano verso altro dolore.
“Megaleìo, ascolta. So che questa non è più l’epoca di Leonida e di Temistocle, ma…”
“Allora mi perdonerai se sono stufo del mondo e desideroso di cambiarlo. Oh sì, è proprio quello che faremo: cambieremo il mondo! Insegneremo a tutti quelli sciocchi là fuori chi sono i veri Dei!”
“Li sprofonderai nella paura! Vi temeranno come se foste dei demoni! Volete proprio questo?”
“Che abbiano paura, allora! Forse se la meritano! Ho lavorato molto per questo Crysos, e non intendo mollare proprio ora! O realizzerò il mio obiettivo o cadrò combattendo, e stesso discorso vale per tutti gli altri! E chi non è con me è contro di me! Tu che vuoi fare davvero, Cavaliere dei Pesci?”
Crysos per un po’ non rispose, evitando di incrociare gli occhi scuri del compagno. Poi gli fece un altra domanda.
“E gli Elfi Oscuri? E i due tizi visti al Mar Rosso ed al Taigeto? Che c’entrano loro?”
“Alleati occasionali”.
Il silenzio che seguì fu rotto da un suono di corno che si propagò ovunque. Megaleìo alzò lo sguardo con tranquillità.
“Missione compiuta. Credo. Direi che è ora che me ne vada”.
Fece per andarsene, ma il Cavaliere dei Pesci, riscuotendosi dal sentimenti che l’avevano colto gridò: “Fermo! Sono un Cavaliere leale al Grande Tempio a differenza tua, e non ti permetterò di andartene!”
L’ex compagno di addestramento lo fissò per nulla intimorito.
“Vuoi combattere contro di me? Davvero?”
Allargò le braccia.
“Avanti, allora, togli di mezzo la mente di questo “maligno” progetto!”.
Crysos impugnò un rosa bianca ma benché il moro si fosse messo in posa per invitare il biondo a colpirlo, e non avesse alzato alcuna guardia, esitò. Il suo corpo era bloccato, in preda della lotta interna: Megaleìo era un rinnegato, un nemico dl Grande Tempio. Eppure non riusciva ad alzare la mano conto di lui, non dopo tutto quello che avevano passato, quando erano ancora nello stesso gruppo, dalla stessa parte. Aveva davanti quella che era stata la persona più importante della sua vita, dopo sua madre e suo fratello maggiore Acubens, la persona con cui aveva condiviso molti anni al Grande Tempio. Inoltre capiva il suo punto di vista, pur non approvandolo.
Abbassò la testa, il corpo scosso da un tremito, il cuore preda dell’incertezza.
Megaleìo fece un sorrisetto sarcastico.
“Come immaginavo” commentò abbassando le braccia. “Tu mi comprendi vero? Me e gli altri. Perché, allora non passare dalla nostra parte?”
Crysos scosse il capo.“No”.
“Ancora fissato con l’idea dei valori?”
“Il nostro maestro avrebbe approvato tutto questo?”
Quell’esclamazione fece indurire il bel viso del moro.
“Il nostro maestro è morto. Il giudizio di un morto conta meno di zero”.
Si voltò e prese a camminare.
“Non so se ti convincerò, Crysos, ma chiediti: val la pena combatterci?” disse prima di andarsene dalla zona, lasciando lì il Cavaliere dei Pesci, solo e titubante.




* Mi sono preso qualche libertà con le tecniche dei quattro Shittenou.
** Questo è il Tuxedo Smoking Bomber che Tuxedo Mask usa nel manga.
   
 
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